Maggio 2023 - Pagina 13 di 42 - Sicilia 24h
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La deputata regionale agrigentina, Giusi Savarino, annuncia di avere depositato in Assemblea un disegno di legge, condiviso da tutto il gruppo di Fratelli d’Italia, per valorizzare il patrimonio collettivo rappresentato dagli aeroporti siciliani. E spiega: “L’obiettivo è quello di promuovere una nuova governance che, in linea con le specificità in termini di esigenze e opportunità dei due ambiti territoriali di riferimento (il bacino orientale e quello occidentale), abbia più forza e potere contrattuale nei confronti delle compagnie aeree, definisca un quadro strategico generale di azione degli scali siciliani, e freni la concorrenza fratricida tra aeroporti e il caro voli. Vogliamo un sistema aeroportuale efficiente e competitivo in grado di accogliere un serio sviluppo per la Sicilia”.

Il presidente nazionale del sindacato dei giornalisti Sagi, Nino Randisi, rende noto che le agenzie siciliane di consulenza automobilistica denunciano tempi lunghi per l’immatricolazione dei veicoli di provenienza estera. E spiega: “Le immatricolazioni non avvengono ormai prima di due mesi. In passato l’Agenzia delle Entrate che effettuava la verifica fiscale impiegava due giorni. Oggi, invece, tra prenotazione per la presentazione dei documenti e il tempo di esame ci vuole circa un mese. Gli uffici delle motorizzazioni, da parte loro, ne impiegano poi altri venti per le pratiche. Il Ministero dell’Economia e Finanza e le Motorizzazioni nella documentazione che viene presentata chiedono anche la copia della carta di identità dell’intestatario nei rispettivi Paesi. In realtà, secondo la direttiva della Cee sarebbe necessaria soltanto la carta di circolazione e il contratto di vendita o la fattura relativa, nel caso in cui sulla carta di circolazione non ci fosse il codice di omologazione europea, – che tra l’altro è obbligatorio per i veicoli immatricolati dopo il 2014 o la scheda tecnica oppure il COC (certificato di conformità) per l’assegnazione dell’esemplare unico, omologazione, questa, rilasciata d’ufficio. Questi tempi lunghi finiscono per creare un grave danno economico per le agenzie e per i commercianti di veicoli. A tutto ciò si aggiunga i problemi sorti recentemente con la Motorizzazione di Palermo, che, per l’inchiesta della magistratura che ha portato all’arresto di alcuni funzionari, ha stabilito che le pratiche presentate ad Agrigento, per esempio, devono essere esaminate a Catania, Siracusa e Ragusa. In questi casi pertanto si è costretti a peregrinare per le diverse provincie nel caso in cui sorgano problemi per le pratiche di immatricolazioni. Non avendo la possibilità di interloquire facilmente con i funzionari nel caso non vengano perfezionate per problemi che eventualmente dovessero sorgere, l’iter inizierebbe nuovamente da capo con notevole allungamento dei tempi. Per tali ragioni sarebbe opportuno che il Dipartimento regionale delle Infrastrutture, della Mobilità e dei Trasporti e lo stesso Ministero dell’Economia e delle Finanza intervenissero per snellire il procedimento complessivo inerente le immatricolazioni delle auto di provenienza estera” – conclude Nino Randisi.

Alfredo Morvillo, magistrato in pensione e fratello di Francesca, morta insieme a suo marito Giovanni Falcone nella strage di Capaci del 23 maggio 1992, non andrà alla commemorazione in programma oggi davanti all’aula bunker di Palermo.

In queste dichiarazioni rilasciate all’inviata di Rai Radio uno, tutti i perché:

Palermo per la sua storia dovrebbe essere la capitale dell’antimafia, di una vera cultura antimafiosa, invece oggi a 31 anni dalle stragi, Palermo nonostante i rilevanti risultati raggiunti dalle forze dell’ordine e di magistratura, in materia di cattura dei latitanti e di condanne di tanti mafiosi, è ancora la capitale del compromesso politico mafioso. 

A livello cittadino penso che non conservino nel loro animo granché di quello che è accaduto allora, non c’è quella sensibilità verso i temi di mafia e di antimafia che porterebbero ad un grande rigore nell’affrontare questi temi. C’è un pietismo e un perdonismo generalizzato nei confronti di personaggi notoriamente vicini alla mafia. Quelle manifestazioni del 23 maggio e del 19 luglio, di quelle urla che la gente per strada lanciava nei confronti di tutti, dei politici, dei mafiosi, di tutte quelle urla sono rimasti soltanto dei cinguettii qua e là.

A Palermo la vita è questa: c’è una piena consapevolezza del gradimento di voler continuare a vivere in questa cappa mafiosa fatta di favoritismi, di gruppi, di favori derivanti dalla vicinanza a determinati gruppi che detengono il potere. 

I Sacerdoti della Forania di Ravanusa e Campobello di Licata, con i Consigli Pastorali Parrocchiali e l’Ordine Francescano Secolare avendo appreso la notizia della conclusione delle indagini preliminari circa la tragedia consumatasi a Ravanusa l’11 Dicembre 2021, in via Trilussa, tragedia che ha causato la morte di ben dieci persone e lo sconvolgimento della vita delle famiglie delle vittime e di coloro che sono stati costretti a lasciare le loro abitazioni,

esprimono

ancora una volta, la vicinanza alle persone e alle famiglie coinvolte nel tragico evento, e fiduciosi nell’operato delle Istituzioni preposte,

auspicano

che sia fatta piena luce su tutte le reali cause che hanno portato al violento scoppio, perché siano riaffermate la verità e la giustizia

 

Diac. Carmelo Malfitano

Don Carmelo Davide Burgio                   e    Consigli Pastorali Parrocchiali,

Don Girolamo Capobianco,                        l’ Ordine Francescano Secolare

don Alessio Caruana

don Antonio Lalicata

don Augustino Mgovano

Fra. Pino Noto, o.f.m.

Fra Agatino Sicilia o.f.m.

Don Mario Polisano,

don Ernesto Sciacchitano,

don Filippo Barbera

Sono oltre 200 le istanze, con altrettante aziende coinvolte, pervenute all’avviso “Ripresa Sicilia” promosso dall’assessorato regionale alle Attività produttive e destinato alle imprese che intendono accedere a contributi in conto capitale gestiti dall’Irfis. Le proposte riguardano investimenti per complessivi 468,6 milioni di euro, con una richiesta di agevolazioni economiche pari a 341,6 milioni. La dotazione finanziaria assegnata alla misura è di 36 milioni. Pertanto il governo regionale intende individuare ulteriori fondi attingendo dalla nuova agenda europea 2021-2027.

La Prefettura di Agrigento nel mese di luglio 2022 adottava nei confronti del sig. P.P. residente a Cattolica Eraclea, dipendente di un Istituto di vigilanza quale guardia giurata, un provvedimento di divieto di detenzione armi e munizioni, che ne impediva lo svolgimento dell’attività lavorativa, mettendo conseguentemente a rischio il posto di lavoro.
Il gravoso provvedimento veniva adottato dalla Prefettura di Agrigento secondo cui il sig. P.P. non avrebbe più offerto il dovuto affidamento in relazione alla particolare natura delle autorizzazioni in materia di armi in ragione di una denuncia formulata a suo carico, in quanto ritenuto responsabile del delitto previsto e punito dagli artt. 110 e 424 c.p. (danneggiamento in concorso seguito da incendio).
Tuttavia, dopo qualche mese, il P.M. riteneva che nel caso di specie, la condotta ascritta (consistita nell’aver appiccato il fuoco a una lavatrice e ad altro mobilio, conservato presso il cortile dell’abitazione della persona offesa, con la propagazione accidentale delle fiamme alla tettoia ove erano conservati i suddetti beni) non integrava fattispecie di reato e richiedeva l’archiviazione del procedimento, che veniva successivamente disposta dal G.I.P. presso il Tribunale di Agrigento.
In ragione dell’insussistenza dei presupposti che avevano indotto la Prefettura di Agrigento ad adottare il gravosissimo provvedimento a carico della guardia giurata, quest’ultima, richiedeva il riesame del provvedimento di divieto di detenzione di armi e, successivamente, stante il rigetto della richiesta di riesame, instaurava un contenzioso innanzi al competente Giudice Amministrativo.
Nel giudizio il sig. P.P., assistito dagli avvocati Girolamo Rubino e Daniele Piazza, rilevava che l’unico motivo posto a fondamento del divieto di detenzione di armi e munizioni, ovvero la pendenza del suddetto procedimento penale era venuto meno per effetto dell’archiviazione disposta dal G.I.P. presso il Tribunale di Agrigento.
Inoltre gli avvocati Rubino e Piazza evidenziavano che la Prefettura di Agrigento, nel riformulare il giudizio di non affidabilità a carico del proprio assistito, avrebbe dovuto anche prendere in considerazione le gravose conseguenze sul rapporto di lavoro che il divieto di detenzione di armi aveva determinato.
Il Consiglio di Giustizia Amministrativa, con ordinanza del 15 maggio 2023, condividendo le argomentazioni difensive formulate dagli avvocati Girolamo Rubino e Daniele Piazza, ha accolto l’appello cautelare proposto ed ha sospeso gli effetti del provvedimento prefettizio di divieto di detenzione di armi e munizioni anche in ragione delle preminenti esigenze lavorative del sig. P.P..

Ricorre oggi il 31° anniversario della strage di Capaci. I processi hanno abbattuto il braccio operativo dell’attentato, ma la verità sarebbe ancora parziale.

Durante i 31 anni trascorsi dalla strage di Capaci del 23 maggio 1992 si sono susseguiti processi e sentenze di condanna, ma la verità, secondo la narrativa storica e giudiziaria da tempo ricorrente, sarebbe ancora parziale. E ciò perché si ritiene che le condanne abbiano illuminato solo il braccio criminale, armato e operativo dell’attentato, fino alla condanna all’ergastolo di Matteo Messina Denaro il 21 ottobre del 2020. Sarebbe invece ancora al buio il presunto braccio esterno a Cosa Nostra, il cosiddetto “doppio cantiere”, come lo ha definito l’attuale Procuratore Generale a Palermo, Lia Sava, ovvero il cantiere del tritolo, tra le mani di Giovanni Brusca, e il cantiere degli interessi esterni alla mafia. In tale ambito si sarebbe inserita la ipotizzata trattativa tra Stato e mafia, non riscontrata con sentenza definitiva dalla Cassazione. Meno ombroso è il movente dell’esplosione il pomeriggio di sabato 23 maggio di 30 anni addietro. Uno: la vendetta dei boss contro un magistrato che ha osato aggredire la mafia con metodi innovativi, demolendone l’impunità storica tramite un maxiprocesso concluso in Cassazione con una raffica di condanne alla fine del gennaio del ’92, quattro mesi prima della strage.

Due: la morte di Falcone avrebbe dovuto essere anche preventiva perché il giudice, assunto da Claudio Martelli al ministero della Giustizia, avrebbe potuto essere da Roma ancora più pericoloso e devastante.

Tre: la rabbia di Totò Riina contro l’esito del maxiprocesso, i traditori politici e il lancio della strategia stragista, la sfida terroristica allo Stato, battezzata il 12 marzo del ’92 con la morte di Salvo Lima.

Dunque, il braccio criminale della strage Falcone è stato aggredito sin dal primo processo concluso il 26 settembre del 1997 con 24 ergastoli e pene ridotte per 5 collaboratori: Salvatore Cancemi, Santino Di Matteo, Calogero Ganci, Gioacchino La Barbera, e Giovan Battista Ferrante. In Appello sono stati inflitti oltre ai 24 anche altri 5 ergastoli. Poi la conferma in Cassazione del verdetto a carico, tra gli altri, della “Cupola” dell’epoca: Totò Riina, Bernardo Provenzano, Francesco e Giuseppe Madonia, Pippo Calò, e Pietro Aglieri.

Poi, dopo le rivelazioni di Gaspare Spatuzza, è stato condannato Cristofaro “Fifetto” Cannella. A Spatuzza e Cannella fu consegnato l’esplosivo che il pescatore Cosimo D’Amato recuperò da dentro le bombe non esplose durante la seconda guerra mondiale nel mare di Porticello, vicino a Palermo. L’uso dell’esplosivo sarebbe stato deciso come variante spettacolare e simbolica al piano originario di uccidere più facilmente Giovanni Falcone a Roma. E poi il 15 giugno del 2022 la Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo di altri quattro imputati: Salvatore “Salvino” Madonia, Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro e Lorenzo Tinnirello. Assolto Vittorio Tutino.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Con le sentenze 1674/2023, 1675/2023, 1676/2023, 1677/2023, 1678/2023, 1679/2023, 1680/2023, 1681/2023, 1682/2023 il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia-Palermo, Sez. III, ha accolto i relativi ricorsi proposti da alcuni cittadini, rappresentati e difesi dall’avv. Gaetano Caponnetto, avverso l’approvazione del Piano Regolatore Generale del Comune di Favara di cui al Decreto 11.01.2019 pubblicato sulla GURS n. 3, Parte I, n. 6 dell’8.2.2019.
Il difensore aveva sostenuto la violazione e falsa applicazione dei combinati disposti di cui agli art. 4 e 19 della L.R. 27.12.1978 n. 71 e dell’art. 1 della Legge 15.5.1991 n. 28 quali termini inderogabili relativi all’osservanza della procedura di formazione dello strumento urbanistico oltre alla illegittimità, per manifesta irragionevolezza, arbitrarietà e travisamento dei fatti quali ulteriori motivi di illegittimità dell’atto impugnato.
All’udienza del 10.05.2023 fissata per la discussione l’avv. Gaetano Caponnetto ha illustrato le ragioni oggetto del ricorso alle quali si è opposta l’Avvocatura dello Stato sostenendo che dovevano essere non considerati ai fini dell’osservanza dei termini prescritti gli atti interruttivi quali la mancata rimessione dei chiarimenti sulla Vas forniti dal Comune inviati per pec all’Ufficio protocollo dell’Assessorato ma giunti successivamente alla sezione.
A tale tesi si è opposto il difensore dei ricorrenti facendo riferimento peraltro alle norme di legge che disciplinano la validità della ricezione degli atti trasmessi per pec e ciò anche in riferimento all’efficacia inderogabile alla conoscenza per notifica degli atti amministrativi.
Il TAR ha condiviso le deduzioni del difensore statuendo che i domicili digitali delle PP.AA. creati nel rispetto delle linee guida dell’AGID sono validi per “le comunicazioni, per lo scambio di informazioni e per l’invio di documenti ad ogni effetto di legge tra tutte le PP.AA., i gestori di pubblici servizi e i privati” e dunque nel caso in esame non poteva essere presa la risposta del Comune relativa alla Vas al riferimento della data di protocollazione differita del 25.7.2017 ma sibbene a quella effettiva del protocollo generale dell’Assessorato, e dunque giacchè pervenuta oltre i termini previsti delle norme sopradedotte determinava il fondamento delle eccezioni del difensore.

Il presidente della Regione, Schifani, elogia l’operato del governo e del ministro Salvini per le infrastrutture in Sicilia: “Un’attenzione senza precedenti”. L’intervento.

Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha colto l’occasione della presenza in Sicilia in tour elettorale del vice presidente del Consiglio dei ministri, e ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, per rilanciare il progetto di costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, sotto esame in Parlamento con relativo decreto. E ha ribadito: “Il Ponte è un grande acceleratore per la crescita e lo sviluppo delle infrastrutture in Sicilia. Abbiamo ottenuto, come mai prima, grande attenzione su questi temi da parte del ministro Salvini. Il Ponte sullo Stretto ripropone il tema dell’alta velocità ferroviaria anche nella nostra Isola, tra Palermo e Messina, e il ripristino del corridoio Berlino-Palermo che all’epoca del governo Monti fu cancellato dopo la decisione di non realizzare il collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. Ho già parlato con il ministro e sono in contatto con i nuovi vertici di Rete Ferrovie Italia, che incontrerò a breve, per verificare se, anche attraverso il governo che collabora come non mai con la Sicilia, questo corridoio tornerà ad essere centrale e reinserito nella programmazione delle opere prioritarie. Il Ponte non rimarrà una cattedrale nel deserto, ma grazie all’impegno di Regione e governo nazionale sarà il volano per assicurare alla nostra Isola collegamenti stradali e ferroviari con standard europei”. Schifani ha sottolineato: “Mai un ministro dei Trasporti, come Salvini, è stato così vicino alla Sicilia già in questi primi mesi di legislatura. L’attenzione di questo governo è senza precedenti. Mi verrebbe di fare una battuta, partendo dalla cittadinanza onoraria: mi verrebbe da proporre il ministro Salvini come cittadino onorario regionale, non soltanto di una città”. E poi il presidente non esita a strigliare l’Anas per i ritardi infrastrutturali in Sicilia, e denuncia: “Il Mezzogiorno nella storia del nostro Paese ha pagato anche un prezzo nella mancata infrastrutturazione. Il problema dei trasporti è un problema tristemente atavico, e a ciò si è aggiunto anche un atteggiamento della vecchia Anas, non dico quella attuale, o di altri enti nazionali, che hanno visto il Mezzogiorno come un elemento che ci si poteva consentire di trascurare”. E poi conclude: “Il nostro progetto è migliorare le infrastrutture della Sicilia. Ed è un impegno che assumiamo con grande responsabilità. La nostra volontà è fare in modo che la Sicilia in questi anni di legislatura nazionale e regionale possa battere un colpo in chiave di crescita economica perché il trasporto è miglioramento della vita di carattere sociale e anche economico, e noi ne abbiamo molto bisogno”.

Giuliana Miccichè

I Finanzieri dei Comandi provinciali di Verona e di Agrigento, coordinati dalla Procura di Verona, hanno eseguito all’alba di oggi in Veneto, Lazio e Sicilia un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale a carico di 10 soggetti, 3 dei quali condotti in carcere e 7 agli arresti domiciliari. Il Gip ha inoltre disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni per un valore di oltre 5 milioni di euro. Sono pertanto scattati i sigilli anche su conti correnti, autovetture, immobili nonché su società e attività commerciali e turistiche tra cui hotel, pasticcerie e ristoranti in diverse località del Lago di Garda. Gli si contesta l’essere parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe per l’illecita percezione di contributi statali, i cosiddetti “bonus facciate”, utilizzando crediti fiscali fittizi che poi, una volta monetizzati, sono stati riciclati nell’acquisizione di attività economiche sul Lago di Garda. Il tutto, tra l’altro, aggravato dal carattere transnazionale, avendo gli indagati operato sia sul territorio nazionale che estero.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)