Maggio 2023 - Pagina 22 di 42 - Sicilia 24h
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Carmelo Pace, capogruppo della Democrazia Cristiana all’Ars, ed il collega Ignazio Abbate, hanno presentato un disegno di legge per tutelare il personale dei Consorzi di bonifica nel caso in cui le somme degli enti per i quali lavorano vengano pignorati.
E’ quanto accaduto ai dipendenti del Consorzio di Bonifica Agrigento 3, senza stipendio dallo scorso mese di febbraio, perché l’ente ha subito una sentenza di condanna e tutte le somme a disposizione sono state pignorate.
La proposta di norma presentata da Pace e Abbate è finalizzata a vincolare, con la modifica della denominazione del capitolo del bilancio regionale, le somme degli enti destinate agli stipendi del personale, in modo da renderle impignorabili.
All’assessorato regionale dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale, viene inoltre chiesto di “reperire dei fondi extra, quale contributo straordinario, affinché gli stipendi arretrati dal mese di febbraio possano essere pagati agli aventi diritto”.

La Corte d’Appello di Palermo ha depositato le motivazioni della sentenza di secondo grado nell’ambito dell’inchiesta antimafia nell’Agrigentino “Kerkent”. I dettagli.

Il 13 febbraio scorso la Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Vittorio Anania, dopo oltre 8 ore di Camera di consiglio, ha emesso la sentenza di secondo grado nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Kerkent” nell’Agrigentino: 19 condanne e un’assoluzione. L’indagine è stata sostenuta dalla Dia, la Direzione investigativa antimafia agrigentina capitanata da Roberto Cilona, che ha sventato la presunta riorganizzazione della famiglia mafiosa di Agrigento. Le pene più severe sono state inflitte al presunto capoclan, Antonio Massimino, 52 anni, di Agrigento, 20 anni di reclusione. E 10 anni al figlio Gerlando Massimino, 32 anni, di Agrigento. Poi 16 anni e 1 mese a Francesco Vetrano, 35 anni, di Agrigento. Poi 12 anni e 10 mesi a Giuseppe Messina, 33 anni, di Agrigento. Poi 11 anni e 4 mesi ad Alessio Di Nolfo, 34 anni, di Agrigento. Ebbene, adesso la Corte del secondo grado di giudizio ha depositato le motivazioni per le quali sono state confermate, in parte riducendole, le condanne inflitte in primo grado in abbreviato. I giudici si sono soffermati in particolare sulle contestazioni di reato ad Antonio Massimino, e tra l’altro hanno scritto: “Ben due sentenze hanno accertato una perdurante partecipazione di Antonio Massimino al sodalizio mafioso quantomeno dal 1999 sino al 2004. E va osservato che Massimino, scontata la pena e tornato in libertà nel 2015, ha tenuto una condotta altamente sintomatica della propria permanenza all’interno del sodalizio. E’ dunque in questo quadro che vanno valutate le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta, che ha distinto con precisione ciò che aveva appreso per cognizione diretta (tra cui i rapporti tra Massimino, Militello nonché quelli con l’anziano capomafia Lombardozzi) e ciò di cui era a conoscenza per voci correnti nel pubblico o per averlo appreso da notizie giornalistiche (come la dedizione di Massimino ad attività estorsive).

Lombardozzi e Massimino

Quaranta collocava con assoluta precisione Massimino al vertice della consorteria mafiosa agrigentina e ciò per averlo appreso sia dalla sua viva voce: “Mi disse che, una volta scarcerato, si era preso Porto Empedocle, Villaseta ed Agrigento, mi disse decido tutto io”, sia da altri, fra cui Giuseppe Sicilia, pregiudicato mafioso favarese, che gli riferì come l’influenza di Massimino si estendeva anche alla città di Favara”. E poi la Corte d’Appello aggiunge: “E’ lo stesso Massimino ad ammettere i propri contatti con l’anziano capomafia Lombardozzi, e ciò nell’ambito di una conversazione intercettata con il sodale Giuseppe Messina nel dicembre 2015. Nell’occasione, in particolare, Antonio Massimino riferiva di essere stato chiamato da Lombardozzi che poneva il proprio veto sul coinvolgimento di Luca Siracusa nell’attività di spaccio: “Mi ha chiamato Lombardozzi.. quello mi ha chiamato e mi ha detto Antò… o lo fermi… oppure io fermo a lui…”. E nello stesso contesto Massimino riferiva di incontrare Lillo Lombardozzi quasi quotidianamente: “Lillo me lo ha detto a me… siccome io con lui mi ci vedo tutte le mattine… io tutte le mattine andavo al cimitero.. e nel mentre mi vedevo con chi mi dovevo vedere io… io so la tomba dove devo andare a trovarlo…”. E poi da altre intercettazioni emerge il ruolo di vertice di Antonio Massimino, e i giudici scrivono: “Di Nolfo, in particolare, riferiva che Lombardozzi aveva ceduto il proprio posto di capo a Massimino, e ciò in ben due occasioni, vale a dire sia nel corso del dialogo intercettato il 28 ottobre 2015 con la moglie, sia nel dialogo del 26 ottobre 2015 con un proprio conoscente, dialogo nel quale era specificato che tale investitura era stata effettuata da “Don Lillo” Lombardozzi perchè Massimino era un pericolo pubblico”. Lo stesso Massimino, nel corso del dialogo del 16 luglio 2015, intimava al proprio fidato collaboratore Eugenio Gibilaro di recarsi da Antonino Mangione per recuperare da lui un ingente credito derivante da una pregressa cessione di stupefacenti e, nell’occasione, si raccomandava di fare presente al debitore che la richiesta di pagamento era stata formulata dal “Papa Nuovo”, evidente riferimento alla sua recente investitura di capo della locale consorteria mafiosa.”

di Dorotea Rizzo

Simona Rosati, la   protagonista della vicenda a cui si riferiva il Papa nel colloquio con la premier Meloni e che ha fatto discutere tanto, è una insegnante di scuola dell’infanzia sanbenedettese ed è   la terza volta che va a Roma per incontrare il Papa. Simona trae   conforto   da questi incontri   per alcuni problemi di salute e proprio   lo scorso 4 aprile si trovava in piazza San Pietro, sul sagrato, in prima fila, insieme alla zia, una collega e la figlia di quest’ultima tenendo bene stretta a sé   la borsetta dove c’era appunto il suo cagnolino   Mialma  «così risulta registrata – dice l’insegnante – per tutti i miei amici semplicemente Mia. Papa Francesco si è avvicinato come fa con tutte le persone che si trovano in quella posizione, ha benedetto la ragazza che era con noi e la mia amica. Io gli ho porto anche un mazzo di fiori, dove c’era anche la foto di un’altra amica che purtroppo è morta di recente per via di una brutta malattia. Quando lui ha allungato la mano per sfiorare la mia, il cagnolino è spuntato e gli ho detto in spagnolo che si trattava di Mialma appunto e lui e mi ha risposto “rápidamente me dijo que le cambiara el nombre de” Mi Alma “ a ponerle “Mia” el nombre de una “perrita” che significa: rapidamente cambiale il nome da ”la mia anima mettile “Mia” un nome più adatto a un cangnolino».L’insegnante non è assolutamente contrariata per il consiglio tra l’altro dato bonariamente «perché sono molto devota al Papa – sostiene- e ho pensato che si stesse comportando come mio nonno che quando mi doveva dire una cosa lo faceva apertamente». Tutto ciò è riportato stamane in   un articolo de ” Il Messaggero” da cui   si legge anche che Simona è dispiaciuta per le critiche che la vicenda ha generato: «Ho letto cose bruttissime nei confronti del pontefice e questo mi rattrista. Quanto accaduto ha dato la possibilità a persone cattive di offenderlo e questo davvero mi ha fatto rimanere male perché lui scherzava, era sorridente e per nulla contrariato. Inoltre il mio chihuahua è un cane da pet teraphy ed è entrato con me anche ai Musei Vaticani quindi è utile per ritrovare la salute. È chiaro che continuerò a chiamarla Mia anche se all’anagrafe canina e sul suo passaporto c’è scritto Mialma».

Simona , dunque, ha cercato di chiarire quanto accaduto,   e a me è parso anche giusto e doveroso riportare quest’altra notizia con la versione dell’insegnante poi …ognuno è libero di trarre le conclusioni che ritiene più opportune su una vicenda che ha fatto il giro del mondo tra critiche nei confronti del Papa , risentimenti da parte di qualche animalista, approvazione di chi sostiene che sia giusto trattare gli animali come tali e non come bambini , riferendosi  alla  presunta benedizione richiesta dalla donna per il suo cane… Insomma adesso abbiamo sentito anche “l’altra campana”   per decidere meglio da   quale parte stare … ma   per farlo non bisognerebbe prima   capire quale sia la giusta versione  ? Ai posteri l’ardua sentenza…

 

 

 

 

Le giacenze di vino in cantina e le difficoltà di mercato confermano la crisi in cui versano molti territori a vocazione vitivinicola compreso la Sicilia.

Tale situazione di crisi a pochi mesi dalla nuova campagna costituisce un elemento di preoccupazione che va affrontata con tutti gli strumenti in grado di dare sollievo anche alle nostre cooperative .

Lo hanno  dichiarato Domenico Pistone coordinatore  della presidenza  dell’agroalimentare e della pesca di Legacoop Sicilia e Filippo Parrino prsidente Legacoop Sicilia.

Secondo gli ultimi dati di giacenza disponibili e pubblicati dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al 31 marzo erano presenti in cantina 60 milioni di ettolitri ed un’eccedenza, rispetto al 31 marzo dell’anno precedente, pari a quasi 3 milioni di ettolitri (+5,1%).

Siamo convinti unitamente a legacoop agroalimentare Nazionale , hanno proseguito Pistone e Parrino che sia necessario programmare una strategia di medio-lungo periodo per ristabilire un equilibrio tra domanda e offerta.

Riteniamo , inoltre, che sia necessario sollecitare anche a livello regionale , come già fatto al Governo nazionale, l’emanazione di un Regolamento delegato che riconosca il prima possibile alcune misure di sostegno e di flessibilità, compresa la distillazione di crisi .

E’ pertanto , necessario, a nostro avviso, valutare a livello nazionale le necessità regionali, le cautele e le modalità di attuazione, quanto più mirate in considerazione delle esigenze territoriali, nonché il budget a disposizione, per evitare che l’applicazione della misura a prezzi eccessivamente bassi e dunque non congrui, possa generare distorsioni di mercato.

Il vino e la qualità del nostro vino rappresentano una delle eccellenze del nostro territorio e come tali vanno salvaguardati e valorizzati.

A decorrere dal prossimo 1 giugno il Centro d’Accoglienza di Lampedusa sarà gestito dalla Croce Rossa italiana. Oggi in apposita conferenza a Roma il presidente della Croce Rossa Italiana, Rosario Valastro, tra l’altro ha affermato: “Per noi inizia una sfida importante: garantire un’assistenza degna di un essere umano ai migranti. Cercheremo di fare in modo che l’hotspot diventi il baluardo dell’umanità. La struttura deve essere il fiore all’occhiello per il trattamento degli esseri umani che arriveranno. Siamo consapevoli che è una sfida epocale e difficile, ma come Croce Rossa siamo abituati alle sfide complesse”.

Il pubblico ministero di Agrigento, Gianluca Caputo, ha chiesto al Tribunale di rinviare a giudizio due insegnanti in servizio in una scuola della città. Sono imputate di maltrattamenti a danno di un alunno disabile, che adesso ha 9 anni. E’ attesa la decisione del giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto. Le ipotesi di reato risalgono al febbraio 2020. La madre del bambino, dopo essersi accorta di alcuni lividi sul figlio, ha sporto denuncia ai Carabinieri, che hanno piazzato delle telecamere in aula, e nel corso di due settimane di registrazioni sono emersi diversi episodi di maltrattamenti: schiaffi e calci. Le due imputate, difese dagli avvocati Sebastiano Bellanca e Simona Fulco, hanno scelto di essere giudicate in abbreviato. La madre del bambino si è invece costituita parte civile tramite l’avvocato Salvatore Cusumano. Prossima udienza il 26 settembre.

A Campobello di Licata, nelle campagne, è stata trovata una busta con dentro tre cartucce calibro 7,65, con indicato il nome di un imprenditore, innanzi al cancello d’ingresso di un fondo agricolo, coltivato a uliveto e vigneto, di proprietà del padre dell’imprenditore, un pensionato di 65 anni. L’uomo, bersaglio del messaggio intimidatorio, è titolare di un’attività commerciale non molto lontana dall’appezzamento di terreno del padre. Indagini sono in corso ad opera dei Carabinieri. La Procura di Agrigento ha avviato un’inchiesta. Padre e figlio sono stati già ascoltati.

I deputati di “Sud chiama Nord” e “Sicilia Vera” hanno presentato una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore regionale alla Sanità, Giovanna Volo. L’intervento.

I deputati dei gruppi parlamentari “Sud chiama Nord” e “Sicilia Vera”, al timone di Cateno De Luca, hanno presentato una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore regionale alla Sanità, Giovanna Volo. E spiegano: “L’assessore Volo ha dimostrato di non essere all’altezza del compito assegnatole, considerata sia la scarsa incisività dell’azione amministrativa posta in essere che la pressoché totale inazione riguardo a specifiche emergenze in ambito sanitario che hanno in questi mesi riempito le pagine della cronaca giornalistica. Sin dal suo insediamento sono emerse numerose criticità nell’ambito della gestione del Servizio Sanitario Regionale di specifica competenza dell’assessorato”. E poi, dunque, aggiungono: “La sfiducia nei confronti dell’assessore Volo sembra l’unica via d’uscita ad una gestione che fa acqua da tutte le parti. Paradigma di tutti questi mesi è il comportamento schizofrenico avuto con riguardo alla delicata questione del rinnovo della convenzione in scadenza tra il “Bambin Gesù” di Roma e l’ospedale “San Vincenzo” di Taormina. Si tratta di un rinnovo, ancora non concluso, fondamentale per poter dare continuità all’eccellente lavoro svolto dal Centro cardiologico pediatrico del Mediterraneo di Taormina”. I deputati dei due gruppi parlamentari sottolineano che “il Centro cardiologico pediatrico del Mediterraneo di Taormina ha rappresentato e tuttora rappresenta un polo di eccellenza per quanto riguarda la cardiochirurgia pediatrica. E’ un punto di riferimento interregionale per i piccoli pazienti bisognosi di cure cardiologiche. La sua chiusura riporterà alla ribalta il fenomeno del turismo sanitario, visto che costringerà le famiglie siciliane e calabresi a spostarsi verso le strutture ospedaliere presenti nei grandi centri del nord e centro Italia, anche in considerazione del fatto che l’istituendo reparto cardiologico pediatrico presso l’Arnas Civico “Di Cristina Benfratelli” di Palermo non potrà entrare a pieno regime prima di diversi mesi se non addirittura tra qualche anno. Senza dimenticare che la gestione del rinnovo della convenzione rappresenta solo l’ultimo pezzo di un puzzle che una volta ricomposto restituisce l’immagine di una gestione approssimativa, priva di programmazione nonché di una visione del futuro del Servizio Sanitario Regionale che possa essere servizio a beneficio della salute di tutti i siciliani e scevro da qualsiasi interesse particolare”. E poi “Sud Chiama Nord” e “Sicilia Vera” a sala d’Ercole concludono: “Alla luce di tutto ciò, appare non rinviabile la richiesta di sfiducia per l’assessore Volo, anche in considerazione del comportamento da lei tenuto, che per ben tre volte nello spazio di pochissimi mesi, ed in particolare nelle sedute assembleari del 21 febbraio, del 3 maggio e del 10 maggio, non si è presentata, dimostrando poco rispetto nei confronti delle prerogative parlamentari. E quando è stata presente in Aula era completamente impreparata riguardo agli atti ispettivi iscritti all’ordine del giorno della seduta, costringendo la Presidenza dell’Assemblea, con non poco imbarazzo, a rinviarne la trattazione”.

Giuliana Miccichè

I deputati regionali Ismaele La Vardera, Cateno De Luca, Ludovico Balsamo, Salvatore Geraci, Alessandro Leo, Giuseppe Lombardo, Matteo Sciotto e Davide Vasta, hanno presentato un’interrogazione e sollecitano il ripristino della viabilità del viadotto Maddalusa, ad Agrigento, in contrada Kaos, lungo la strada statale 640 e d’incrocio con la statale 115. E spiegano: “Ormai da anni, a causa di gravi ammaloramenti della struttura, il viadotto è chiuso al transito. Nell’aprile del 2022 il Genio Civile ha approvato il progetto esecutivo, che è stato presentato all’Anas. Tuttavia i lavori di consolidamento e ripristino del viadotto Maddalusa non sono mai iniziati perché l’impresa che lo scorso anno si è aggiudicata l’appalto ha comunicato di non essere in grado di adempiere per l’aumento del costo dei materiali. Incombono quindi notevoli disagi agli automobilisti che devono percorrere strade alternative più lunghe e scomode, oltre a tutte le ricadute negative per l’economia locale, soprattutto in termini turistici, a due passi dalla casa natale di Pirandello. Chiediamo quindi quali iniziative di competenza si intendano adottare per rimediare. E’ inconcepibile che la provincia che ospiterà la Capitale della Cultura del 2025 abbia le infrastrutture ridotte ad un colabrodo. Questo viadotto è fondamentale per i cittadini che giornalmente si spostano verso Gela”.

Rimodulazione incarichi alla Procura di Palermo: al procuratore aggiunto Sergio Demontis, che finora ha coordinato i procedimenti sui reati contro la pubblica amministrazione, è stata assegnata la delega per le inchieste sulla mafia agrigentina e sul terrorismo e la tratta dei migranti. Del pool sono parte Giorgia Righi, Alessia Sinatra e Claudio Camilleri. A Palermo invece coordina l’aggiunto Marzia Sabella, con a fianco Francesca Mazzocco, Francesca Dessì, Giovanni Antoci, Gaspare Spedale, Federica La Chioma e Giacomo Brandini. A Trapani confermato il procuratore aggiunto Paolo Guido, il titolare, insieme al procuratore De Lucia, dell’indagine sfociata nella cattura di Matteo Messina Denaro. A fianco di Guido lavorano Piero Padova, Gianluca De Leo e Bruno Brucoli.