Strage via D’Amelio : “Costruire solidarietà e cultura dove le mafie puntano a instillare paura”

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di Dorotea Rizzo

 

Ieri, il 19 luglio di trentun anni fa, in via d\’Amelio a Palermo, morirono in un attentato   mafioso il giudice Paolo Borsellino e gli agenti che lo scortavano Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina.

Per il presidente della Repubblica   \”L\’esempio di Paolo Borsellino ci invita a vincere l’indifferenza, a combattere le zone grigie della complicità con la stessa fermezza con cui si contrasta l’illegalità, a costruire solidarietà e cultura dove invece le mafie puntano a instillare paura\”

\”Quel barbaro eccidio, compiuto con disumana ferocia, colpì l’intero popolo italiano e resta incancellabile nella coscienza civile\”- ha dichiarato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. \”Il nome di Paolo Borsellino, infatti, al pari di quello di Giovanni Falcone, mantiene inalterabile forza di richiamo ed è legato ai successi investigativi e processuali che misero allo scoperto per la prima volta l’organizzazione mafiosa e ancor di più è connesso al moto di dignità con cui la comunità nazionale reagì per liberare il paese dal giogo oppressivo delle mafie. Borsellino e Falcone avevano dimostrato che la mafia poteva essere sconfitta\”. Il presidente della Repubblica ha aggiunto: \”Il loro esempio ci invita a vincere l’indifferenza, a combattere le zone grigie della complicità con la stessa fermezza con cui si contrasta l’illegalità, a costruire solidarietà e cultura dove invece le mafie puntano a instillare paura\”.

 

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