È quasi l’una di notte. È per la precisione l’una e cinquantatre di venerdì 29 novembre.
Domani sarà il mio compleanno. Penso a quello che è stato in questo periodo della mia vita. Al coraggio, alla tenacia, alla volontà di attraversare il buio perché come si dice, “non può piovere per sempre”.
È finito da poco X Factor.
Sono indignata, perché come sempre le donne vengono penalizzate, fanno più fatica ad affermare il proprio talento in tutti i campi, musica compresa.
Penso e ragiono con i miei figli sul fatto che questa Italia ormai è sempre più razzista, omofoba, misogina.
Al ballottaggio sono finite Francamente, cantautrice dichiaratamente omosessuale, particolare nei suoi caratteri somatici e in quella voce nasale che però quando canta diventa di mille colori e sfumature. Per me lei possiede il fattore x; scrive bene, è educata, entusiasta, grata.
E poi c’è Mimì con i suoi 17 anni portati con gioia e la sua pelle nera. Canta bene, ha tante potenzialità che potrà sviluppare e ricamare nel corso della sua vita, ma ha una voce calda, profonda e potente, versatile e predisposta a molti generi musicali, dal blues al jazz, dall’R&B al pop. Ha tanta voce e tanta vita, tutta da percorrere.
Ma la loro bravura non basta e così vanno al ballottaggio.
Perché passano gli uomini, tanti uomini, più o meno bravi, ma sicuramente meno delle due Donne.
Francamente non andrà in finale, ma dritta dritta nel mondo della musica, quello vero, quello dei club, dell’ascolto, del cantautorato. Perché da stamattina tutti ascoltano e cantano la sua “Paracadute“, perché lei scrive bene e parla ai sentimenti della gente.
Amareggiata mi metto a letto mentre rifletto sul ruolo difficile delle donne e sul fatto che ho bisogno di un desiderio da esprimere, perché tra poche ore sarà il mio compleanno; la terra trema, avvolta da un boato così cupo e crudele e mi fermo, spaventata da tutto quello che si muove sotto di me e intorno a me. Mi reggo al letto, sento cadere le casse dell’acqua impilate nel magazzino e gli uccellini che sbattono contro le sbarre della gabbia; vogliono scappare. Anche io vorrei. Dura diversi secondi, che come sempre sembrano infiniti.
Come sempre.
Perché non è la prima volta che la collina trema così forte.
Come sempre.
Perché siamo su una falda che spesso si fa sentire.
Come sempre.
Mentre sperimento l’impotenza verso qualcosa che ha un potere enorme sull’uomo che crede di essere invincibile, imbattibile, immortale. Sperimento tutta la fragilità e la piccolezza dell’essere umani. E aspetto. Aspetto che passi, che l’onda si plachi, che tutto torni a fermarsi.
Non dormo.
Penso.
Penso a domani, al mio compleanno che sta per arrivare e che avrei voluto festeggiare con le persone che amo. Ma ormai la mia vita è un susseguirsi di imprevisti. Però io ormai sono allenata e quindi so come resistere, come dribblare, come creare un contrappeso. Perché l’amore pesa per intensità, ma è così leggero che lo porti con te e lo adagi lì dove serve, per riequilibrare il buio, la solitudine, la malinconia.
E allora adesso che è giorno e piove senza sosta, penso che ho il cuore saldo.
Come all’una e cinquantatré di questa notte, quando la terra tremava, ma il mio cuore no.
Legherò i nervi del mio cuore
Costruirò aeroplani che volano il tuo nome
Con sedili verdi perché mi piace sperare
Che tra un istante ci incontreremo
Nella canzone che ti piace arredare