Dovranno pervenire entro le ore 12:00 del prossimo 26 marzo 2021 le manifestazioni di interesse alla procedura negoziata per l’Accordo quadro con un solo operatore economico relativo ai lavori di manutenzione straordinaria lungo le strade provinciali. Si tratta di un’indagine di mercato svolta integralmente in modalità telematica per l’individuazione dei soggetti da invitare alla procedura negoziata, secondo le modalità specificate nel bando, consultabile sul sito internet del Libero Consorzio Comunale di Agrigento.
L’importo dei lavori a base d’asta è di 825.000,00 euro (compresi 24.750,00 euro per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso). L’esame delle manifestazioni di interesse e l’eventuale sorteggio delle imprese ammesse verrà effettuato in seduta pubblica, tramite la Piattaforma Telematica MAGGIOLI, il 29 marzo 2021 alle ore 09:00 nella sala Gare del Libero Consorzio Comunale di Agrigento (Via Acrone 27, Agrigento).
Il progetto elaborato dallo staff tecnico del Settore Infrastrutture Stradali prevede interventi per la risagomatura del piano viabile, ripristino delle opere di presidio stradale esistenti, costruzione di nuove cunette, realizzazione di gabbioni metallici con pietrame per contrastare lo scivolamento di fango e detriti sulle carreggiate, rimozione di detriti e fanghiglia dalla sede stradale in seguito ad eventi atmosferici, discerbatura e pulitura di banchine e cunette, manutenzione di segnaletica stradale e barriere di protezione incidentate.
L’appalto, che verrà aggiudicato con il criterio del minor prezzo, rientra nel quadro più generale degli interventi previsti dal Libero Consorzio Comunale di Agrigento per il miglioramento della viabilità interna, per il quale sono state ulteriormente incrementate le somme in bilancio rispetto agli anni passati.
Nonostante nel 2020 quello dell’agroalimentare sia stato uno dei pochi settori italiani a reggere l’urto delle conseguenze economiche della pandemia e, anzi, ad aumentare il fatturato, l’agricoltura ha perso ben 4.258 imprese rispetto al 2019, risultato del saldo fra nuove iscrizioni e cessazioni registrate dalle Camere di commercio.
Secondo l’ultimo Rapporto InfoCamere-Movimprese di Unioncamere, le perdite più forti hanno colpito il Nord-Est (-1.996 imprese), il Nord-Ovest (-1.573) e il Centro (-771), mentre il Sud ha chiuso il bilancio in attivo con 52 ditte in più. Eppure anche il Mezzogiorno ha subito i colpi della crisi, anche se in maniera non uniforme: -373 aziende in Campania, -282 in Molise, -80 in Basilicata, -18 in Abruzzo, compensate da +465 in Sardegna, +203 in Calabria, +70 in Sicilia e +67 in Puglia. E’ l’effetto di diverse politiche agricole che legano alternativamente le sorti delle coltivazioni zonali al km zero, alla Gdo, all’export o alla trasformazione industriale.
Il “Recovery Plan” è, quindi, l’occasione per investire in programmi utili a dotare tutte le aree geografiche del Paese di sistemi agricoli in rete capaci di adattarsi rapidamente e di reagire ai cambiamenti.
Frattanto, però, le imprese agricole chiedono sin da subito di potere disporre di liquidità immediata per mettere a frutto i raccolti di primavera-estate e, soprattutto, di sostenere progetti di investimento in nuove reti d’impresa e filiere competitive e sostenibili.
Una richiesta che trova risposta immediata nell’accordo sottoscritto da Fabio Montesano, A.d. di Fidimed, intermediario finanziario 106 vigilato da Bankitalia con rete nazionale e facoltà di erogazione diretta, e da Mario Caligiuri, presidente di Agrifidi, Confidi minore del Mezzogiorno specializzato nel credito alle imprese agricole.
L’obiettivo dell’accordo è, in generale, quello di offrire alle imprese agricole italiane finanziamenti rapidi e diretti, di importo fino a 300mila euro, garantiti fino al 90% dal Fondo centrale di Garanzia di Mediocredito Centrale e contro-garantiti dai Confidi, oltre a fidejussioni commerciali, attestazioni di capacità finanziaria e finanziamento di programmi di investimento asseverati da Business plan.
In particolare, poi, i due Confidi offrono assistenza tecnica e sostegno finanziario alla creazione, organizzazione e sviluppo di filiere specializzate. Se ne è parlato, ad esempio, in una riunione online fra tre progetti di Reti d’Impresa al Sud, “Sicilia in Guscio” rappresentato da Riccardo Ricciardello di Brolo (Messina), “Calabria in Guscio” rappresentato dallo stesso Caligiuri, e “Basilicata in Guscio” rappresentato da Donato Lisanti, che raccolgono decine di imprese decise ad impiantare dei nuovi noccioleti in adesione ad un Progetto già avviato di filiera italiana della nocciola. Si tratta di riconvertire ettari di terra a noccioleti e fare crescere una filiera per riaffermare l’identità e la tipicità del made in Italy e per garantire la fornitura di prodotti autoctoni, di qualità e tracciabili, con adeguate quantità e a prezzi competitivi, al settore della trasformazione industriale nazionale, come valida alternativa all’import dall’estero.
“Bisogna investire sulla diversificazione e modernizzazione dell’agricoltura – spiega Fabio Montesano – per rendere le imprese più resilienti alle crisi e raggiungere in rete dimensioni tali da stringere accordi vantaggiosi con le grandi committenze. Fidimed può finanziare tutto questo, velocemente ed a costi competitivi”.
“La leva finanziaria – conclude Mario Caligiuri – è fondamentale per cogliere tutte le opportunità offerte dall’evoluzione del mercato e della logistica che la pandemia ha scatenato nel mondo. La qualità italiana ha bisogno di essere promossa e valorizzata su larga scala e l’aiuto dei Consorzi Fidi può essere fondamentale nel determinare il successo di una visione imprenditoriale”.
Si è svolta a Palermo, davanti alla sede dell’Assessorato al Lavoro, in via Trinacria, la manifestazione dei tirocinanti dell’avviso 22/2018 della Regione Sicilia per chiedere lo sblocco del pagamento delle indennità arretrate. Il sit-in è stato organizzato da Cgil e Nidil Sicilia.
Seimila tirocinanti – tra i 18 e i 65 anni – in tutta la Sicilia che, nonostante le attività si siano già concluse da oltre un anno, non hanno ancora percepito le indennità pari a 500 euro al mese per sei mese.
All’iniziativa era presente anche una delegazione di tirocinanti agrigentini, accompagnati da Carmela Pistone, responsabile della Nidil Cgil per la provincia di Agrigento.
“Siamo a fianco dei tirocinanti che legittimamente rivendicano le loro indennità – dice Carmela Pistone – e continueremo a sostenerli fino a quando non riceveranno quanto dovuto. È gravissimo che la Regione tenga in scacco migliaia di persone che attendono da oltre un anno, specie in un momento come questo, quando le famiglie sono piegate dalle conseguenze della pandemia. Tali ritardi insopportabili in tempi normali – conclude Pistone – sono adesso inaccettabili, per questo non abbasseremo la guardia fino a quando non otterremo tutti gli arretrati”.
A Sant’Angelo Muxaro i Carabinieri hanno arrestato ai domiciliari G B, sono le iniziali del nome, 30 anni, sorpreso in possesso di 10 dosi di marijuana, già confezionate, pronte ad essere cedute. Nel corso della perquisizione domiciliare è stata rinvenuta altra marijuana, materiale per il confezionamento delle dosi e mille euro in contanti, con banconote di piccolo taglio ritenute provento dello spaccio. E’ stato l’atteggiamento furtivo ed elusivo del trentenne, colto nel centro storico, ad indurre i Carabinieri al controllo. L’arresto è stato convalidato dal Tribunale.
I tentativi e i casi di attenuazione, anche nell’Agrigentino, del regime del 41 bis. L’iniziativa della dissociazione. L’intervento degli addetti ai lavori.
Ergastoli e carcere duro al 41 bis e tentativi di attenuazione. Il boss di Brancaccio a Palermo, Giuseppe Graviano, durante uno dei suoi periodi di loquacità, ha dichiarato: “Io non ho fatto né trattative né patti. Ho avanzato le mie lamentele per il carcere nei confronti di tutti i politici, alcuni politici più garantisti, a loro dire. Invece di mantenere gli impegni presi con mio nonno hanno fatto leggi ingiuste, vergognose e incostituzionali. Tanto è vero che l’Italia non fa altro che prendere sempre multe dalla Corte europea per i diritti dell’uomo. Il 41 bis? E’ normale che stiamo male al 41 bis, ma io non piango e non faccio la vittima. Io lotto per quello che mi permette la legge. Sul 41 bis, sul 4 bis, o l’ergastolo, io cerco di infilarmi sulla mia condizione con chiunque, di sinistra o di destra, che possa portare a compimento questa situazione”.
Nel frattempo il fratello di Giuseppe, Filippo Graviano, anche lui condannato all’ergastolo per l’omicidio del beato Pino Puglisi e per le stragi del ’92 e del ‘93, ha raccontato ai magistrati di essersi dissociato da Cosa Nostra, esprimendo rammarico per i suoi comportamenti e senza ammettere alcun reato commesso, e chiedendo di usufruire di un permesso premio per uscire dal carcere. Ciò che è brandita come arma è una recente sentenza della Corte Costituzionale che ha ritenuto incostituzionale l’articolo 4 bis dell’Ordinamento penitenziario nella parte in cui vieta i permessi, il lavoro esterno e le misure alternative ai boss che non si sono pentiti e non collaborano con la giustizia. Attualmente, codice alla mano, la ‘dissociazione’ per i mafiosi non esiste. Una legge del 1987 invece concede una riduzione di pena e altri vantaggi ai terroristi che ammettano le colpe, abbiano comportamenti univocamente incompatibili con il permanere del vincolo associativo e ripudino la violenza. Tuttavia, il regime del carcere duro al 41 bis ha subito degli allentamenti. E ciò, secondo gli addetti ai lavori, è stato appena dimostrato dalla recentissima inchiesta antimafia nell’Agrigentino cosiddetta “Xydi”, che ha confermato come i boss, tra cui il capo provinciale di Cosa Nostra, Giuseppe Falsone, nonostante le restrizioni del 41 bis, riuscissero perfettamente a comunicare con l’esterno, a riorganizzare i clan, a tramare, a mandarsi messaggi tra di loro, anche tramite l’aiuto dell’avvocato Angela Porcello, divenuta presunta organizzatrice del mandamento mafioso di Canicattì, e che avrebbe utilizzato anche il proprio studio legale per i summit. Ancora gli addetti ai lavori, tra magistrati e investigatori, sono giunti a delle conclusioni: la mafia di oggi può aver rinunciato alla strategia stragista ma ciò non significa che sia meno pericolosa. E tale pericolosità transita anche nelle carceri dove, pure recentemente, non sono mancate le trasmissioni di ordini all’esterno sia nella gestione degli affari che nell’emissione di vere e proprie condanne a morte.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)
Da venerdì 15 marzo e per 15 giorni ci saranno in Sicilia cinque nuove “zone rosse”.
Lo prevede un’ordinanza appena firmata dal presidente della Regione Nello Musumeci e che riguarderà i comuni di: Altavilla Milicia e San Mauro Castelverde, nel Palermitano; Montedoro, in provincia di Caltanissetta; Portopaolo di Capo Passero, nel Siracusano; Raffadali in provincia Agrigento.
Nello stesso provvedimento, in attuazione del nuovo Dpcm, viene disposta la chiusura delle scuole (da lunedì 15 a sabato 20 marzo) in 24 Comuni. In base al report dell’assessorato alla Salute, infatti, sono stati superati i 250 casi positivi al Covid su 100mila abitanti.
Questi i Comuni interessati: Acate, in provincia di Ragusa; Alessandria della Rocca, Caltabellotta, Camastra e Raffadali, nell’Agrigentino; Altavilla Milicia, Isola delle Femmine, San Mauro Castelverde, Torretta, Villabate e Ventimiglia di Sicilia, in provincia di Palermo; Castell’Umberto, Cesarò, San Teodoro e Sant’Alessio Siculo, nel Messinese; Delia, Milena, Montedoro, Mussomeli, Riesi, Serradifalco, Vallelunga Pratameno e Villalba, in provincia di Caltanissetta; Portopalo di Capo Passero, nel Siracusano.
La prima cittadina di Favara Anna Alba dà notizia di contagi da coronavirus con la variante inglese, in città.
“Domani – dice Anna Alba – concorderemo le misure da attuare”.
Le misure devono contrastare la variante che è più contagiosa, mentre non è certo che sia più aggressiva.
Non è invece in discussione l’efficacia dei vaccini.
Domani, la sindaca renderà noti il numero dei contagi da variante inglese a Favara, oltre alle misure che vorrà adottare per contenere i contagi
695 nuovi positivi al Covid1 su 23.994 tamponi processati, con una incidenza di positivi del 2,8%, in aumento rispetto a ieri.
La Sicilia è undicesima nel contagio giornaliero di oggi.
Le vittime sono state 15 nelle ultime 24 ore e portano il totale a 4.287.
Il numero degli attuali positivi è di 13.681, con decremento di 521 casi rispetto a ieri.
I guariti sono 1.201.
Negli ospedali i ricoverati sono 775, 2 in meno rispetto a ieri, quelli in terapia intensiva 108, quattro in meno.
I nuovi casi per province:
Palermo 291
Catania 186
Messina 33
Siracusa 42
Trapani 14
Ragusa 38
Caltanissetta 2
Agrigento 65
Enna 6.