

A distanza di un anno, nei giorni di sabato 30 e domenica 31 luglio dalle ore 21 alle ore 24, ad Aragona viene riproposta l’iniziativa LA NOTTE DELL’ARTE, che lo scorso anno ha registrato una numerosa presenza di visitatori. Ed è stato scelto il periodo in cui gli emigrati Aragonesi ritornano ad Aragona per stare con i loro familiari e per rafforzare i legami con le proprie radici. Tale periodo coincide anche con la festa tradizionale della Madonna della Mercede, verso la quale c’è una diffusa e profonda devozione.
La manifestazione è promossa dall’unità pastorale “Santa Maria dei Tre Re”, col sostegno dell’Associazione settimana santa Aragonese, del comitato della festa della Mercede, del comitato della Madonna del Rosario, della Confraternita del SS. Crocifisso.
I luoghi che verranno aperti per l’occasione sono: la chiesa del Rosario, la chiesa del Carmine, la chiesa della Provvidenza, la Chiesa Madre, i due musei della cripta del Rosario e della Chiesa Madre. Quest’anno sono anche visitabili il Palazzo Principe e il Calvario.
Alcune chiese ogni giorno sono aperte per il culto, altre, invece, vengono aperte in occasione di particolari ricorrenze religiose. Per questo motivo, l’occasione è particolarmente favorevole per i cittadini di Aragona, per i tanti emigrati e per tutti coloro che desiderano conoscere ed ammirare il prezioso tesoro di Aragona. Le chiese in sé hanno già un grande valore artistico e monumentale. Ed all’interno della chiese si trovano tante opere d’arte: statue, dipinti, tele, paramenti, oggetti sacri in oro e argento. Questo prezioso patrimonio artistico verrà presentato dai volontari della comunità parrocchiale.
Nella chiesa del ROSARIO gli elementi più significativi sono il soffitto ligneo del 1689; la statua lignea Madonna del Rosario del sec. XVIII; le statue lignee di San Vincenzo e san Francesco di Paola dei Bagnasco, secc. XVIII-XIX; il Crocifisso ligneo e S. Antonio di Padova di Salvatore Galluzzo degli inizi del sec. XX.
DELLA CRIPTA DEL ROSARIO. Sono esposti il pendente reliquiario della Sindone del sec. XVII; l’urna d’argento del 1684; ostensori del 1738 e del 1776; paramenti sacri ricamati in oro del sec. XVIII, statue di San Pietro e San Paolo dell’Incontro di Pasqua.
CALVARIO, realizzato nel sec. XVII.
Nella chiesa del CARMINE verranno esposte le statue e l’urna restaurata utilizzate per la Settimana Santa, e le altre opere: Crocifisso del sec. XVIII; statua lignea San Giuseppe, bottega del Bagnasco, sec. XIX; statue lignee dell’Addolorata, dell’ Annunciazione, dell’Immacolata e della Madonna del Carmelo del sec. XIX; urna restaurata del venerdì santo del sec. XVIII; stucchi della Madonna del Carmelo del sec. XX.
Nella chiesa della PROVVIDENZA, le statue lignee di San Tommaso, Madonna della Provvidenza e Madonna dell’Aiuto, sec. XIX; un piccolo organo a canne della fine del 1800. E una mostra sulla devozione popolare (stampe di immagini, ricordi di missioni popolari …). Quest’anno il cosiddetto “Cristo Nero”, una delle statue lignee più antiche e preziose di Aragona, non sarà presente perché è in corso il restauro nell’Accademia delle Belle Arti di Palermo.
In CHIESA MADRE si trovano: la tela dell’adorazione dei Magi, del 1607; 8 tele di Fra’ Felice da Sambuca, anni 1785/1786; statua in marmo Madonna delle Grazie, della bottega dei Gagini, del 1679; statua in marmo dell’Immacolata del sec. XVII; statua lignea Sacro Cuore di Gesù, di Vincenzo Genovese, 1881; statua di S. Antonio Abate del sec XVII; statua in telecolla della Madonna della Mercede del sec. XVII; statua lignea di San Giuseppe della bottega del Bagnasco; affresco “La Trasfigurazione” di Giuseppe Crestadoro del 1793.
MUSEO DELLA CHIESA MADRE. sono esposti ostensori, oggetti sacri in argento, paramenti sacri dal sec. XVII al sec. XIX; tela di San Fortunato di Fra’ Felice da Sambuca, del sec. XVIII; tela di san Camillo di Domenico Provenzani; presepe in cartapesta e telacolla del sec. XVIII.
PALAZZO PRINCIPE, costruito nella prima metà del sec. XVII dai Principi Naselli, fondatori di Aragona. Affreschi del Borremans.
Un incidente stradale mortale lungo la “Mare Monti”, in territorio di Siracusa, ha provocato la morte di Gabriele Vitolo, 27 anni, originario di Palazzolo Acreide. A lui è sfuggito il controllo dell’automobile e si è ribaltato. La causa del sinistro è in corso di accertamento. Inutili si sono rivelati i tentativi dei medici di salvargli la vita. Vitolo è molto conosciuto a Palazzolo Acreide anche per il suo impegno nell’allestimento dei carri allegorici in occasione delle varie edizioni del Carnevale.
“Capiamo che con l’emergenza immigrazione che c’è in questo periodo diventa tutto un po’ difficile, però, invitiamo gli organi competenti che si stanno occupando dell’accoglienza durante i vari sbarchi autonomi di pulire e non lasciare ogni tipo di rifiuto nei pressi del porto o dei luoghi dove avvengono i salvataggi perché si crea un degrado che l’isola non merita”.
Lo ha detto il vicesindaco di Lampedusa, Attilio Lucia che prosegue: “ci stiamo impegnando con tutte le nostre forze a pulire e a sensibilizzare tutti nel rispetto dell’ambiente e nell’avere rispetto di tutti e di tutto”.
In provincia di Messina, nell’arcipelago delle Eolie, nell’isola di Filicudi, i Carabinieri hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto un immigrato dal Gambia di 21 anni, indagato di violenza sessuale e lesioni a danno di una turista spagnola in vacanza con la madre e le sorelle. Lei, di 25 anni, ha conosciuto il giovane in un locale. Si sarebbero spostati all’esterno, dove il gambiano avrebbe costretto la giovane ad intrattenere un rapporto sessuale. Lei è ricorsa alla Guardia Medica. Il gambiano sostiene che il rapporto sia stato consensuale. E’ a disposizione della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto.
Il movimento “Servire Agrigento” sollecita ancora una soluzione urgente al problema delle bare insepolte nel cimitero comunale di Piano Gatta ad Agrigento. Il coordinatore provinciale, Raoul Passarello, afferma: “Agrigento è una città che non riesce a seppellire e a celebrare i suoi morti. Non è più un’emergenza quella del cimitero di Piano Gatta, ma la storia di un’ordinaria inefficienza che si trascina da troppo tempo. Non è più tollerabile che si continui a non rispettare il dolore dei parenti e ad accatastare le salme dentro un magazzino. Per i familiari non ci sono più lacrime né parole. E’ una sofferenza sospesa in attesa di interventi risolutivi ed efficaci, mentre i lavori di ampliamento e completamento dei nuovi loculi procedono molto a rilento”.
A Canicattì un incendio è divampato a danno di una stazione di conferimento rifiuti, estesa su circa 9 mila metri quadrati, in contrada Foro Boario. Le fiamme, ritenute di origine dolosa, hanno incenerito tutti i cumuli di plastica e vetro già pressati e pronti per il trasferimento in discarica. Il rogo si è esteso dalla parte retrostante fino a raggiungere i cassoni posti all’ingresso. A lavoro sono state quattro squadre dei Vigili del fuoco. L’intervento del sindaco, Vincenzo Corbo: “Devo fare un vero e proprio applauso ai Vigili del fuoco perché la situazione era molto critica. La nube nera che si era formata era veramente spaventosa, per fortuna si è dileguata verso le campagne. L’allarme è rientrato, ma ci vorranno comunque ore per mettere tutto in piena sicurezza”. Ed ancora a Canicattì un altro violento incendio si è scatenato in contrada Pidocchio-Carnara, avvolgendo e devastando due capannoni industriali. Le fiamme si sarebbero propagate da sterpaglie a fuoco.
A Sant’Agata di Militello, in provincia di Messina, sul lungomare, in contrada Giancola, un incidente stradale ha provocato la morte di un ciclista originario di Acquedolci, Federico Latteri, 52 anni, impiegato comunale, che in sella alla sua bicicletta è stato diretto a Torrenova, ed è stato vittima dell’impatto, per cause in corso di accertamento, tra la sua bici e un’automobile Yaris, condotta da una donna, lungo la carreggiata nello stesso senso di marcia. Il ciclista è stato soccorso e trasferito con un’ambulanza del 118 all’ospedale di Sant’Agata di Militello dove è deceduto. Indagini in corso.
In Italia la povertà assoluta è ai massimi storici. Secondo i dati Istat, si attestano sotto la soglia quasi 2 milioni di famiglie. Confrontando altri dati, è evidente che nel nostro Paese, oggi, anche chi lavora non è al riparo dal rischio povertà. Il potere d’acquisto degli italiani negli ultimi trent’anni è crollato. L’Ocse posiziona l’Italia all’ultimo posto in Europa per aumenti degli stipendi dal 1990 al 2020,con un valore negativo, -2,9. Questo vuol dire che a parità di occupazione, lo stipendio è diminuito in valore assoluto. Uno stipendio povero, circa 28 mila euro lordo, rispetto alla Francia dove gli stipendi si attestano a 40 mila euro e Germania 45 mila euro. Per fortuna il Governo Draghi si è inventato il bonus 200 euro, decreto Aiuti (Dl 50/2022) da “distribuire” ai lavoratori a basso reddito. Un sostegno in chiave anti inflazione. Finalmente possiamo dire “vaffanculo” alla miseria, al tasso di inflazione, che a maggio, si è attestato al 7,3 per cento, alla pressione fiscale. Con il 42,6 per cento il nostro paese si attesta sopra alla media Ue (41,6) e al sesto posto in Europa. Finalmente possiamo dire “vaffanculo” alla riforma del cuneo fiscale, la differenza che passa tra quanto un lavoratore costa all’azienda e quanti soldi arrivano effettivamente nelle tasche del dipendente. Finalmente possiamo dire “vaffanculo”alla esclusione sociale,all’emarginazione. Nel nostro Paese non c’è più bisogno di impegnare il cappotto di Pasquale,il fotografo ambulante amico di Felice Sciosciammocca,( Totò nel film Miseria e Nobiltà) Con questo bonus, abbiamo sollevato le sorti di un paese in declino che passava per povero, dove chi lavora ha sempre più difficoltà ad arrivare a fine mese. Assolutamente falso. Il Dl 50/2022 ha risolto tutto. A Palermo come in altre città della Sicilia, i “Monte di Pietà” rischiano la chiusura. E’ la Vita che cambia, come scriveva Vasco Pradolini: “La vita è una cella un po’ fuori dell’ordinario, più uno è povero più si restringono i metri quadrati a sua disposizione”.
Una cosa è certa: il sindaco di Agrigento Francesco Miccichè è molto sfortunato. Una sfortuna che viene da sola, cioè da quel fato che spesse volte decide le sorti della tua vita e un’altra, forse, voluta inconsapevolmente dalla stesso primo cittadino.
Agrigento, non ha mai avuto un sindaco così colpito da ogni angolo della città, dalla società, dalla opposizione, dagli scontenti, dai mancati assessori, dai puntoccapisti, da ambientalisti di circostanza. Purtroppo anche dall’interno della sua stessa chioccia partono (involontariamente) micidiali fendenti contro di lui.
Gli assessori. Nel passato i sindaci che la mia memoria ricordi (e sono tanti) hanno sempre ridicolizzato la figura dei propri assessori. Per i primi cittadini erano un numero, pronti a firmare si o no, ad ubbidire e guai a parlare con la stampa se prima non c’era il benestare dei vari sotani, bonaccolti, piazzi, zambuti, firetti. Despoti senza se e senza ma.
Miccichè non è come loro ed ecco il primo punto a suo sfavore causato dalla sua nobiltà d’animo. Gli assessori comunali sembrano prendere ogni turco e lo fanno proprio. Si alzano al mattino e pensano di chiamare un giornalista per rilasciare interviste propositive. Insomma, sono talmente in mostra che sembrano essere dei marziani rispetto ai loro omologhi che li hanno preceduti. Ma non è proprio così. Ciò non vuol dire svilire il lavoro portato avanti da questa gente. Senza infamia e senza lode. Il sottoscritto, ad esempio, dopo tanti e tanti lustri ha scoperto soltanto ultimamente che nella Città dei Templi esistessero alcune villette, dal tempo degradate e mai portate alla luce dai despoti precedenti. Peggio ancora gli assessori che non appaiono mai. Quelli fanno u dannu di li grannuli (involontario) al primo cittadino.
I Dirigenti. Non crediamo assolutamente che esistano Dirigenti corrotti e delinquenti. Mai e poi mai crederemo ad una roba del genere. Così come, non possiamo non sottolineare come alcuni di loro, assolutamente senza malafede, abbiano potuto compiere atti involontariamente illegittimi. Scivoloni (acncora tutti da chiarire) si, certo. E comunque, per eventuali responsabilità si è immolato lui, Franco Miccichè. Questo è scorretto perchè Agrigento è una città strana, sbinchiata, arraggiata e con il motto: mori tu o postu me.
La satira. Uno straordinario Fofò Cartannilica (perchè davvero è uno scenziato) sembra essersi accodato alla voce del coro. Su Miccichè solo attacchi. Mai una vignetta propositiva, di incoraggiamento, da stimolo. A tratti il primo cittadino, dalla penna di don Fofò, viene anche ridicolizzato. A noi sembra eccessivo. Ma è una nostra considerazione.
La stampa. La stampa, o magari certa stampa, è come il vento. A destra e a sinistra a seconda delle circostanze. E siccome ad Agrigento ci sunnu di rosa, punto e accapo, arnoni, cabarettisti, vignettisti che denigrano quotidianamente il primo cittadino, il vento va verso quella direzione. Tutti si improvvisano giornalisti, fotografi, reporter, opinionisti, scrittori e teste di cazzo. Dalla ca dalla c’è da abbatere Franco Miccichè. Scovano, cosa mai accaduta prima, sporcizia, abbandoni, sterpaglie, munnizza ovunque, anche dentro la propria casa. E poi il coro: hanno ucciso una persona a Milano. Chi è stato? Ovviamente il sindaco di Agrigento. C’è il terremoto in Grecia: Franco Miccichè. Pecore. Pecore che hanno una sola fissa nella propria mente: dimettiti, vattene a casa, sta cadennu, si sta dimittennu… a settembri molla, a ottobri cadi, a novembri mori… Mai una azione propositiva, magari anche un consiglio al primo cittadino.
I cittadini porci. Ci sono anche loro che contribuiscono a svilire l’operato del sindaco. Quei maiali che non rispettano le regole più elementari di civiltà. Che fare? Tanto se tutto è sporco la colpa è del sindaco…
Oppositori incalliti. I peggiori. In questo settore capeggiano coloro i quali nel massimo della loro vita politica (e forse anche sociale) hanno ottenuto troppo poco. I “politici” hanno toccato il tetto del mondo rimanendo inchiodati nelle sedie di Aula Sollano. Di più non hanno potuto, per conclamata mancata attitudine a difendere la città di Agrigento. Alcuni, ambientalisti del cazzo, hanno anche bruciato la possibilità di sviluppo economico e sociale del nostro territorio, complice anche una certa magistratura che per fortuna è sparita altrove. E per questi soggetti vedere Franco Miccichè nello scranno più alto di Palazzo di Città e loro seduti nelle sdraio di casa li far star male.
Il Consiglio comunale. Sfortunato anche qui Franco Miccichè. Inchiodato dai tragediatori di Forza Italia prima durante e dopo il voto, ha dovuto lottare sin dall’inizio contro cannibali in cerca di posti, Commissioni, sottogoverni. E una volta accontentati hanno continuato a pugnalare il primo cittadino, ma stavolta a lieta facci.
Una maggiornaza in Consiglio che avrebbe dovuto distruggere tutto e tutti, dentro e fuori. Ed invece sta zitta contro i delusi e accusatori per poi riunire 5, 6, 7 consiglieri per attaccare qualche zitella o garzone del Civico consesso. Debole con i forti e forte con i deboli. Ma se gli oppositori di cui sopra sono forti, io sono Giulio Cesare. Consiglio comunale, in questo senso, non pervenuto. Tutto ciò a scapito del sindaco.
Da quando si è insediato, illusi e illusionisti hanno fatto convivere Franco Miccichè con la parola dimettiti.
Anche questa è Agrigento…