Ottobre 2023 - Pagina 10 di 38 - Sicilia 24h
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Sono 147 i migranti arrivati a Lampedusa fra ieri sera e la notte, dopo che le motovedette di capitaneria e guardia di finanza hanno soccorso 4 imbarcazioni.
Sui natanti, salpati da Zuara e Tripoli in Libia, c’erano da 8 libici ad un massimo di 50 (2 minori) bengalesi, egiziani, siriani ed eritrei.

Gli sbarchi sulla maggiore delle isole Pelagie sembrano essere ripresi a pieno ritmo dopo l’arrivo, nella mattinata di ieri, di 59 e 14 tunisini (4 donne e 3 minori).
I diversi gruppi sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola che, all’alba di ieri, era completamente vuoto, mentre adesso ospita 220 migranti.

(ANSA)

Sanità malata gravemente ad Agrigento. Dopo il primario di Ortopedia, ora vanno via pure tre medici.  Ne restano solo due, nessuno per la sala operatoria . Per gli interventi chirurgici si dovrà ricorrere al primario dell’ ospedale di Sciacca e solo tre volte a settimana. La fuga di medici  fa il paio con le dimissioni del primario del pronto soccorso, la rinuncia di un altro, e l’addio di cinque medici gettonisti chiamati in servizio solo per l’estate. I medici di cardiologia avevano pure dato man forte,  con il dottor Caramanno in testa, dimostrando che basta una buona organizzazione e personale sufficiente per dare risposte. Ora sì è piombati di nuovo nel caos, come era prevedibile.
Sette in poco tempo i medici dimissionari. I reparti sono sguarniti e fare consulenze e ricoveri è complicatissimo. I ritardi si accumulano e i pazienti rimangono senza risposte per ore. Un esempio? In Medicina non c’è medico di notte; in Neurologia il medico è fino alle 14; la Stroke Unit, fondamentale per salvare chi è colpito da ictus, è attiva solo fino alle ore 14: chi si sente male dopo quell’ora deve sperare di arrivare a Caltanissetta. In Urologia i medici sono fino alle 16 e la domenica non c’è nessuno; in ortopedia, con 4 medici in meno. Inoltre la direzione ha stabilito che i traumi dei bambini dovranno essere valutati in pronto soccorso e non in ortopedia, facendo impazzire i genitori  per le lunghe attese. Questo è l’ ospedale di Agrigento, una realtà allo sbando, una gestione irresponsabile. Le soluzioni che riescono a trovare sono il ricorso ai medici stranieri, soluzioni tanto sbandierate dalla Giunta regionale che pongono non pochi problemi di natura contrattuale, anche sotto il profilo delle competenze.  Mancano medici e il numero chiuso in medicina è un controsenso intollerabile. Ma il vero problema ad Agrigento è rappresentato dalle carenze di programmazione degli ultimi anni con una linea di mangement politicizzata e arrogante.  Il  personale medico e paramedico costretto assai spesso a condizioni impossibili. Reparti che rivendicavano perfino l’essenziale per poter lavorare e per assicurare standard minimi di assistenza ai malati. Queste dimissioni in massa sono un manifesto di protesta:  dicono BASTA perché c’è un limite a tutto .

Oggi si apriranno i lavori della 40esima  Assemblea Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), che si concluderà mercoledì 26 Ottobre.
Alla convection partecipa anche il consigliere comunale di palma di Montechiaro Ugo Farulla il quale non nasconde la sua gioa pre essere presente ad un importante evento.
Dice:
“Con passione ed entusiasmo sarò presente a questa 3 giorni per acquisire competenze e strumenti necessari a svolgere il mio ruolo di consigliere comunale con maggiore consapevolezza.
Sarà un piacere confrontarmi e condividere buone pratiche amministrative con altri colleghi che amano il proprio territorio.”

Lo scorso 2 Agosto ,proprio all’indomani dell’annuncio del Governo Nazionale di volere rimodulare il P.N.R. R. in vista della concessione della terza rata , abbiamo denunciato la volontà di  tagliare le risorse destinate alla valorizzazione dei beni confiscati alla mafia, fondi inseriti , per altro nel piano di coesione sociale e per i quali erano, già, stati pubblicati i bandi con le relative graduatorie.

Dopo avere ricevuto pubbliche rassicurazioni dal Ministro Fitto circa il recupero di queste risorse, dobbiamo, rilevare, con amarezza, che a tutt’oggi non solo  le risorse non ci sono più , perché destinate ad altre finalità, ma anche che le amministrazioni pubbliche che avevano provveduto alla stesura dei progetti non sono neanche state avvisate dell’avvenuta rimodulazione.

Riteniamo questa scelta unitamente alla totale mancanza di risposte conseguenti sia grave e pericolosa. Rinunciare alla possibilità d’investire sulla riqualificazione sociale ed economica  dei beni sottratti all’economia sommersa e criminale rappresenta per lo Stato una battuta d’arresto che come movimento  Cooperativo non ci possiamo permettere.

Lo hanno dichiarato Filippo Parrino , presidente Legacoop Sicilia, Francesco Citarda, Resp. Beni confiscati e legalità Legacoop Sicilia e Mimmo Pistone coordinatore Legacoop Sicilia occidentale.

Tagliare queste risorse, infatti, aggiungono Parrino, Citarda e Pistone significa affermare che la lotta alla mafia non è più una priorità di carattere nazionale.

I beni da valorizzare erano 254 tra edifici di varia natura e fondi agricoli. Per la progettazione molte cooperative ed enti del terzo settore, instaurando una virtuosa collaborazione con gli enti locali destinatari dell’avviso, avevano destinato risorse proprie incaricando progettisti a supporto degli uffici tecnici dei vari enti locali  o per rendere i beni  già fruibili proprio nella fase progettuale. La Sicilia ha perso 54 progetti per un totale di 82 milioni  di euro per alimentare cambiamento culturale ed economico.

Questi tagli  rappresentano un colpo di spugna che  pregiudica  la possibilità di valorizzare beni pubblici finalizzati a garantire dei servizi per la comunità  e al contempo annulla  l’opportunità occupazionale che la realizzazione degli interventi previsti dai progetti avrebbe comportato nei territori dove questi beni insistono.

Queste risorse potevano rappresentare il più  grande investimento sui beni confiscati degli ultimi 40 anni , grazie a queste risorse avremmo avuto più asili, centri antiviolenza, strutture per minori con disagio restituendo alla collettività  beni sottratti all’ economia criminale e sommersa.

Nei prossimi giorni chiederemo al Presidente della Regione   ed al ministro Fitto un incontro urgente per capire quali risposte il Governo Nazionale e Regionale sono in grado dimettere in campo.

Blitz antimafia nella notte nel trapanese con 21 arresti. Dia, polizia e nucleo investigativo dei carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Palermo. L’inchiesta denominata “Scialandro” è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano. Diciassette persone finiscono in carcere e quattro ai domiciliari. Sono considerate legate alle famiglie mafiose di Custonaci, Valderice e Trapani.

Si parla di rapporti opachi tra esponenti della vecchia amministrazione comunale di Custonaci e le famiglie mafiose. I boss imponevano al Comune i nomi di chi doveva ricevere i contributi economici post-Covid. Sarebbero anche riusciti a pilotare l’affidamento di appalti pubblici in favore di ditte colluse o a loro riconducibili, una delle quali aveva assunto fittiziamente un ergastolano solo per consentirgli di beneficiare della semilibertà.

Il controllo socio-economico del territorio veniva attuato pure attraverso estorsioni e intimidazioni nei confronti dei titolari di aziende agricole per dissuaderli dall’acquisto di terreni finiti nel mirino dei mafiosi.

Il sindaco e deputato regionale Margherita La Rocca ha presentato una nuova denuncia ai carabinieri a carico di ignoti per un episodio da inquadrare ancora una volta nell’elenco delle intimidazioni.

Una lettera con ingiurie e diffamazione è arrivata alla posta del Comune di Montevago e una era arrivata il 12 ottobre: due casi che si aggiungono a quello dello scorso febbraio, quando il primo cittadino sempre in Municipio ricevette una busta con all’interno due proiettili, un santino della Madonna delle lacrime e una foto di Papa Francesco con una bimba in braccio.

I carabinieri hanno avviato le indagini con il coordinamento della Procura della Repubblica di Sciacca. La notizia, come accaduto altre volte in passato, è filtrata dal comando provinciale dell’Arma.

Agrigento scivola giù di 14 posizioni in un anno nella classifica sull’Ecosistema urbano e Ambiente stilata da Legambiente, che fotografa le performance ambientali di 105 città capoluogo in 5 macro-settori: aria, acqua, rifiuti, mobilità e ambiente. La città dei Templi lo scorso anno si è piazzata al 58esimo posto. Adesso occupa la 72esima posizione. La città più “green” d’Italia è Trento, seguita da Mantova e Pordenone.

Operazione anticrimine della Polizia a Catania, coordinata dalla Procura distrettuale etnea, contro una banda criminale composta da indagati, a vario titolo e con differenti profili di responsabilità, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità di rapine, estorsioni e furti, di detenzione di droga a fine di spaccio, detenzione e porto di armi e lesioni personali aggravate. Tra l’ottobre e il dicembre del 2022 furono assaltati esercizi commerciali i cui gestori, brutalmente aggrediti e sotto la minaccia di armi, sono stati letteralmente terrorizzati…

Complessivamente i nuovi ingressi sono 163 su un totale di 1752 osterie presenti nel territorio nazionale. Due dei nuovi ingressi riguardano due osterie presenti ad Agrigento e Licata. A vincere il premio ed essere nel prestigioso elenco sono: Ginger People&Food nella centralissima via Empedocle; poi l’Osteria del Mare che si trova nella vicina Licata, sempre in provincia di Agrigento.

Quest’anno, per la prima volta, fanno la loro comparsa luoghi che non sono osterie in senso stretto ma che rispecchiano i canoni e le atmosfere dell’osteria pur avendo una formula diversa.

Nel territorio siciliano le osterie a ricevere le chiocciole sono ben venti tra cui, come detto, le sue osterie agrigentine.

 

 

Riciclaggio di denaro illecito, trasferimento fraudolento di valori, reati tributari e fiscali. La guardia di finanza sta eseguendo l’operazione ‘Replay’, in campo 130 agenti: tre arresti, sequestri da 86 milioni di euro. Le fiamme gialle sono in azione in Sicilia, Campania, Lazio, Lombardia e Veneto, in collaborazione con i finanzieri del Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata (SCICO) e il supporto dei Comandi Provinciali di Milano, Monza, Napoli, Roma, Varese e Verona, eseguendo un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e patrimoniali, emessa dal Tribunale etneo, su richiesta della Procura della Repubblica di Catania – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 31 indagati, due dei quali già ritenuti contigui al clan “Scalisi” di Adrano (CT), braccio operativo del clan Laudani.

Alcune settimane fa, la guardia di finanza ha sequestrato beni del valore di 98 milioni di euro, ritenuti riconducibili agli imprenditori Antonio e Francesco Sivirino. Di rilievo i verbali dei pentiti che hanno svelato i segreti del sistema di gestione dei soldi fornendo, agli investigatori, tutti i nominativi dei presunti fiancheggiatori.