Spellbound Contemporary Ballet al Teatro Pavarotti di Modena: Fascino e bravura dentro \”L\’arte della fuga\”

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Il teatro Pavarotti di Modena gremito, un silenzio assoluto e l\’arte di saper rendere tutto credibile.
Ieri sera in scena Spellbound Contemporary Ballet con \”L\’arte della fuga\” una performance capace di mantenere alta l\’attenzione del pubblico per un\’ora e dieci minuti, tempo nel quale si consumano sensazioni che sorprendono e appagano. Nessuno da quella dimensione artistica però, vuole fuggire.\"\"

Il coreografo di fama internazionale Mauro Astolfi affida agli otto straordinari ballerini in scena – Lorenzo Capozzi, Alessandro Piergentili, Miriam Raffone, Mario Laterza, Giuliana Mele, Mateo Mirdita, Anita Bonavida, Martina Staltari – il suo concetto di \”fuga\” che si ispira all\’opera incompiuta di Bach, \”L\’arte della fuga\”, che per l\’occasione è stata reinventata dal compositore Davidson Jaconello, che non la stravolge ma tesse una trama che si arricchisce di parole sussurrate, mentre il tema musicale regge i complessi movimenti dei performer che utilizzano ogni intenzione ed ogni respiro, per rendere il senso della prospettiva.

La fuga intesa in ogni sfumatura possibile, sia essa fisica o emozionale, che coinvolge paure, sentimenti e possibilità, ognuna delle quali reca in sé cause ed effetti, probabilità e conseguenze.

\"\"Un continuo divenire, un fuggire da qualcuno o da qualcosa, in cerca di una opportunità, una gioia, una consapevolezza, una terra promessa, un futuro meritevole di essere vissuto. O semplicemente la fuga da sé stessi, oltre tutto ciò che crea imbarazzo, oltre quel mondo che ci vuole tutti uguali, omologati e stanchi.

Un muro in scena, che contrariamente alla sua natura di immobilità e invalicabilità, si muove, apre varchi; usa i ballerini per essere attraversato, scomposto, ricomposto, e che nasconde, che ingoia e poi risputa nel mondo la fragilità umana, la forza di volontà, la fuga, la rincorsa, la vittoria e la sconfitta, un tempo incerto ed uno di pace. Forse.
In scena tutto si scompone, per poi ricomporsi; i ballerini vestiti in abiti apparentemente impeccabili, si svestono, si maltrattano, di riprendono e si \”scoprono\” dentro un tempo scandito che plasma, che ostacola, ma che tiene insieme il vivere. E così anche gli abiti divengono un \”non luogo\” dal quale fuggire.
\"\"I movimenti armonici, precisi, ammalianti e carichi di pathos voluti dal coreografo, sono il frutto di un grande lavoro di scrittura scenica, tecnica e complicità, di memoria e sentimento e viene da domandarsi come facciano ed essere così impeccabili e al contempo così intensi. La qualità del movimento, che diventa spesso veloce e pieno di dettagli, che si nutre della musica senza mai dimenticare il tema, è un modo unico ed appagante per proiettare il pubblico in una dimensione altra, quasi uno stato estatico che conduce letteralmente verso una condizione di bellezza che in alcuni casi è speranza.

E così quel tappeto verde – arrotolato e portato in spalla da un ballerino che da una uscita di sicurezza attraversa la platea per poi portarlo sul palco –  dopo essere stato scosso, cavalcato, fatto sussultare, diventa la conclusione di una fuga, di una qualsiasi delle fughe che ci tengono svegli per una vita intera e che alla fine ci conducono dentro, sotto, altrove.

Durante lo spettacolo, i danzatori si mimetizzano, seducono, lottano, raccontano di relazioni, di solitudini e poi si sorreggono, gravitano su sé stessi, dentro momenti corali o in assoli in cui mostrano tutta la loro versatilità e quella bellezza che è artistica perché propria di quel linguaggio del corpo, che sa essere esaustiva tanto quanto il potere della parola.

Una eleganza sublime abita il palcoscenico.

\"\"Ieri sera ho visto l\’arte prendere forma, costruire una storia, incantare.
Merito di Mauro Astolfi che sa sempre come sorprendere il suo pubblico, e dei suoi straordinari ballerini che mettono in scena ogni sera non solo l\’arte, ma anche la cultura, ed il linguaggio del corpo che, come in questo caso, sa fare meraviglie.

Dopo un silenzio impeccabile, al termine della performance applausi a scena aperta. Meritatissimi.

Mi viene da dire che nel modo di creare e di concepire la danza di Mauro Astolfi si racchiude a mio avviso la volontà di mettere a fuoco conoscenza, competenza e verità. Perché in fondo l\’arte, non mente mai.

 

Le foto sono tutte di Cristiano Castaldi 

 

 

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