Usano i manganelli su studenti minorenni. Quante domande ci sono, che aspettano risposte che non arriveranno

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La verità è che forse alcune risposte non le vogliamo e questo perché abbiamo smesso di porci e di porre domande. Ed invece è indispensabile continuare a farlo perché significa capire cosa stia accadendo, perché alcune cose accadono e se ci sia una soluzione.
Gli avvenimenti degli ultimi giorni sono inammissibili. Forze dell’ordine che caricano contro studenti che manifestano a favore della pace in Palestina, è come ha detto il Presidente Mattarella “è un totale fallimento; i manganelli sui ragazzi sono un fallimento”. Ha ragione; Il fallimento che è stato un mix perfetto tra incompetenza e frustrazione.
Un vero e proprio clima di repressione, messo in atto a Firenze e Pisa dalle forze dell’ordine ai danni di giovani studenti manifestanti.
Un’immagine indegna di un paese che è molto lontano dalle libertà sancite dalla Costituzione Italiana.
Più di qualcuno dovrà dare spiegazioni sul perché ragazzi minorenni sono rientrati a casa con testa rotta, labbra spaccate, mani livide. Che poi la prima regola dell’uso del manganello dovrebbe essere “non sui punti vitali” e fino a prova contraria la testa è un punto vitale.
La prima regola che invece dovrebbe essere tenuta in conto è che per far parte di un reparto nel quale si gestisce l’ordine pubblico dovrebbe essere quella di essere specificatamente pronti e preparati. Una preparazione evidentemente disattesa, il cui delicato ruolo andrebbe gestito con una calma e una lucidità che sicuramente gli agenti in questione non hanno avuto. Test psicologici vengono somministrati affinché si sappia come gestire anche i soggetti più “fumini” che sempre ci sono all’interno di un gruppo in caso di manifestazioni.
A parte che quei ragazzi non avevano nessuna intenzione di raggiungere luoghi sensibili come la sinagoga, le cose sono due.
O gli agenti hanno agito di propria iniziativa, disattendendo quelle che sono le regole dell’ordine pubblico, che sono regole stabilite e che si imparano non solo sul campo, oppure qualcuno ha dato loro l’ordine di montare contro quei ragazzi che manifestavano per una Palestina libera e in pace.
Ognuno darà conto per ciò che ha fatto o ordinato di fare.
Spesso ai vertici di questi reparti, poi, ci sono (qui di nuovo evidentemente) responsabili inadeguati, poiché, evidentemente, incapaci di gestire uomini che in mezzo alla gente devono sì mantenere l’ordine pubblico, ma senza prevaricare il singolo o un gruppo di persone che scelgono di manifestare e che dovrebbero ritornare a casa sani e salvi e non rotti di testa.
Ma ufficiale di Ps è uguale a “Responsabile del servizio d’ordine”, ma questo non vuol dire che conosci in modo efficace la materia dell’ordine pubblico. Puoi sapere a memoria un manuale di norme, ma non sempre hai reale competenza di una materia e una materia così delicata peraltro.
È gravissimo quello che è accaduto e lo dico da madre di studenti della stessa età dei ragazzi letteralmente aggrediti da “tutori dell’ordine”, e da giornalista, che per deformazione professionale mi pongo delle domande, sempre e cerco delle risposte che siano quanto più vicine alla realtà.
E la realtà oggi è quella sotto gli occhi di tutti: l’abominio di una società che di civile ha troppo poco ormai, nella quale l’ordine pubblico si tramuta in violenza gratuita contro ragazzi inermi e dove, ahimè, le motovedette non corrono a salvare naufraghi da un destino assurdo, inaccettabile.
“Non ci fanno paura i vostri manganelli” recita lo striscione della manifestazione di oggi a Roma.
Il dissenso è un diritto, la censura non è concessa in uno stato di diritto, in uno stato democratico.
Manifestare pubblicamente le proprie opinioni si può, usare i manganelli per misurare l’autorevolezza delle forze dell’ordine no.
Ma la cosa che accadrà e che oggi ci indigniamo, domani abbiamo dimenticato, qualcun altro torcerà il naso in segno di dissenso per questa libera espressione di pensiero. Ma questo non si deve fare, perché ogni giorno sarà sempre peggio se tutti noi non supervisioniamo su quello che accade e se non dissentiremo su quello che sta accadendo sotto i nostri occhi, ai nostri ragazzi che hanno invece un pensiero libero e che devono poterlo manifestare.
Qualcuno li vuole zitti, muti e pure rassegnati, ma questo non avverrà.
Dovremmo dirlo tutti, senza mai darlo per scontato.
Perché quando qualcosa si da per scontato, si scivola nel baratro della censura.



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