Giugno 2022 - Pagina 29 di 62 - Sicilia 24h
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“Mi chiamo Alessandro Del Pozzo, sono il papà di Elena. Non avevo nessuna intenzione di rilasciare un’intervista perché sono troppo addolorato da ciò che è successo, ma lo reputo giusto nei confronti di mia figlia. Ho sentito parlare di pazzia e di gelosia morbosa ma non ho sentito parlare di cattiveria e di sadismo. Come si può reputare un raptus quello che ha fatto Martina??!! Un omicidio premeditato e studiato in ogni particolare! I momenti di pazzia sono susseguiti da momenti di lucidità! Momenti in cui non si è nemmeno pentita di aver ucciso la bambina! Bensì ha messo Elena dentro dei sacchi della spazzatura, l’ha sotterrata, si è ripulita e ha ripulito, ha inventato un sequestro creandosi un alibi e ha colpito la sua macchina per inscenare un’aggressione!! 24 ore di bugie. Quindi un omicidio in cui ci si crea pure un alibi e si occulta il corpo! Non può essere un raptus di pazzia! Ho sentito parlare l’avvocato di Martina il quale può solo fare questo… parlare e sprecare fiato perché davanti la realtà non ci sono parole che possano cambiarla!
Amo mia figlia più di ogni altra cosa al mondo, è uguale a me in tutto e per tutto! Me l’ha uccisa! me l’ha portata via… non perché non volesse che legasse con la mia compagna, ma perché voleva mettermela contro… le parlava male di me ogni giorno ed Elena me lo veniva a raccontare!! Non ci sarebbe potuta riuscire perché io ed Elena siamo una cosa sola e lei la odiava per questo!!!
Ha tentato tanto di parlare male di me fino al giorno che ha capito che non ci sarebbe riuscita e ha studiato come ammazzarla!!! Distruggendo la sua innocente vita… ha preso Elena dall’asilo un’ora prima perché già era preparata mentalmente! Questa è una chiara prova di una mente sana in grado di organizzarsi!!! Un suicidio sarebbe stato più plausibile!
Elena aveva tutta la vita davanti e tanti traguardi da raggiungere! Sono distrutto, mi sento un vuoto dentro incolmabile; ho sempre promesso a mia figlia che l’avrei tenuta al sicuro come ogni buon padre farebbe, avrei dato la vita al posto suo, l’ho chiesto a Dio, ma non accetta sostituzioni! Non potevo mai e, dico mai, pensare che l’avrei dovuta proteggere proprio da sua madre…. La legge è sempre pronta ad affidare i figli alle mamme nonostante in alcune storie i padri siano meglio delle madri! Tutti parlano dell’amore della mamma, ma nessuno parla mai dei sacrifici che fa un papà… Martina è un mostro, non meritava una figlia come Elena speciale e unica in tutto! Elena vive! Ogni giorno! Dentro il mio cuore…”

Un giovane si trova ricoverato in prognosi riservata sulla vita all’ospedale “San Giacomo d’Altopasso”,  dopo essere rimasto ferito gravemente in un incidente stradale, che si è verificato la notte scorsa in via Caduti in Guerra, nel quartiere “Fondachello”, a Licata.

L’uomo alla guida di una Smart ha impattato contro una Bmw, pare parcheggiata ai bordi della strada, e dopo una carambolata, sarebbe andato a sbattere contro la recinzione di una villetta della zona. I carabinieri hanno effettuato i rilievi per ricostruire la dinamica dei fatti.

Ieri la Polizia di Stato ha notificato quattro sanzioni amministrative ai titolari di esercizi commerciali di Licata e DJ, resisi responsabili dell’organizzazione di intrattenimento musicale nei rispettivi locali senza la prescritta autorizzazione di Polizia.

A seguito di intensificazione di controlli amministrativi, effettuati nel decorso fine settimana presso le attività commerciali site nella nota località balneare denominata “Mollarella”, personale del Commissariato di P.S. constatava che in detti locali erano state organizzate degli intrattenimenti musicali, anche con presenza di DJ e musica ad alto volume, con presenza di un rilevante numero di giovani, in assenza della obbligatoria autorizzazione rilasciata dal Questore della Provincia di Agrigento.

I predetti titolari delle due attività commerciali nonché i DJ, poiché resisi responsabili del sopra indicato illecito amministrativo, sono stati destinatari ciascuno di sanzione pecuniaria di oltre 1500 euro. 

La Direzione investigativa antimafia ha confiscato beni per 20 milioni di euro a Salvatore Vetrano, 51 anni, imprenditore palermitano nel settore dei surgelati. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo ed è stato confermato dalla Corte d’Appello. Vetrano è ritenuto contiguo al presunto mafioso Gianfranco Puccio e a Giuseppe Salvatore Riina, figlio del capo mafia Totò Riina. Secondo la Dia, la sua scalata imprenditoriale è stata favorita dall’intreccio di interessi tra mafia e impresa, come affermato da diversi collaboratori di giustizia. Cosa Nostra avrebbe sostenuto le iniziative d’impresa di Vetrano, e lui avrebbe ricambiato con versamenti periodici di denaro o assunzioni. Il suo patrimonio è stato alimentato anche da finanziamenti erogati dal Fondo Europeo per la pesca in Sicilia, e dall’elusione fiscale. Oggetto della confisca sono l’intero capitale sociale e il compendio aziendale di 5 società di capitali, attive nel settore della commercializzazione di prodotti ittici e in quello immobiliare. 13 immobili, tra appartamenti, magazzini e terreni a Palermo, Carini, Trabia, Marsala e Sciacca. Il corrispettivo delle vendite di un immobile. Due imbarcazioni e un’automobile, libretti nominativi, conti correnti bancari, depositi a risparmio, investimenti assicurativi e rapporti finanziari.

Il leader della Lega, Salvini, saluta a Palermo il neo sindaco, Roberto Lagalla. Vittorio Sgarbi incontra Cateno De Luca a Taormina e si schiera al suo fianco.

La Lega ha conquistato tre seggi al Consiglio comunale di Palermo, e sarà parte della giunta del sindaco. E Matteo Salvini ha appena incontrato Roberto Lagalla a Palermo. E il leader del “Carroccio” ha commentato: “Sono felice ed emozionato, perché mai la Lega nella storia d’Italia ha governato Palermo e Messina. Ringrazio per la fiducia. Finite le polemiche di una campagna elettorale da parte di qualcuno brutta e cattiva, non fatta sulla città ma su altro, inizia un percorso. Salutiamo senza tanti rimpianti Leoluca Orlando e la sua squadra, e si comincia a lavorare. Lo stesso modello delle Amministrative sarà replicato per le Regionali. Raccogliere 10mila consensi dei palermitani e arrivare a governare una splendida città, la più importante andata al voto, è motivo di grande orgoglio. Perché non replicare allora l’esperimento in grande stile coinvolgendo altri soggetti, forze civiche e politiche alle prossime Regionali. Per il candidato presidente sceglieranno i siciliani. Non arriveranno da me, da Milano, da Roma o da altre città imposizioni calate dall’alto. Mi auguro che il centrodestra in Sicilia trovi una candidatura unitaria che metta d’accordo tutti, perché uniti si vince. Non faccio nomi e cognomi. Bisogna trovare qualcuno che unisca. Dove il centrodestra è unito stravince dappertutto: da Palermo a Genova. Dove è diviso come a Verona, Parma o Catanzaro non vince. Quindi l’importante è trovare una candidatura che accontenti tutti”. E nel frattempo Vittorio Sgarbi si è schierato a fianco del candidato presidente della Regione, Cateno De Luca, che, incontrando a Taormina Sgarbi e il suo sindaco vincitore a Messina, Federico Basile, ha affermato: “Con De Luca presidente della Regione e Sgarbi ministro della Cultura otterremmo un risultato straordinario per rilanciare il nostro Paese. Anche Vittorio Sgarbi è al nostro fianco per un progetto politico amministrativo innovativo per la Sicilia e l’Italia! Io sindaco di Sicilia e Vittorio ministro della Cultura! Il meridione al centro di un nuovo rinascimento del sistema Italia. Messina con Federico Basile è antesignana del progetto. Noi ci crediamo, crediamo si possa fare. Lo abbiamo già dimostrato”.

Al processo ordinario sul “Sistema Montante” ha deposto l’avvocato Genchi. Le dichiarazioni sull’imprenditore Di Vincenzo, e l’intervento del suo difensore, Mirko La Mattina.

Innanzi al Tribunale di Caltanissetta si è svolta un’altra udienza del processo ordinario, tecnicamente il “Cuva più 16”, a carico di 17 imputati nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto “Sistema Montante”. Ha deposto come testimone l’avvocato Gioacchino Genchi, che, tra l’altro, ha raccontato: “L’imprenditore edile Davide Tedesco, mio amico, mi disse che, trovandosi in un ristorante, sentì parlare Antonello Montante e un’altra persona di una misura in corso su un soggetto che poi effettivamente fu oggetto di misura di prevenzione patrimoniale. Ricevo questi messaggi in tempo reale da Davide Tedesco che mi racconta cosa stava accadendo mentre si trovava al ristorante. Poi, quando venne in studio da me, cercammo di capire sia chi fosse la persona di cui parlavano, sia chi fosse la persona al tavolo con Montante. Dopo la descrizione che mi fu fatta mi collegai su internet e gli feci vedere la foto del questore Carmine Esposito, e collegammo che la persona con cui Montante era al ristorante era lui”. E poi Genchi ha aggiunto: “Fu sempre Tedesco a parlarmi dell’ingegnere Pietro Di Vincenzo che era in carcere, con il quale si sentiva, erano molto amici, e c’erano anche delle lettere che mi fece leggere. Tedesco parlò di me a Di Vincenzo, e Di Vincenzo gli chiese di coinvolgermi nella sua difesa. Nell’inquadrare la situazione giudiziaria di Di Vincenzo ebbi subito la percezione che l’origine delle sue problematiche nascesse dall’essere tornato a Caltanissetta dopo la misura cautelare, e avere accettato un ruolo nell’Associazione degli industriali quando erano già cambiati gli equilibri. Di Vincenzo non si era reso conto che andava incontro a una realtà mutata: un contesto imprenditoriale, che fino a poco tempo prima aveva il riferimento in lui, poi aveva individuato un nuovo punto di riferimento che era Montante. Diedi un mio computer Mac in disuso a Di Vincenzo e lavoravamo a distanza su documenti condivisi, e mi arrivavano diversi allarmi su tentativi di accesso a questa mail” – ha concluso Genchi. L’imprenditore nisseno Pietro Di Vincenzo, al quale è stato confiscato un patrimonio di 264 milioni e 565 mila euro per sospetti di contiguità con soggetti mafiosi, è stato presidente degli industriali di Caltanissetta e della Sicilia, è stato indagato per concorso in associazione mafiosa nel 1992 nell’ambito dell’inchiesta “Leopardo”, ed è stato prosciolto. E poi è stato assolto nel 2009 dalla Corte d’Appello di Roma dopo la condanna a 1 anno e 4 mesi in un’inchiesta che coinvolse la cosca Rinzivillo di Gela. Adesso Pietro Di Vincenzo è parte civile al processo “Montante”. E uno dei suoi difensori, l’avvocato Mirko La Mattina, ha già affermato: “Ci sono dei collegamenti con le vicissitudini giudiziarie dell’ingegnere Di Vincenzo. Intendo dire che, da operatore del diritto e da difensore di Di Vincenzo, mi lascia alquanto perplesso l’arresto del finanziere Ettore Orfanello, indicato come uno dei soggetti più legati a Montante, sommato al fatto che Montante considerava l’ingegnere Di Vincenzo un nemico, e sulle cui ceneri il Montante ha, peraltro, iniziato la propria carriera. Montante è accusato di avere orientato delle indagini della Guardia di Finanza a favore dei suoi amici e contro i suoi nemici. Se si considera che il maggiore Orfanello è stato uno dei militari che ha condotto le indagini patrimoniali nei confronti dell’ingegnere Di Vincenzo, all’esito delle quali fu chiesta, e poi applicata, la misura di prevenzione che ha portato alla confisca di tutto il suo patrimonio, si possono comprendere le mie perplessità. Aggiungo: noi difensori abbiamo saputo della sentenza della Corte d’Appello di Caltanissetta, con la quale era stata confermata la confisca a carico dell’ingegnere Di Vincenzo, attraverso un’intervista rilasciata da un altro soggetto coinvolto nell’indagine Montante, l’ex presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta, il quale era a conoscenza della decisione credo lo stesso giorno che fu depositata, e comunque ancora prima di noi diretti interessati. Sarei curioso di sapere come Crocetta lo abbia saputo”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

La Fondazione celebra Luigi Pirandello. In occasione del centocinquantacinquesimo anno dalla nascita del drammaturgo, promuove uno spettacolo estivo nel piazzale del Caos. Nell’arena allestita ai piedi della Casa natale del premio Nobel, in scena “Il Berretto a Sonagli”, per la regia di Francesco Bellomo, con Gianfranco Jannuzzo, Gaetano Aronica, Emanuela Muni, Francesco Mirabella, Margherita Patti, Veronica Rega, Cecilia Guzzardi e Martina Difonte.

Prodotto da Francesco Bellomo, lo spettacolo andrà in scena il prossimo sabato 25 giugno, alle 21, ai piedi della Casa Natale Luigi Pirandello, piazzale Caos ad Agrigento. L’incontro inaspettato e casuale, che ha reso possibile la “reunion” degli agrigentini, si è immediatamente trasformato in un punto di forza per lo spettacolo, come racconta il regista Francesco Bellomo: “L’avere avuto l’intuizione di mettere insieme Jannuzzo ed Aronica in uno dei capisaldi della drammaturgia pirandelliana è per me un motivo di orgoglio e di merito. Non ci vogliamo rapportare con edizioni precedenti, ma ritengo, senza presunzione, che questa edizione, che parla tutta agrigentino, sia originale. Lo spettacolo ha un livello qualitativo e recitativo che ben si inserisce in un clima ed in una lettura registica priva di eccessi. La risata non va suscitata, ma nel momento in cui c’è sorge spontanea. Tutti i personaggi sembrano disegnati secondo una filodrammaturgia cara a Pirandello”.

Bellomo, poi, conclude: “Tre grandi eventi in un’unica serata: la celebrazione dell’anniversario della nascita di Luigi Pirandello, dieci anni di rappresentazioni del mio Berretto a Sonagli e la chiusura della stagione del Teatro Pirandello”.
Gianfranco Jannuzzo, che nello spettacolo interpreta Ciampa, aggiunge: “Avrò l’onore di recitare il testo davanti la casa natale di Luigi Pirandello, festeggiando, così, i dieci anni continuativi di repliche. E’ un’occasione meravigliosa! Per caso mi ritrovo insieme con amici agrigentini in uno straordinario testo di teatro. Per me Francesco Bellomo significa Pirandello; con lui, infatti, ho già recitato in Liolà. Poi c’è anche un mio carissimo amico, Tano Aronica. Non nascondo la mia grande emozione nell’interpretare il ruolo che fu il cavallo di battaglia di Turi Ferro, Salvo Randone, Eduardo De Filippo e Paolo Stoppa.

A Jannuzzo fa eco Aronica che, citando Leonardo Sciascia, sottolinea la casualità dell’incontro artistico: “ Ci sono state diverse casualità e coincidenze che hanno portato a questo incontro di giurgintani. Nello spettacolo interpreto Fifì, un personaggio interessante che mi piace molto perché rappresenta quella sicilianità sonnolenta e sorniona che appartiene a tutti noi”. Lo spettacolo verrà donato a tutti gli abbonati alla stagione teatrale 2022 e per non abbonati sono disponibili biglietti da acquistare sul sito ufficiale della Fondazione Teatro Pirandello, alla sezione biglietteria online.

I Carabinieri del Centro anticrimine natura del Comando provinciale di Agrigento, in collaborazione con l’Azienda sanitaria, hanno effettuato controlli in tre attività commerciali a Joppolo Giancaxio. Sono state elevate multe per complessivi 20mila euro. Nel dettaglio sono stati sequestrati complessivamente 73 chilogrammi di prodotti alimentari vari, non idonei al consumo umano, molti dei quali mancanti della certificazione e tracciabilità.

In uno degli esercizi i carabinieri hanno riscontrato anche la mancanza della documentazione necessaria per la somministrazione al pubblico di cibo.

A supportare, durante gli accertamenti i carabinieri del nucleo Anticrimine Natura, il personale veterinario dell’azienda sanitaria provinciale.

Passa alla fase progettuale l’opera strategica per il porticciolo di Agrigento, attesa e auspicata da anni.

Si sono concluse, con esito favorevole, le procedure di espletamento della gara e le verifiche dei requisiti delle società di ingegneria, per l’affidamento dei servizi tecnici di ingegneria e architettura relativi alla progettazione, definitiva ed esecutiva, dei lavori di ampliamento del porticciolo turistico di San Leone. Dette procedure sono state coordinate dal RUP Architetto Ivano Agostara del Comune di Agrigento ed eseguite dalla Centrale Unica di Committenza c/o Consorzio Tirreno Ecosviluppo 2000.

Ampliare il porticciolo turistico di San Leone per aumentarne il potere attrattivo e sfruttarne al massimo le potenzialità turistico-ricettivo, nel pieno rispetto dell’ambiente e del contesto paesaggistico, considerando la vicinanza con il Parco Archeologico della Valle dei Templi, è stato da subito uno degli obiettivi perseguiti dall’amministrazione Miccichè.

«Sono stati rispettati dagli uffici – spiega l’assessore Gerlando Principato – i tempi concessi dalla presidenza dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’affidamento dei suddetti servizi».

«Continuiamo a perseguire l’obiettivo – commenta il sindaco di Agrigento Francesco Miccichè – di realizzare una delle opere più importanti e strategiche per il rilancio del porto turistico di Agrigento, che terrà conto anche del water-front del lungomare Falcone Borsellino, dei parcheggi, della viabilità e dei trasporti, di car sharing, pista ciclabile e bike sharing, per un importo lavori stimato in circa 29milioni di euro».

Alla conclusione della procedura è risultato vincitore, con un ribasso sull’offerta economica del -42,000%, pari ad un importo offerto di €403.785,26 oltre IVA e oneri assistenziale e previdenziali, il Raggruppamento di imprese con Capogruppo la MODIMAR S.R.L..

La Corte dei Conti ha condannato tre dirigenti e un funzionario regionali a risarcire per danno all’erario la Regione. Si tratta di Francesco Sucato, Vincenzo Iuculano e Antonella Natoli, tutti dirigenti del Dipartimento regionale dell’Energia tra l’anno 2014 e l’anno 2016, e Silvio Piombino, funzionario dello stesso Dipartimento. Secondo la Guardia di Finanza il danno all’erario ammonta a 3 milioni e 621mila euro, che sarebbe stato provocato dal mancato controllo di numerose procedure di pignoramento eseguite da ex dipendenti della società Multiservizi a danno del bilancio della Regione. La Multiservizi, posta in liquidazione, non ha erogato il Tfr ai propri ex dipendenti, i quali, nel frattempo assunti dalla Sas, hanno attivato procedure di pignoramento aggredendo il bilancio regionale. Tale tipo di procedura si è resa possibile perché, a sua volta, la Multiservizi è stata creditrice nei confronti della Regione siciliana per 5 milioni e 250mila euro. Ebbene, su tali procedure non sarebbe intervenuta alcuna concreta ed efficace azione di monitoraggio, verifica e contrasto da parte degli uffici regionali, e ciò ha comportato un ingiustificato esborso da parte dell’amministrazione regionale di somme molto al di sopra dell’originario credito. Sucato pagherà 1.774.566 euro, Piombino 253.509 euro, Vincenzo Iuculano e Antonella Natoli 543.234 ciascuno.