Maggio 2023 - Pagina 4 di 42 - Sicilia 24h
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Seggi chiusi in Sicilia dove numerosi Comuni (128) hanno votato ieri e oggi per una nuova tornata di elezioni amministrative.

Quattro i capoluoghi di provincia chiamati alle urne in Sicilia: Catania, Trapani, Siracusa e Ragusa. In Sicilia, a differenza che nel resto d’Italia, dove serve il 50%+1, per essere eletti al primo turno basta ottenere il 40%. L’affluenza in  Sicilia è arrivata al 56,39%

I candidati a Catania

A Catania si sfidavano 7 candidati Guardando alle proiezioni, il super favorito è il candidato del centrodestra Enrico Trantino, dato al 66,6%. Segue, al secondo posto, il candidato del centrosinistra Maurizio Caserta, che si ferma però al 22,8%. Caserta, nonostante manchino ancora dati ufficiali, ha già fatto sapere di aver telefonato a Trantino per congratularsi. In corsa anche Vincenzo Drago (Socialismo democratico Psdi); Giuseppe Giuffrida (Catania risorse); Giuseppe Libera (Movimento popolare catanese); Gabriele Savoca (De Luca per Catania e Sud chiama Nord) e infine Lanfranco Zappalà (lista Lanfranco Zappalà).

 

I candidati a Trapani

Secondo i dati delle proiezioni, su un campione del 67%, il sindaco uscente di Trapani Giacomo Tranchida, candidato del centrosinistra, potrebbe portare a casa il 40% delle preferenze. Al secondo posto resta il candidato del centrodestra Maurizio Miceli, che al momento si assesta al 37,5%. Tra gli altri nomi in corsa c’era quello appoggiato dal MoVimento Cinque Stelle, Francesco Brillante, e Anna Garuccio, candidata civica insieme a La mia Trapani.

I candidati a Siracusa

La sfida a otto di Siracusa potrebbe invece trasformarsi in un ballottaggio. Il sindaco uscente, Francesco Italia, appoggiato da varie liste civiche (Francesco Italia Sindaco, Oltre Movimento per la RigenerAzione, Noi per la Città e Siracusa più verde), al momento è dato dalle proiezioni al 27,8%. Davanti c’è Ferdinando Messina, su cui ha puntato il centrodestra, primo in corsa con il 30,5% delle preferenze. Più staccata, in terza posizione, la candidata del centrosinistra-M5S Renata Giunta con il 18%. In corsa anche l’ex sindaco Giancarlo Garozzo (Fuori Sistema, Grande Siracusa e SiAmo Siracusa), Michele Mangiafico (Movimento Civico 4), Edy Bandiera (Udc, Salviamo Siracusa e Lista con Edy Sindaco), Roberto Trigilio (Sud chiama Nord De Luca e Trigilio Sindaco Sicilia Vera) e Abdelaaziz Mouddih, detto ‘Aziz’, appoggiato da Vespri Siciliani.

I candidati a Ragusa

A Ragusa cerca la rielezione Giuseppe Cassì, eletto nell’ultima tornata insieme a Fratelli d’Italia. Stando ai primi dati ufficiali potrebbe essere così: con 3 sezioni scrutinate su 71 è al 59,51%. Questa volta si è presentato a capo di una coalizione di liste civiche (Peppe CasSÌndaco, De Luca per Cassì, Ragusa Terra Madre, Ragusa Futura e Ragusa Prossima). Segue, al secondo posto, il candidato del centrosinistra (appoggiato dal Pd) Riccardo Schininà, che però è molto lontano: 11,97%. Il centrodestra ha scelto questa volta Giovanni Cultrera (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Ragusa in Movimento e Insieme). I pentastellati sostengono Sergio Firrincieli, con il supporto anche della lista Siamo Comunità.

Potrebbe tranquillamente essere considerato un film storico, se non fosse un film di Marco Bellocchio che come sempre, attraversa la storia e gli avvenimenti dal suo punto di vista, senza pregiudizi e con la giusta tensione, utilizzando dettagli che sono propri del suo modo di fare cinema.

Anche questa volta, con “RapitoMarco Bellocchio non delude, anzi, affascina e coinvolge, disseminando all’interno della pellicola degli indizi, sfidando lo spettatore a riconoscerli e a sistemarli come tessere di un puzzle creato ad arte. Sa ben raccontare i rapimenti, Bellocchio; lo aveva già fatto occupandosi di quello di Aldo Moro.

Come sempre Bellocchio fa, pesca la trama nei temi che gli sono cari e dei quali è nutrito tutto il suo cinema: il potere, la chiesa, la famiglia, ed il ruolo dei personaggi che si muovono dentro un tessuto storico che viene analizzato con ricercatezza.

La storia di Ergardo Mortara, un bambino ebreo che nel 1758 a soli 6 anni viene strappato alla sua famiglia per essere educato in Vaticano e convertito alla religione cattolica, è quasi sconosciuta, e Bellocchio la scova e la plasma non solo per renderla nota al grande pubblico, ma la utilizza come stratagemma per puntare l’attenzione e dunque l’obiettivo sul potere della Chiesa, lo stesso che stregherà il bambino che una volta adulto, rinnegherà la sua origine e la sua religione.

Sullo sfondo le lotte intraprese dalla famiglia, le sconfitte della comunità ebraica da parte del potere del Vaticano, e poi quella parte di storia dimenticata, quella che va dal periodo in cui comandava il papa Re di una Italia in bilico, fino alla breccia di Porta Pia, quando un neonato Stato italiano, insorge e risorge.

Il tutto attraverso le vicissitudini di un bambino, diviso tra il dolore e la disperazione che prova lontano dalla sua famiglia, e la necessità di sopravvivere in un ambiente che pian piano gli è sempre meno ostile. Una esistenza tra sensi di colpa e voglia di libertà.

Pur in maniera molto aderente alla realtà, Bellocchio mostra senza alcun pregiudizio, tutte le sfumature ed anche le contraddizioni delle parti in causa. E così lo spettatore finisce dritto dritto dentro l’istruzione ecclesiastica di quegli anni, ed anche nelle metodiche esistenziali della famiglia ebraica. La complessità umana e psicologica dei personaggi, è analizzata con dovizia e con rispetto.

Il film drammatico, affianca il ruolo e la personalità di Edgardo (da bambino Enea Sala, da adulto Leonardo Maltese)  che cresce e trova la sua strada, a quello del papa Pio IX, interpretato da un Paolo Pierobon in gran forma, che esalta il carattere di quel pontefice che influenzò la fede cattolica anche con il modo in cui si occupò del caso di Edgardo Mortara, vittima di un battesimo clandestino. Grottesco, fin quasi ad assomigliare alle caricature che Bellocchio vuole prendano vita. Nella pellicola anche il fedele Fabrizio Gifuni, immenso nel ruolo del “rapitore del rapito”, padre Feletti, che irrompe nella casa dei Mortara per strappar via il piccolo Edgardo dalle braccia di suo padre (Fausto Russo Alesi). La scena nel film è magistrale come l’interpretazione di Gifuni che si conferma uno dei più bravi attori contemporanei del cinema italiano, che Bellocchio più volte ha scelto per i suoi film.

Nella pellicola il passaggio onirico, segno distintivo del cinema di Bellocchio, coinvolge il Papa, e poi sarà il piccolo Edgardo, che durante un sogno, farà scendere Gesù dalla croce, che diventa così uomo e si allontana da quel calvario che è anche la vita di un piccolo bambino che vede in quella croce, tutti i mali del mondo compreso il suo.

Bravo Bellocchio ad analizzare le imperfezioni umane, le sfaccettature del potere e la libertà di scegliere chi essere, a dispetto di ciò che gli altri si aspettano tu sia. Diventare, mentre si prova ad essere, è quella forma di libero arbitrio che il regista affida alla figura di Edgardo Mortara, che sceglierà la chiesa cattolica come sua casa e suo destino, consacrandosi ad un Dio che in tenera età gli era stato imposto.

Il colore dei film di Bellocchio è riconoscibile già dalla prima scena raccontata. Il buio anche quando c’è luce, l’assenza del sole perché nel plumbeo del vivere risiedono dolori ed incertezze, disperazione e quella verità nascosta sotto la coltre di un potere temporale che annienta anche il senso della chiesa stessa. Quei chiaroscuri che a tratti inquietano e regalano il senso di quel vivere e del dolore dei volti.

L’uso del grandangolo, di cui Bellocchio si serve per abbracciare luoghi e simboli, per poi passare ai dettagli che scrutano sguardi e paure, sentimenti e bellezza.
Perché il regista è maestro di bellezza, di stile, in quel suggestivo affresco narrativo, che incede con un ritmo del montaggio che travolge e coinvolge.

Restano impresse le scene non a caso di Ergardo bambino che dalla gonna della mamma che lo nasconde quando stanno per portarlo via, alla gonna papale sotto la quale sarà il papa a nasconderlo affinché non lo trovino mentre giocano a nascondino. La differenza sottile tra il potere papale che nasconde consapevole che nessuno oserà stanare, e quello di una madre a cui l’amore non basta per mettere in salvo suo figlio. E poi l’urlo del padre, quando capisce che è tutto perduto. Un crescendo di sensazioni che trasmigrano dall’attore allo spettatore.

La storia dunque, ancora una volta al servizio di un regista che riscrive le dinamiche, lasciando intatte le vicissitudini.

 

 

 

 

 

 

 

Sciacca ha confermato di essere la vera città del Carnevale. Lo spostamento del periodo e del sito non hanno minimamente intaccato l’amore e la passione della gente verso questa fantastica manifestazione. Una folla straordinaria si è riversata lungo la via Allende in queste prime due giornate di festa. Diverse migliaia di persone, molte delle quali in maschera, hanno assistito a tutte le svariate esibizioni che si sono svolte mattina e sera. Tantissimi giovani hanno prolungato la permanenza oltre la sfilata continuando a ballare o a festeggiare con gli amici con lo sfondo degli straordinari carri allegorici che quest’anno sono stati certamente molto belli e vogliosi di vincere i premi assegnati dalla giuria di esperti.

Particolarmente attraenti anche i gruppi mascherati che si sono alternati sul palco e lungo il percorso. Veramente belli e coinvolgenti gli inni, splendidi i costumi così come i balli e le coreografie. Molto apprezzata la conduzione sul palco di Sasà Salvaggio che ha avuto come ospiti Manuela Arcuri e Stefania Orlando come quella di Roberta Mandalà e di Giovanni Bilello con la Regia di Marco Savatteri e la direzione del Palco di Angela Friscia. Molto partecipato il carnevale dei bambini di domenica mattina condotto da Vinz Termine, Giovanni Giglio e Massimo Napoli. Tutto è andato alla perfezione sia all’interno del percorso che all’esterno, con i parcheggi e i bus navetta che hanno evitato l’intasamento delle strade e con un capillare ed efficace controllo delle forze dell’ordine. Molto soddisfatti i titolari di strutture di accoglienza e di ristorazione visto che Sciacca ha fatto già registrare il pienone anche per il prossimo appuntamento del 3 e 4 giugno prossimo, quando Sciacca tornerà ad essere la città della festa del carnevale.

Si comincerà il 3 giugno alle 15 con la sfilata dei 6 carri allegorici e con lo spettacolo alle 19 condotto da Francesca Mandalà e Giovanni Bilello con ospite Francesca Rettondini. Domenica 4 giugno alle 11,30 tornano sul palco i bambini di maschera coordinati da Vinz Termine, Giovanni Giglio e Massimo Napoli. Dopo l’interruzione delle 13, si riprenderà alle 16 con la sfilata dei carri allegorici e dei gruppi mascherati. Alle 18 ci sarà un revival degli inni con gli Abracadabra e alle 19 lo sopettacolo sul palco condotto da Roberta Mandalà e Giovanni Bilello con ospite Matilde Brandi.

Alle 24 chiusura della manifestazione con il tradizionale rogo del carro di Peppe ‘Nnappa.

“Il sindaco di Ribera si assuma le proprie responsabilità. Ha pieno titolo per assegnare gli alloggi popolari alle 60 famiglie sfollate di via Martiri di via Fani. Lo faccia senza ulteriori indugi, restituendo serenità a queste persone”.
Lo dice l’onorevole Carmelo Pace, capogruppo all’Ars della Democrazia Cristiana, intervenendo sulla questione delle 60 famiglie di Ribera che, malgrado gli alloggi siano pronti da oltre 2 anni, sono ancora sfollate.
“Io – aggiunge Carmelo Pace – non solo sono pronto a presentare un emendamento al collegato della Finanziaria, ma ho appena depositato un disegno di legge autonomo che riguarda l’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare a chi li deteneva senza titolo. L’ho fatto per essere ancora una volta a posto con la mia coscienza, pur sapendo della irrilevanza di questo disegno di legge per il fine stesso da raggiungere. Ovviamente la mia proposta andrà al vaglio delle Commissioni e poi dell’Aula il cui esito nessuno può preventivamente garantire, ma ribadisco che anche senza l’emendamento, o meglio ancora il disegno di legge, il sindaco di Ribera può e deve risolvere in autonomia la questione, è la legge che glielo consente”.
“Lo dico ancora più chiaramente – aggiunge l’onorevole Pace -: il sindaco di Ribera ha avuto due anni di tempo per assegnare gli alloggi. Aveva fatto diversi annunci in questi 2 anni e ultimamente annunciato che entro maggio le famiglie sarebbero tornate a casa ed ora, nel corso di una conferenza dei servizi, dice che mancano tutta una serie di adempimenti, come mai non se ne è accorto prima. La misura è colma, è arrivato il momento di dire basta: applichi la legge, assegni le abitazioni e la smetta di addossare responsabilità agli altri”.qewruiopqo-

Francesco Cacciatore è stato rieletto sindaco di Santo Stefano Quisquina. È il primo verdetto che arriva nella due giorni di elezioni in provincia di Agrigento. Il sindaco uscente era l’unico candidato e il solo avversario era il raggiungimento del quorum. Un problema che non si è mai di fatto palesato e già ieri sera, alla prima chiusura delle urne, il quorum era stato raggiunto con oltre il 50%. Per Cacciatore si tratta del terzo mandato.

Ecco la sua prima dichiarazione: “BATTUTO L’ASTENSIONISMO,

INONDATI E TRAVOLTI PRIMA DALL’AFFETTO, ORA DAL CONSENSO!!!!
Registrare questa affluenza alle urne è una grande soddisfazione
S.Stefano Quisquina e gli stefanesi non meritavano un commissariamento e di venire ridimensionati alla semplice attività ordinaria, specie in tempi difficili come questi. Ringrazio uno ad uno quanti si sono recati alle urne, perché si è trattato di un grande esercizio democratico. Non è stato piacevole per me correre contro un avversario invisibile: c’è molta disaffezione per la politica e questa tornata rischiava di tramutarsi in un mero referendum pro o contro il sindaco e la sua squadra.
La comunità ha dimostrato un grande senso civico, di responsabilità , è accaduto perché siamo riusciti a far capire che solo un paese unito può consentire alla nostra gente di poter affrontare meglio le cose importanti da fare per il futuro. Una scelta democratica ed inequivocaibile che mi e ci riempie di orgoglio e responsabilità ma che anche il frutto del lavoro fatto negli ultimi anni.
Non ho vinto io da solo: ha vinto l’intera comunità unita.
Vi abbraccio e vi ringrazio di vero cuore . Francesco

I consiglieri comunali di Agrigento del gruppo “Liberi e solidali”, Nello Hamel, Alessia Bongiovì e Roberta Zicari, intervengono nel merito dei ritardi infrastrutturali nel territorio, e affermano: “Noi non vogliamo scegliere tra strade, treni e aerei. Almeno il 40% dei fondi del Pnrr devono essere destinati al sud: noi vogliamo tutto. Chiederemo un’audizione in Quarta Commissione all’Assemblea Regionale per avere notizie sulla chiusura dell’anello autostradale Gela/Castelvetrano, sulla Agrigento/Palermo, sulla tangenziale di Agrigento, sui viadotti Morandi e Maddalusa e sulle prospettive di treni più veloci. In merito all’ aeroporto da bravi agrigentini Doc ci speriamo e crediamo. Auspichiamo, però, un atteggiamento serio e responsabile da parte della politica: no alle false promesse. La politica prenda un impegno serio e formale. Che sia subito indicata tempistica di realizzazione, luogo e asse di investimento. Se invece deve essere un tema da propaganda elettorale senza reale prospettiva o intenzione di realizzarlo, allora la politica non crei false illusioni come ha fatto in passato, da oltre 50 anni”.