I poliziotti del Commissariato “Frontiera” hanno avuto vita facile nel trovare 37 grammi di hashish e marijuana nel corso di una perquisizione domiciliare nella casa di una donna empedoclina di 40 anni, G. F., già nota alle Forze dell’Ordine perchè in passato è stata arrestata per gli stessi reati.
In passato la donna, come detto, è stata arrestata diverse volte per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti; oltre alla droga alla donna sono state sequestrate ogni vario genere di droga, materiale per pesare e comporre dosi nonchè migliaia di euro riconducibili ai proventi dello spaccio.
Non solo dovrà pagare 1 milione e 100 mila euro per inadempimento del contratto di locazione dell’area dove insiste la sede del gruppo imprenditoriale, ma dovrà anche restituire la stessa al Comune di Porto Empedocle.
Lo ha stabilito ieri il Tribunale di Palermo. La vicenda si protrae dal 2013 cioè da quando è iniziato il contenzioso con il Comune empedoclino.
Ne ha dato notizia la sindaca uscente Ida Carmina che ha commentato così il provvedimento del Tribunale di Palermo: “Abbiamo provato a trovare un accordo con Moncada per arrivare ad una soluzione ma ogni tentativo è fallito e l’azienda, nonostante non pagasse più l’affitto, ci ha pure citati chiedendo un risarcimento per 13 milioni di euro per il crollo di un capannone. Ieri è arrivata la sentenza che ci dà ragione. E’ una grande vittoria per il nostro Comune.”
La Procura di Palermo notifica 24 avvisi di conclusione delle indagini ad altrettanti amministratori e burocrati del Comune, tra cui il sindaco Orlando. Contestate varie ipotesi di falso materiale in atto pubblico.
Una grana giudiziaria incombe su Palazzo delle Aquile. Una maxi inchiesta è in corso ad opera della Procura della Repubblica di Palermo e della Guardia di Finanza. Il procuratore aggiunto, Sergio Demontis, e i sostituti Andrea Fusco e Giulia Beux, hanno notificato 24 avvisi di conclusione delle indagini preliminari, ovvero l’atto anticamera della richiesta di rinvio a giudizio. E tra i 24 vi è anche il sindaco, Leoluca Orlando. A lui, ex assessori, dirigenti e capi area comunali si contesta l’ipotesi di reato di falso materiale in atto pubblico, perché falsi sarebbero i numeri delle entrate e delle uscite poi inseriti nei bilanci approvati negli anni 2016, 2017, 2018 e 2019. Più nel dettaglio, secondo le Fiamme Gialle coordinate dai magistrati, le previsioni di entrate sarebbero state sovrastimate. Nell’avviso di conclusione delle indagini si legge testualmente: “I pubblici ufficiali sottoscrivevano e inviavano all’ufficio Ragioneria generale delle schede di previsione di entrate sovrastimate, tenuto conto dei dati a loro noti degli effettivi accertamenti delle entrate nelle annualità precedenti, così inducendo in errore il Consiglio comunale sulla verità dell’atto, determinandolo ad adottare la deliberazione con la quale veniva approvato il bilancio di previsione”. Punto. E dunque, tali dati, adesso incriminati come falsi, sarebbero stati inseriti nelle proposte di delibera della giunta comunale di approvazione dello schema di bilancio di previsione. E le presunte irregolarità contabili avvolgerebbero diversi settori del Comune, tra l’ufficio condono edilizio, i settori bilancio e tributi, politiche abitative e risorse patrimoniali. Sotto lente di ingrandimento vi sono anche alcune direttive del sindaco Orlando e le certificazioni sui pareggi di bilancio. Ad esempio, sarebbe stato indicato un saldo finale tra entrate e spese per l’anno 2016 pari a più 55 milioni di euro a fronte di un saldo reale negativo per meno 35 milioni di euro, nascondendo quindi il mancato rispetto del pareggio di bilancio da parte del Comune. E così, altro esempio, sarebbe stato per il 2017, indicando un saldo finale tra entrate e spese pari a più 122 milioni di euro a fronte invece di un saldo reale di poco più di 52 milioni di euro. Ed ancora, si indaga sui debiti del Comune verso Rap e Amat, ossia le due aziende che gestiscono rispettivamente il servizio della nettezza urbana e dei trasporti urbani. Tali debiti sarebbero stati indicati in misura nettamente inferiore al reale. Ad esempio, verso l’Amat sarebbero stati quantificati falsamente debiti per soli 197mila euro per l’anno 2016, a fronte di crediti della società Amat pari a 8 milioni e 890mila euro. I 24 indagati, oltre Orlando, sono: Luciano Abbonato (ex assessore comunale al bilancio), Lucetta Accordino (dirigente servizi affari generali), Carmela Agnello (ex ragioniere generale oggi ai Beni confiscati ed Edilizia scolastica), Cosimo Aiello (ex componente collegio revisori), Marcello Barbaro (ex presidente del collegio dei revisori), Paolo Basile (attuale ragioniere generale), Leonardo Brucato (ex dirigente del settore tributi oggi alle circoscrizioni), Roberto D’Agostino (ex assessore al Bilancio), Paola Di Trapani (ex dirigente attività produttive oggi dirigente Verde), Salvatore Di Trapani (ex revisore), Carlo Galvano (ex dirigente condono edilizio), Antonino Gentile (ex assessore al Bilancio), Mario Lo Castri (ex dirigente dei Lavori Pubblici), Gabriele Marchese (ex comandante polizia municipale), Marco Mazzurco (ex revisore), Vincenzo Messina (capo della polizia municipale), Antonino Mineo (ex revisore), Luigi Mortillaro (ex dirigente del servizio bilancio), Sebastiano Orlando (ex revisore), Sergio Pollicita (capo di gabinetto), Paolo Porretto (ex dirigente Sportello unico), Stefano Puleo (ex dirigente tributi), Daniela Rimedio (ex dirigente servizio Tari oggi risorse immobiliari). Adesso i 24 hanno 20 giorni di tempo per opporre mezzi e documenti a difesa, dopodiché la Procura si rivolgerà al Tribunale scrivendo: “Rinviateli a giudizio”. Il Comune di Palermo attualmente batte cassa a Roma alla ricerca di soldi per evitare il dissesto. E la tegola giudiziaria che si è abbattuta compromette una condizione già sull’orlo del precipizio finanziario, peraltro nella prospettiva delle elezioni Amministrative della primavera del 2022.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)
“Piove ancora, è il caso di dirlo, sulle tante aziende agricole siciliane che restano penalizzate e senza risarcimenti dopo i danni subiti in seguito al violento maltempo dell’ottobre 2018. Finora risultano 599 istanze ammesse in tutta la Sicilia, per 11,7 mln € di contributi concessi sui 53 mln € richiesti. Ma c’è un fronte di richieste molto più ampio, per centinaia di milioni di euro, che non è stato nemmeno preso in considerazione, molto probabilmente a causa di difformità ed errori nell’applicazione della direttiva del 12 luglio 2019 emanata dal commissario delegato per l’emergenza, che regola le richieste di contributi”.
Lo sostiene Giorgio Pasqua, deputato regionale del Movimento 5 Stelle, che ha presentato un’interrogazione all’Ars. La vicenda riguarda gli ingenti danni subiti dalle aziende agricole nell’ottobre 2018, quando in tutta la Sicilia forti raffiche di vento e alluvioni misero in ginocchio le produzioni agricole, oltre a provocare evacuazioni di numerose famiglie e la perdita di ben 29 vite umane.
“Il Governo nazionale – ricorda Pasqua – mise subito a disposizione le somme necessarie per il ripristino delle strutture danneggiate o distrutte, ma la Regione, attraverso la Protezione Civile, ha impiegato quasi due anni per esitare le pratiche. Dalla presentazione delle istanze, iniziata nel luglio 2019, solo lo scorso 4 marzo sono stati pubblicati gli elenchi provvisori dei beneficiari, in un’area recondita del portale web, di difficile accesso e senza aver dato alcuna diffusione. Non si trova un elenco delle istanze rigettate e quindi molte aziende escluse non hanno potuto conoscere le motivazioni e replicare al provvedimento”.
“La cosa più grave, però – spiega Pasqua – riguarda le enormi e incomprensibili incongruenze fra le cifre indicate nelle perizie asseverate, presentate dalle aziende, e le cifre ammissibili a contributo: emergono tagli dal 62% ad oltre il 97% di quanto richiesto. Ancora, alcune spese sono state cassate per mancanza di documenti che però non erano richiesti. Inoltre, le spese riconosciute sono state ridotte del 50% per tutti i richiedenti: questo doveva avvenire solo per le aziende dotate di polizza assicurativa contro i danni, e per evitare duplicazioni di risarcimenti (un principio generale in campo assicurativo), mentre il taglio è stato applicato a tutti e senza aver chiesto se si avesse una polizza assicurativa. Insomma, sembra quasi che gli uffici abbiano interpretato al contrario quanto scritto da loro stessi nella direttiva. Tutto questo è avvenuto senza la possibilità di un contraddittorio tra le parti, un fatto assurdo”, conclude Pasqua, che ricorda come i contributi “dovevano essere erogati entro il terzo anno dall’evento stesso, come recita la normativa europea, e quindi entro questo mese di ottobre”.
Il deputato regionale chiede quindi chiarimenti al presidente Musumeci e all’assessore all’Agricoltura, Scilla, sulla corretta applicazione della direttiva del 2019, oltre all’eventuale ricalcolo degli importi spettanti alle singole aziende e la pubblicazione degli elenchi delle aziende escluse e delle relative motivazioni.
“Sorprende che l’onorevole del PD Francesco Boccia, in tour elettorale per le amministrative in Sicilia, pensi bene di fare campagna elettorale ai suoi candidati al ballottaggio, usando come minaccia l’intervento sostitutivo dello Stato sul tema della doppia preferenza e sulla rappresentanza di genere in Sicilia”.
A dichiararlo, l’onorevole Giusi Savarino di Diventerà Bellissima, che prosegue:
“Il tema della rappresentanza di genere non è esclusiva prerogativa dell’ex ministro. Da tempo porto avanti una battaglia a sostegno del valore della voce delle donne in politica e della parità di accesso alle cariche elettive. Per questo non accetto, né chiedo sconti da parte del PD. Suggerisco all’onorevole di approfondire l’argomento senza trasformarlo con faciloneria in tema da propaganda elettorale.
Le attuali norme regionali sono state predisposte con lo sforzo di tutte le donne dentro e fuori del palazzo, me compresa, e contengono misure innovative che permettono di incentivare l’accesso del genere sottorappresentato, come il principio di alternanza nelle liste bloccate. Oggi è tempo di aggiungere anche la doppia preferenza di genere, strumento applicato con successo alle amministrative.
Vorrei solo sottolineare che #diventeràbellissima, gruppo politico di cui e l’on. Musumeci facciamo parte, ha eletto donne ovunque, in lungo e largo in Sicilia, compresa in questa ultima tornata. Per cui rivolgendosi al Presidente, Boccia sbaglia indirizzo: l’opera di convincimento sulla rilevanza della parità di genere in Assemblea va diretta ai deputati e non al governo. Gli ricordo che affinché una norma venga approvata deve, infatti, necessariamente passare dal voto favorevole dell’Aula. Così, forse potrà sostenere nei fatti e non solo a parole il tema della parità di genere” – conclude Giusi Savarino.
Prestigioso incarico per l’urologo siciliano Angelo Territo che coordinerà giovani eccellenze europee nel campo dei trapianti di rene.
Il Dott. Angelo Territo, urologo presso l’Ospedale Universitario Fundació Puigvert di Barcellona (Spagna), è stato nominato Direttore del Gruppo “Trapianto Renale” della YAU (Young Academic Urologists), ovvero la sezione dei Giovani Urologi Accademici dell’Associazione Europea di Urologia (EAU). Il gruppo si è formato nel luglio 2021 ed è stato promosso dallo stesso Dott. Territo, riunendo insieme giovani (under 40) esperti nel campo della trapiantologia renale, con curriculum scientifico impeccabile e provenienti da tutta Europa.
“In qualità di chirurgo urologo dedicato anche ai trapianti di rene, sono profondamento orgoglioso di presiedere e coordinare tale gruppo di eccellenze provenienti da tutta Europa, con notevoli capacità chirurgiche e spiccata dedizione per la ricerca scientifica”.
Tra i principali obiettivi del gruppo vi è quello di coniugare la nostra attività chirurgica con la ricerca scientifica che, saggiamente impiegata, si traduce in beneficio per i pazienti affetti da insufficienza renale cronica (in dialisi o in pre-dialisi) da sottoporre a trapianto di rene (da donatore cadavere o da vivente). Ovvero, enfatizzare il concetto di attività scientifica impiegata per migliorare la cura dei pazienti.
È una grande opportunità per il giovane siciliano Angelo Territo che, a 35 anni, ha già dedicato gran parte della sua carriera professionale allo studio dei tumori urologici, alla chirurgia mininvasiva (laparoscopia e robotica) ed ai trapianti. Negli ultimi 4 anni, i risultati delle sue ricerche condotte presso la Fundació Puigvert sono stati pubblicati su riviste internazionali tra le più prestigiose e scientificamente rigorose. Tra i suoi ultimi traguardi:
Conclude il dott. Territo con una frase di Isaac Newton: “Se ho visto più lontano, ho potuto farlo stando in piedi sulle spalle dei giganti”, con chiaro ringraziamento per gli insegnamenti del suo mentore, Dott. Breda.
E’ stata fissata per il prossimo 5 novembre la perizia psichiatrica su Antonio De Pace, l’infermiere calabrese che ha ucciso la fidanzata favarese Lorena Quaranta, in un’abitazione di Furci Siculo, nel messinese, il 31 marzo 2020. Così hanno disposto i giudici della Corte di Assise di Messina che questa mattina per l’esame hanno nominato il prof. Stefano Ferracuti, ordinario di psichiatria e criminologia della Sapienza di Roma. Sarà lui a verificare le condizioni mentali del giovane calabrese.
A richiedere la perizia il pubblico ministero, a seguito di perizia di parte depositata dalla difesa dell’imputato, rappresentata dai legali difensori Bruno Ganino e Salvatore Silvestro. La difesa di parte civile ha nominato come proprio consulente il dottor Domenico Micale, mentre la difesa di De Pace si è affidata a Giusy Fanara. Ad assistere la famiglia di Lorena Quaranta sarà l’avvocato Giuseppe Barba.
Nel corso dell’udienza di oggi è stato sentito anche il medico di famiglia di De Pace. Il professionista avrebbe escluso precedenti psichici o disturbi di qualsiasi natura. Il dibattimento è stato aggiornato al prossimo 19 gennaio.
Come si ricorderà, dopo un litigio, De Pace ha scatenato la sua furia omicida sulla giovane favarese uccidendola e chiamando subito dopo i carabinieri: “Ho ucciso la mia fidanzata”. Una confessione che però non ha mai convinto del tutto gli inquirenti messinesi soprattutto in assenza di una indicazione del movente. De Pace in prima battuta ha dichiarato di aver ucciso Lorena perché convinto di aver contratto il Covid-19 a causa sua. Circostanza che però è stata da subito smentita dai tamponi eseguiti ad entrambi che sono risultati negativi. A chiusura delle indagini la Procura ha pure contestato le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi nei confronti di De Pace: secondo gli inquirenti il 28enne avrebbe ideato e pianificato l’omicidio e questo sarebbe dimostrato dal fatto di aver inviato alcuni messaggi ai parenti più stretti manifestando la volontà di trasferire i propri risparmi ai nipoti.