Aprile 2021 - Pagina 28 di 62 - Sicilia 24h
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875 i nuovi casi di Coronavirus a fronte di 16.558 tamponi effettuati, su un totale di 3.582.328 da inizio emergenza.

Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 10 decessi (ieri 24), che portano il totale delle vittime, in Sicilia a 5.162. E’ quanto si legge nel bollettino di oggi del Ministero della Salute e della Protezione Civile. Il numero degli attualmente positivi in Sicilia è di 25.758 (+281) mentre le persone ricoverate con sintomi sono 1.212, di cui 187 in Terapia intensiva.

In isolamento domiciliare ci sono 24.359 pazienti.

I guariti/dimessi dall’inizio dell’emergenza ad oggi sono 164.599 (+584).

I nuovi casi per province:

Palermo 246

Catania 206

Messina 79

Siracusa 93

Trapani 33

Ragusa 76

Caltanissetta 69

Agrigento 53 

Enna 20.

Migliaia di medici specializzandi e farmacisti ospedalieri in formazione verranno coinvolti dalla Regione nella campagna di vaccinazione anti Covid-19 in Sicilia. Ad annunciarlo il presidente Nello Musumeci, che ha firmato un accordo con le tre università statali di Palermo, Catania e Messina.
«L’obiettivo – sottolinea il governatore– è quello di estendere la copertura vaccinale della popolazione in funzione del prossimo aumento della disponibilità di sieri. Vogliamo creare una sinergia con gli atenei siciliani, mediante il coinvolgimento di giovani professionisti, dando così un’ulteriore accelerata alla somministrazione di vaccini».​ ​
La partecipazione avverrà su base volontaria, al di fuori dell’orario dedicato alla formazione specialistica e, per quanto concerne i medici specializzandi, in deroga alle incompatibilità previste dai contratti di formazione specialistica.
Saranno le singole università a verificare la disponibilità dei sanitari interessati, comunicandolo al dipartimento dell’Assistenza sanitaria e osservatorio epidemiologico dell’assessorato della Salute.​ Sulla base del fabbisogno di personale manifestato dai vari Centri vaccinali e dei criteri per garantire il percorso formativo e la compatibilità della campagna vaccinale con gli ulteriori incarichi conferiti agli specializzandi (Usca, reparti Covid, etc), la Regione provvederà ad assegnare i professionisti alle Aziende e agli enti del Servizio sanitario siciliano.
Gli incarichi non potranno avere una durata superiore ai sei mesi, prorogabili in ragione delle necessità del Piano vaccinale, e il monte ore settimanale massimo per ogni sanitario è di venti ore, con un compenso orario di 40 euro lordi omnicomprensivi.

La complessità della rete della ricettività turistica, che caratterizza l’offerta della città di Agrigento – si legge nella nota stampa a firma dell’ass. Francesco Picarella- costituisce la causa primaria di proliferazione dell’abusivismo, e di elusione del pagamento della imposta di soggiorno. Occorre, pertanto, una costante azione di vigilanza diretta a garantire la regolarità delle dinamiche di leale concorrenza ed il rispetto delle norme in materia di turismo.

L’approssimarsi della stagione estiva, rappresenta il momento adatto a constatare le specifiche criticità del settore.
Nell’ottica di un’adeguata azione di prevenzione ed analisi, mirata a limitare il fenomeno dell’abusivismo, l’Assessorato Attività Produttive del Comune di Agrigento ha avviato un’attività di accertamento documentale delle autorizzazioni e concessioni, anche analizzando la presenza di strutture presenti nei principali motori di ricerca e prenotazione.

Francesco Picarella, Assessore alle Attività Produttive del Comune di Agrigento, a tal proposito dichiara: “La concorrenza è quella condizione nella quale più imprese competono sullo stesso mercato, inteso come l’incontro ideale tra domanda e offerta, producendo gli stessi beni o servizi, per tale motivo abbiamo avviato una attività di controllo degli iter autorizzativi per analizzare e successivamente invitare gli operatori al rispetto della legge, al fine di tutelare le strutture che rispettano le regole ed a garanzia e sicurezza dei turisti.”

I carabinieri della Compagnia di Agrigento hanno chiuso due attività lavorative, nello specifico, un bar e un chiosco, per violazioni delle norme anti Covid. Nel primo caso l’ispezione è scattata al Villaggio Mosè, precisamente lungo il viale Leonardo Sciascia. L’equipaggio di una gazzella, impegnato in un giro di perlustrazione, ha notato un via vai di avventori, in un bar della zona.

All’interno dell’attività sono stati sorpresi diversi clienti a consumare alimenti e bevande. I militari dell’Arma, accertate le violazioni, hanno multato l’esercente, e quattro avventori, con una sanzione da 400 euro a testa, e disposto la chiusura del locale per cinque giorni.

Dal quartiere commerciale a Villaseta. Qui i carabinieri hanno accertato il mancato rispetto delle regole del titolare di un chiosco. E’ scattata la sospensione dell’attività per 5 giorni, oltre alle multe, in quanto c’era un numeroso gruppetto di persone, in assembramento, davanti al pubblico esercizio, alcune stavano aspettando il turno per acquistare delle bevande, altre consumavano alimenti e alcolici, come se nulla fosse. Sono scattate cinque sanzioni da 400 euro ciascuna.

Tornano in libertà Letizia Di Liberti, dirigente della Regione siciliana, Salvatore Cusimano funzionario dell’assessorato regionale alla Salute, e Emilio Madonia, il dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati, indagati nell’ambito di una inchiesta sui dati falsi sull’andamento della pandemia comunicati all’Istituto Superiore di Sanità.

Il gip di Palermo, che dopo il trasferimento dell’indagine da Trapani al capoluogo era chiamato a decidere sulla rinnovazione della misura cautelare ha revocato per tutti gli arresti domiciliari.

A Di Liberti e Cusimano è stata imposta la sospensione dal servizio per un anno.

Le fiamme sono state domate dai vigili del fuoco che sono intervenuti a seguito di un incendio accidentale scoppiato questa notte nel magazzino del centro di accoglienza per migranti in contrada Petruso. I pompieri hanno lavorato alacremente per ore per poter sedare il fuoco, dopo averlo tempestivamente circoscritto.

Sono stati gli stessi ospiti della struttura a dare l’allarme dopo aver sentito puzza di bruciato, provenire dal magazzino.
Un po’ di paura tra i migranti, qualche danno, ma per fortuna nessun esito grave dall’evento accidentale

Carmelo Gagliano, sessant’anni, che ha problemi di salute,  si è allontanato da casa ieri mattina, ma non vi ha fatto ritorno né ha dato più sue notizie. Così dall’alba di questa mattina carabinieri, polizia e vigili del fuoco lo stanno cercando tra il centro abitato e le campagne dove si pensava l’uomo si fosse recato considerato che lì ha un’altra residenza.

Per ritrovarlo, si è mosso tutto un piano provinciale applicabile in casi come questo, ossia per la ricerca delle persone scomparse ad opera della Prefettura di Agrigento. Per ritrovarlo, le squadre di vigili del fuoco ma anche le squadre cinofili, oltre all’utilizzo dei droni, che stanno controllando dall’altro l’intero paese.

Per ora si tratta di un allontanamento volontario di una persona adulta, ma considerato che l’anziano ha dei problemi di salute, trascorse le 48 ore, si è attivata la macchina delle ricerche.

 

152 i nuovi casi di coronavirus registrati in provincia di Agrigento nelle ultime ventiquattro ore. Il dato emerge dal bollettino dell’Asp che fa riferimento alla giornata del 17 aprile. Sono stati 429 i tamponi eseguiti che portano il totale di test processati da inizio pandemia a 79.373. Ci sono 8 nuovi ricoveri in ospedale, 35 guarigioni accertate. Si registra una nuova vittima a Canicattì, la diciannovesima da inizio pandemia. Attualmente ci sono 150 persone assistite a domicilio.

70 le persone ricoverate negli ospedali: 46 si trovano al San Giovanni di Dio di Agrigento, 10 all’ospedale di Sciacca e 14 all’ospedale di Ribera. Cinque le persone ricoverate all’hotel covid di Sciacca. Sono 13 le persone in terapia intensiva: 10 all’ospedale di Agrigento e 3 a Sciacca.

I nuovi positivi per comune:

Agrigento: 169 ; Alessandria della Rocca 17; Aragona 4; Bivona 28; Burgio 12; Calamonaci 9; Caltabellotta 11; Camastra 1; Cammarata 17; Campobello di Licata 46; Canicattì 302; Casteltermini 16 (2 sono migranti); Castrofilippo 11; Cattolica Eraclea 77; Cianciana 8; Comitini 10 (3 sono migranti); Favara 209; Grotte 11; Joppolo 0; Licata 99; Lucca Sicula 0; Menfi 14; Montallegro 41; Montevago 13; Naro 2; Palma di Montechiaro 224 (11 migranti); Porto Empedocle 66; Racalmuto 19; Raffadali 74; Ravanusa 40; Realmonte 7; Ribera 217; Sambuca 15; San Biagio Platani 13; San Giovanni Gemini 13; Sant’Angelo Muxaro 8; Santa Elisabetta 3; Santa Margherita Belice 47 ; Santo Stefano di Quisquina 2; Sciacca 75; Siculiana 28 (1 sono migranti);Villafranca 2; 5 sono i migranti Contagiati dal Covid-18 ospiti delle navi quarantena che si trovano a largo del porto di Porto Empedocle.

I passeggeri in partenza dall’aeroporto di Palermo potranno sottoporsi gratuitamente a un tampone rapido. Il servizio sarà operativo dal 19 aprile, e si aggiunge ai test per i passeggeri in arrivo, che invece seguono la procedura descritta nelle ordinanze del presidente della Regione siciliana, sintetizzata graficamente sul sito aeroportodipalermo.it Grazie alla collaborazione tra Gesap, la società di gestione del “Falcone Borsellino”, l’Asp, l’ufficio del Commissario per l’emergenza Covid della provincia di Palermo e l’assessorato regionale alla Salute, i passeggeri in partenza, se lo vorranno, dalle 8 e fino all’orario dell’ultimo volo in arrivo, potranno recarsi presso l’area Covid test (che si trova a circa 700 metri dall’aerostazione), con largo anticipo rispetto all’orario di partenza del volo, e richiedere il tampone rapido.

di  Toto  Cacciato

La cucina è sempre appartenuta alla storia, al costume e alla tradizione popolare, così come la elaborazione: cucinare i prodotti alimentari offerti dal territorio.

I prodotti, i frutti dei campi e degli orti, sono arricchiti in qualità nelle felici zone climatiche, e rinomate sono le trasformazioni in pregevoli alimenti  e ricercati piatti.

Negli anni recenti vi è stata una grande attenzione alla cucina e a nuove invenzioni, e per quanto sia possibile, una nuova cultura culinaria è presente nella moda e nel costume contemporaneo, e questa nuova disciplina ha già laureato virtuosi chef e dato fama a  prestigiosi ristoranti.

Nuove invenzioni, cioè accostamenti di nuovi sapori, portano a nuove pietanze, in curiosi piatti di nuovi gusti e sapori, nuovi anche gli argomenti, molto ragionati e raccontati fino a creare narrazione letteraria: le  proposte culinarie tanto ragionate fino alla scoperta di “valori scientifici” e di “virtuose abilità”.

Gli apprezzamenti vengono da chi ha un palato fine, finissimo,  mentre ad altri tutto appare come una dotta speculazione filosofica.

Senza nulla voler togliere al merito delle ricerche culinarie, alle scoperte   di nuovi gusti, alle sperimentali  elaborazioni, volgiamo il nostro interesse alla cucina nel Novecento: come poteva essere un pranzo in famiglia la domenica, giorno di festa, ritenendo, anche, che è un privilegio conservare i piatti della tradizione.

Girgenti, in uno scorcio degli Anni Venti del Novecento, dopo gli sconvolgimenti della Prima Guerra Mondiale, stava quieta sul suo colle, di fronte al mare, e con le sue stradine acciottolate  i cortili lindi, e ringhiere intrecciate di pergolati pensili.

In prossimità dell’ora del pranzo domenicale, nell’aria delle vie e dei cortili, odori di pietanze in cottura, di aromi, di salse, fritture di carne e di pesce e altre.

Il rito del pranzo domenicale, ancor più in occasione di feste sociali o religiose, imponeva una varietà di portate insieme ad una letizia e festosità tutta da vivere in famiglia.

A mezzogiorno suonavano le campane, e come consuetudine molti  si segnava con la croce; le cucine erano animate, sotto le pendole bruciavano legna e carbone, l’acqua bolliva, le padelle friggevano di tutto, polpette di carne, pesce  e verdure, e l’odore, vaporoso e intenso,  saturava la cucina e usciva in strada.  La tavola era già apparecchiata con bianca tovaglia, posate e piatti rilucenti e al centro una panciuta bottiglia riluceva il color rosso rubino del vino.

Primi piatti. Portate  di pasta, un punto fermo nella tradizione culinaria siciliana; le bionde spighe di grano ondeggiavano nei campi intorno alla città, ottima la farina dei pastifici locali, ottima la pasta, di tanti formati, ma preferiti nelle festività  rigatoni e tortiglioni e gli sfuggenti  bucatini e ziti. I condimenti erano vari, ma primeggiava il rosso  intenso del pomodoro maturo.

Secondi piatti. Potevano essere delle pietanze elaborate: come carne di vitello, di pollo, cotolette varie, arrosto di vitello, polpette al basilico, frittate di carciofi.

Il pesce era molto presente, specie nei mesi estivi, come le sarde a beccafico, calamari e triglie e si alternavano con pesce spada e tonno. Una grande insalatiera  ricca  di colori nella varietà delle erbe, accompagnava le pietanze.

Dolci. Un pranzo festivo non poteva chiudersi senza un bel  “cannolo”,  il dolce di antica e gradita tradizione siciliana.

Ripieni di ricotta, i cannoli hanno, una per parte, l’immancabile ciliegina; innevati da zucchero a velo, è un dolce che già alla vista   porta allegria a tavola, ma anche un fugace sentimento di conclusione: la festa è quasi finita.

Ma la festa non è ancora conclusa se, a sorpresa, giunge sulla tavola la “cassata”, il dolce più celebre e tradizionale della Sicilia.

La frutta nella stagione estiva aggiunge colori e gusto alla tavola, sono tanti i prodotti e vanno dalle pesche, all’uva, alle angurie, ciliegie, fichi, fragole e meloni.

Il pranzo è concluso, e sta tutto  nella tradizione, che a ben vedere da quel tempo nulla è cambiato; è soddisfacente e pare che non urgono nuove invenzioni, anche se il divenire porta sempre nuovi esiti e nuove sperimentazioni.

 Girgenti, ripartiamo da quei vicoli di quel tempo per visitare la città. Dal colle scendiamo verso  valle attraverso gli orti, i vigneti, mandorleti e poi oltre ancora le spiagge assolate e solitarie. A sera si vedevano in mare le luci delle barche lampare a pescare. Ricorrenti erano le feste religiose, seguite con devozione e poi il al viale, festoso di luminarie, torroni e gelati di campagna.

Passeggiava la  borghesia locale, aspirante a tante cose e intanto sfoggiava cappelli, rasi e gioielli. Passeggiavano, le ragazze, un po’ segregate, un po’ annoiate, passeggiavano i letterati, i politici e i commendatori, frequentatori del Circolo Empedocleo mentre la vetusta nobiltà, stava a riposo al Circolo dei Nobili, in Via Atenea.

Stavano anche, a meritato riposo, i lavoratori soci del Circolo Operaio Feace

Girgenti, la sua Valle, con le vecchie glorie del suo passato, (V° secolo a.C.); eventi di notevole portata storica di cui restano mute testimonianze: i ruderi e le colonne disgiunte dei Templi dorici, raccolti nella Valle dei Templi.

Sito  importante di storia antica, (Akragas), sito esclusivo dell’arte classica, scelto e visitato da turisti italiani e molti turisti stranieri.

Girgenti fino al 1927, quando cambiò nome in Agrigento, per una revisione dei nomi della città storiche, voluta dal Governo di allora.

P.S. Si dice da più parti che gusti e sapori di oggi, non sono più quelli squisiti di una volta. Si è cosi, e io ci credo.