Novembre 2023 - Pagina 8 di 34 - Sicilia 24h
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“Non è facile raccontare 25 anni di “lavoro” degli ex LSU, ma ci proviamo, citando per semplificare gli articoli, i decreti ecc.  I lavoratori ex LSU, già dipendenti di enti locali, nonché altri soggetti provenienti dal bacino ex articolo 23 della legge n.67 del 1988, molti dei quali, inizialmente, inseriti in progetti socialmente utili, approvati con atti deliberativi dei competenti enti pubblici locali e successivamente confermati in servizio presso i rispettivi enti, ai sensi ed in applicazione della legge n. 388 del 2000, articolo 78, comma 31, e del decreto legislativo n. 81 del 2000, e successive così come recepito ed applicato in Sicilia con successive disposizioni legislative regionali; tali lavoratori, in particolare, sono stati avviati al lavoro presso la pubblica amministrazione a partire dal biennio 1998-1999, e, per altri, anche da un periodo antecedente – attraverso i lavori «socialmente utili» ed ex articolo 23, maturando: altresì il diritto alla stabilizzazione in conformità con le previsioni del decreto legislativo n. 468 del 1997; delibera CIPE 2002 attraverso le successive leggi finanziarie dello Stato, che lasciavano impregiudicata la possibilità ed il diritto alla stabilizzazione dei lavoratori.

Con decreto legislativo n. 81 del 2000, venivano previsti incentivi e contribuzioni di varia natura nei casi di stabilizzazione dei lavoratori in servizio presso pubbliche amministrazioni con contratti a termine, ivi compresi gli L.S.U; l’articolo 10, comma secondo, del decreto legislativo n. 81 del 2000 stabiliva, testualmente, che: «Con appositi decreti interministeriali, possono essere individuate misure, nell’ambito di quelle previste dall’articolo 6, che prevedano l’utilizzo di risorse, ove previste dalla normativa vigente, delle amministrazioni statali di volta in volta interessate, finalizzate alla stabilizzazione occupazionale esterna dei soggetti di cui all’articolo 2, comma 1, i quali hanno svolto attività di lavori socialmente utili sulla base di apposite convenzioni stipulate dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale con le amministrazioni pubbliche aventi competenze interregionali, ai sensi dell’articolo 5, comma 4, del decreto legislativo n. 468 del 1997»; con legge della regione siciliana, la n. 24 del 2000, di recepimento e attuativa delle disposizioni di cui al decreto legislativo n. 81 del 2000, veniva sancito il diritto alla stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili, in servizio presso gli enti locali, con previsione anche di forme di contribuzione, per

ogni lavoratore assunto presso le società miste degli enti locali; in esecuzione delle citate disposizioni, dal 2001 e fino al 2005, circa 4.000 lavoratori socialmente utili, già in servizio presso gli enti locali, come i lavoratori oggetto della presente interrogazione, venivano stabilizzati presso le aziende comunali provinciali o presso altri enti pararegionali; restavano fuori dal processo di stabilizzazione, invece, i lavoratori in questione, i quali, conseguentemente, per anni, intrattenevano con l’ente pubblico datore di lavoro, un rapporto a tempo determinato, che, in virtù di proroghe e contratti successivi, veniva reiterato nel tempo; in particolare, gli stessi, alla luce dell’articolo 8 della legge n. 124 del 1999, venivano trasferiti, inizialmente, dall’ente locale allo Stato, per lo svolgimento di attività amministrative, tecniche e ausiliarie, con funzioni, quindi, ausiliarie riconducibili al personale ATA della scuola.

L’articolo 8 della legge n. 1245 del 1999 (Trasferimento di personale ATA degli enti locali alle dipendenze dello Stato), infatti: «1. Il personale ATA degli istituti e scuole statali di ogni ordine e grado è a carico dello Stato. Sono abrogate le disposizioni che prevedono la fornitura di tale personale da parte dei comuni e delle province. 2. Il personale di ruolo di cui al comma 1, dipendente dagli enti locali, in servizio nelle istituzioni scolastiche statali alla data di entrata in vigore della presente legge, è trasferito nei ruoli del personale ATA statale ed è inquadrato nelle qualifiche funzionali e nei profili professionali corrispondenti per lo svolgimento dei compiti propri dei predetti profili. Relativamente a qualifiche e profili che non trovino corrispondenza nei ruoli del personale ATA statale è consentita l’opzione per l’ente di appartenenza, da esercitare comunque entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge. A detto personale vengono riconosciuti ai fini giuridici ed economici l’anzianità maturata presso l’ente locale di provenienza nonché il mantenimento della sede in fase di prima applicazione in presenza della relativa disponibilità del posto. 3. Il personale di ruolo che riveste il profilo professionale di insegnante tecnico-pratico o di assistente di cattedra appartenente al VI livello nell’ordinamento degli enti locali, in servizio nelle istituzioni scolastiche statali, è analogamente trasferito alle dipendenze dello Stato ed è inquadrato nel ruolo degli insegnanti tecnico-pratici. 4. Il trasferimento del personale di cui ai commi 2 e 3 avviene gradualmente, secondo tempi e modalità da stabilire con decreto del Ministro della pubblica istruzione, emanato di concerto con i Ministri dell’interno, del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e per la funzione pubblica, sentite l’Associazione nazionale comuni italiani (ANCI), l’Unione nazionale comuni, comunità ed enti montani (UNCEM) e l’Unione delle province d’Italia (UPI), tenendo conto delle eventuali disponibilità di personale statale conseguenti alla razionalizzazione della rete scolastica, nonché della revisione delle tabelle organiche del medesimo personale da effettuare ai sensi dell’articolo 31, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e successive modificazioni; in relazione al graduale trasferimento nei ruoli statali sono stabiliti, ove non già previsti, i criteri per la determinazione degli organici delle categorie del personale trasferito»; con successiva circolare esplicativa veniva chiarito altresì che: «La legge 23 dicembre 2005, n. 266, ha disposto (con l’articolo 1, comma 218) che “Il comma 2 dell’articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124, si interpreta nel senso che il personale degli enti locali trasferito nei ruoli del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA) statale è inquadrato, nelle qualifiche funzionali e nei profili professionali dei corrispondenti ruoli statali, sulla base del trattamento economico complessivo in godimento all’atto del trasferimento, con l’attribuzione della posizione stipendiale di importo pari o immediatamente inferiore al trattamento annuo in godimento al 31 dicembre 1999 costituito dallo stipendio, sostanzialmente, i suddetti lavoratori venivano equiparati ad ogni effetto di legge al personale proveniente dagli enti locali e se ne prevedeva per legge l’inserimento nei ruoli dello Stato; a seguito di ciò, il provveditorato agli studi di Palermo (e similmente in tutte le province regionali) invitava gli enti locali a comunicare i nominativi di coloro che avevano i requisiti di legge per transitare presso lo Stato, ovvero, in particolare: a) essere già in servizio presso istituzioni scolastiche statali con funzioni di equiparabili a quelle del personale ATA; b) avere prestato almeno 12 mesi di attività lavorativa avendo come riferimento il biennio 1998/1999; i lavoratori di cui qui si tratta, avendo i predetti requisiti, transitavano, quindi, presso i ruoli dello Stato e, per tutto il 2000-2001, svolgevano attività lavorativa presso istituti scolastici dello Stato, in attesa della definitiva stabilizzazione; inverosimilmente, piuttosto che definirsi con la stabilizzazione ed immissione in ruolo nei ranghi dello Stato, con decreto n. 65 del Ministero della pubblica istruzione del 20 aprile 2001, veniva previsto che i soggetti di cui all’articolo 2, comma 1, del decreto legislativo n. 81 del 2001 – ivi compresi i lavoratori in questione, impegnati in attività socialmente utili riconducibili a funzioni ausiliarie nell’ambito degli ATA, presso le istituzioni scolastiche statali, con risorse a carico del fondo per l’occupazione di cui alla legge n. 236 del 1993 (che comprendeva anche fondi europei) o proprie degli enti utilizzatori – venissero inseriti, loro malgrado, nel processo di stabilizzazione mediante procedure di terziarizzazione; a tal fine, i Ministeri coinvolti sottoscrivevano un accordo-quadro con imprese, consorzi e società cooperative del settore «imprese di pulimento», che, tra gli altri, avevano l’obbligo di costi, per ogni addetto assunto, indifferenziati per l’intero territorio nazionale (articolo 3), con orario lavorativo iniziale non inferiore a 30 ore settimanali, con l’obbligo dell’inquadramento al V livello, con applicazione del CCNL del settore imprese di pulimento, per lo svolgimento, avvalendosi dei predetti ex LSU, di attività ausiliari e di pulizia presso le scuole statali; in altri termini, già il decreto ministeriale n. 65 del 2001 introduceva una sorta di demansionamento, in quanto, da attività riconducibili a quelle del personale ATA (assistenti tecnici, amministrativi e collaboratori), gli stessi sarebbero stati inquadrati come «pulizieri»; in data 7 giugno 2001 era siglata la convenzione-quadro tra Ministero dell’istruzione, Ministero del lavoro e consorzi ed imprese cooperative, i cui effetti decorrevano dal 1 luglio 2001, che, ai sensi e per gli effetti del decreto legislativo n. 468 del 1997, doveva essere finalizzata alla stabilizzazione del personale ex LSU (articolo 3); venivano assegnati dallo Stato e con risorse economiche e finanziarie statali, agli affidatari (consorzi e cooperative che avevano i requisiti di legge), che, a loro volta, stipulavano contratti a tempo indeterminato per l’assunzione degli ex LSU, inquadrandoli al 2° livello del CCNL delle imprese di pulizia e multi servizi; tale affidamento, si ribadisce, era finalizzato alla stabilizzazione dei soggetti di cui all’articolo 1 del decreto ministeriale n. 65 del 2001.

Nel 2011, introdotte le procedure CONSIP per lo svolgimento dei servizi per gli enti pubblici, consorzi e cooperative, che avevano fino a quel momento goduto per legge dei finanziamenti pubblici finalizzati alla stabilizzazione degli ex LSU, venivano assoggettati alle medesime procedure, alla stregua degli altri fornitori di servizi, con conseguente obbligo, inverosimile nella fattispecie che invece doveva mantenere lo speciale regime giuridico, di offerte al ribasso ai fini dell’aggiudicazione dei medesimi servizi, presso gli istituti scolastici; in altri termini, consorzi e cooperative non erano più in grado di garantire la piena osservanza, in termini di orario lavorativo e di retribuzione, dell’accordo quadro e della collegata convenzione; in particolare, nel 2011, veniva sottoscritto un nuovo accordo presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che confermava la prosecuzione delle attività, ma con una riduzione dei corrispettivi e collegata eccedenza del numero dei lavoratori fino a quel momento utilizzati; per affrontare la nuova situazione gli affidatari sostanzialmente chiedevano ed ottenevano, periodicamente,

la cassa integrazione, dal 2011 e fino al 2014, per cui i lavoratori ricevevano periodicamente ed annualmente, dalle diverse cooperative ed enti presso i quali prestavano attività lavorativa, ora la sospensione delle attività, ora l’esonero dalle stesse, ora il preavviso di licenziamento; da ultimo, con nota del luglio 2014, gli stessi ricevevano la comunicazione della sospensione del servizio, con esonero per gli stessi dall’espletamento di ogni attività lavorativa, salvo poi riprendere tutti l’attività lavorativa, ma presso altre sedi, con orario lavorativo ridimensionato, con riduzione dello stipendio e, da ultimo, con assegnazione di mansioni di «manutenzione» che nulla avevano a che vedere con l’inquadramento iniziale ed in relazione alla cui attività i lavoratori non avevano né le specifiche competenze, né le adeguate professionalità; in altri termini, il rapporto di lavoro, iniziato nel luglio 2001, che avrebbe dovuto essere «stabilizzato ex lege», nei ruoli dello Stato, diveniva invece dal 2011 un rapporto precario. contrasto con la legge citata in precedenza. Dopo centinaia di leggi – art. interpretativi- ex lege – riferimenti vari –ddl scuola – miur- ministeri vari, ecco finalmente prendere corpo la terza procedura assunzionale finalizzata alla stabilizzazione del personale ex LSU nei ruoli di collaboratori scolastici.

Per accedere alla selezione è necessario essere stati dipendenti di ditte di pulizia e aver svolto il servizio presso scuole statali. Entro il 1° dicembre vengono immessi in ruolo nel profilo professionale di collaboratore scolastico gli ex dipendenti delle ditte di pulizia della terza procedura. La graduatoria nazionale è stata pubblicata sul sito InPA il 17 novembre. Il decreto 2163 del 30.10.2023 disciplina le modalità di predisposizione della graduatoria nazionale da cui vengono effettuate le assunzioni a tempo indeterminato e pieno. Si tira un sospiro di sollievo. Anche questi ultimi lavoratori sfruttati possono finalmente riconquistare la dignità lavorativa e la meritata stabilità.  Una sola nota “stonata” ma legittima viene inserita nel decreto : “Il personale assunto a tempo indeterminato non ha diritto,  né ai fini giuridici né a quelli economici, al riconoscimento del servizio prestato quale dipendente delle imprese di cui all’articolo 58, comma 5-ter, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69. Così viene specificato all’articolo 8 del decreto 2163”. Chi ha compilato il decreto ha dimenticando che i suddetti lavoratori hanno espletato nei vari istituti scolastici, lavori assimilabili a collaboratori scolastici, a volte anche amministrativi, fin dal primo giorno.

Lo dichiara Aldo Mucci del sindacato Sgs

La Corte d’Appello di Caltanissetta ha depositato le motivazioni della sentenza che, tra gli altri, ha condannato Antonello Montante a 8 anni di carcere.

L’8 luglio del 2022, dopo nove ore di camera di consiglio, la Corte d’Appello di Caltanissetta, presieduta da Andreina Occhipinti, a latere Giovanbattista Tona e Alessandra Giunta, ha condannato l’ex presidente di ConfIndustria Sicilia, Antonello Montante, a 8 anni di carcere, ovvero 6 anni in meno dei 14 inflitti in primo grado. E poi 5 anni di reclusione sono stati inflitti a Diego Di Simone, responsabile della sicurezza di ConfIndustria ed ex ispettore della Squadra Mobile di Palermo, e poi 3 anni e 6 mesi al sostituto commissario alla Questura di Palermo, Marco De Angelis.

Sono stati assolti Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta, e il questore Andrea Grassi, ex funzionario del Servizio centrale operativo della Polizia, al quale è stata contestata solo una fuga di notizie. Ebbene, i giudici di secondo grado hanno appena depositato le motivazioni della sentenza, e tra l’altro hanno scritto: “Antonello Montante aveva attivato la sua rete di complici che gli consentivano di accedere alle banche dati della Polizia per ottenere informazioni. Il primo appartenente a questa rete era Diego Di Simone, già appartenente alla polizia di Stato, assunto, su segnalazione di Montante, dalla ‘Aedificatio Spa’, una società che svolgeva servizi di sicurezza per ConfIndustria nazionale. Di Simone, che non poteva più accedere alla banca dati, si serviva di Marco De Angelis, in servizio alla Squadra Mobile di Palermo.

Molti dei dati rinvenuti nella ‘stanza segreta’ dell’abitazione di Montante provenivano da questa attività di accesso illecito”. E poi i magistrati più nel dettaglio aggiungono: “Montante raccoglieva informazioni e le custodiva riservandosene l’uso. Ciò era noto nella sua cerchia e tra le persone a lui vicine. L’uso che ne avrebbe potuto fare era chiaro. Plurime fonti riferiscono che egli, Montante, si vantava di avere a disposizione dossier, pronti all’uso”.

E poi ancora: “Il 15 giugno 2012 fu nominato direttore dell’Aisi (i Servizi segreti civili) il generale Arturo Esposito, con il quale Montante aveva un solido rapporto tale da trovare nei Servizi un canale di informazioni sulle indagini a suo carico. In contesti per nulla occulti o riservati era nota la capacità di influenza di Montante nelle più alte sfere degli ambienti istituzionali ed economici non solo del territorio locale ma della Regione e del Paese. Ed era nota anche la sua complessa rete informativa. Dietro la coltre fumosa della locuzione “Sistema Montante” si perdono i percorsi che conducono ai più qualificati appoggi dei settori politici, istituzionali ed economici che hanno reso Montante una figura strategica con un ruolo di fatto e informale non classificabile nelle ordinarie e più trasparenti categorie della politica, dell’economia e delle istituzioni. E’ un ruolo che egli avrebbe potuto assicurarsi solo se in sede locale fosse stato in grado di far leva su un suo personale potere di influenza, di condizionamento o di ricatto nelle dinamiche del territorio, e che, proiettato in sede nazionale (e non solo), non poteva che trovare origine nella corrispondenza strategica tra il suo operato e altri interessi e obiettivi. Egli poteva mostrare la solida legittimazione a livello locale vantando il consenso delle autorità e delle rappresentanze sul territorio. E a livello locale poteva guadagnare il consenso delle autorità e delle rappresentanze sul territorio vantando l’appoggio dei vertici politici e istituzionali a livello nazionale. Egli, peraltro, nel suo interrogatorio, cercando di ridimensionare le sue indubbie abilità politico-relazionali, ha sostenuto di essere stato indotto ad assumere il ruolo che gli veniva riconosciuto dalle autorità”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Il presidente della Regione, Renato Schifani, rilancia: “L’approvazione della Finanziaria, e anche della Riforma delle Province, entro il prossimo 31 dicembre”. L’intervento.

Il presidente della Regione non demorde. Renato Schifani persegue con tenacia l’obiettivo annunciato e promesso di approvare la Finanziaria entro il termine ultimo del prossimo 31 dicembre, scongiurando, come avviene da oltre un decennio, il ricorso all’esercizio provvisorio di bilancio dal primo gennaio in poi. E, allo stesso modo, Schifani ribadisce l’impegno ad approvare, ancora entro il 31 dicembre, la riforma delle Province con il ripristino dell’elezione diretta del presidente e dei consiglieri, e per la quale sono stati appena stanziati, e approvati in Commissione Bilancio, ulteriori 5 milioni di euro per la copertura finanziaria. Inoltre, per risparmiare sulle spese elettorali, si punta ad accorpare le prime elezioni per le nuove Province alle elezioni Europee, quindi nella primavera del 2024. E a fronte di tutto ciò, Schifani rassicura: “La conferenza dei capigruppo ha messo nero su bianco un calendario che permetterà di arrivare all’approvazione della manovra contabile entro il 31 dicembre, evitando il ricorso all’esercizio provvisorio e dando certezza ai conti, indicazioni di spesa e soprattutto stabilità evitando interruzioni nella spesa pubblica. Ed è una stabilità auspicata dal mondo produttivo siciliano e necessaria al sistema economico dell’isola”. E poi, in prospettiva politica, il presidente della Regione aggiunge: “L’obiettivo politico del governo è quello di ridare alla Sicilia e ai siciliani una finanziaria in tempi normali ed evitare l’esercizio provvisorio. Confido sul senso di responsabilità dell’opposizione. Stiamo rispettando i tempi e contiamo di proseguire così. Devo dare atto all’opposizione di non aver assunto, fino ad oggi, atteggiamenti ‘barricaderi’, per cui la nostra attenzione nei confronti delle loro proposte sarà massima”. E poi, sulla riforma delle Province conclude: “Per quel che riguarda le Province, dopo un breve passaggio in prima Commissione confido su un iter abbastanza sereno. Tornare al precedente modello di Province ritengo sia un gesto di civiltà perché la legge Delrio è fallita”. E nel frattempo l’Assemblea Regionale ha appena approvato il Nadefr, ovvero la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza regionale 2024-2026. E l’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone, apprezza e commenta: “Il via libera dell’Aula alla Nadefr fotografa l’attuale momento positivo che la Regione attraversa dal punto di vista economico-finanziario. Sebbene le previsioni sul Pil registrino un rallentamento allo 0,7 per cento, il trend generale rimane rassicurante e in linea con i dati italiani e dell’Eurozona. Per la Regione i conti sono finalmente in ordine, possiamo dirlo senza temere smentite: cala il disavanzo e aumentano le entrate, con un miglioramento delle disponibilità di cassa e l’incremento significativo dei pagamenti effettuati. Ulteriori segnali positivi giungono dai settori del turismo e della cultura, nonché dalla crescita dell’occupazione e dal definitivo via libera alla riforma dell’Accordo Stato-Regione curato dal presidente Renato Schifani”.

Giuliana Miccichè

Lotta a bullismo e cyberbullismo: progetto della Regione Siciliana e dell’Ufficio scolastico regionale in oltre 800 scuole dell’isola. Dettagli e interventi.

“Un approccio integrato tra scuole e territorio per prevenire tempestivamente e in maniera efficace i fenomeni di bullismo e cyberbullismo”: ecco l’obiettivo di un progetto sperimentale finanziato con 1,8 milioni di euro dall’assessorato regionale all’Istruzione e predisposto dall’Ufficio scolastico regionale per la Sicilia. Il presidente della Regione, Renato Schifani, che ha presentato l’iniziativa insieme agli assessori all’Istruzione, Mimmo Turano, alle Politiche sociali, Nuccia Albano, e al direttore dello stesso Ufficio scolastico, Giuseppe Pierro, commenta: “Solo con il lavoro di squadra è possibile contrastare il bullismo, un fenomeno devastante per i giovani e per l’intera società, una piaga sociale che va studiata e combattuta. Partendo da questa riflessione, abbiamo voluto sostenere pienamente questo progetto che mette insieme, in un percorso comune, non solo studenti e insegnanti ma anche le famiglie. L’iniziativa si aggiunge alle altre che stiamo portando avanti, come la consulta regionale e gli sportelli scolastici, e che hanno un punto di partenza comune: quello di ascoltare, innanzitutto, i nostri ragazzi” – conclude. Più nel dettaglio, il progetto è frutto della recente legge regionale numero 27 del 2021 dedicata agli “Interventi per la prevenzione e il contrasto ai fenomeni del bullismo e del cyberbullismo sul territorio della Regione”. Il coordinamento è affidato a una Cabina di regia che ha elaborato le linee guida. Le attività si svolgeranno per tutto il 2024 e saranno sviluppate da nove Centri territoriali di supporto (i Cts), ovvero una scuola per ogni provincia, con una consolidata esperienza in materia di inclusione e nuove tecnologie. Ogni Centro organizzerà un determinato numero di snodi provinciali, ciascuno composto da circa 16 istituti, per diffondere in modo capillare le azioni del progetto a cui parteciperanno complessivamente 802 istituzioni scolastiche statali del primo e secondo ciclo di istruzione. E l’assessore Turano afferma: “Non esistono leggi o provvedimenti per sradicare il male dal cuore dell’uomo, che esiste e continuerà ad esistere in tutte le sue declinazioni, compresa quella della sopraffazione nei confronti dei più fragili. Con questo progetto però vogliamo dire con forza che crediamo nella prevenzione, nella capacità di unire le forze migliori per individuare situazioni di potenziale pericolo, circoscriverle e provare a cambiare menti e cuori”. E Giuseppe Pierro aggiunge: “Cittadini più informati sono cittadini più consapevoli anche su questi fenomeni così delicati. L’attenzione data alle famiglie con il progetto pilota nasce dalla consapevolezza che l’alfabetizzazione digitale è indispensabile in ogni contesto sia informale sia formale. Pertanto, ci si rivolge ai genitori affinché possano accompagnare i figli all’acquisizione di uno spirito critico nell’utilizzo delle nuove tecnologie”. E l’assessore Albano conclude: “Abbiamo appena costituito la Consulta regionale sul bullismo e sul cyberbullismo, composta anche da rappresentanti delle Aziende sanitarie, del terzo settore, delle associazioni familiari, del mondo accademico, dei genitori, della polizia postale, e del Coni, il cui insediamento è previsto tra qualche giorno. Ha lo scopo di raccogliere informazioni sul bullismo e sulle iniziative di prevenzione e contrasto ad ogni tipo di violenza, con un approccio multi-disciplinare al fine di ottimizzare le azioni sul territorio”.

Giuliana Miccichè

Sofia Mandracchia, studentessa del Liceo Raffaello Politi di Agrigento, è stata eletta Presidente della Consulta Provinciale Studentesca di Agrigento. I vicepresidenti sono Gianpaolo Bartolomeo e Gerlando Verde. Il segretario Tommaso Greco. Mandracchia ha subito proceduto all’istituzione della Commissione “Strutture e Infrastrutture”. E spiega: “L’ampia adesione degli studenti alla ‘Commissione Strutture e Infrastrutture’ è espressione di un messaggio da parte dei più giovani molto chiaro. Speriamo possa essere soltanto l’inizio di un processo di cambiamento della nostra provincia in vista di ‘Agrigento Capitale della Cultura 2025’. Inoltre abbiamo organizzato un’assemblea aperta intitolata ‘Un’ora di Rumore per Giulia e per tutte’ che si terrà in piazza Ravanusella ad Agrigento domani sabato 25 novembre. La violenza di genere non è un problema isolato, ma una piaga che ci riguarda tutti, non possiamo più restare in silenzio! Non possiamo più girare lo sguardo dall’altra parte”.

Proseguono i controlli nei cantieri edili in provincia di Agrigento ad opera dei Carabinieri del Nucleo Tutela Lavoro. A Cammarata sono stati ispezionati due cantieri di ristrutturazione di alcune palazzine. Sono state riscontrate violazioni in tema di sicurezza sul luogo di lavoro: quattro denunciati, tra titolari e tecnici, un’attività sospesa e sanzioni e ammende per un totale di quasi 50 mila euro. In particolare, un uomo di 64 anni è stato denunciato per utilizzo di un ponteggio sprovvisto di protezioni. Una 54enne per il piano di montaggio e smontaggio dei ponteggi difforme da quello previsto. Un 44enne, in qualità di coordinatore della sicurezza, è stato denunciato per non avere bloccato i lavori in presenza di irregolarità. Ed un altro 37enne per difformità amministrative varie.

A Canicattì il 6 dicembre del 2022 Rosario Lauricella, 37 anni, è stato colpito alle spalle da una fucilata. Adesso il pubblico ministero di Agrigento, Cecilia Baravelli, ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a Massimo Danilo Amato, 24 anni, di Canicattì. Lui la sera dell’agguato accompagnò la vittima in ospedale. E secondo la Procura sarebbe stato anche colui che gli ha sparato. Gli si contesta il reato di tentato omicidio. Rosario Lauricella subì gravi conseguenze: l’asportazione di un rene, la perforazione del colon e fratture sparse. Dopo un primo ricovero a Canicattì fu trasferito con l’ elisoccorso all’ospedale Civico di Palermo. Dalle indagini dei Carabinieri della Compagnia di Canicattì, coordinate dal maggiore Luigi Pacifico, sono emersi gravi indizi di colpevolezza a carico di Amato. Ignoto è ancora il movente (o la causa, se fosse stato accidentale) dello sparo.

Ad Agrigento, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, domani venerdì 24 novembre, al Palazzo di giustizia in via Mazzini, nell’aula Livatino, dalle ore 10 in poi sarà in scena una rappresentazione teatrale promossa dal Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Agrigento in collaborazione con l’Associazione nazionale magistrati, con il Comitato pari opportunità e con la sezione agrigentina dell’Associazione italiana giovani avvocati. La rappresentazione, intitolata “La mia vita è ora”, è scritta e diretta dall’avvocato Sonia Sinaguglia. Sarà interpretata da avvocati e magistrati: Santino Russo, Lilla Azzarello, Cristina Broccio, Stefania Lucia La Rocca, Marilena Marino, Zaira Picone, Micaela Raimondo e Floriana Salamone. Sarà anche allestita una mostra di quadri in collaborazione con l’associazione culturale “Il Giardino degli artisti” di Favara e con la scuola di disegno e pittura “Arte in corso”.

Il Prefetto di Agrigento Filippo Romano è intervenuto sulla triste vicenda relativa alla morte di Alberto Re, suicidatosi con un colpo di pistola in testa ieri mattina.

Il Prefetto dice: “Alberto Re è una vittima di campagna denigratoria che lo ha spinto ad un tristissimo gesto estremo. Una campagna denigratoria nella quale la legittima critica politica e giornalistica ha travalicato i limiti dell’umanità. E tutti noi, che abbiamo diverse responsabilità amministrative, dobbiamo scongiurare il ripetersi di simili nequizie”.

“Alberto Re era un uomo prima che un padre, un marito e un nonno, un fratello e uno zio, un suocero, amante della vita, delle belle parole. Non amava infingimenti, ha fatto del garbo il suo stile di vita.
Noi ci teniamo, perché siamo la sua famiglia, a raccontarlo per quell’uomo che mai si è sottratto alla onestà intellettuale e che sempre ha sorriso alle storture che possono capitare. Fino a qualche giorno fa. Poi l’onta che sale e che scalfisce, che non arretra e che violenta verbalmente una persona, ha consumato il vero danno.
L’insano gesto è avvenuto in solitudine, nessuno della famiglia era presente, così come erroneamente riportato.
Lui, che era un moderatore, che amava la pace, donandola, ha combattuto con  gentilezza quell’ingrato giudizio sommario, senza alcun fondamento, che lo ha reso fragile.
Alberto amava scherzare, conosceva la delicatezza della sua amata Agrigento, voleva contribuire ad elevarne il dibattito culturale, non gli è stato concesso, sui social viaggiano sentenze di condanna senza nemmeno il capo di imputazione.
Si apra una riflessione su quello che è accaduto, lo si deve ad Alberto, perché mai più ci si possa trovare di fronte alla tempesta senza vestiti. Perché mai più ci si scaraventi contro un uomo con tale veemenza.
Facciamo nostre le parole del Prefetto Romano, che ringraziamo per la sua grande lezione: “È cruciale evitare il ripetersi di simili vicende, la critica politica e giornalistica legittima ha superato i confini dell’umanità. Tutti coloro che ricoprono ruoli amministrativi devono impegnarsi a prevenire simili disonori”.
Ringraziamo tutta la città di Agrigento per l’affetto enorme che sta dimostrando nei confronti della nostra famiglia, quanti si stanno unendo al dolore perché conoscevano l’uomo e il suo spessore”.
La famiglia Re.