Maggio 2023 - Pagina 14 di 42 - Sicilia 24h
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Sono purtroppo numerosi i  consumatori che si rivolgono alla nostra associazione per denunciare il recupero crediti aggressivo. Si tratta di operatori del recupero crediti poco seri che utilizzano toni e metodi del tutto inopportuni arrivando a minacciare il malcapitato. Prima di tutto è bene chiarire cosa fanno le società di recupero credito per poi capire come riconoscere e difendersi da quelle aggressive.

Cosa fanno le società di recupero crediti

L’attività di recupero crediti verso i consumatori comprende tutti quegli interventi finalizzati ad ottenere il pagamento di una somma dovuta da un soggetto privato per un debito nei confronti di una impresa. Tale attività deve essere svolta nel rispetto delle normative di legge e dei codici di autoregolamentazione che si sono dati alcuni gestori. In particolare, le società del recupero crediti devono relazionarsi con i consumatori preservando un ruolo di mera intermediazione, che deve essere svolto con professionalità e rispetto dei diritti dei consumatori. Proprio il fatto che il credito sottostante sia relativo ad “rapporto di consumo” impone che possa essere richiesto unicamente il pagamento di somme che le aziende creditrici garantiscono essere come certe ed esigibili. Ne deriva che le società di recupero crediti sono obbligate a sospendere ogni attività nel caso in cui il consumatore comprovi con le dovute documentazioni la pendenza di una “contestazione del credito” o di aver attivato una “procedura di conciliazione” (in tali casi, la società ha l’onere di attendere indicazioni sulla fondatezza o meno dei rilievi del consumatore e istruzioni in ordine alla eventuale prosecuzione delle procedure affidate).

A cosa prestare attenzione

La prima cosa alla quale dobbiamo prestare attenzione se siamo contattati da una società di recupero crediti è la corretta verifica circa la reale esistenza del debito. Teniamo in considerazione che alcune società si affidano a comunicazioni improvvisate che sono facilmente riconoscibili perché il riferimento alla posizione debitoria è molto superficiale e generico (si tratta spesso di messaggi “standard” che ci arrivano via e-mail oppure per posta). In generale, è illegittima ogni modalità di ricerca del debitore, presa di contatto, sollecitazione che sia lesiva della sua riservatezza o della dignità personale: si pensi a quelle sgradite sollecitazioni sull’utenza telefonica fissa o mobile, all’invio di messaggi Sms, a comunicazioni telefoniche il cui contenuto è preregistrato e quindi poste in essere senza l’intervento di un operatore con il rischio che soggetti diversi dal destinatario vengano a conoscenza del contenuto di chiamata. Ma si arriva persino alle visite a domicilio o sul luogo di lavoro, talvolta con apposizione di messaggi sulla porta di casa idonei a violare le più elementari regole di rispetto della privacy. Può persino capitare di ricevere un Atto di citazione a comparire dinanzi ad un Giudice di pace di un luogo diverso dalla nostra residenza, ma andrebbe verificato con cura perché spesso si tratta solo di intimidazioni.

 Non credete a queste frasi!

Insomma, è bene fare attenzione a tutte quelle affermazioni non veritiere utilizzate per indurre i consumatori a pagare: 

  • non è vero che il mancato pagamento di un debito può comportare ilcarcere, trattandosi di un inadempimento di natura civilistica;
  • non è vero che può portare alla dichiarazione di fallimento, per la quale è sempre necessaria un’apposita procedura preceduta dalla emissione di un decreto ingiuntivo o di una sentenza;
  • non è vero che al mancato pagamento può far seguito il pignoramento dei beni (o addirittura dello stipendio)perché anche in questo caso è necessario che intervenga un provvedimento del giudice;
  • non è vero che si rischia l’iscrizione nella “banca dati dei cattivi pagatori”perché questa è possibile solo se il debito è stato contratto con una banca con una finanziaria.

*Se hai un problema  e non sai cosa fare o come fare,   dillo a Sicilia24h  scrivendo a : unioneconsumatoriagrigento@gmail.com

Manlio Cardella

di Dorotea Rizzo

“Free from Chains”, ” Liberi dalle Catene”   è il titolo della mostra   d’arte che si svolgerà ai” Cantieri Culturali alla   Zisa” di Palermo dal 20   al 26 maggio, esattamente al Ridotto cine- teatro De Seta.

L’evento è stato organizzato dall’Associazione Madrigale nella figura della sua Presidente Nicoletta Militello in occasione della Settimana delle Culture. Si   tratta di una rassegna di Arte Contemporanea di grande spessore artistico – culturale a cui hanno preso parte tanti artisti:

Loredana Alleanza ,Annita Borino, Genziana Buttitta,Caterina Cannavò, Rosario Calì,Salvo Cici,Sandro Di Stefano,Carmen Frisina, Maria Pia Esposito,Rosa Fasano,Sara Granà, Alessandra dp Marino, Nicoletta Militello,Claudia Oliveri, Angela Passano Zanca, Mauro Pecoraro, Costanza Peri, Marina Perricone, Concetta Pillitteri,Giovanna Piazza, Ornella Schirò,Ketty Tamburello,Marco Troia,Maria Felice Vadalà.

All’ inaugurazione   di sabato, 20   maggio, era presente il maestro Mauri Lucchese che ha presentato la mostra insieme al direttore artistico Nicoletta Militello.  Tanti anche gli ospiti che con la loro presenza e i loro interventi hanno arricchito l’evento: Mariella Maggio, Carmine Mancuso, Antonio Zangara che si è posto l’obiettivo di raccontare la storia del padre come “vittima del caso” che la mafia ha ucciso, esattamente   come tante altre vittime di  cui mai nessuno parla,   la scrittrice Jazira Caterina Fanularo , le poetesse Maria Tindara Sapienza , Ketty Tamburello e l’attore Gioacchino Sinagra .

“Tutte le avanguardie artistiche che ritroviamo in queste opere dall’astrattismo al figurativo, al surrealismo, alla Digital Art sono frutto di una non improvvisazione da  parte dell’artista- spiega  Mauri Lucchese -, ma di una trascorrente emotività come a volere sottolineare il carattere stesso dell’autore in un realismo e in una attualità a volte d’implacabile durezza dove le immagini che vediamo qui sono di una forte carica espressionistica, nell’accentuazione anche di alcuni elementi oggettivi o di episodi che rendono il dipinto carico di un clima abbastanza sconvolgente.

Concludo nel dire che l’atteggiamento dato dagli  artisti in questa rassegna di arte contemporanea evidenzia la poetica interpretata in modo personalissimo ed autorevole raggiungendo le espressioni migliori della loro fantasia in grado di sondare le regioni inesplorate dell’inconscio e di creare un mondo di sortilegio nitido e misterioso e allo stesso tempo rivelando al fruitore, attraverso la liberazione dell’inconscio, dei pensieri e dei sentimenti più reconditi dell’individuo la  costruzione di un nuovo sistema di conoscenza che sia prima di tutto uno strumento di libertà”.

E proprio a questa libertà si ispira la mostra ” Free from Chains” ,  libertà dalla oppressione delle  catene costruite dalla mafia “che non è solo espressione criminale ma una mentalità”- sostiene Carmine Mancuso-, dalle discriminazioni razziali a carico dei tanti migranti che approdano in massa alla ricerca di una vita più dignitosa, dalla violenza di cui spesso sono vittime le donne… libertà dalle gabbie, spesso dorate ,come mi ha spiegato una delle tante artiste, Maria Felice Vadalà, autrice di un dipinto dal titolo  “La gabbia d’oro”  in cui è  ritratta una figura umana   che può essere interpretata come   maschile o femminile,   racchiusa  appunto da una gabbia dorata,  metafora della privazione della libertà spesso celata in maniera subdola e inconsapevole,  libertà intesa come  valore fondamentale di ogni individuo frutto di dure  lotte e conquiste.

E’   proprio  Nicoletta Militello, direttore artistico della mostra,  che ho personalmente intervistato,  ad esprimermi e a chiarire ulteriormente   il senso della collettiva d’arte : ” Abbiamo scelto questo titolo e realizzato questa mostra  per esprimere questo sentimento comune  della libertà dalle  tante schiavitù della nostra epoca moderna,  non solo quella dei migranti ma quella del denaro, della ludopatia  del pizzo,   dei social che hanno estraniato i nostri giovani dal mondo … tutte schiavitù non ancora debellate” .

Tanta la partecipazione come quella di  Mirko Speciale che si occupa della direzione artistica di un prestigioso  circolo del tennis di Palermo  e organizzatore  di eventi, sensibile all’arte che  ” può benissimo accostarsi  a un luogo prevalentemente dedicato allo sport- mi spiega – dando vita a uno spettacolo visivo fatto di arte disseminata in mezzo alla natura , agli alberi …attrazione anche per molti ragazzi che spesso,  con mio stupore, dopo lo sport, si soffermano a guardare un dipinto , una creazione artistica  con interesse”.

“Mi stupisco del fatto che l’Arte unisce le persone e riesce ad esprimere esperienze di vita personale, come accade in questa mostra in cui ci si racconta” – sostiene Daniele Nuccio, studente di psicologia, presidente a Palermo dell’associazione culturale CTR, acronimo di “Creative Theater   Red” , che mira ad esaltare la creatività dei cittadini,  non solo quella  teatrale.

Mi congedo dalla mostra non senza la consapevolezza di avere recepito l’espressione e il valore della libertà attraverso le opere artistiche, le parole delle poesie, gli interventi in cui sono state raccontante esperienze personali di vite   vissute all’interno di una società in cui il valore della libertà spesse volte non è garantito ma è frutto di un percorso, di una dura conquista che l’Arte, in tutte le sue molteplici espressioni,  è in grado di donare.

I poliziotti della Mobile e dell’ufficio Prevenzione hanno arrestato la scorsa notte ad Agrigento un uomo trovato in possesso di ben 30 chilogrammi di cocaina.

Si tratta di uno dei più importanti sequestri di droga avvenuti nell’agrigentino.

I dettagli saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà in Questura alle ore 09:00 di domani 23 maggio 2023, cui presenzieranno il f.f. Procuratore della Repubblica di Agrigento Salvatore Vella, il Questore Emanuele Ricifari e il Capo della Squadra Mobile Giovanni Minardi.

Ho recuperato uno dei film che destava in me maggiore curiosità e non solo per il debutto nel cinema di Elodie, ma perché da sempre interessata al modo di fare cinema del regista pugliese Pippo Mezzapesa.

La visione non mi ha delusa, ma devo ancora capire se classificarlo tra i film che rivedrei.

Una cosa però è certa: è un film da vedere.

Ma veniamo alle caratteristiche del film.

Girato in bianco e nero che scontorna in maniera efficace la storia di famiglie di mafia del Gargano, che vivono di pastorizia e di malaffare. La sterilità dei loro gesti, privi di morale, si contrappone alla fertilità delle morti che lasciano dietro di sé; l’ossimoro che segna le vite di famiglie composte da padri padroni che uccidono per vendetta e di figli spesso costretti contro la propria volontà a diventare a loro volta assassini, ma per scelta altrui. Vendette, faide e un amore che non doveva essere, sono la trama di un film che si nutre di suoni, espressività e riprese fatte ad arte.

E così mentre il regista passa dal grandangolo al macro con talento e leggiadria, il suono che scandisce i minimi dettagli, regge una storia che è scarna di dialoghi, proprio come accade nella realtà delle vicende raccontate. Nella mafia le parole usate sono sempre le stesse, quelle che imbruttiscono il vivere e trasformano il bene in male.

Così l’amore di Andrea per Marilena – appartenenti a cosche che fa sempre si fanno la guerra – diventa l’ennesimo pretesto per continuare ad uccidere in nome di un onore che di onorevole non ha nulla.

Pippo Mezzapesa anima il film con attori di grande calibro; Michele Placido, Tommaso Ragno, Francesco Di Leva (sempre appropriato) e poi ancora Francesco Patanè, Lidia Vitale anch’essa molto brava ed una inedita quanto incredibile Elodie che sembra nata per il cinema, con quella faccia che buca lo schermo, la sua fisicità accattivante, la voce adeguata alla narrazione e quel carattere che si presta a tratteggiare una storia nella quale il ruolo della donna è predominante se non essenziale, ad alcune vicende.

La cavalcata dei buoi, ripresa ad altezza reale, le inquadrature che scrutano, indagano animi e paure, indiscrete e affilate sono dettagli che fanno della pellicola un piccolo capolavoro.

Un film di scelte; molte sbagliate, alcune mediocri. Un film che si esprime in lingua madre, nel dialetto del Gargano e con espressioni crude, disdicevoli, e al contempo perfetto per il tema trattato.

Le feste, lo sfarzo e quel mondo tutto dorato impastato col sangue che è lo stemma caratteristico di famiglie mafiose che credono di poter essere fedeli ai loro codici d’onore, salvo poi scoprire che non tutto è come sembra.

Mezzapesa questo aspetto lo scandaglia con maestria e lo sottolinea anche senza il colore del sangue. Gli basta puntare la macchina da presa sui dettagli, sui profili, sulle mani sporche tanto quanto le coscienze.

Il segno distintivo dello sfregio del volto, è così evidente che tocca lo spettatore tanto da farlo empatizzate con chi della famiglia offesa, resta. E poi, altro giro, altra corsa, altro giro di vite, altra corsa a chi sopravvive.

E gli animali simbolo di stragi annunciate.

Il regista ha studiato bene luoghi, storie e simbologie. Ha ricamato la sua di storia, con l’autenticità dei codici mafiosi.

Le figurine con le facce della cosca avversaria, tenute su con le punes una volta “finito il lavoro”. Il perenne ricordare allo spettatore che quelle persone, quei mafiosi vivono, pascolano il gregge e uccidono, seguendo un ordine cronologico dall’alba al tramonto.

La trasformazione dell’amore in odio, la cancellazione di ogni forma di rispetto, nella pellicola è sottolineata da un dettaglio. Tutto studiato alla perfezione. Ogni fotogramma è studiato e poi animato.

Di padre in figlio, in sorte la morte come unico bene da tramandare.

Molto bello il finale, che racconta il riscatto di colei che per amore mette tutto a rischio.

Il film è ispirato alla prima pentita di mafia del Gargano che ha fatto luce sulla malavita delle cosche. Oggi vive in una località protetta con tutti i suoi figli, che erano destinati ad uccidersi tra di loro, perché nelle loro vene scorreva sangue di famiglie diverse, ma oggi vivono felici con la loro madre.

“Ti mangio il cuore” è un racconto ben ricamato, ed ogni trama è realizzata in maniera da creare il giusto pathos.

Molto adeguata anche la colonna sonora, scritta da Elisa Elodie Joan Thiele ed Emanuele Triglia, interpretato da Elodie e Joan Thiele.

Semaforo verde dal governo regionale al bando per ottenere contributi regionali finalizzati al sostegno a enti, fondazioni e associazioni per iniziative di rilevanza sociale, socio-sanitaria, culturale, storica, ricreativa, artistica, sportiva, ambientale, di promozione dell’immagine della Regione e dell’economia locale. A disposizione vi sono 4,8 milioni di euro della cosiddetta “ex tabella H”. L’avviso sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale entro 15 giorni.

La Guardia di Finanza di Sciacca e la locale Procura hanno sequestrato preventivamente, anche per equivalente, circa 240.000 euro a carico di un’azienda zootecnica dell’Agrigentino. Gli indagati, attualmente a piede libero, avrebbero truffato l’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura con fondi dell’Unione Europea. La norma prevede che l’entità della somma spettante a ciascun beneficiario sia calcolata sulla base della disponibilità dei fondi destinati alle attività agricole: consapevoli di ciò, gli indagati hanno reiteratamente truffato l’Agea dichiarando di condurre superfici di terreno agricolo superiori al reale, mediante la presentazione di falsi contratti di comodato e affitto di terreni, stipulati all’insaputa dei proprietari dei terreni, alcuni dei quali sono risultati addirittura deceduti da oltre 20 anni, ovvero emigrati negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso nel Nord Europa o in America, e non più rientrati in Italia. L’attività svolta testimonia la costante attenzione riservata dall’Autorità Giudiziaria e dalla Guardia di Finanza alla tutela del corretto utilizzo delle risorse pubbliche e alla repressione delle frodi al bilancio nazionale, lesive del principio di libera concorrenza, anche ricorrendo agli strumenti normativi di aggressione patrimoniale.

Dunque, dopo il rinvio causa maltempo del primo fine settimana del Carnevale di Sciacca del 20 e 21 maggio, la manifestazione sarà recuperata il fine settimana 3 e 4 giugno, sabato e domenica, ed è confermata per il prossimo fine settimana, 27 e 28 maggio. Per quanto riguarda i biglietti venduti ai residenti per il 20 e 21 maggio, sono validi per le nuove date programmate ovvero 3 e 4 giugno. E così è anche per i biglietti acquistati on line. Per eventuali rimborsi solo per i biglietti acquistati on line, si potrà fare apposita richiesta nella sezione rimborsi del sito www.ticketzeta.com entro e non oltre mercoledì prossimo 24 maggio.

A Favara i Carabinieri della locale Tenenza hanno denunciato a piede libero alla Procura di Agrigento un operaio edile indagato di atti persecutori, minaccia aggravata e detenzione abusiva di munizioni d’arma da fuoco. In più occasioni, verosimilmente per contrasti familiari, si sarebbe appostato sotto casa dello zio e lo avrebbe minacciato di morte. A casa sua sono state sequestrate 141 cartucce da caccia illegalmente detenute e non denunciate. Tra l’altro al favarese è stato già imposto il divieto di detenzione di armi e munizioni. Le indagini sono state avviate a seguito della denuncia sporta dallo zio.

I pubblici ministeri di Agrigento, Paola Vetro e Gloria Andreoli, hanno proposto al Tribunale il rinvio a giudizio di una coppia di Favara per estorsione pluriaggravata. Si tratta di Salvatore Scarabeo, 35 anni, e Maria Teresa Noto, 32 anni. La prima udienza preliminare è in calendario l’11 settembre innanzi al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli. Tra il 2017 e il 2018, come emerso da alcune intercettazioni ad opera dei Carabinieri, un volontario di 70 anni di un ente di beneficenza sarebbe stato vittima di continue pretese di denaro per tacere su alcuni registrazioni compromettenti allorchè lui, intento ad accompagnare la donna in ospedale, l’avrebbe palpeggiata.

La Mendola: “Confidiamo sull’impegno del governo nazionale e della giunta regionale per superare l’atavico isolamento infrastrutturale che, da troppo tempo, mortifica i diritti e l’intelligenza dei cittadini agrigentini”.

 Nel giorno in cui il ministro Salvini interviene al convegno organizzato dalla Confcommercio sul tema delle infrastrutture, l’Ordine degli architetti grida allo scandalo per la mancata realizzazione di un’infrastruttura fondamentale per lo sviluppo socio-economico del territorio provinciale e della Sicilia centro-meridionale: l’aeroporto Valle dei templi. Agrigento è l’unica città che non dispone di uno scalo aeroportuale, raggiungibile in un’ora, eppure, per la sua collocazione geografica e per la grande attrattiva turistica della Valle dei templi, avrebbe un notevole bacino di utenza e sarebbe fondamentale per il rilancio dell’economia della nostra terra.

“Un aeroporto adeguato all’utenza della fascia centro meridionale della Sicilia – afferma il presidente dell’Ordine degli architetti Rino La Mendola – costerebbe meno di cinque chilometri di autostrada e la sua sostenibilità economica nel tempo sarebbe più che garantita dalla Valle dei Templi che, nel corso del 2022, ha registrato la presenza di oltre 800.000 turisti. Questi numeri, pur senza considerare i flussi ordinari legati all’utenza del territorio della Sicilia centro-meridionale, ci dicono che il tema della “sostenibilità” tanto utilizzato da chi non vuole l’aeroporto ad Agrigento è proprio “insostenibile”; basti pensare allo scalo aeroportuale di Lampedusa, che sopravvive con un flusso turistico importante, ma non certamente paragonabile a quello della Valle (meno di 150.000 turisti/anno).

A tal proposito, riteniamo incomprensibile l’ostinata posizione assunta dall’Enac sulla “non sostenibilità” di un aeroporto ad Agrigento, nel momento in cui lo stesso Ente ha consentito l’apertura, in Sicilia, di scali aeroportuali con un bacino di utenza davvero irrisorio, rispetto a quello agrigentino, come gli aeroporti di Birgi e di Comiso, che sono a un tiro di schioppo, rispettivamente, da Punta Raisi e Fontanarossa. È fin troppo chiaro che uno scalo aeroportuale ad Agrigento garantirebbe l’utenza della Sicilia centro meridionale, “rischiando” di diventare il secondo, se non addirittura il primo aeroporto siciliano, mentre i bacini di utenza di Birgi e di Comiso si sovrappongono chiaramente con quelli di Punta Raisi e Fontanarossa. Allora viene proprio da chiedersi: l’aeroporto di Agrigento non si deve realizzare perché troppo competitivo? Sarebbe uno scandalo! Gli agrigentini pagano le stesse tasse dei cittadini di altre zone di Italia, dove è più che scontato fruire dell’alta velocità su linea ferrata, di autostrade veloci, porti efficienti e aeroporti raggiungibili in poche decine di minuti. Oggi pertanto Agrigento, Capitale italiana per la Cultura 2025, rivendica il diritto di pretendere la realizzazione di un aeroporto raggiungibile in meno di un’ora, quale primo passo per realizzare un pacchetto di interventi infrastrutturali, già individuati con il manifesto della rete delle professioni tecniche, necessari per potenziare il sistema portuale centro-meridionale e dotare il territorio provinciale di un collegamento con l’anello autostradale siciliano e con la linea ferrata dell’alta velocità. A tal proposito, sarebbe importante la concreta realizzazione del ponte sullo Stretto, rilanciato dal governo centrale, che costituirebbe un eccezionale grimaldello per attirare grandi investimenti sull’intero sistema infrastrutturale portuale, su strada ferrata e gommata, con l’auspicio che questa volta non si tratti di uno dei tanti proclami politici che, negli ultimi quarant’anni, hanno illuso i cittadini e sperperato circa un miliardo di euro. Confidiamo sull’impegno e sull’operatività del governo nazionale e della giunta regionale, in tema di infrastrutture – conclude La Mendola – per superare l’atavico isolamento infrastrutturale che, da troppo tempo, mortifica i diritti e l’intelligenza dei cittadini agrigentini”.