Maggio 2023 - Pagina 23 di 42 - Sicilia 24h
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Paziente con addome acuto da perforazione intestinale associato a peritonite e shock settico salvo all’ospedale “Giovanni Paolo II” di Sciacca grazie ad un tempestivo intervento chirurgico e all’uso della nuova strumentazione “CytoSorb” per il trattamento della sepsi. La recente dotazione del macchinario e del kit per emoperfusione presso l’Unità di terapia intensiva del nosocomio saccense, voluta dalla Direzione strategica dell’ASP di Agrigento, ha permesso di eseguire nel post chirurgico la purificazione del sangue dell’uomo anticipando il ripristino del severo quadro clinico e riportando in tempi brevi i valori emodinamici e di laboratorio alla quasi normalità. La nuova metodica, utilizzata per la prima volta in terapia intensiva a Sciacca, è stata preceduta dal provvidenziale intervento chirurgico eseguito dall’equipe dell’UOC di chirurgia generale, diretta dal professor Carmelo Sciumé, condotto dal dottor Giuseppe Scarpa e dall’equipe di anestesia guidata dalla dottoressa Marciante dell’UOC di rianimazione e terapia intensiva diretta dal dottor Francesco Petrusa, responsabile del complesso operatorio del presidio ospedaliero di Sciacca. Per il gravissimo stato clinico e la severa compromissione dell’equilibrio emodinamico e della funzionalità renale, tali da pregiudicare le funzioni vitali, il paziente dopo l’atto chirurgico è stato ricoverato, in coma farmacologico ed in ventilazione meccanica controllata, presso il reparto di terapia intensiva. Immediatamente sono stati applicati i protocolli terapeutici e farmacologici convenzionali e, quindi, il trattamento di emoperfusione extracorporea “CytoSorb”, eseguito dal coordinatore dell’UOC di terapia intensiva, il dottor Marco Li Gioi, in collaborazione con il dottor Carmelo Urso, responsabile dell’equipe medica dell’Unità. Le cure hanno permesso al paziente di superare le criticità. Adesso si trova ricoverato nel reparto di degenza comune dell’UOC di Chirurgia Generale dove sveglio, orientato, in respiro spontaneo e con un quadro clinico stabile, sta proseguendo il decorso post operatorio.

Sulla povertà la politica ha speso fiumi di parole, specialmente in campagna elettorale. Nei salotti “buoni” delle TV difficilmente assisti ad un programma dedicato, di come “vivono” i poveri nel nostro “ricco” Paese. Pensa in quanti,trovandosi di fronte ad una trasmissione su questo tema, cambierebbero canale. Se poi colleghiamo la povertà delle famiglie che non si possono permettere di comprare l’occorrente per mandare a scuola i propri figli, allora parliamo anche di povertà educativa, ovvero la privazione da parte dei bambini, delle bambine e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. Più cresce la povertà materiale, più aumenta la dispersione scolastica. Altro che denatalità, inclusione sociale, coinvolgimento, appartenenza. Negli anni si sono sprecate le misure di contrasto alla povertà. Vedi legge di stabilità 2016 con una dotazione di 1 miliardo l’anno. La REI nel 2018 il RDC nel 2019 ed ancora, GIL – GAL – PAL . Commi e contro Commi, istituzioni Fondi, Leggi di bilancio e bilancini, proroghe e contro proroghe, Decreti rilancio, dove trovi di tutto. Nonostante l’immenso “sforzo”della politica,due milioni di famiglie italiane continuano ad essere povere assolute. Mentre al Sud la fame si affetta ogni giorno con il coltello, si promuovono i dibattiti, le analisi sulla condizione dei minori in Italia. E’ arrivato il momento di rimboccarsi le maniche,puntando sul concreto,sul da farsi. Senza per questo scomodare  Bill Gates, imprenditore e filantropo statunitense o Elon Musk imprenditore sudafricano. Se ognuno di noi facesse il suo pezzettino, ci troveremmo a vivere in un Paese migliore. Da qui, la decisione di esporre e vendere presso la Galeria de Arte Servando di Cuba il mio “vecchio” dipinto intitolato “ Case e Arance Rosse di Sicilia” che ritrae alberi e arance tarocco rosse. Il ricavato sarà interamente evoluto alle famiglie povere della mia Palermo che stentano a  sostenere le spese scolastiche per i loro  bambini.  Città dove sono cresciuto, dove ho toccato con mano la povertà, incontrato  l’Arte, dove ho sognato, combattuto, Compreremo quaderni, astucci – penne – matite – e tanti colori – ecc. Forse questo piccolo gesto farà si che altri possano fare lo stesso, in attesa di una vera politica a sostegno di chi la fame la vive tutti i giorni con lunghi silenzi e tanta dignità – conclude Mucci.

Povera città, povera provincia, povero tutto. Non si può e non si deve avere la pretesa di agguantare il primato di Capitale della Cultura se ad Agrigento i veri problemi riguardano ben altro.

Il ben altro corrisponde alle strisce pedonali da poco rullate nelle vie cittadine, vuoi per il colore, vuoi per le misure, vuoi per tutto il cavolo che vuoi sono oggetto di una polemica senza fine sui social. Chi la vuole cotta, chi cruda, chi a bagnomaria, chi rosse, chi bianche, chi verdi. E tutti con un solo denominatore comune: distruggere, annientare, offendere. Invece di costruire, provare ad arrivare nel 2025 in modo dignitoso, programmare un futuro più roseo, togliersi “u purmuni mmucca”. Pegio dei lamentatori di Raffadali.

Chi sono? I soliti detrattori che uccidono la “Più Bella Città dei Comuni Mortali”.

Accesso agli atti…

La Prefettura di Agrigento diversi anni orsono adottava un provvedimento di divieto di detenzione armi e munizioni nei confronti del sig. A.A. di Castrofilippo, già titolare di porto d’armi per uso caccia.
Tale provvedimento inibitorio veniva adottato dalla Prefettura di Agrigento sulla scorta del legame parentale esistente con il fratello all’epoca imputato in un procedimento penale per il reato di cui all’art. 416 bis c.p.; a conclusione del procedimento penale, il fratello del sig. A.A. era stato assolto dal reato ascrittogli e per l’effetto la Prefettura di Agrigento aveva revocato l’informativa antimafia disposta a carico della sua impresa.
Cosicchè il sig. A.A. aveva chiesto alla Prefettura di Agrigento la revoca del divieto di detenzione di armi e munizioni che gli inibiva di rinnovare il porto d’armi per uso caccia; tuttavia, la Prefettura di Agrigento rimaneva silente sulla richiesta di revoca del divieto.
Il sig. A.A. si rivolgeva, così, agli avvocati Girolamo Rubino e Daniele Piazza al fine di ottenere il riscontro sperato da parte della Prefettura di Agrigento; gli avvocati Rubino e Piazza hanno proposto, innanzi il TAR Sicilia – Palermo, un ricorso volto ad accertare l’illegittimità del silenzio serbato dalla Prefettura di Agrigento anche alla luce delle nuove circostanze del caso.
In particolare, gli avvocati Rubino e Piazza, con il ricorso introduttivo del giudizio, hanno osservato come non sussistessero più gli elementi fondanti il divieto di detenzioni di armi e munizioni, per effetto dell’assoluzione del fratello del ricorrente dal reato di cui all’art. 416 bis c.p. ed inoltre come la stessa Prefettura avesse già revocato l’interdittiva antimafia adottata sulla base delle medesime circostanze.
 Il TAR Palermo, condividendo le argomentazioni difensive formulate dagli avv.ti Rubino e Piazza, ha accolto il ricorso e per l’effetto ha dichiarato l’illegittimità del silenzio serbato dalla Prefettura di Agrigento sull’istanza di revoca del divieto di detenzione di armi e munizione e ciò anche alla luce delle sopravvenienze di cui l’amministrazione dovrà tenere conto; il TAR ha peraltro condannato l’amministrazione resistente al pagamento delle spese giudiziali.
Per l’effetto della sentenza del TAR Palermo il sig. A.A. potrà riottenere il permesso di porto d’armi e ricominciare a coltivare la passione per la caccia.

L’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Agrigento rivolge al Dott. Filippo Romano le più vive felicitazioni per la nuova nomina a Prefetto della Provincia di Agrigento. Nell’augurare un proficuo lavoro nello svolgimento del prestigioso incarico, il Presidente dell’Ordine, Achille Furioso, a nome di tutto il Consiglio, manifesta la piena disponibilità a continuare il percorso di collaborazione istituzionale per risolvere le complesse questioni che interessano il territorio agrigentino.

Alla Dott.ssa Maria Rita Cocciufa che si appresta a lasciare la carica di Prefetto di Agrigento per un nuovo prestigioso incarico a Reggio Emilia, il Presidente dell’Ordine degli Ingegneri, Achille Furioso, unitamente al Consiglio, porge i più sinceri e sentiti ringraziamenti per l’eccellente lavoro svolto con grande attenzione, sensibilità e disponibilità al confronto e alla collaborazione per il bene e l’interesse dei cittadini. Il Presidente dell’Ordine ricorda, in particolare, l’impegno profuso nell’affrontare alcuni temi cari ai professionisti, tra i quali quello del gap delle infrastrutture che caratterizza la nostra provincia e quello della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Il campionato di basket di serie A2 e i play off promozione. Dopo la prima sconfitta, anche ieri sera a Cremona la Fortituto Moncada Agrigento è stata battuta 83 a 67. Adesso la contesa si trasferisce ad Agrigento. Fortitudo e Cremona si scontreranno venerdì prossimo, 19 maggio, alle ore 20:30. Nella Fortitudo hanno segnato Costi 7 punti, Chiarastella 5, Imbró 9, Grande 12, Marfo 7, Ambrosin 19, Peterson 4.

La Procura di Agrigento, tramite la titolare dell’inchiesta, Paola Vetro, ha chiesto al Tribunale di rinviare a giudizio 11 imputati presunti responsabili di abusi all’Agenzia delle Entrate per accelerare e sbloccare iter edilizi a Lampedusa. La prima udienza preliminare è in calendario il prossimo 10 luglio innanzi al giudice per le udienze preliminari, Giuseppe Miceli. Si tratta di Alberto Cucchiara, 76 anni; Angelo Favata, 49 anni; Pasqualino Gallo, 59 anni; Natalizia Dell’Anna, 60 anni; Crocifissa Gibilaro, 73 anni; Pietro Tuccio, 77 anni; Vincenzo Tuccio, 77 anni; Maria Tuccio, 43 anni; Rosa Lucia Saltalamacchia, 60 anni; Ornella Saltalamacchia, 53 anni; e Maria Saltalamacchia, 56 anni. Nel collegio difensivo sono a lavoro gli avvocati Salvatore Maurizio Buggea, Giovanni Crosta, Salvatore Pennica e Alfonso Neri.

Il presidente della Regione, Renato Schifani, rilancia i temi dell’insularità e dell’autonomia differenziata”. Raffaele Lombardo si schiera al suo fianco. Calderoli atteso in Assemblea.

Il presidente della Regione, Renato Schifani, a cavallo tra l’anniversario dell’Autonomia Siciliana, il vertice di maggioranza e il consuntivo dei primi sei mesi di legislatura, rilancia il tema dell’insularità e dell’autonomia differenziata, ribadendo la necessità di modifiche all’iniziativa di legge del ministro Calderoli, approvata dal governo e adesso all’esame del Parlamento. E afferma: “Oggi, come governo regionale, dobbiamo dare efficienza alla spesa, concentrandola su grandi investimenti, soprattutto nelle infrastrutture e nei collegamenti, affrontando, prima di tutto, il divario determinato dall’insularità. E’ un principio previsto dalla Costituzione come condizione che impone alla Repubblica di promuovere le misure necessarie a rimuoverne gli svantaggi. L’insularità negli anni ha determinato ritardi nello sviluppo sociale ed economico della nostra terra, riducendo di fatto i nostri diritti rispetto ai cittadini del resto della Penisola”. E poi, in riferimento più nel dettaglio al disegno di legge “Calderoli”, aggiunge: “Il regionalismo differenziato, il cui esame è già avviato dal Parlamento nazionale, impone di considerare i livelli essenziali delle prestazioni e i doveri di solidarietà. E su questo abbiamo chiesto e ottenuto precisi impegni. Inoltre deve costituire per l’autonomia siciliana l’occasione per modernizzare le sue istituzioni, rendendole più efficienti e responsabili, per riformare le Province, riorganizzare la pubblica amministrazione, semplificando le procedure e snellendo la burocrazia, accrescendo la qualità dei servizi”. E poi conclude: “L’autonomia differenziata è una scommessa, e io mi aspetto da parte dei nostri ministri un’attenzione forte, in particolare per la nostra Sicilia. Il Parlamento nazionale sul tema dell’insularità ha stanziato soltanto 10 milioni, troppo pochi. Non accetteremo che la prossima finanziaria renda evanescente questo principio costituzionale che la Sicilia ha conquistato con le altre isole. E una quota dovrà essere destinata alla riduzione del costo dei trasporti, a partire dai voli. L’appello che rivolgo è a tutte le componenti politiche, sindacali, sociali e culturali della nostra Regione, per lavorare, aprendo un confronto leale, e affrontare insieme le sfide”. E subito al fianco delle istanze di Schifani si è schierato l’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, che ha invitato i deputati regionali del Movimento per le Autonomie ad intestarsi la battaglia per vigilare sulla riforma. Infatti, i deputati Giuseppe Castiglione, Giuseppe Lombardo e Giuseppe Carta si sono rivolti al presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, affinchè solleciti un incontro con il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, a Sala d’Ercole. E sottolineano: “Il dibattito politico e istituzionale attualmente in corso tra Governo nazionale e Regioni sul tema dell’attuazione della riforma, necessita, a nostro avviso, di un ulteriore momento di confronto da svolgere nella sede del nostro Parlamento regionale, finalizzato a chiarire aspetti ancora oscuri della riforma, con particolare riferimento alla questione della distribuzione delle risorse finanziarie, umane e strumentali, poste a garanzia di un’equa distribuzione di servizi e prestazioni a tutte le Regioni, anche a quelle speciali”.

Giuliana Miccichè

Interventi privati di chirurgia plastica eseguiti nell’ospedale pubblico “Villa Sofia” intascando fino a 3.000 euro ad operazione: condannati Matteo Tutino, già medico personale di Crocetta, e il manager Giacomo Sampieri.

Il Tribunale di Palermo ha condannato a 7 anni di reclusione il chirurgo plastico Matteo Tutino, già medico personale dell’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, ed ex primario del reparto di Chirurgia maxillo-facciale dell’ospedale “Villa Sofia”.

E 4 anni sono stati inflitti all’ex commissario dell’ospedale, Giacomo Sampieri. Tutino e Sampieri sono stati interdetti per 5 anni dai pubblici uffici e risarciranno le parti civili, ovvero l’assessorato regionale alla Sanità, l’ospedale e l’Ordine dei Medici. Sono state riconosciute provvisionali immediatamente esecutive dai 15 ai 25mila euro. Ai due sono stati contestati, in concorso, i reati di truffa, peculato e falso.

E’ stato assolto il dirigente del dipartimento di Anestesia dello stesso ospedale, Damiano Mazzarese. Sono state dichiarate prescritte le imputazioni contestate all’ispettore della Digos, Giuseppe Scaletta, e alla genetista Mirta Baiamonte. Matteo Tutino, secondo quanto accertato nel corso delle indagini dai Carabinieri del Nas, avrebbe eseguito nell’ospedale pubblico interventi di chirurgia estetica spacciandoli per “funzionali”, e quindi riversandoli a carico finanziario del Servizio sanitario nazionale.

L’inchiesta, oltre a quanto emerso dall’esame della documentazione, si è avvalsa anche delle testimonianze di alcuni colleghi che, per essersi opposti alla gestione disinvolta del reparto da parte di Tutino, hanno subito vessazioni e denunce (poi archiviate). Il chirurgo plastico per ogni intervento eseguito indebitamente nell’ospedale pubblico avrebbe intascato tra i 2.000 e i 3.500 euro. Quando il 29 giugno del 2015 Matteo Tutino fu arrestato, il giudice per le indagini preliminari che firmò la misura cautelare tra l’altro scrisse: “E’ un uomo in grado di piegare ai propri fini anche personaggi gerarchicamente a lui sovra-ordinati, come Sampieri”.

Al manager infatti si addebita, ad esempio, l’avere insabbiato un procedimento disciplinare contro Tutino il quale, inoltre, avrebbe mentito nell’istanza per assumere l’incarico di primario, dichiarando di non avere precedenti penali quando invece nel suo casellario giudiziale vi è una sentenza di condanna definitiva per omicidio colposo.

E poi il dottor Tutino avrebbe scelto un Centro di Mirta Baiamonte come partner per l’istituzione della “Banca dei tessuti” all’ospedale “Villa Sofia” nonostante fosse necessaria una gara pubblica. E Giuseppe Scaletta, marito di Mirta Baiamonte, si sarebbe adoperato affinchè l’affare avesse esito positivo e fosse concluso al più presto. Matteo Tutino è stato alla ribalta della cronaca nazionale perchè coinvolto nel noto caso legato a un falso scoop dell’Espresso, che pubblicò il testo di una intercettazione, poi risultata inesistente, fra lo stesso Tutino e Crocetta, al quale avrebbe rivolto la frase: “La Borsellino (Lucia, figlia del giudice Paolo, in quel tempo assessore regionale alla Sanità) va fatta fuori come il padre”. Il gruppo editoriale e i giornalisti autori dell’articolo sono stati condannati rispettivamente in sede civile e penale.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)