Luglio 2022 - Pagina 22 di 58 - Sicilia 24h
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Dieci condanne fra cui due assoluzioni ribaltate e 8 riduzioni di pena. Per tutti gli imputati cade l’aggravante dell’avere riciclato delle somme di denaro nell’associazione.

I giudici della terza sezione della Corte di appello di Palermo hanno emesso la sentenza di secondo grado del processo scaturito dalla doppia inchiesta “Halycon-Assedio” che ha delineato un intreccio di mafia, politica e massoneria deviata.

In primo grado, il primo giugno dell’anno scorso, il gup di Palermo ha deciso 8 condanne e 3 assoluzioni. La pena più alta (20 anni di reclusione) è stata inflitta ad Angelo Occhipinti, 66 anni, già condannato per mafia ed estorsione, ritenuto il nuovo capo della famiglia di Licata: la Corte, accogliendo in parte il ricorso del difensore, l’avvocato Giuseppe Barba, oltre ad escludere, come per tutti gli imputati, l’aggravante del riciclaggio, ha applicato l’istituto della cosiddetta continuazione con precedenti condanne già scontate arrivando al calcolo finale di 20 anni e 4 mesi.

Nove anni (12 in primo grado) a Raimondo Semprevivo, 48 anni, imprenditore edile, condannato con l’accusa di essere il braccio destro del boss. Quest’ultimo era accusato, oltre che di associazione mafiosa, anche di un episodio di tentata estorsione in concorso con lo stesso Occhipinti.

Otto anni e 10 mesi (ridotta da 12 anni) anche a Giovanni Mugnos, bracciante agricolo, 54 anni, ritenuto “l’alter ego” di Giovanni Lauria, altro esponente di spicco di Cosa Nostra di Licata, imputato in un altro stralcio. Otto anni (10 anni e otto mesi in primo grado) a Giuseppe Puleri, 41 anni, imprenditore, ritenuto componente della famiglia mafiosa di Campobello di Licata; 8 anni (10 anni e 8 mesi) al farmacista Angelo Lauria, 46 anni, nipote di Giovanni.

Stessa pena di Lauria nei due gradi di giudizio per Lucio Lutri, 61 anni, funzionario della Regione Sicilia, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Lutri, in particolare, “grazie alle rete relazionale a sua disposizione quale Maestro venerabile della loggia massonica “Pensiero ed Azione” di Palermo, avrebbe “acquisito e veicolato agli appartenenti alla famiglia mafiosa informazioni riservate circa l’esistenza di attività di indagine a loro carico” e sarebbe intervenuto per favori di altra natura.

Otto anni (10 anni e 8 mesi) a Giacomo Casa, 65 anni, pastore, ritenuto uno dei membri del clan licatese. Confermati anche in appello i 2 anni e 4 mesi di reclusione per l’elettrauto Marco Massaro, 36 anni, accusato di favoreggiamento aggravato per avere rivelato a Mugnos dell’esistenza di microspie all’interno della sua auto.

Fra gli imputati assolti in primo grado: innanzitutto Vito Lauria, 50enne tecnico informatico, massone,  figlio del boss Giovanni (alias “u prufissuri”), imputato nello stralcio ordinario: I giudici gli hanno inflitto 8 anni di reclusione in appello per l’accusa di associazione mafiosa.

Angelo Graci, 33 anni, ritenuto gregario del clan che avrebbe avuto spesso il compito di presidiare i luoghi dei summit in primo grado era stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa ed è stato adesso condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione per favoreggiamento.

Il pg Maria Teresa Maligno aveva chiesto la conferma di 8 condanne e le condanne dei due assolti. Dopo una serie di udienze dedicate alle arringhe difensive (Nel collegio anche gli avvocati Francesco Bertorotta, Giovanni Castronovo, Giuseppe Glicerio, Claudio Gallina, Valerio Spigarelli e Giuseppe Di Peri) i giudici hanno emesso la sentenza.

La Corte d’Appello di Caltanissetta ha condannato a 8 anni e 10 mesi l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto, imputata di corruzione, concussione e abuso d’ufficio.

La giudice, che nel corso del processo è stata radiata dalla magistratura, era accusata di aver gestito illecitamente le nomine degli amministratori giudiziari dei beni sequestrati e confiscati alla mafia scegliendo solo professionisti a lei fedelissimi. In cambio avrebbe ricevuto da loro favori e regali. In primo grado aveva avuto 8 anni e 6 mesi.

La Corte d’Appello di Caltanissetta, inoltre, ha condannato a 7 anni e 7 mesi l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, il re degli amministratori giudiziari (un mese in piu’ rispetto al primo grado, in appello la richiesta dell’accusa era di 8 anni e 3 mesi), che avrebbe ricevuto diversi incarichi dall’ex giudice Silvana Saguto. Confermata la condanna di primo grado a 6 anni e 2 mesi a Lorenzo Caramma, marito del giudice. Il figlio Emanuele Caramma e’ stato condannato a 4 mesi.

Condanna a 4 anni e due mesi di reclusione per Roberto Santangelo. Un anno e 4 mesi Walter Virga, Maria Ingrao e Calogera Manta sono state condannate a 2 anni e 8 mesi. Un anno e dieci mesi di reclusione per Roberto Di Maria. Confermata la pena per l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo e l’ex professore dell’Universita’ Kore di Enna Carmelo Provenzano (sei anni e 10 mesi). Condannato a 2 anni e 8 mesi Rosolino Nasca, direttore della Dia di Palermo.

La corte di Caltanissetta, che ha condannato la giudice Silvana Saguto a 8 anni e 10 mesi (la pg aveva invocato la condanna a 10 anni) per corruzione, concussione e abuso d’ufficio, ha imposto all’imputata di risarcire con 7mila 850 euro il ministero della Giustizia, costituito parte civile.

E’ partito lo scatto della Regione siciliana per riformare i Centri per l’impiego, coinvolgere i privati nella riforma del mercato del lavoro e spendere entro dicembre 98 milioni del programma “Garanzia occupabilità lavoratori” finanziato dal “Pnrr”, con l’obiettivo di profilare e convocare 64.680 fra disoccupati e soggetti fragili e formarne subito circa 24mila da inserire nel mercato del lavoro in collaborazione fra Centri per l’impiego e Agenzie private di lavoro.
Intervenendo all’incontro di oggi a Enna organizzato dalla Fondazione nazionale Consulenti per il lavoro, l’assessore regionale al Lavoro, Antonio Scavone, ha annunciato che entro il mese saranno definiti gli avvisi – da fare autorizzare al ministero del Lavoro tramite l’Anpal – che metteranno le risorse a disposizione delle Agenzie private di lavoro, degli enti del terzo settore e dei Cipia che vorranno candidarsi per realizzare i percorsi di reinserimento, aggiornamento professionale, riqualificazione, inclusione e inserimento aziendale.
Scavone ha enfatizzato il fatto che “la Sicilia sia la Regione che ha ottenuto di più, quasi l’11% dell’anticipazione di 880 milioni dello Stato sul totale di 4,4 miliardi finanziati dal ‘Pnrr’. Questo ci ha consentito di raddoppiare l’obiettivo a 64.680 soggetti: ce la faremo, per questo abbiamo messo insieme i dipartimenti Lavoro, Famiglia e Formazione, l’Anpal, il Ciapi e tutti gli attori privati della filiera”.
“Il punto qualificante – ha detto Scavone – è che ora in Sicilia puntiamo soprattutto a coinvolgere i soggetti fragili, che saranno il 75% della platea, cioè donne, giovani under 29, disoccupati di lunga durata, disabili e over 55, in aggiunta a percettori di Rdc, Naspi e Dis-Coll. Dopo la profilazione – ha concluso l’assessore – coinvolgeremo 17.260 soggetti in percorsi di formazione e altri 6.400 in percorsi di formazione digitale. Con questa misura, che ci consente di ristrutturare davvero il mercato del lavoro, vogliamo invertire la tendenza che vede la Sicilia ultima in Europa per occupazione”.
“Il programma ‘Gol’ è il cardine della riforma dei Centri per l’impiego in Sicilia” secondo Massimo Floridia, del dipartimento regionale Lavoro, che ha illustrato ai consulenti del lavoro l’iter quasi ultimato: “Il punto di partenza è stato l’adeguamento dei locali dei Cpi: abbiamo chiesto ai Comuni di metterci a disposizione immobili pubblici, entro il mese partiranno le prime tre ristrutturazioni e altre 11 ci saranno entro l’estate. Abbiamo fornito al personale 800 tablet con i quali hanno realizzato, ad esempio, la firma digitale a distanza da parte dei sottoscrittori del Patto di servizio. E oggi – ha aggiunto Floridia – hanno completato la formazione i primi 539 fra dipendenti dei Cpi e navigator destinati ad attuare ‘Gol’. Adesso parte la profilazione dei 64.680 soggetti da avviare ai percorsi, sarà completata entro dicembre affinché l’algoritmo del ministero del Lavoro possa assegnare ciascun soggetto al percorso più adatto. E con il Ciapi – ha concluso Floridia – abbiamo messo a punto una piattaforma sulla quale le Agenzie private e gli enti potranno presentare l’istanza ed ottenere le risorse entro venti giorni. Entro il mese ci sarà un incontro con i dirigenti dei Centri per l’impiego e con le Agenzie e gli enti per esaminare eventuali criticità”.
Da parte sua, Gianni Bocchieri, coordinatore del nucleo “Pnrr” fra Stato e Regioni, ha sottolineato che “il ‘Pnrr’ consente di disporre di risorse inedite per le politiche attive del lavoro nel nostro Paese. Non si può perdere ancora tempo a costruire un sistema di servizi al lavoro efficace e moderno nel rispetto delle competenze costituzionali ripartite fra Stato e Regioni. Il nucleo ‘Pnrr’ Stato-Regioni ha proprio il compito di favorire azioni coordinate in un clima di leale collaborazione interistituzionale. Il primo riparto è stato di 880 milioni. L’auspicio è che i riparti successivi possano valorizzare ancora di più gli effettivi inserimenti lavorativi dopo i percorsi di upskilling e reskilling, perché deve sempre essere più chiaro che il vero obiettivo di un percorso di politica attiva è l’occupazione, non solo l’occupabilità”.
Vincenzo Silvestri, presidente della Fondazione nazionale Consulenti per il lavoro, chiudendo i lavori ha commentato: “Siamo soddisfatti per l’avvio di questa collaborazione fra noi, la Regione e i servizi pubblici per l’impiego. Attuare ‘Gol’ è una sfida che coinvolge tutti e che ci vede pronti a fare la nostra parte per aiutare le imprese a trovare personale nel momento in cui oltre un terzo dei posti di lavoro offerti resta vacante per mancanza di candidati idonei. E’ fondamentale superare vecchie criticità tecniche e burocratiche che hanno ostacolato, ad esempio, il decollo della nuova fase di ‘Garanzia Giovani’. Ben vengano queste innovazioni e ci auguriamo che davvero in Sicilia consulenti e imprese possano finalmente operare in un mercato del lavoro efficiente”.

A seguito del pensionamento del Viceprefetto Vicario Giovanna Termini, il Prefetto di Agrigento, Maria Rita Cocciufa, ha conferito l’incarico di Vicario al dottor Massimo Signorelli, Viceprefetto originario di Catania e già Vicario della Prefettura di Caltanissetta. Signorelli, Viceprefetto dal 2016, ha prestato servizio presso le Prefetture di Venezia, Siracusa, Catania e Ragusa, ricoprendo a Ragusa l’incarico di Capo di Gabinetto, ed ha maturato significative esperienze in qualità di Commissario Straordinario presso i Comuni di Campobello di Mazara, Castrofilippo e Seminara sciolti per infiltrazioni della criminalità organizzata di stampo mafioso, e di Componente della Commissione di Accesso presso il Comune di Bompensiere.

Il Tribunale di Agrigento ha pronunciato l’accertamento dell’obbligo dell’Azienda sanitaria provinciale a pagare al Comune di Porto Empedocle 887mila e 322 euro, a titolo di concorso al finanziamento delle prestazioni di inserimento obbligatorio dei soggetti affetti da disabilità psichica negli istituti-comunità alloggio per le annualità 2009-2017. E poi ancora per la somma ulteriore di 401mila e 997 euro per le annualità 2015, 2016 e 2017. Il procedimento è stato incardinato nel 2018 a seguito di apposito ricorso. L’avvocato Irene Eballi, difensore del Comune di Porto Empedocle, si dichiara pienamente soddisfatta della pronuncia ottenuta, e aggiunge: “Si tratta di spese onerose che, per troppi anni ed in violazione delle norme di legge vigenti, sono state esclusivamente sostenute dal Comune. Il Tribunale ha accolto le richieste formulate dall’ente ricorrente chiarendo definitivamente che, per le prestazioni rivolte ai soggetti affetti da disabilità psichica accolti in strutture residenziali, sussista un concorrente obbligo ex lege in capo all’Azienda sanitaria, che da ora in avanti non potrà più ignorare”.

La Corte d’Assise d’Appello di Palermo ha confermato la sentenza emessa lo scorso 4 novembre dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale che, a conclusione del giudizio abbreviato, ha condannato a 8 anni di reclusione Pasquale Di Salvo, 60 anni, già nella scorta del giudice Giovanni Falcone negli anni ’80, poi killer di Cosa Nostra contiguo alla famiglia di Bagheria, e poi collaboratore della giustizia. Di Salvo è imputato reo confesso dell’omicidio di Vincenzo Antonio Di Girgenti, ucciso ad Alessandria della Rocca, il 13 settembre del 1994. Di Salvo ha dichiarato di avere commesso l’omicidio come favore ai Panepinto di Bivona che avrebbero ritenuto la vittima come uno dei responsabili della morte di un familiare.

Applausi di minuti, per le parole di Draghi su “mai sono stato così orgoglioso di essere italiano” e su “dobbiamo tenere le mafie lontane dal PNRR”

 

Lo scorso febbraio, il Presidente della Repubblica mi affidò l’incarico di formare un governo per affrontare le tre emergenze che l’Italia aveva davanti: pandemica, economica, sociale.
“Un governo” – furono queste le sue parole – “di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica”.
“Un Governo che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili”.
Tutti i principali partiti – con una sola eccezione – decisero di rispondere positivamente a quell’appello.
Nel discorso di insediamento che tenni in quest’aula, feci esplicitamente riferimento allo “spirito repubblicano” del Governo, che si sarebbe poggiato sul presupposto dell’unità nazionale.

In questi mesi, l’unità nazionale è stata la miglior garanzia della legittimità democratica di questo esecutivo e della sua efficacia.
Ritengo che un Presidente del Consiglio che non si è mai presentato davanti agli elettori debba avere in Parlamento il sostegno più ampio possibile.
Questo presupposto è ancora più importante in un contesto di emergenza, in cui il Governo deve prendere decisioni che incidono profondamente sulla vita degli italiani.
L’amplissimo consenso di cui il Governo ha goduto in Parlamento ha permesso di avere quella “tempestività” nelle decisioni che il Presidente della Repubblica aveva richiesto.
A lungo le forze della maggioranza hanno saputo mettere da parte le divisioni e convergere con senso dello Stato e generosità verso interventi rapidi ed efficaci, per il bene di tutti i cittadini.

Grazie alle misure di contenimento sanitario, alla campagna di vaccinazione, ai provvedimenti di sostegno economico a famiglie e imprese, siamo riusciti a superare la fase più acuta della pandemia, a dare slancio alla ripresa economica.
La spinta agli investimenti e la protezione dei redditi delle famiglie ci ha consentito di uscire più rapidamente di altri Paesi dalla recessione provocata dalla pandemia.
Lo scorso anno l’economia è cresciuta del 6,6% e il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo è sceso di 4,5 punti percentuali.
La stesura del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, approvato a larghissima maggioranza da questo Parlamento, ha avviato un percorso di riforme e investimenti che non ha precedenti nella storia recente.
Le riforme della giustizia, della concorrenza, del fisco, degli appalti – oltre alla corposa agenda di semplificazioni – sono un passo in avanti essenziale per modernizzare l’Italia.
A oggi, tutti gli obbiettivi dei primi due semestri del PNRR sono stati raggiunti.
Abbiamo già ricevuto dalla Commissione Europea 45,9 miliardi di euro, a cui si aggiungeranno nelle prossime settimane ulteriori 21 miliardi – per un totale di quasi 67 miliardi.

Con il forte appoggio parlamentare della maggioranza e dell’opposizione, abbiamo reagito con assoluta fermezza all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
La condanna delle atrocità russe e il pieno sostegno all’Ucraina hanno mostrato come l’Italia possa e debba avere un ruolo guida all’interno dell’Unione Europea e del G7.
Allo stesso tempo, non abbiamo mai cessato la nostra ricerca della pace – una pace che deve essere accettabile per l’Ucraina, sostenibile, duratura.
Siamo stati tra i primi a impegnarci perché Russia e Ucraina potessero lavorare insieme per evitare una catastrofe alimentare, e allo stesso tempo aprire uno spiraglio negoziale.
I progressi che si sono registrati la settimana scorsa in Turchia sono incoraggianti, e auspichiamo possano essere consolidati.

Ci siamo mossi con grande celerità per superare l’inaccettabile dipendenza energetica dalla Russia – conseguenza di decenni di scelte miopi e pericolose.
In pochi mesi, abbiamo ridotto le nostre importazioni di gas russo dal 40% a meno del 25% del totale e intendiamo azzerarle entro un anno e mezzo.
È un risultato che sembrava impensabile, che dà tranquillità per il futuro all’industria e alle famiglie, rafforza la nostra sicurezza nazionale, la nostra credibilità nel mondo.
Abbiamo accelerato, con semplificazioni profonde e massicci investimenti, sul fronte delle energie rinnovabili, per difendere l’ambiente, aumentare la nostra indipendenza energetica.
E siamo intervenuti con determinazione per proteggere cittadini e imprese dalle conseguenze della crisi energetica, con particolare attenzione ai più deboli.
Abbiamo stanziato 33 miliardi in poco più di un anno, quasi due punti percentuali di PIL, nonostante i nostri margini di finanza pubblica fossero ristretti.
Lo abbiamo potuto fare grazie a una ritrovata credibilità collettiva, che ha contenuto l’aumento del costo del debito anche in una fase di rialzo dei tassi d’interesse.

Il merito di questi risultati è stato vostro – della vostra disponibilità a mettere da parte le differenze e lavorare per il bene del Paese, con pari dignità, nel rispetto reciproco.
La vostra è stata la migliore risposta all’appello dello scorso febbraio del Presidente della Repubblica e alla richiesta di serietà, al bisogno di protezione, alle preoccupazioni per il futuro che arrivano dai cittadini.

Gli italiani hanno sostenuto a loro volta questo miracolo civile, e sono diventati i veri protagonisti delle politiche che di volta in volta mettevamo in campo.
Penso al rispetto paziente delle restrizioni per frenare la pandemia, alla straordinaria partecipazione alla campagna di vaccinazione.
Penso all’accoglienza spontanea offerta ai profughi ucraini, accolti nelle case e nelle scuole con affetto e solidarietà.
Penso al coinvolgimento delle comunità locali al PNRR, che lo ha reso il più grande progetto di trasformazione dal basso della storia recente.
Mai come in questi momenti sono stato orgoglioso di essere italiano.
L’Italia è forte quando sa essere unita.

Purtroppo, con il passare dei mesi, a questa domanda di coesione che arrivava dai cittadini le forze politiche hanno opposto un crescente desiderio di distinguo e divisione.
Le riforme del Consiglio Superiore della Magistratura, del catasto, delle concessioni balneari hanno mostrato un progressivo sfarinamento della maggioranza sull’agenda di modernizzazione del Paese.
In politica estera, abbiamo assistito a tentativi di indebolire il sostegno del Governo verso l’Ucraina, di fiaccare la nostra opposizione al disegno del Presidente Putin.
Le richieste di ulteriore indebitamento si sono fatte più forti proprio quando maggiore era il bisogno di attenzione alla sostenibilità del debito.
Il desiderio di andare avanti insieme si è progressivamente esaurito e con esso la capacità di agire con efficacia, con “tempestività”, nell’interesse del Paese.
Come ho detto in Consiglio dei Ministri, il voto di giovedì scorso ha certificato la fine del patto di fiducia che ha tenuto insieme questa maggioranza.
Non votare la fiducia a un governo di cui si fa parte è un gesto politico chiaro, che ha un significato evidente.
Non è possibile ignorarlo, perché equivarrebbe a ignorare il Parlamento.
Non è possibile contenerlo, perché vorrebbe dire che chiunque può ripeterlo.
Non è possibile minimizzarlo, perché viene dopo mesi di strappi ed ultimatum.
L’unica strada, se vogliamo ancora restare insieme, è ricostruire da capo questo patto, con coraggio, altruismo, credibilità.

A chiederlo sono soprattutto gli italiani.
La mobilitazione di questi giorni da parte di cittadini, associazioni, territori a favore della prosecuzione del Governo è senza precedenti e impossibile da ignorare.
Ha coinvolto il terzo settore, la scuola e l’università, il mondo dell’economia, delle professioni e dell’imprenditoria, lo sport.
Si tratta di un sostegno immeritato, ma per il quale sono enormemente grato.

Due appelli mi hanno particolarmente colpito: il primo quello di circa 2000 sindaci, autorità abituate a confrontarsi quotidianamente con i problemi delle loro comunità.

Il secondo è quello del personale sanitario, gli eroi della pandemia, verso cui la nostra gratitudine collettiva è immensa.
Questa domanda di stabilità impone a noi tutti di decidere se sia possibile ricreare le condizioni con cui il Governo può davvero governare.
È questo il cuore della nostra discussione di oggi.
È questo il senso dell’impegno su cui dobbiamo confrontarci davanti ai cittadini.

L’Italia ha bisogno di un governo capace di muoversi con efficacia e tempestività su almeno quattro fronti.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un’occasione unica per migliorare la nostra crescita di lungo periodo, creare opportunità per i giovani e le donne, sanare le diseguaglianze a partire da quelle tra Nord e Sud.
Entro la fine di quest’anno, dobbiamo raggiungere 55 obiettivi, che ci permetteranno di ricevere una nuova rata da 19 miliardi di euro.
Gli obiettivi riguardano temi fondamentali come le infrastrutture digitali, il sostegno al turismo, la creazione di alloggi universitari e borse di ricerca, la lotta al lavoro sommerso.
Completare il PNRR è una questione di serietà verso i nostri cittadini e verso i partner europei.
Se non mostriamo di saper spendere questi soldi con efficienza e onestà, sarà impossibile chiedere nuovi strumenti comuni di gestione delle crisi.

L’avanzamento del PNRR richiede la realizzazione dei tanti investimenti che lo compongono.
Dalle ferrovie alla banda larga, dagli asili nido alle case di comunità, dobbiamo impegnarci per realizzare tutti i progetti che abbiamo disegnato con il contributo decisivo delle comunità locali.
Dobbiamo essere uniti contro la burocrazia inutile, quella che troppo spesso ritarda lo sviluppo del Paese.
E dobbiamo assicurarci che gli enti territoriali – a partire dai Comuni – abbiano tutti gli strumenti necessari per superare eventuali problemi di attuazione.

Allo stesso tempo, dobbiamo procedere spediti con le riforme che, insieme agli investimenti, sono il cuore del PNRR.
La riforma del codice degli appalti pubblici intende assicurare la realizzazione in tempi rapidi delle opere pubbliche e il rafforzamento degli strumenti di lotta alla corruzione.
Dobbiamo tenere le mafie lontane dal PNRR.
È il modo migliore per onorare la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e degli uomini e donne delle loro scorte, a trent’anni dalla loro barbara uccisione.

La riforma del codice degli appalti è stata approvata, ed è in corso il lavoro di predisposizione degli schemi di decreti delegati.
Questi devono essere licenziati entro marzo del prossimo anno.

La riforma della concorrenza serve a promuovere la crescita, ridurre le rendite, favorire investimenti e occupazione.
Con questo spirito abbiamo approvato norme per rimuovere gli ostacoli all’apertura dei mercati, alla tutela dei consumatori.
La riforma tocca i servizi pubblici locali, inclusi i taxi, e le concessioni di beni e servizi, comprese le concessioni balneari.
Il disegno di legge deve essere approvato prima della pausa estiva, per consentire entro la fine dell’anno l’ulteriore approvazione dei decreti delegati, come previsto dal PNRR.
Ora c’è bisogno di un sostegno convinto all’azione dell’esecutivo – non di un sostegno a proteste non autorizzate, e talvolta violente, contro la maggioranza di governo.

Per quanto riguarda la giustizia, abbiamo approvato la riforma del processo penale, del processo civile e delle procedure fallimentari e portato in Parlamento la riforma della giustizia tributaria.
Queste riforme sono essenziali per avere processi giusti e rapidi, come ci chiedono gli italiani.
È una questione di libertà, democrazia, prosperità.
Le scadenze segnate dal PNRR sono molto precise.
Dobbiamo ultimare entro fine anno la procedura prevista per i decreti di attuazione della legge delega civile e penale.
La legge di riforma della giustizia tributaria è in discussione al Senato, e deve essere approvata entro fine anno.

Infine, l’autunno scorso il Governo ha dato il via al disegno di legge delega per la revisione del fisco.
Siamo consapevoli che in Italia il fisco è complesso e spesso iniquo.
Per questo non abbiamo mai aumentato le tasse sui cittadini.
Tuttavia per questo occorre procedere con uno sforzo di trasparenza.
Intendiamo ridurre le aliquote Irpef a partire dai redditi medio-bassi; superare l’Irap; razionalizzare l’Iva.
I primi passi sono stati compiuti con l’ultima legge di bilancio, che ha avviato la revisione dell’Irpef e la riforma del sistema della riscossione.
In Italia l’Agenzia delle Entrate-Riscossione conta 1.100 miliardi di euro di crediti residui, pari a oltre il 60% del prodotto interno lordo nazionale – una cifra impressionante.
Dobbiamo quindi approvare al più presto la riforma fiscale, che include il completamento della riforma della riscossione, e varare subito dopo i decreti attuativi.

Accanto al PNRR, c’è bisogno di una vera agenda sociale, che parta dai più deboli, come i disabili e gli anziani non autosufficienti.
L’aumento dei costi dell’energia e il ritorno dell’inflazione hanno causato nuove diseguaglianze, che aggravano quelle prodotte dalla pandemia.
Fin dall’avvio del governo abbiamo condiviso con i sindacati e le associazioni delle imprese un metodo di lavoro che prevede incontri regolari e tavoli di lavoro.
Questo metodo è già servito per gestire alcune emergenze del Paese: dalla ripresa delle attività produttive nella fase pandemica fino alla sicurezza del lavoro, su cui molto è stato fatto e molto resta ancora da fare.
Oggi è essenziale proseguire in questo confronto e definire in una prospettiva condivisa gli interventi da realizzare nella prossima legge di bilancio.
Quest’anno, l’andamento della finanza pubblica è migliore delle attese e ci permette di intervenire, come abbiamo fatto finora, senza nuovi scostamenti di bilancio.
Bisogna adottare entro i primi giorni di agosto un provvedimento corposo per attenuare l’impatto su cittadini e imprese dell’aumento dei costi dell’energia, e poi per rafforzare il potere d’acquisto, soprattutto delle fasce più deboli della popolazione.

Ridurre il carico fiscale sui lavoratori, a partire dai salari più bassi, è un obiettivo di medio termine.
Questo è un punto su cui concordano sindacati e imprenditori.
Con la scorsa legge di bilancio abbiamo adottato un primo e temporaneo intervento.
Dobbiamo aggiungerne un altro in tempi brevi, nei limiti consentiti dalle nostre disponibilità finanziarie.
Occorre anche spingere il rinnovo dei contratti collettivi.
Molti, tra cui quelli del commercio e dei servizi, sono scaduti da troppi anni.
La contrattazione collettiva è uno dei punti di forza del nostro modello industriale, per l’estensione e la qualità delle tutele, ma non raggiunge ancora tutti i lavoratori.
A livello europeo è in via di approvazione definitiva una direttiva sul salario minimo, ed è in questa direzione che dobbiamo muoverci, insieme alle parti sociali, assicurando livelli salariali dignitosi alle fasce di lavoratori più in sofferenza.
Il reddito di cittadinanza è una misura importante per ridurre la povertà, ma può essere migliorato per favorire chi ha più bisogno e ridurre gli effetti negativi sul mercato del lavoro.
C’è bisogno di una riforma delle pensioni che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita in un impianto sostenibile, ancorato al sistema contributivo.

L’Italia deve continuare a ridisegnare la sua politica energetica, come fatto in questi mesi.
Il Vertice di questa settimana ad Algeri conferma la nostra assoluta determinazione a diversificare i fornitori, spingere in modo convinto sull’energia rinnovabile.
Per farlo, c’è bisogno delle necessarie infrastrutture.
Dobbiamo accelerare l’istallazione dei rigassificatori – a Piombino e a Ravenna.
Non è possibile affermare di volere la sicurezza energetica degli italiani e poi, allo stesso tempo, protestare contro queste infrastrutture.
Si tratta di impianti sicuri, essenziali per il nostro fabbisogno energetico, per la tenuta del nostro tessuto produttivo.
In particolare, dobbiamo ultimare l’istallazione del rigassificatore di Piombino entro la prossima primavera.
È una questione di sicurezza nazionale.

Allo stesso tempo, dobbiamo portare avanti con la massima urgenza la transizione energetica verso fonti pulite.
Entro il 2030 dobbiamo installare circa 70 GW di impianti di energia rinnovabile.
La siccità e le ondate di calore anomalo che hanno investito l’Europa nelle ultime settimane ci ricordano l’urgenza di affrontare con serietà la crisi climatica nel suo complesso.
Penso anche agli interventi per migliorare la gestione delle risorse idriche, la cui manutenzione è stata spesso gravemente deficitaria.
Il PNRR stanzia più di 4 miliardi per questi investimenti, a cui va affiancato un “piano acqua” più urgente.
Per quanto riguarda le misure per l’efficientamento energetico e più in generale i bonus per l’edilizia, intendiamo affrontare le criticità nella cessione dei crediti fiscali, ma al contempo ridurre la generosità dei contributi.
Come promesso nel mio discorso di insediamento, e da voi sostenuto in quest’aula, questo governo si identifica pienamente nell’Unione Europea, nel legame transatlantico.

La nostra posizione è chiara e forte: nel cuore dell’Unione Europea, nel legame transatlantico.

La nostra posizione è chiara e forte nel cuore dell’Ue, del G7, della NATO.
Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina in ogni modo, come questo Parlamento ha impegnato il Governo a fare con una risoluzione parlamentare.
Come mi ha ripetuto ieri al telefono il Presidente Zelensky, armare l’Ucraina è il solo modo per permettere agli ucraini di difendersi.
Allo stesso tempo, occorre continuare a impegnarci per cercare soluzioni negoziali, a partire dalla crisi del grano.
E dobbiamo aumentare gli sforzi per combattere le interferenze da parte della Russia e delle altre autocrazie nella nostra politica, nella nostra società.

L’Italia è un Paese libero e democratico.
Davanti a chi vuole provare a sedurci con il suo modello autoritario, dobbiamo rispondere con la forza dei valori europei.
L’Unione Europea è la nostra casa e al suo interno dobbiamo portare avanti sfide ambiziose.
Dobbiamo continuare a batterci per ottenere un tetto al prezzo del gas russo, che beneficerebbe tutti, e per la riforma del mercato elettrico, che può cominciare da quello domestico anche prima di accordi europei.
Queste misure sono essenziali per difendere il potere d’acquisto delle famiglie, per tutelare i livelli di produzione delle imprese.
In Europa si discuterà presto anche della riforma delle regole di bilancio e di difesa comune, del superamento del principio dell’unanimità.
In tutti questi campi, l’Italia ha molto da dire,  con credibilità, spirito costruttivo, e senza alcuna subalternità.

Ci sono altri impegni che l’esecutivo vuole assumere che riguardano, ad esempio, la riforma del sistema dei medici di base e la discussione per il riconoscimento di forme di autonomia differenziata.
Tutto questo richiede un Governo che sia davvero forte e coeso e un Parlamento che lo accompagni con convinzione, nel reciproco rispetto dei ruoli.
All’Italia non serve una fiducia di facciata, che svanisca davanti ai provvedimenti scomodi.
Serve un nuovo patto di fiducia, sincero e concreto, come quello che ci ha permesso finora di cambiare in meglio il Paese.
I partiti e voi parlamentari, siete pronti a ricostruire questo patto?
Siete pronti a confermare quello sforzo che avete compiuto nei primi mesi, e che poi si è affievolito?
Siamo qui, in quest’aula, oggi, sono qui, in quest’aula, oggi, a questo punto della discussione, perché e solo perché gli italiani lo hanno chiesto.
Questa risposta a queste domande non la dovete dare a me, ma la dovete dare a tutti gli italiani.

Grazie.

 

Esiste una precisa norma  – spiega Pullara – che è descritta nell’Art. 34, legge regionale, 21 Maggio 2019, n 7 e che prevede l’obbligo, per gli enti locali, aziende sanitarie o enti pubblici in generale, di provvedere alla pubblicazione, in un’apposita sezione del portale web dedicata alla trasparenza, dell’elenco aggiornato di tutte le aziende erogatrici di beni e servizi presso l’ente medesimo.

Detto elenco  deve riportare il numero, i nominativi, le mansioni e la tipologia contrattuale per il personale assunto da ciascuna azienda, anche partecipata.

E’il commento del Presidente della Commissione Speciale di Indagine e Monitoraggio delle leggi l’onorevole di “Prima l’Italia” Carmelo Pullara.

Già circa un anno fa avevo posto all’attenzione la questione audendo, nella commissione che presiedo, il governo, invitandolo ad emanare apposita direttiva per porre in essere l’adempimento, evidenziando nel contesto dell’audizione, che i due ambiti maggiormente nevralgici, ai fini della permeabilità alle assunzioni cosiddette di favore, risultano essere due: quello relativo alla gestione del servizio idrico e quello relativo alla gestione dei rifiuti.

Successivamente a fine maggio ho ritenuto necessario ritornare sull’argomento con una apposita interrogazione per sapere quali azioni il Governo regionale per le autonomie locali e la funzione pubblica
avessero posto in essere per garantire il rispetto della norma.

A questo punto, vista l’importanza del tema e i ritardi nelle risposte ho reputato necessario andare direttamente alla fonte attraverso una richiesta di accesso agli atti presso i liberi consorzi di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo e Trapani e presso i comuni di Agrigento, Canicattì, Palma di  Montechiaro e Sciacca per sapere se gli enti abbiano ottemperato alla norma.

In un periodo nel quale ci avviciniamo alla campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento Regionale il tema risulta quanto mai attuale e di primaria importanza.

“Se il sindaco di Agrigento non ritiene di dover fare un passo indietro dimostri almeno di volerne fare uno avanti per uscire dal letargo amministrativo, fronteggiare le tante emergenze che attanagliano la città e dare risposte vere ai cittadini, restituendo serenità alle tante famiglie che da mesi attendono di dare una degna sepoltura ai propri cari senza nemmeno potersi permettere di portare un fiore. Dopo la nostra denuncia –  dello scorso aprile – sulla carenza di loculi nei cimiteri comunali pensavamo non dover tornare più sull’argomento, eppure continuiamo a ricevere segnalazioni, foto e video di bare accatastate in depositi e spazi di fortuna, a conferma di un’emergenza tutt’altro che rientrata”.
Lo afferma il coordinatore provinciale di movimento politico “Servire Agrigento”, Raoul Passarello a proposito dell’emergenza sepoltura al cimitero di Piano Gatta.
“Non basta essere vicini alle famiglie dei defunti intanto che si continua a brancolare nel buio, senza una vera idea di come uscire da questa emergenza, in un periodo in cui il caldo torrido rischia di rendere ancor più pericolosa e fuori legge la situazione sanitaria.
Di fronte ad una emergenza fuori controllo e al dramma che vivono centinaia di famiglie agrigentine riteniamo indispensabile uno scatto d’orgoglio del primo cittadino per imprimere un’accelerazione ai lavori di realizzazione dei nuovi loculi. Un primo importante segnale di attenzione per restituire decoro alle salme e iniziare a dare tempi di sepoltura degni di una città civile”.

Fingendosi dipendente Enel, è riuscito ad introdursi nell’abitazione di una ottantenn,e residente a Caltanissetta, e nell’arco di alcuni mesi è riuscito ad impossessarsi di circa 17mila euro. Adesso per il fantomatico dipendente del gestore elettrico, un disoccupato di Favara, Gaetano Alaimo, di 33 anni, è arrivata la condanna definitiva a 4 anni e 4 mesi di reclusione, e il risarcimento dei danni provocati all’anziana signora (nel frattempo deceduta), e al figlio di quest’ultimo, che si sono costituiti parte civile. La sentenza è stata emessa dalla Cassazione.

Il favarese è stato riconosciuto colpevole di sostituzione di persona, e furto in abitazione. Rigettato il ricorso della difesa. La vicenda risale al 2016, e scaturisce dalla denuncia presentata dell’anziana. La vittima ha raccontato di aver conosciuto il finto tecnico dell’Enel, che aveva fornito peraltro false generalità dicendosi di chiamare Alessandro Favara. Nel corso dei mesi l’uomo si sarebbe appropriato di circa 17 mila euro, approfittando anche delle condizioni precarie di salute della donna, prelevandoli di volta in volta da alcuni portafogli lasciati in un cassetto.