“Regione”, l’incubo 380 milioni di euro

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Il governo regionale in trattativa serrata con Roma per pagare il disavanzo da 380 milioni di euro in 10 anzichè 4 anni. Speranze, forse, nel decreto “Crescita”.

“Mala tempora currunt” alla Regione Siciliana: il governo nazionale sarebbe intenzionato a non concedere alla Sicilia la possibilità di rateizzare in 10 anni il residuo del disavanzo di 380 milioni di euro, che sarebbe invece da pagare in 4 anni, e quindi poco meno di 100 milioni di euro all’anno a decorrere dal 2019. Così l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, ha informato l’Assemblea Regionale, e ha spiegato: “Il ministero dell’Economia, facendo leva su una recente sentenza della Corte costituzionale, non intende concedere alla Regione la possibilità di spalmare il disavanzo in 10 anni, ma di farlo nell’arco dell’attuale legislatura. Aspettiamo la proposta formale del ministero, che comunque su queste basi non può soddisfarci”. Nel frattempo, già nella Finanziaria approvata nel febbraio scorso, l’Assemblea Regionale ha congelato i quasi 100 milioni di euro, ovvero la rata esatta del 2019 da scongelare e versare se il no alla rateizzazione in 10 anni sarà definitivo, a danno di numerosi settori economici e categorie di lavoratori. Il governo Musumeci mantiene trattative serrate con gli uffici di Roma, e un barlume di speranza forse lo si intravede nel decreto cosiddetto “Crescita” del governo Conte. Se il semaforo sarà verde, i 380 milioni di euro saranno comodamente pagabili in 10 anni, a 38 milioni di euro all’anno, e sarà scongiurato l’incubo di una Finanziaria “lacrime e sangue” fino al termine della legislatura. E il presidente della Regione, Nello Musumeci, commenta: “Noi non possiamo sostenere una rateizzazione di quell’importo entro questa legislatura. Noi ci accontenteremmo anche di un lasso di tempo di 10 anni, pur di evitare il collasso. E anche per rimpinguare quei capitoli che toccano le corde sensibili di alcuni settori della nostra società: i Forestali, gli Enti della cultura, alcune attività prioritarie nella vita della Regione”. Infatti, se la rata da pagare per il 2019 fosse confermata a quasi 100 milioni di euro, saranno subito attivati i tagli da 53 milioni di euro ai Forestali e da 48 milioni di euro al capitolo per il trasporto pubblico locale. E poi ancora, a cascata, 8,7 milioni di tagli al fondo per gli Ex Pip, 8,5 milioni al capitolo per i Consorzi di bonifica e 790mila euro sarebbero prelevati dalle risorse per la proroga dei contratti di lavoro negli stessi Consorzi. E poi una sforbiciata da 1,7 milioni di euro al fondo per la campagna di meccanizzazione dell’Esa, l’Ente di sviluppo agricolo, mezzo milione all’Istituto dell’olio e del vino, oltre 750mila euro all’Istituto zootecnico, 300mila euro circa all’Istituto per l’incremento ippico, e 281 mila euro al Consorzio della ricerca sulla filiera casearia. Poi sarebbero aggrediti i settori cultura e spettacolo, con un taglio di 1,6 milioni di euro nella sezione per i teatri pubblici del Furs, il fondo unico regionale per lo spettacolo, e meno risorse al Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania, allo Stabile di Catania, all’Ente autonomo regionale “Teatro di Messina”, Taormina Arte, Fondazione orchestra sinfonica siciliana e Teatro Massimo di Palermo. E poi, ancora tagli ad assistenza e formazione, con meno fondi ai talassemici, al ricovero giudiziario dei minori, all’Unione italiana ciechi alla Stamperia Braille, all’Istituto Helen Keller, ed agli enti gestori delle scuole di servizio sociale. E poi ai percorsi di istruzione per l’obbligo scolastico, alle scuole paritarie, ai consorzi universitari e agli Ersu, gli Enti regionali per il diritto allo studio.

 Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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