Novembre 2023 - Pagina 19 di 34 - Sicilia 24h
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Lo stato di avanzamento dei progetti e la spesa dei fondi del Pnrr in Sicilia: la Cisl interroga il governo Schifani. L’intervento del segretario generale Cappuccio.

Dopo due anni dall’avvio del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, in Sicilia, qual è lo stato di avanzamento dei progetti e dell’utilizzo delle risorse? Ecco l’interrogativo che il segretario generale della Cisl Sicilia, Sebastiano Cappuccio, rivolge al governo regionale, a cui il sindacato ha indirizzato un documento ruotante intorno al Piano di riscatto post pandemia, ritenuto unanimemente cruciale per il futuro della Sicilia.

E Cappuccio spiega: “Ricordiamo al presidente Renato Schifani che la Regione Siciliana ha sottoscritto un protocollo d’intesa con Cgil, Cisl, Uil e Anci (Associazione dei Comuni) per la ‘governance’ condivisa delle risorse del Pnrr e dei fondi complementari. Lo scopo di questo accordo era preciso, ovvero avviare azioni condivise di monitoraggio attraverso uno specifico tavolo tematico, e far partire la sigla di protocolli di legalità nei territori. A oggi questo organismo non si è riunito, nonostante la sua valenza strategica e operativa, visto che certamente dal confronto derivano riflessioni e proposte per superare eventuali ostacoli”.

Il segretario generale della Cisl Sicilia sollecita il presidente della Regione a convocare in tempi brevissimi il tavolo sul Pnrr con parti sociali e Comuni. E aggiunge: “Si rilevano difficoltà nell’avvio delle missioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza in Sicilia. Pertanto è indispensabile che i sindacati confederali diano il loro contributo nella soluzione di eventuali criticità, ancor di più in relazione al ruolo che svolgono in ogni territorio. Incombe la necessità di operare in tempi brevissimi, per scongiurare il pericolo del de-finanziamento. Purtroppo la storia recente ci ricorda che tanti fondi europei sono tornati indietro per il mancato utilizzo delle risorse. Sono state tante occasioni perdute, che non possiamo correre il rischio che si ripetano, perché si pregiudicherebbe il futuro della Sicilia. Il Pnrr è un volano di sviluppo che non va sprecato. Si riparta dal confronto per non ripetere gli errori del passato” – conclude.

Secondo i dati che emergono dal sito Open Pnrr, in Sicilia sinora sono piovuti 19,1 miliardi da progetti del Pnrr che interessano 15.587 interventi. L’ultimo finanziato, in ordine di tempo, è l’appalto da circa 24 milioni di euro per i lavori della stazione marittima nel porto di Termini Imerese. Del totale dei progetti la maggior parte ricade in tre province: Palermo, Catania e Messina (rispettivamente con 3.374 nel capoluogo, 3.115 all’ombra dell’Etna e 2.923 sullo Stretto), seguiti poi da Agrigento con 1406 progetti finanziati, Trapani con 1268, Siracusa con 1141 e poi le altre tre province sotto i mille progetti: 991 a Ragusa, 835 a Caltanissetta e 728 ad Enna. Per la maggior parte si tratta di investimenti in infrastrutture, che da soli agganciano 11 miliardi di euro. Poi vi sono gli investimenti in scuola, università, ricerca e transizione energetica, con 1,8 miliardi per asse. Poi inclusione sociale con 1,3 miliardi. Ed ancora: salute, impresa e lavoro con 1,1 miliardi ciascuno, e infine digitalizzazione con 806 milioni e cultura con 288 milioni di euro.

Giuliana Miccichè

Inerzie e ritardi nelle definizione di inchieste su violenze e abusi sessuali, con minori vittime in alcuni vicende, che avrebbero provocato in più di un caso la prescrizione dei reati.

E’ per questa ragione che la pm di Palermo Alessia Sinatra, al centro del caso Creazzo, è stata condannata dalla Sezione disciplinare del Csm alla sospensione dal servizio per sei mesi e il trasferimento al tribunale di Caltanissetta con funzioni di giudice civile.

Tra i casi che hanno portato alla condanna di Sinatra c’è la vicenda di tre fratellini che avevano subito abusi sessuali nell’ambiente familiare e che sin dai primi interrogatori avevano indicato i presunti responsabili. Sinatra avrebbe però iscritto la notizia di reato 7 anni dopo nel registro ignoti e “dopo più di 16 anni di totale inerzia investigativa e oltre ogni ragionevole termine di durata delle indagini preliminari”, come si legge nell’atto dell’accusa, aveva chiesto l’archiviazione, perchè intanto era intervenuta la prescrizione del reato. Un’altra vicenda riguarda una ragazzina che a 14 anni aveva subito abusi sessuali da parte di suo zio. A denunciare le violenze era stato inizialmente il fidanzato della minorenne.
Quando la pm, alla fine di indagini che anche in questo caso avevano superato la “ragionevole” durata, ha chiesto il rinvio a giudizio dello zio, era già intervenuta la prescrizione. Ancora più drammatico il caso di ragazzino affidato sin dall’età di 13 anni dai genitori alle cure di un sacerdote: alla sua morte sono stati proprio loro a denunciare gli abusi e i maltrattamenti subiti dal figlio da parte del religioso che avrebbe approfittato dello stato di vulnerabilità dell’intero nucleo familiare. Dopo 8 anni dall’iscrizione della notizia di reato, anche in questo caso all’esito di indagini che si sono protratte “oltre ogni ragionevole termine di durata”, Sinatra ha chiesto l’archiviazione per difetto di querela.

(ANSA)

 

All’alba i finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito – fra Reggio, Agrigento, Cosenza, Messina, Milano e Roma – un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali nei confronti di 27 soggetti. Ordinanza emessa dal gip del tribunale Regino su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, diretta da Giovanni Bombardieri.

Venticinque persone sono finite in carcere. Sono indagate a vario titolo per i reati di associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, spaccio e traffico di sostanze stupefacenti, usura.

Innovativo formato di fitness da strada che coniuga attività fisica e cultura e che sta conquistando tante città italiane.
La prima edizione nella città dei Templi, in programma il 17 dicembre a partire dalle ore 9:30 da Porta di Ponte.
Un evento di fitness all’aperto, che coniuga i benefici dell’attività sportiva a quelli della valorizzazione e conoscenza del patrimonio di Agrigento città capitale della cultura 2025.
Un appuntamento che vede impegnati istruttori di Fitness della città ed una guida che illustrerà la storia delle strade e dei monumenti del centro di Agrigento.
La città diventa palestra, marciapiedi, panchine e scalinate diventano attrezzi per mantenersi in forma.
Una giornata all’aria aperta, attività fisica, storia e scoperta della città. Il percorso di fitness prevede che ogni partecipante disponga di cuffie wireless date in dotazione per ascoltare della musica che accompagna l’attività fisica e le indicazioni dei trainer.
Gli istruttori Marzia Filippazzo, Sabina Flora, Denise Grillo, Daniela La Scala, Fausto Pugliese e l’organizzatrice Angela Franciullo accoglieranno i partecipanti a Porta di Ponte dalle ore 9:00 per la distribuzione delle cuffie wireless.
Il Costo dell’evento è di € 20 maglia dell’evento e gadget in omaggio. Le adesioni dovranno pervenire entro il 4 dicembre 2023
Per info e iscrizioni: 327.5741653 Angela – 334.8305514 Fausto

“Come volevasi dimostrare, si sta chiudendo il cerchio: si affama la bestia e poi si chiama il privato.

A seguito delle dimissioni di un altro medico, che determinano la chiusura del reparto di ortopedia del San Giovanni di Dio, l’Asp di Agrigento facendo ricorso ad un’ interpretazione dell’ Assessorato regionale alla salute, trova una soluzione tampone che desta non poche perplessità. Infatti, l’ Assessorato precisa che pur evidenziando che la fattispecie non rientra nel perimetro normativo della legge 5/2009, comunque esiste la possibilità di affidare a terzi servizi medici ed infermieristici grazie ad una nuova normativa nazionale nata per fronteggiare lo stato di grave carenza di organico del personale sanitario. Grazie a questa interpretazione l’ Asp di Agrigento si appresta ad affidare al privato il servizio, sia pure per un mese.

Un precedente che apre la strada del ricorso ai privati, che si iscrive nella strategia non tanto sottesa che da tempo fa capolino nelle istituzioni governative.

Le nostre iniziative per mettere in guardia la popolazione rispetto a tale disegno non erano dunque frutto di visioni fantascientifiche ma constatazioni di fatto rispetto al modo di procedere scelto dai responsabili della sanità pubblica.

Una politica distratta, per usare un eufemismo, sta consentendo tutto ciò per interessi di parte e non certo per quelli della comunità. A loro chiediamo quale sarà il prossimo reparto da privatizzare?

Ancora un nuovo tentativo di introduzione di cellullari all’interno delle celle del carcere Petrusa di Agrigento. In meno di una settimana sono stati sequestrati ben 8 cellulari destinati ai detenuti.

Ieri sera sono stati avvistati droni sorvolare sopra i cieli della casa circondariale di Agrigento trasportanti carichi di oggetti non consentiti. Grazie alla prontezza e alla professionalità del personale di Polizia Penitenziaria sono stati così individuati, recuperati e sequestrati ben 8 cellulari a distanza di pochissimi giorni dall’ultimo rinvenimento di altri due cellulari.

A lanciare l’allarme l’ispettore della sorveglianza che ha nelle immediatezze monitorato il volo dei droni per giungere così ai destinatari del carico illecito.

Sale così a 35 il numero dei cellulari sequestrati dall’inizio dell’anno quali corpi di reato per introduzione fraudolenta all’interno delle carcere.

Ad Agrigento, a San Leone, durante la notte tra il 3 e il 4 settembre del 2022 si è scatenata una maxi rissa tra giovanissimi nella zona del porticciolo turistico. Sul posto hanno lavorato dei cine operatori con il telefonino, che hanno registrato il video dello scontro e lo hanno pubblicato sui social, favorendo le indagini delle forze dell’ordine. Infatti, adesso la Procura per i minorenni di Palermo ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a 7 minorenni tra i 14 ed i 17 anni, e la Procura di Agrigento ha notificato lo stesso avviso a 4 maggiorenni. Gli si contesta il reato di truffa. Gli indagati hanno nominato come difensori gli avvocati Salvatore Virgone, Fabio Sardo, Simona Fulco, Francesco Buscaglia, Calogero Raia e Fabio Inglima Modica. Registreranno il video del processo e lo pubblicheranno sui social.

Il pubblico ministero di Agrigento, Gloria Andreoli, ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a sette indagati di Favara che si sarebbero adoperati affinchè decine di disabili psichici ospiti della loro comunità ottenessero indebitamente il reddito di cittadinanza, e poi si sarebbero appropriati della carta su cui è caricato il credito per pagare una camera di albergo, la manutenzione di due automobili Porsche e vari acquisti. Gli indagati sono Liliana Chiarelli, 34 anni, Gaetano Gramaglia, 33 anni, Paolo Graccione, 46 anni, Diego Vita, 53 anni, Salvatore Di Caro, 63 anni, Giovanni Di Caro, 30 anni, e Alba Luz Pineda Urbina, 40 anni, originaria dell’Honduras. Entro 20 giorni hanno facoltà di opporre atti o mezzi a difesa, dopodiché la Procura depositerà istanza di rinvio a giudizio.

E’ ricercato Giovan Battista Badalamenti, il capomafia di Torretta sfuggito alla cattura lo scorso 8 novembre nel blitz sull’asse Palermo – New York. L’incidente tra Messina Denaro e Raccuglia.

Domenico Raccuglia

Il pomeriggio del 15 novembre del 2009 fu arrestato dalla Polizia, dopo 13 anni di latitanza, il numero 2 di Cosa Nostra dell’epoca dopo Matteo Messina Denaro, ovvero Domenico “Mimmo” Raccuglia, 59 anni, boss di Altofonte, inteso “il veterinario” per la sua passione per gli animali, scovato a Calatafimi in provincia di Trapani. E Messina Denaro si arrabbiò, e non poco: perché lui già all’epoca scelse il suo territorio per mantenersi latitante, e non sarebbe stato affatto a conoscenza che Raccuglia si fosse nascosto “a casa sua” (tra virgolette), sollevando l’attenzione e la presenza delle forze dell’ordine, a suo pericolo e danno.

Ciò emerge da alcune intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta appena sfociata, lo scorso 8 novembre, in una raffica di arresti tra Palermo e i Gambino di New York, già protagonisti della leggendaria inchiesta risalente agli anni ’80, “Pizza Connection”. Giovan Battista Badalamenti, 69 anni, uno dei capi indiscussi e storici della famiglia mafiosa di Torretta, residente da tempo negli Stati Uniti, e suo nipote, Salvatore Prestigiacomo, 54 anni, anche lui affiliato impegnato a curare i rapporti con i “cugini” americani, sono intercettati lo scorso 20 luglio. Prestigiacomo, tra l’altro, ha raccontato a Badalamenti, che tuttavia ne è già al corrente, la reazione rabbiosa di Messina Denaro quando lo informarono che Mimmo Raccuglia si era rifugiato in incognito a Calatafimi-Segesta.

I due conversano così: “Quando è andato a finire a… a Trapani, i trapanesi non sapevano niente. Messina Denaro si siddiò. Disse: ‘Ma questo dduocu che ci faceva senza che io ne so niente?’. Dice: ‘Come tu non sai niente? Ma non l’hai avuto detto?’. Dice: ‘Io non so niente – dice – di questa cosa’. E ci eravamo visti qualche quattro, cinque giorni prima”. Inoltre, ancora il 20 luglio, Badalamenti racconta a suo nipote di avere incontrato personalmente Matteo Messina Denaro poco prima del suo arresto. Nel frattempo, ancora nell’ambito della stessa inchiesta lungo l’asse Palermo – New York, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, Filippo Serio, ha convalidato gli arresti dei 5 esponenti delle famiglie mafiose di Torretta, Borgetto e Partinico arrestati e indagati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento e incendio. Il giudice ha disposto la custodia cautelare in carcere per Francesco Rappa, 81 anni, a capo della famiglia di Borgetto, che ha già scontato tre condanne per mafia, e che si è avvalso della facoltà di non rispondere sottolineando soltanto: “Da quando sono uscito non mi sono interessato più di nulla”.

In carcere anche lo stesso Salvatore Prestigiacomo. Ai domiciliari Maria Caruso, 39 anni, di Palermo, Giacomo Palazzolo, 76 anni, di Balestrate, e Salvatore Prestigiacomo, omonimo dell’altro, di 54 anni. Arresti ospedalieri per Isacco Urso, 40 anni, di Verbania, già ricoverato all’ospedale Villa Sofia. Giovan Battista Badalamenti è invece sfuggito al blitz coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, condotto dall’Fbi e dal Servizio centrale operativo di Roma. Badalamenti è ricercato.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Avete mai sentito parlare della truffa del bonifico sbagliato? E’ capitato a diversi consumatori che hanno denunciato al nostro sportello Banche di aver prima ricevuto un accredito sul proprio conto corrente per poi scoprire di essere rimasti vittime di una truffa.

Come funziona la truffa del bonifico sbagliato

Il modus operandi dei truffatori è semplice: compare a sorpresa un accredito sul nostro conto corrente, ma non facciamo in tempo a rallegrarci che veniamo contattati dal truffatore che ci chiede di restituire le somme e ci indica l’iban per il riaccredito. Piccolo particolare (e qui si cela l’inganno) l’iban di destinazione è diverso da quello di provenienza. Già perché quel denaro ha provenienza illecita e farlo circolare sul conto di un soggetto del tutto ignaro ha l’unico scopo di indirizzare i sospetti proprio su di lui rendendo difficoltoso risalire al flusso di denaro. Spesso accade che quelle somme siano state sottratte proprio ad un consumatore, magari nella finta compravendita di un prodotto, nella prenotazione di una inesistente casa-vacanze o cose simili. Il truffatore ha rubato la vostra identità e per questo fa accreditare le somme sul vostro conto

Ma a questo punto deve entrare in possesso del denaro e per questo vi contatta inscenando la pantomima del bonifico sbagliato, chiedendovi di girare il denaro su un altro conto. Così, quando la vittima farà una denuncia e riuscirà a risalire al vostro conto voi avrete già girato le somme e dovrete dimostrare di non essere complici della truffa (o del riciclaggio del denaro).

Ecco perché se ci viene indicato un beneficiario diverso da quello di provenienza è bene avvertire la nostra banca e denunciare l’accaduto alle forze di polizia.

Posso trattenere la somma?

A questo punto vi starete domandando se sia possibile trattenere sul nostro conto somme che non ci spettano: giuridicamente (si parla di indebito oggettivo) la persona che si è sbagliata ha il diritto di “ripeterle” cioè di chiedercele indietro. E se ci rifiutiamo di rimborsare potremmo rischiare di commettere il reato di appropriazione indebita. Ma come detto, occhio al conto che ci viene indicato: abbiamo l’obbligo di restituire al mittente e non quello di girare le somme a terzi. In questi casi è meglio coinvolgere il nostro Istituto di credito.

In conclusione, resta l’ipotesi in cui, ricevuto un bonifico “sbagliato”, nessuno le richieda: come comportarsi? Il denaro diventa di mia proprietàPosso spenderlo? Meglio di no: la richiesta di ripetizione dell’indebito si prescrive in 10 anni, quindi per tutto questo tempo, meglio lasciare i soldi così come sono arrivati.

Manlio Cardella