Ma voi siete capaci di sognare? Questa una delle tante domande strategiche di Papa Francesco, che con le sue parole spesso ci ha costretto a delle riflessioni sul vivere, sul mondo, sul futuro.
E poi i suoi imperativi, per destarci dai nostri egoismi e dalla nostra indifferenza: Non dobbiamo avere timore della bontà e della tenerezza.
Proprio mentre tiravamo un sospiro di sollievo circa il suo stato di salute, dopo essere stati in apprensione per lui, dopo la benedizione Urbi et Orbi di ieri, così, in silenzio, con sobrietà è andato via, nel giorno del lunedì dell’Angelo, tornando alla casa del padre.
Non è facile riassumere 13 anni di pontificato ed ognuno ha dei ricordi, degli aneddoti, delle parole che racchiudono quel suo modo così unico di essere. E così penso e riguardo del materiale che mi fa soffermare su alcune cose che avevo dimenticato.
Il Papa che un bel giorno senza dire niente a nessuno si presenta nella baraccopoli a Ponte Mammolo, a Roma; ed è subito festa. La gioia è il leit motiv del suo pontificato.
E quando dicevano: Ma questo papa è comunista? lui rispondeva solenne: “No, questo è il Papa del Vangelo”.
E non dimenticheremo mai quella frase di risposta alla domanda: “Sua Santità ma lei apre anche agli omosessuali?” E lui con fermezza: “se una persona cerca il Signore ed ha buona volontà chi sono io per dire di no?”
Ci ha spesso rimproverati, come un padre amorevole con i propri figli, mettendoci di fronte ad una realtà cruda e piena di insidie: “La cultura del benessere ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle necessità degli altri, ci porta alla globalizzazione dell’indifferenza”.
È sempre stato molto schietto, senza fronzoli; non temeva di essere impopolare anche rispetto al mondo del clero: “A me fa male quando vedo un prete o una suora con una macchina all’ultimo modello”
E non nascondeva quel lato umano che porta a difendere ciò a cui si tiene. E così durante una delle tante conferenze stampa in volo se ne uscì con questa affermazione: “Non si può reagire con violenza ma se qualcuno dice una parolaccia contro la mia mamma si aspetti un pugno“.
Sono tante le immagini che in queste ore scorrono nei Tg e negli speciali a lui dedicati:
L’abbraccio a Maradona, il Papa a Cuba, il Papa con Fidel castro, il Papa con Barak Obama.
Il Papa in Uganda, tra i bambini del centro Africa. Il Papa in Messico, con il sombrero in testa. Il Papa tra i musulmani, il Papa nei paesi arabi, il Papa in Canada, il Papa in Congo, Il Papa in Asia. Il Papa con i suoi parenti, il Papa che in carrozzina fa visita ad Emma Bonino, anch’ella in carrozzina.
ll Papa che inciampa mentre sale la scaletta dell’aereo, il Papa che per il vento forte perde la papalina mentre scende dall’aereo.
Le sue risposte sempre pronte, a volte spiazzanti: “Io sono l’antipapa perché non uso le scarpe rosse? Non ho detto mai niente che non sia stata nella dottrina della chiesa“.
Papa Francesco contro le guerre, contro le armi, contro il denaro intriso di sangue.
“Quando parlo di guerra parlo di guerra di interessi, le guerre per i soldi, le guerre per le risorse della natura, per il dominio dei popoli. Non parlo di guerra di religione”
Parlava a tutti. Parlava così schietto che non potevi non riflettere sulle sue parole che a volte erano accuse belle e buone, erano rimproveri: Quante volte vediamo lo scandalo di quelle persone che vanno in chiesa e poi vivono odiando gli altri o parlando male degli altri. Questo è lo scandalo vero, ricordatelo”.
Fino all’ultimo il suo pensiero è stato per i bambini palestinesi: “Sono stati bombardati bambini e questa è crudeltà“
Perché Francesco? Questo nome è sceso nel mio cuore. Ho pensato a Francesco D’Assisi, l’uomo della povertà e della pace. Come vorrei una chiesa povera e per i poveri.
E così è stato, lui che ha voluto che i colonnati di Piazza San Pietro fossero sempre disponibili per accogliere i senzatetto, e poi delle residenze per dargli un posto dove rifiatare, lavarsi, avere un pasto caldo.
E poi l’immagine del papa che sventola un volantino con su scritto: TUTTI INSIEME CONTRO IL LAVORO MINORILE. E ancora il papa nella carceri: “È qui che deve essere la seconda porta santa”
Conservate la speranza – diceva – la speranza non delude.
La sua è stata una lunga e confortevole lezione di umanità, proprio mentre nel mondo tornavano i muri, i fili spinati, il potere a tutti i costi.
Papa Francesco è stato il Papa dei poveri e della pace.
È stato il primo Papa ad andare sull’isola di Lesbo, nel centro per migranti dove le sue parole sono rimbombate senza paura: “qui ci sono nomi, uomini, storie. Queste persone vanno rispettate e difese“
L’immagine del Papa che cammina da solo a Piazza San Pietro durante il Covid.
“Siamo impauriti e smarriti come i discepoli, siamo sulla stessa barca fragili e disorientati, tutti chiamati a remate insieme“.
Ed oggi non c’è più. Ma resta tutto quello che ha fatto, da uomo tra gli uomini e da Papa, da vescovo di Roma nel mondo. Resta l’umiltà di voler vivere in una stanza a Santa Marta, lì dove oggi è morto, per un ictus. La sobrietà, quella con la quale ha vissuto, l’accompagnerà fino alla fine, senza catafalchi, solo una bara di ciliegio, poi sepolto a Santa Maria Maggiore con la semplice scritta “Franciscus”
Resterai in queste parole, Papa Francesco:
Abbiamo creduto di poter rimanere sani in un mondo malato.
Vi auguro l’amore, vi auguro la pace.
E così sia.