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Il pubblico ministero di Agrigento, Elettra Consoli, ha depositato istanza di rinvio a giudizio a carico di Salvatore Raimondo Mulone, 33 anni, e Salvatore Lo Giudice, 32 anni, entrambi di Canicattì, imputati di detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti. I due sono stati arrestati dalla Polizia lo scorso 20 gennaio in contrada “Grotticelli”, una zona di campagna di Canicattì, perché sorpresi in possesso di poco meno di un chilo e mezzo di cocaina, un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento della droga. Il Tribunale convalidò l’arresto, disponendo per entrambi gli indagati, difesi dall’avvocato Calogero Meli, i domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico. Prima udienza il prossimo 22 novembre innanzi al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo.

A Lampedusa lo scorso 3 agosto la Guardia di Finanza ha arrestato in flagranza di reato un lampedusano di 52 anni, Celestino Lepredoro, sorpreso in possesso di 4 chili e mezzo di cocaina in occasione di una perquisizione domiciliare indotta da sospetti investigativi. Sequestrati due panetti da un chilo ciascuno, ancora sigillati, poi altri 67 grammi pronti per essere verosimilmente confezionati in dosi, due bilancini di precisione e 5.900 euro in banconote di vario taglio, occultati in posti diversi dell’abitazione e in luoghi anche insoliti (tra cui un barattolo di patatine). Nel telefonino cellulare dell’uomo è stata scoperta una fotografia ritraente una caratteristica vegetazione dell’isola. I militari si sono recati sul posto e in un cespuglio hanno trovato nascosti altri due panetti del peso complessivo di 2 chili e 400 grammi di cocaina. Ebbene adesso il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Iacopo Mazzullo, ha riscontrato la volontà di collaborare con i magistrati da parte di Lepredoro e gli ha applicato una misura cautelare meno afflittiva, ovvero gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Il giudice nell’ordinanza tra l’altro ha scritto: “L’indagato ha fornito elementi utili all’approfondimento del quadro istruttorio. Le esigenze cautelari, di conseguenza, sono da ritenersi affievolite”.

La Procura generale di Palermo ha chiesto la conferma della condanna a 21 anni di carcere nei confronti di Gaetano Rampello, 59 anni, poliziotto, in servizio al reparto mobile della Questura di Catania, che ha confessato l’omicidio del figlio ventiquattrenne Vincenzo. I giudici della Corte di Assise di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara, condannarono il raffadalese, escludendo però le aggravanti della premeditazione e riconoscendo le attenuanti generiche e della provocazione.

L’omicidio è avvenuto il primo febbraio dell’anno scorso in piazza Progresso, a Raffadali, dove i due si erano dati appuntamento, perchè il ragazzo avrebbe preteso 30 euro. Il 59enne, dopo una violenta discussione, ha tirato fuori la pistola d’ordinanza ed ha scaricato 14 colpi contro il figlio, uccidendolo. Il ragazzo, che soffriva di problemi psichici, era stato denunciato più volte dal padre per estorsione e maltrattamenti.

Il processo di appello è arrivato alle battute decisive. Il 16 novembre sono in programma le arringhe di parte civile e quella del difensore dell’imputato, l’avvocato Daniela Posante. Poi sarà emessa la sentenza.

“Apprezziamo le iniziative del comitato promotore per la costituzione della Spa Aeroporto Valle dei Templi di Agrigento e gli emendamenti al disegno di legge 124 del 2023, depositati in parlamento dal deputato nazionale Calogero Pisano per il reperimento delle risorse necessarie per realizzare lo scalo, ma siamo ben consapevoli che, per non ricadere nelle trappole che nel passato hanno vanificato ogni sforzo delle istituzioni preposte alla realizzazione dell’importante infrastruttura, sia prioritario e inderogabile l’inserimento dello scalo agrigentino nel Piano Nazionale degli Aeroporti, redatto dall’ENAC ed al vaglio del Ministero delle Infrastrutture”.

Con queste parole, il presidente dell’Ordine degli architetti, Rino La Mendola, conferma le posizioni recentemente espresse dagli architetti in merito alla vicenda aeroporto.

“Al di là delle tante iniziative, portate avanti con merito da comitati cittadini e da esponenti politici impegnati sul tema – secondo gli architetti – per la concreta realizzazione dell’aeroporto, è importante procedere con ordine, secondo la seguente tabella di marcia, divisa in due fasi: la prima da avviare immediatamente, mentre la seconda rimane subordinata al buon esito della prima e al reperimento delle risorse necessarie per la progettazione e per l’esecuzione dei lavori.

PRIMA FASE (Programmazione):

Ø  Individuazione certa e ben definita del sito;

Ø  Redazione di uno studio di massima, completo di report aggiornato sulla sostenibilità economica e gestionale dell’aeroporto;

Ø  Inserimento dello scalo nel Piano Nazionale degli Aeroporti.

SECONDA FASE (Progettazione ed esecuzione dei lavori):

Ø  affidamento, a professionisti esperti, del progetto di fattibilità tecnica ed economica;

Ø  acquisizione dei pareri di rito;

Ø  redazione, verifica e validazione del progetto esecutivo e successivo appalto dei lavori o, in alternativa, vista la natura delle opere da realizzare, affidamento congiunto della progettazione esecutiva e dell’esecuzione dei lavori;

Ø  esecuzione e collaudo dei lavori.

“Non volendo illudere i cittadini con slogan che poi vengono sistematicamente smentiti dai fatti – conclude La Mendola – nell’ipotesi in cui i passaggi sopra elencati siano posti in essere con successo e senza imprevisti, sperando di essere smentiti, stimiamo tempi non inferiori a cinque anni per l’auspicata posa della prima pietra”.

Tutto ciò sarà comunque possibile solo se i nostri rappresentanti istituzionali e politici, a prescindere dal colore dei rispettivi schieramenti, lavoreranno all’unisono, sostenendo l’avvio immediato della prima fase e abbandonando quei veti incrociati (più o meno palesi) che, nel tempo, hanno impedito la realizzazione dell’infrastruttura, tarpando le ali allo sviluppo socio-economico della nostra terra.

Non sarebbe stato un incidente stradale ma un suicidio. Col passare dei minuti si delinea un quadro più chiaro del ritrovamento della giovane donna morta in via Lido, lungo la carreggiata. Stando a quanto si apprende, la ragazza, una ventunenne, si sarebbe buttata giù dal sesto piano di uno stabile.

I poliziotti del commissariato di Sciacca sono riusciti a far chiarezza. La ragazza si è tolta la vita lanciandosi dal sesto piano. Sentendo residenti e commercianti della zona, ma anche, e soprattutto i familiari della ragazza, gli agenti hanno messo dei punti fermi in quello che, stamattina, subito dopo il rinvenimento del cadavere sembrava essere un mistero.

Dopo il furto giovedì scorso perpetrato in una concessionaria di automobili di Licata, adesso un’altra concessionaria è stata bersaglio dei ladri nel centro abitato a Favara. Ignoti si sono intrufolati e hanno rubato i soldi in cassa, circa 2.000 euro, e un’automobile Bmw posteggiata nel piazzale antistante. I titolari hanno sporto denuncia ai Carabinieri della locale Tenenza. Indagini sono in corso avvalendosi eventualmente anche di video registrati da telecamere di sorveglianza.

Continuano i furti. A Sciacca ladri si sono intrufolati in un appartamento in contrada Ferraro in pieno giorno e con un componente della famiglia che stava dormendo e che non si è reso conto di ciò che stava accadendo I malviventi hanno portato via soldi e oggetti d’oro.

A Santa Margherita di Belìce vittima di un furto di bestiame è stata un’azienda alla quale sono stati rubati 100 agnelli e 150 pecore. I ladri sono arrivati con i mezzi utilizzati per caricare il bestiame. Il valore del bestiame rubato si aggira a 30mila euro.
Per le indagini sono impegnati i carabinieri della lo cale stazione dei carabinieri.

 Tragedia nella spiaggia di Eraclea Minoa dove è annegato uno psicologo palermitano di 58 anni, Lucio D’Aura. La tragedia è accaduta accanto al lido Garibaldi, vicino alle barriere frangiflutti. Il mare, ieri, era mosso ma l’uomo ha fatto ugualmente il bagno. Si è trovato in difficoltà e nonostante si siano tuffate per alcune persone per cercare di aiutarlo e salvarlo, non c’è stato nulla da fare. Quando i soccorritori sono giunti in mare, le sue condizioni sono apparse gravi. Sul posto è arrivata un’ambulanza e poi è atterrato l’elisoccorso. Ma per medici non è rimasto altro da fare che constatarne il decesso. 

La Polizia di Stato di Castelvetrano ha identificato tutti i componenti del gruppo di tifosi ultras di Sciacca presenti ieri allo stadio Paolo Marino di Castelvetrano durante la partita di calcio tra Folgore e Sciacca.

In seguito a degli scontri avvenuti all’uscita dell’impianto dopo la conclusione della partita, che hanno provocato due feriti, alcuni tifosi neorverdi sono stati sottoposti a fermo. Il bus sul quale poi il gruppo stava facendo rientro a Sciacca è stato fermato sulla strada statale 115 e perquisito. Tutti gli occupanti sono stati identificati. Sono in corso ulteriori indagini da parte delle forze dell’ordine.

La società sportiva Folgore nella sua pagina social parla di vile aggressione, la dirigenza dello Sciacca si è dissociata da ogni episodio di violenza e confida nelle indagini delle forze dell’ordine per stabilire ed accertare i fatti e le responsabilità a carico dei soggetti coinvolti. Il presidente della Folgore, Peppe Indelicato, ieri sera si è recato al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Castelvetrano per sincerarsi delle condizioni dei due tifosi feriti, mentre il presidente dello Sciacca, Pasquale Bentivenga, ha espresso vicinanza e solidarietà.

I Carabinieri del Centro Anticrimine Natura e del Nucleo Ispettorato del Lavoro hanno visitato un notissimo locale adibito a pizzeria dal nome assai altisonante e fra i più importanti del territorio.
I militari dell’Arma, durante il controllo, hanno anche esteso le proprie attenzioni ed hanno scoperto che il titolare della nota pizzeria aveva due lavoratori in nero. Per questi motivi i militari hanno elevato multe per oltre 40 mila euro ed hanno anche sospeso l’attività lavorativa del locale.
Lo stesso trasgressore è stato deferito alla Procura della Repubblica di Agrigento per mancanza di dispositivi di sicurezza e omessa sorveglianza sanitaria dei propri lavoratori.