Un breve ricordo di Lelio Castaldo del maestro Pippo Flora

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Non ho mai capito il perchè nè mai lui me lo ha spiegato. Pippo Flora mi chiamava…il Condor. Mi diceva soltanto: non è una cosa cattiva, anzi!
Con Pippo registrammo Opinioni nella sua casa di Rupe Atenea. Entrai e dissi: ma dunni sugnu? Un disordine così regolarmente ordinato da lasciare di stucco. La classica casa dei maestri, dei grandi, dei protagonisti. Lui è sempre stato un protagonista, non amava i riflettori. Il suo prestigioso lavoro aveva un senso quando veniva fuori, allo scoperto, per tutti. E li che si conosceva il vero grande maestro. Quando registrammo la trasmissione ebbe a dirmi: “Condor, non ci sono domande alle quali non si possa dare una risposta. Piuttosto, ci sono risposte che non sempre corrispondono alle domande!”
Pensai: Andiamo bene! Inutile sottolineare che quella puntata è stata fra le più belle da me realizzate. Con un maestro così grande le tue fatiche arrivano al 10%. Al resto ci pensa lui. Mi disse: “La trasmissione domenica sera la guardiamo insieme, vieni a casa mia”. Così feci. Prima lo sguardo nella Valle, da lui tanto amata. Poi i due confini, da ovest a est, Punta Bianca e Scala dei Turchi. I suoi occhi brillavano. Iniziammo a guardare la trasmissione, il tutto in religioso silenzio. Bevemmo una coca cola durante la pausa pubblicitaria. Gli chiesi se fino a quel momento fosse di suo gradimento; non mi rispose. Iniziata la seconda parte il religioso silenzio prese ancora il sopravvento. Avevo paura, lo ammetto. Una forte paura perchè il solo pensiero di lasciare scontento un maestro del genere per me sarebbe stata la fine, una catastrofe. Finita la trasmissione, quasi tremante, aspettai le sue parole. Furono poche ma emblematiche: “Condor, ti aspetto il prossimo anno per una nuova puntata di Opinioni. Dobbiamo comunicare con la gente perchè gli aggiornamenti della vita sono in continua evoluzione…”
Ciao Pippo!

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