Ottobre 2021 - Pagina 29 di 73 - Sicilia 24h
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Il vice presidente provinciale del Codacons di Agrigento, Giuseppe Di Rosa, ha diffuso una nota tramite cui ribadisce ancora una volta che, come già da lui denunciato durante la sindacatura Firetto, il sistema di raccolta differenziata applicato in città è antieconomico, complicato da applicare e brutto da vedere. Lo stesso Di Rosa propone un nuovo metodo di raccolta differenziata, peraltro già da lui proposto all’amministrazione comunale in carica che, da parte sua, non ha ancora accolto una richiesta di incontro da parte del Codacons. Ecco la proposta di Di Rosa:

VALORE DELL’APPALTO CIRCA 7.500.000(più gli impianti di smaltimento ALTRI 2.000.000 circa)
Quinto d’obbligo: cos’è?
È il termine con cui ci si riferisce alla percentuale di un quinto dell’importo di un contratto pubblico.
Il termine viene impiegato nel contesto di modifiche operate su contratti di appalto in corso di validità.
Per la determinazione del quinto si considera l’importo dell’appalto come risulta dal contratto originario, cui si aggiungono:
l’importo degli atti di sottomissione e degli atti aggiuntivi per varianti già intervenute;
l’ammontare degli importi – diversi da quelli a titolo risarcitorio – eventualmente riconosciuti all’operatore economico.
Quinto d’obbligo: a cosa serve?
Per fissare la soglia entro la quale la stazione appaltante può imporre all’operatore economico modifiche all’oggetto del contratto alle stesse condizioni previste nel contratto originario, senza che quest’ultimo possa far valere il diritto alla risoluzione del contratto.
E specularmente, per fissare la soglia al di sopra della quale (sesto quinto) l’operatore economico ha facoltà di non adempiere le modifiche disposte dalla stazione appaltante e di risolvere il contratto.

ALCUNE NOSTRE PROPOSTE PER IL CAMBIO DI METODO E UN MIGLIORE SERVIZIO DI PULIZIA DELLA CITTÀ SENZA AGGRAVIO DI SPESE SULL’UTENZA
Uomini sui mezzi, valutare il dimezzamento per zone da circa 80 unità impegnate nella raccolta differenziata sui furgoni, valutando il tutto si può arrivare a ridurre l’impegno degli uomini di circa il 60 % e cioè circa 45 persone da adibire a spazzamento manuale e discerbamento assegnando loro delle zone definite delle quali risponderanno in pieno curandone tutta la pulizia;
Attivare il servizio di pulizia pomeridiana nei punti turistico commerciali (Es. Via Atenea e dintorni) con 2 unità dei 45
Pulizia ordinaria delle vie principali della città ed al bisogno nella periferia o anche attraverso segnalazioni, con vaporella nei punti dove si concentrano i cani a fare i loro bisogni(urina)
4 unità delle 45 saranno impegnate con 4 mezzi alla raccolta pomeridiana giornaliera dei SACCHI ABBANDONATI fuori dalle isole ecologiche e in tutto il territorio comunale;

VALUTARE TUTTI I SERVIZI CHE SI RITIENE POSSIBILE ATTIVARE IN HOUSE
Dove il territorio lo permette per la densità abitativa e per la sua conformazione, Analizzare, valutare ed eventualmente attivare il servizio della raccolta con campane eliminando la raccolta cosiddetta Porta a Porta istituendo le isole e la messa a sistema delle isole ecologiche di prossimità videosorvegliate (già previste in appalto, come mai non sono state mai attivate?), con modalità “open access”, fornite di videosorveglianza, raccoglitori a campane con l’apertura tramite scheda nominativa ed immediato risparmio da parte dei cittadini;
Dove sono finiti i soldi della premialità per la differenziata?

PERCHÉ NON VENGONO RESI PUBBLICI I PROVENTI DALLA VENDITA DEI “PRODOTTI” DELLA DIFFERENZIATA QUALI CARTA, CARTONE, PLASTICA, METALLI, ED ALTRO………….
Perché Agrigento conferisce l’umido pagando 245€ a tonnellata nell’impianto di Lercara Friddi e non conferisce nell’impianto di Joppolo essendo che pagherebbe 180€ a tonnellata così come da convenzione tra la SRR AG e la ditta che gestisce l’impianto ?

di Franco Pullara

“Le associazioni e i movimenti per l’acqua pubblica hanno lottato per anni per liberare il servizio idrico dal privato e farlo tornare alla gestione pubblica per migliorarlo e per mettere al centro l’interesse del cittadino utente. Adesso con AICA nulla di quanto ci aspettavamo si sta realizzando e le previsioni, in considerazione della partenza, non sono rosee”. A parlare è don Marco Damanti, vicario foraneo e parroco della chiesa dei santi Pietro e Paolo di Favara, un sacerdote che ha partecipato e partecipa in tutti i percorsi per riscattare il territorio dall’abbandono della politica incapace di migliorare la qualità di vita dei cittadini.

Don Marco era presente alle manifestazioni in difesa dell’acqua pubblica e i locali della sua parrocchia hanno accolto diversi incontri tra i movimenti, le associazioni e le istituzioni con l’unico obiettivo di dare al cittadino un servizio essenziale migliore, dai costi più bassi e non precluso alle fasce più deboli della società civile.

“AICA – continua don Marco – non può essere una sostituzione, quando tutti noi ci aspettavamo la rivoluzione del sistema che mettesse in discussione quanto è accaduto dal 2007 ad oggi sulla pelle dei cittadini della provincia. I movimenti e le associazioni per l’acqua pubblica hanno messo nelle mani dei sindaci dei comuni che fanno capo all’Aica i risultati della loro fatica per continuare un percorso migliorativo nella qualità e nei costi. La stessa richiesta dell’autobotte in caso di carenza di approvvigionamento la dice lunga sugli errori iniziali di AICA, quando tra l’utenza e il gestore si è alzato il muro invalicabile della burocrazia. L’acqua non è una merce qualsiasi”.

Ora don Marco Damanti non ha l’abitudine di dare fiato alla bocca senza dare seguito alle sue parole.

“Le persone iniziano a dire che era meglio prima ed è un fatto gravissimo. Fatto che chiede un immediato confronto con i movimenti e le associazioni per un’analisi sull’inizio della nuova gestione che si fa difficoltà, al momento, a chiamarla pubblica, almeno per come speravamo fosse”.

All’Assemblea Regionale Siciliana non si entra senza green pass: pugno duro del presidente di Sala d’Ercole. Gianfranco Miccichè afferma: “Alcuni colleghi si sono presentati in portineria senza green pass, e correttamente gli assistenti non li hanno fatti entrare. Vorrei chiarire che qualsiasi iniziativa si voglia assumere lo si faccia. Si presenti ricorso al Tar se si vuole, ma la legge dispone all’amministrazione di fare rispettare le disposizioni. Non si può entrare all’Ars senza green pass”. Miccichè probabilmente si è riferito in particolare a due deputati di Attiva Sicilia, ex 5 Stelle, Angela Foti e Sergio Tancredi, che sono contrari all’obbligo del green pass. E Gianfranco Miccichè ha aggiunto: “Invito i deputati che hanno fatto questa richiesta di ingresso senza green pass, pur sapendo che era inutile, a desistere da iniziative di protesta. Se la legge dell’obbligo del green pass sia illegittima e contraria alla Costituzione non siamo noi a deciderlo”.

All’alba del 2 febbraio del 2020, un incidente stradale a Ravanusa, in provincia di Agrigento, ha provocato la morte di Lorenzo Miceli, 28 anni, ex consigliere comunale del Movimento 5 Stelle di Ravanusa, e figlio di Giovanni Miceli, segretario provinciale della Uil Pensionati. Miceli è stato a bordo, non alla guida, di un’automobile Alfa Romeo 147 che, forse a causa dell’elevata velocità, si è ribaltata in via Gramsci schiantandosi contro un’abitazione. Il 28enne è morto sul colpo. E il 9 maggio successivo, a causa delle ferite subite, è morta anche una ragazza a bordo della stessa automobile, Federica Aleo, 28 anni, di Canicattì. Ebbene, adesso la Procura di Agrigento ha chiesto il rinvio a giudizio dell’uomo al volante. Si tratta di Alessandro D’Angelo, 30 anni, di Ravanusa, che il prossimo 26 novembre risponderà innanzi al giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Stefano Zammuto, di duplice omicidio stradale e lesioni personali colpose. Lui, secondo la Procura, avrebbe assunto cocaina e alcol prima di guidare.

E’ emergenza personale nell’area di… emergenza dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Sciacca. C’è carenza di operatori sanitari e il pronto soccorso si trova spesso ingolfato di utenti che sono costretti ad attendere intere giornate. Non è solo un problema di eccesso di codici bianchi come spesso viene sottolineato, c’è una situazione di criticità che determina evidenti disagi per tutti, medici compresi, e che richiede massima attenzione da parte del management dell’Asp ma anche da parte delle autorità istituzionali che rappresentano il territorio e la città.

L’area di emergenza del nosocomio saccense è l’esempio di un fenomeno diffuso, quello della fuga del personale sanitario dai pronto soccorso: i medici non vogliono andare in prima linea e l’emergenza coronavirus ha acuito un problema in virtù di quel processo che sacrifica  la qualità dell’assistenza sull’altare del budget. Non è un caso che insieme a tantissime risorse per i servizi anticovid si sia dimenticato che le aree di emergenza hanno bisogno di sostegno quotidiano. Il pronto soccorso di Sciacca si trova oggi ancora più di prima a dover sopperire alle carenze organizzative della sanità territoriale anch’essa trascurata per via della pandemia.

A Sciacca prima del Covid era stato annunciato con grandi proclami la ristrutturazione del pronto soccorso, di cui non si parla più. Ed era stata annunciata anche l’istituzione della “Stroke unit”, ovvero l’inserimento dell’ospedale di Sciacca nella rete regionale degli ospedali che possono gestire i casi di ictus acuti. E di questo nessuno parla più.

A Sciacca i Carabinieri hanno denunciato a piede libero alla Procura un uomo di 30 anni, già sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza speciale di Pubblica sicurezza, per le ipotesi di reato di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Un amico di lui, di 28 anni, ha litigato con il titolare di un bar, e lui ha aggredito sia il titolare che un avventore del locale. Quando sono giunti i Carabinieri, ancora lui, in evidente stato d’agitazione per avere abusato di alcol, si è scagliato contro i militari provocandogli contusioni e traumi giudicati guaribili con prognosi di 7 giorni.

Mario Mori interviene a freddo dopo la sentenza assolutoria al processo d’Appello “Trattativa” dalle colonne di un quotidiano nazionale. I dettagli.

Il generale dei Carabinieri del Ros, Mario Mori, assolto dalla Corte d’Assise d’Appello al processo di secondo grado sulla presunta cosiddetta “Trattativa” tra Stato e mafia all’epoca delle stragi del ’92 e del ’93, subito dopo la sentenza assolutoria emessa lo scorso 23 settembre, a caldo così commentò a “Quarta Repubblica” in onda su Rete 4: “Esprimo solo soddisfazione. Preferirei non parlare di questo processo perché sono sicuro che si creerebbero altre polemiche che non è il caso in questo momento di suscitare, anche perché non sappiamo, in effetti, come ha valutato la Corte d’Assise d’Appello di Palermo la mia vicenda, quella del generale Subranni e quella del colonnello De Donno. Come si dice in questi casi: aspettiamo le motivazioni”. Ebbene, adesso, a freddo, Mario Mori è intervenuto dalle colonne de “Il Tempo”, più in genere sulla mafia e sulla sua carriera costellata anche dal successo della cattura di Totò Riina. E alla domanda su ciò che è la mafia, lui, il generale, risponde: “La mafia non è soltanto un fenomeno criminale, altrimenti sarebbe stata sconfitta, ma è soprattutto un fatto sub-culturale ristretto, che ha radici economiche, che sono capaci di rendere tutti omertosi e collaboranti: un sistema economico che rende tutti complici. Da questo punto di vista l’evolversi della società ha reso possibile la sconfitta della mafia che rimane un fatto criminale, ma sempre meno culturale”. E poi, in riferimento alla sua lotta alla mafia, e ai risultati, Mario Mori afferma: “Venivo dall’esperienza dell’antiterrorismo e si lavorava per fatti singoli utilizzando il metodo Ocp, acronimo di Osservazione, controllo e pedinamento. Potevamo fermare la mafia nel business economico perché quando vai a toccare il ‘soldo’ si scatenano. A Palermo la mafia condizionava gli appalti pubblici, ed individuammo in Angelo Siino il ‘ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra’. Quello fu un passaggio fondamentale. Così come fu fondamentale Giovanni Falcone e la sua battaglia, costatagli la vita, contro la mafia: ricordo quando mi disse di consegnare a lui, nel febbraio del 1991, le 878 pagine di faldoni su mafia e appalti che io e De Donno avevamo preparato: è l’unico modo perché si vada avanti, mi disse”. Poi, sull’arresto di Riina, Mori ricorda: “E’ stato un momento straordinario. Unico rammarico è non averne presi abbastanza di mafiosi. Se il giorno in cui arrestammo Totò Riina lo avessimo seguito e non catturato subito, ci avrebbe condotti dritti a una riunione con altri capomafia. Li avremmo presi tutti in un colpo solo. Ricordo gli occhi gelidi di Riina e la sua paura di essere stato preso da una cosca avversaria. Quando vide che eravamo Carabinieri quasi si tranquillizzò”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Il sottosegretario alle Infrastrutture e alla Mobilità sostenibile, Giancarlo Cancelleri, ha assistito alla demolizione, tramite esplosione della seconda e ultima parte del viadotto Salso, lungo la strada statale 640 Agrigento – Caltanissetta. Lo stesso Cancelleri ha commentato: “E’ un altro importante passo avanti per la 640. Serviranno circa otto mesi per ricostruire il nuovo viadotto Salso che avrà tutti gli standard di sicurezza dettati dalla Comunità Europea. Contiamo di demolire entro fine anno anche il vecchio viadotto San Giuliano. Dopo tante controversie e problemi che hanno rallentato e bloccato i lavori su questa strada, con tanti sforzi, ricominciamo a vedere il completamento di importanti fasi dei lavori”.

La Procura di Agrigento, tramite il pubblico ministero Antonella Pandolfi, ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, a cinque indagati che, secondo gli esiti della perizia affidata all’ingegnere Luigi Palizzolo, sarebbero responsabili dei due crolli del cornicione del palazzo Liberty ad Agrigento al Viale della Vittoria 51, a ridosso di piazza Cavour, il 18 e il 30 settembre del 2019. Si tratta di Giuseppe Nicotra, 42 anni, di Favara, titolare dell’impresa esecutrice dei lavori di ripristino del prospetto, Giuseppe Bellia, 45 anni, direttore dei lavori, Vincenzo Sinatra, 86 anni, proprietario di un immobile e ritenuto il committente dei lavori, Tito Cece, 75 anni, progettista e direttore tecnico degli stessi lavori, e Cosimo Nicotra, 45 anni, direttore tecnico dell’impresa che ha eseguito i lavori negli anni 2007 e 2008 nel sottotetto, e per il taglio di parte del cornicione, avvenuto nel 2019, durante i lavori di ristrutturazione.

C’è in gioco il principio di base della democrazia e delle libertà personali, non possiamo che essere contrari a questa imposizione che obbliga all’acquisizione di un certificato per poter ottenere persino il diritto al lavoro sancito dall’articolo 1 della Costituzione. Siamo convinti, così come lo sono gli oltre trecento docenti universitari che hanno firmato l’appello contro il green pass, sulla natura discriminatoria di questa misura. La tutela della salute è certamente un diritto fondamentale ma una democrazia non può dimenticare che altrettanto importante è la tutela delle minoranze che vengono discriminate. Allo stesso modo, oggi testimoniamo come anche ai parlamentari regionali regionali il diritto-dovere a svolgere il proprio ruolo di rappresentanza assegnato dai cittadini viene subordinato al possesso del certificato, del quale per senso del dovere ci siamo muniti. Lo Stato non può continuare ad assecondare lo scontro sociale sulla base di provvedimenti coercitivi e ipocriti, per questo esprimiamo solidarietà ai manifestanti No Green pass, la cui repressione è avvenuta in maniera assolutamente sproporzionata e non degna di un Paese civile”. Lo affermano Angela Foti e Sergio Tancredi deputati regionali di Attiva Sicilia.