Gennaio 2022 - Pagina 11 di 58 - Sicilia 24h
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Lo scorso 7 gennaio, assolto, annunciò che prossimamente avrebbe commentato l’inchiesta con la stampa. Adesso Raffaele Lombardo ha mantenuto la promessa.

Lo scorso 7 gennaio l’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, è stato assolto nel secondo processo d’Appello, dopo il rinvio dalla Cassazione, dai reati di concorso alla mafia e corruzione elettorale. Più nel dettaglio, la prima sezione penale della Corte d’Appello di Catania, presieduta da Rosa Anna Castagnola, ha assolto Raffaele Lombardo con la formula “perché il fatto non sussiste” per il reato di concorso esterno alla mafia, e con la formula “per non avere commesso il fatto” per il reato di corruzione elettorale. Le motivazioni della sentenza sono attese entro 90 giorni. Raffaele Lombardo annunciò: “Commenterò con la stampa prossimamente”. E così è stato. Adesso Raffaele Lombardo, nato a Catania nel 1950, ha affidato al quotidiano della sua città, “La Sicilia”, il commento. Sui collaboratori della giustizia citati a suo carico, Lombardo afferma: “I pentiti che mi accusavano sono un pozzo d’ignoranza e di contraddizioni. Ne cito uno per tutti: l’agrigentino Giuseppe Tuzzolino, folcloristico e fantasioso, finito malamente perché condannato per avere calunniato persino un magistrato”.

Alla domanda…con Cuffaro vi siete sentiti, Lombardo risponde: “Un messaggino. Non lo sento da tempo. Disapprovo le sue critiche alle mie scelte sui termovalorizzatori, ma non fu il motivo della rottura fra noi”.

E allora perchè avete rotto, incalza il giornalista: “Perché mi chiese l’assessore alla Sanità e io invece nominai Russo. Voglio bene a Totò, penso che anche lui me ne voglia. Spero di rivederlo presto”.

Poi, sui suoi presunti contatti con esponenti mafiosi, replica: “E’ provato che alla mafia ho fatto danni. Basta citare l’alt all’eolico. Non ho fatto assumere, per conto di un mafioso, nemmeno un netturbino precario”. Poi Raffaele Lombardo ricorda la richiesta di archiviazione delle indagini a suo carico, che fu respinta, iniziando così il processo: “Dovremmo riscrivere la storia della Sicilia. Se quella richiesta d’archiviazione fosse passata, io sarei stato rieletto alla grande, stavolta nel segno di autonomia forte e indipendenza dai partiti: un’altra storia. Non ho mai aderito a teorie complottiste. Mi resta solo un grande rammarico: la mia vita politica è stata bruscamente interrotta quando, insieme a un gruppo di persone di alto livello, si era avviato un percorso di riforme tra sanità, rifiuti, formazione professionale, lavori pubblici, e blocco delle assunzioni alla Regione. Sarò presuntuoso, ma è così. E non si può più tornare indietro”. E poi, sull’ipotesi di corruzione elettorale, traducibile in “clientelismo”, l’ex presidente della Regione controbatte: “Non nego che alla mia segreteria c’era una costante processione di gente che chiedeva favori e posti di lavoro. C’è ancora molto bisogno del rapporto diretto con gli elettori. Io oggi sono costretto a dire che non faccio politica per non essere avvicinato dalla gente che mi chiede qualcosa, anche un semplice consiglio, perché sono fra i pochi ultimi che parla con la gente”. E poi, sui 12 anni di calvario giudiziario, dall’avviso di garanzia alla seconda sentenza d’appello, Raffaele Lombardo commenta: “Già nella richiesta di archiviazione, dell’ottobre 2011, la Procura sosteneva che non ci fossero gli elementi per avviare il processo. Nel frattempo sono passati 12 anni. In Italia la presunzione d’innocenza non esiste. Soprattutto per un politico si costruisce, da parte dei media, la presunzione di colpevolezza. Un quotidiano in particolare descrisse, in una miriade di articoli, gli atti dell’indagine. Ben prima che ricevessi l’avviso di garanzia. Mi recai a Roma dal direttore Ezio Mauro, mi disse che la loro era ‘un’autorevole fonte giudiziaria’. Il Tg1 delle 20, il più seguito dagli italiani, con Minzolini direttore mi dedicò per ben 16 volte l’apertura”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Un incidente stradale nottetempo, lungo la strada statale Palermo-Sciacca, ha provocato la morte di Domenico Montalbano, 46 anni, di Camporeale. A lui, per cause in corso di accertamento, è sfuggito il controllo della propria automobile, una Fiat 500, e si è schiantato contro il guardrail. I Vigili del fuoco lo hanno estratto dall’abitacolo contorto, e lo hanno affidato ai sanitari del 118. La corsa verso l’ospedale si è rivelata inutile. Domenico Montalbano è morto in ambulanza. I medici del pronto soccorso ne hanno constatato il decesso. Le indagini sono condotte dai Carabinieri della Compagnia di Monreale.

La fuga di Angelo Tardino, 48anni licatese, è terminata con il suo suicidio. Il killer fuggitivo era braccato dai Carabinieri, subito dopo l’efferata mattanza.

Tardino, forse al culmine di un dissidio familiare, ha ucciso il fratello, la cognata e due ragazzi di 11 e 15 anni.

Sul posto sono sopraggiunti i militari della locale compagnia per i rilievi di rito e la Procura della Repubblica.

L’omicidio è avvenuto, nella mattinata di oggi, in via Riesi a Licata. Subito dopo aver esploso di colpi in direzione dei suoi familiari il killer aveva tentato una rovinosa fuga.

Tre persone sono state uccise questa mattina, a colpi di pistola, in via Riesi a Licata. Secondo le prime informazioni il killer ha “fatto fuori” tre componenti dello stesso nucleo familiare e si sarebbe dato alla macchia.

Sul posto sono sopraggiunti i militari della locale compagnia, che immediatamente hanno allertato la Procura della Repubblica. Nel contempo si setaccia il territorio alla ricerca del fuggitivo.

Parrebbe che il  triplice omicidio sia scaturito a margine di un litigio familiare e che lo stesso omicida sia un componente dello stesso nucleo.

IN AGGIORNAMENTO

Il Questore della Provincia di Agrigento Dr.ssa Rosa Maria IRACI ha adottato, ai sensi dell’art.lOO del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, un provvedimento di sospensione dell’attività relativa ad un esercizio pubblico di somministrazione di alimenti e bevande.

Il provvedimento è stato emesso in data 24 gennaio 2022 e riguarda la sospensione per 5 giorni dell’attività relativa ad un esercizio di somministrazione di alimenti e bevande sito nel Comune di Agrigento ed è stato adottato a seguito di controlli a cura della dipendente Sezione Volanti, che ha appurato che l’esercizio pubblico risulta  frequentato abitualmente da soggetti con pregiudizi penali.

Il provvedimento è stato adottato in virtù della titolarità da parte del Questore del potere di sospendere /revocare la licenza di un pubblico esercizio, nel quale siano avvenuti gravi disordini o che sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose o che comunque costituisca un pericolo per l’ordine pubblico o per la sicurezza dei cittadini.

All’età di 78 anni si è spento oggi nella sua casa Padre Giuseppe Tagliareni, nobile prete ed esorcista che ha aiutato una infinità di persone che hanno avuto bisogno di lui.

Ha girato diverse parrocchie, l’ultima dei quali quella di Calamonaci, dove Padre Tagliareni si è distinto per il suo essere leale, onesto e prete perbene. Prete esorcista, vicinissimo alle lodi di Padre Amorth, noto in tutto il mondo, ha intrapreso la sua attività di esorcismo grazie alle attitudini che la religione cristiana gli ha assegnato. E lui, con grande spirito di sacrificio, ha ottemperato alla propria missione con dedizione e passione, tanto di diventare il prete esorcista più famoso della provincia di Agrigento.

Laureatosi in medicina, nel lontano 1968, è stato ordinato sacerdote a Torino nel 1976 a Torino.

Fondatore dell’Opera della Divina Consolazione, nata per ispirazione a Sciacca nel 1983. Carismatico e guida spirituale per moltissimi fedeli.

Si è spento oggi, intorno alle 15, mentre pregava nella sua casa nelle vicinanze di Sciacca. Forse, ma non è ancora certo, è morto di Covid.

Di sicuro predilige le bellezze naturali dell’agrigentino, luoghi di interesse culturale, sedi istituzionali non risparmiando neppure la casa natale di Luigi Pirandello. Una lunga lista di danneggiamenti rivendicati il più delle volte lasciando la nota firma “Lui è Dome” nelle sue non certamente memorabili e lodevoli “imprese”.  Adesso, dopo l’ultimo sfregio alla Scala dei Turchi con della polvere rossa, la Procura di Agrigento ha notificato un avviso di garanzia nei confronti di Domenico Quaranta, 48enne di Favara, noto come il “danneggiatore seriale”. Il sostituto procuratore Gianluca Caputo gli contesta i reati di danneggiamento, danneggiamento aggravato seguito da incendio e porto di oggetti atti ad offendere. Tanti i raid vandalici, alcuni anche eclatanti, che sono finiti al centro dell’inchiesta della Procura di Agrigento e delle indagini dei carabinieri del Comando Provinciale, guidati dal colonnello Vittorio Singo, e della Compagnia di Agrigento, agli ordini del maggiore Marco La Rovere.

Quaranta, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe il protagonista del danneggiamento con vernice di Punta Bianca, avvenuto tra l’11 ed il 12 settembre 2020: in quell’occasione comparve la scritta “Lui è Dome” incisa con della vernice. Tra il 10 ed il 12 dicembre l’obiettivo è stato il comune di Favara: prima con una scritta con bomboletta spray nera  “Voglio i soldi” negli uffici di via Meldola e poi con l’incendio del portone di ingresso dell’Ente per fortuna estinto da alcuni passanti. Il 21 dicembre Quaranta sarebbe entrato in azione nella casa natale di Luigi Pirandello, in contrada Caos, usando ancora una volta della vernice e lasciando la sua firma “Dome”. La vigilia di Capodanno del 2020, armata di mazza, avrebbe poi distrutto i vasi in ceramica posizionati lungo il Viale delle Dune di San Leone. Con il nuovo anno, il 15 gennaio 2021, Quaranta sarebbe nuovamente entrato in azione. Questa volta al carcere Petrusa di Agrigento dove comparve (sempre usando bomboletta spray) la scritta “Unico e solo Dome”.

Quaranta, come detto, è un soggetto noto alle cronache e alle forze dell’ordine. Lo scorso 15 gennaio il Questore di Agrigento Rosa Maria Iraci gli ha notificato un avviso orale con conseguente divieto di recarsi a Realmonte per tre anni e imponendogli diverse prescrizioni. In precedenza il Questore aveva anche chiesto la sorveglianza speciale (rigettata dal tribunale di Palermo) nei confronti del favarese. Agli inizi degli anni 2000 fu protagonista di due episodi dal notevole clamore mediatico che gli costarono peraltro una condanna a 16 anni di reclusione: l’11 maggio 2002 fece esplodere una bombola di gas alla fermata Duomo del metrò di Milano e  appena un anno prima aveva fatto deflagrare una bombola di gas da campeggio sui gradini del Tempio della Concordia, nella Valle dei Templi di Agrigento. Dopo la condanna è ritornato alla ribalta.

l reparto di oncologia del presidio ospedaliero “San Giovanni di Dio” di Agrigento si dota di dieci modernissime poltrone elettriche in grado di elevare il confort e la sicurezza dei pazienti durante l’infusione dei trattamenti chemioterapici. La nuove sedute, dotate di ampie possibilità di movimento grazie all’ausilio di ben tre motori elettrici, sono già state collaudate ed installate e rappresentano il frutto di una ulteriore donazione compiuta dall’onlus “Associazione Malati in Cura Oncologica” (AMICO) nei confronti dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento.

La consegna simbolica delle poltrone, del valore di oltre diciottomila euro, è avvenuta nel pomeriggio di ieri, lunedì 24 gennaio, nel corso di un partecipato incontro fra il commissario straordinario ASP, Mario Zappia, i volontari dell’Associazione ed il personale dell’unità operativa di oncologia diretta dal primario Antonino Savarino. “Non smetterò di essere grato a chi fa della generosità uno stile di vita. Il volontariato autentico – ha dichiarato il commissario Zappia – si traduce in gesti di grande altruismo capaci di integrare efficacemente le azioni che l’Azienda mette in campo per migliorare i percorsi di assistenza, specie quelli orientati alla cura dei pazienti più fragili”. Su una parete del reparto è stata collocata la riproduzione una lavagna con dei post-it recanti i nomi di chi, con le proprie donazioni unite ai fondi del cinque per mille accantonati da Amico Onlus, ha contribuito a rendere possibile la consegna delle poltrone. Al termine dell’incontro è stato anche presentato l’opuscolo “le terapie mediche in oncologia”, un vademecum informativo destinato ai pazienti oncologici con informazioni, consigli ed indicazioni messi a punto dal personale del reparto, che sarà stampato dall’Associazione AMICO con il patrocinio dell’ASP di Agrigento.

“Catania non può restare ostaggio di Pogliese e dei bizantinismi della legge Severino. Il sindaco anteponga il bene della città ad ogni altra considerazione e si dimetta evitando di scaricare sulla città i suoi problemi con la giustizia”.
Lo dichiara Claudio Fava, deputato regionale del movimento i Cento Passi e Presidente della Commissione Regionale antimafia, che sottolinea come “la città sta vivendo in uno stato di prolungato e doloroso abbandono: preda dell’emergenza rifiuti, di un disagio diffuso nelle sue periferie, senza una regia per l’utilizzo dei fondi del Pnrr. Pensare di poter lasciare la città ancora a lungo senza governo è un atto di irresponsabile presunzione.”
Il Presidente dell’antimafia quindi conclude che “è legittimo che Pogliese si difenda nelle opportune sedi giudiziarie, ma lo faccia da privato cittadino e restituisca ai catanesi il diritto di scegliere con il voto un nuovo sindaco.”