“Non vi è alcun elemento che deponga per il recesso dall’organizzazione criminale, non ha mai collaborato con l’autorità giudiziaria ed è vicina agli ambienti di Cosa Nostra dal lontano 2014 quando ha intrapreso la relazione sentimentale con l’uomo d’onore Giancarlo Buggea già condannato per associazione mafiosa”: dopo la condanna la procura chiede la misura di prevenzione per l’ex avvocato Angela Porcello, condannata martedì a 15 anni e 4 mesi con l’accusa di avere avuto un ruolo di primo piano nella gestione del mandamento di Cosa nostra di Canicattì.
I pubblici ministeri della Dda di Palermo, Claudio Camilleri e Francesca Dessì hanno chiesto la sorveglianza speciale, per la durata di 4 anni nei confronti dell’ex penalista cancellata dall’Ordine dopo l’arresto del 2 febbraio dell’anno scorso. Si tratta di un provvedimento, inflitto sulla base del presupposto della pericolosità sociale, che prevede delle restrizioni della libertà personale come l’obbligo di restare in casa negli orari serali, il divieto di frequentare pregiudicati e l’obbligo di dimora nel comune di residenza.
Le prescrizioni sarebbero comunque operative quando la cinquantaduenne tornerà libera. A decidere se applicare la misura di prevenzione saranno i giudici del tribunale di Palermo al termine di un procedimento in contraddittorio fra l’accusa e la difesa, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Scozzari. I pm chiedono che l’ex avvocato, cancellata su sua stessa richiesta dopo l’arresto, sia sottoposta alla misura di prevenzione per la durata di 4 anni.
Durissimi i giudizi ricavati dall’esame delle carte e dalle investigazioni: “Angela Porcello, indossando la toga, svolgeva il difficile e pericoloso di associato mafioso che tentava di ordire congiure, costruire a tavolino piste investigative strumentali ad una fazione di Cosa nostra, studiare e organizzare strategie interne al mandamento mafioso.
L’ex penalista per l’accusa avrebbe “messo a disposizione non solo la sua capacità professionale ma anche il proprio studio legale per consentire lo svolgimento di veri e propri summit mafiosi ai quali partecipava personalmente avendo consapevolezza delle garanzie riservate dallo Stato agli avvocati nell’esercizio delle proprie funzioni. Ed è quest’ultimo aspetto che viene rimarcato all’infinito dai magistrati inquirenti:”… garanzie che cessavano definitivamente allorquando già all’inizio dell’indagine si era compreso che la Porcello aveva deciso di dismettere la toga ed indossare i panni della sodale mafiosa assurgendo piano piano addirittura di vera e propria organizzatrice del mandamento mafioso di Canicattì.
L’udienza camerale del Tribunale di Palermo – Sezione misure di prevenzione- per esaminare la proposta della Dda è prevista per gennaio 2023.