Reddito cittadinanza, la “fase 2”, e il caso “prostituta”

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Inizia la “fase 2”: i beneficiari del reddito di cittadinanza convocati al Collocamento per eventuali proposte di lavoro. Arrestato beneficiario: ha sfruttato la moglie prostituta.

Il reddito di cittadinanza è denaro dei cittadini italiani contribuenti che serve solo per assistere o anche per favorire lavoro e occupazione? Lo si scoprirà presto perché adesso, a settembre, è appena iniziata la cosiddetta “fase 2” del reddito di cittadinanza, ossia 162.518 siciliani che beneficiano del reddito di cittadinanza, e così accade in tutta Italia, sono convocati negli uffici di collocamento e firmeranno il “patto per il lavoro”. Per orientare i beneficiari del reddito di cittadinanza sono stati assunti, con altri costi per i cittadini contribuenti italiani, i cosiddetti “navigator”, che forniranno assistenza tecnica a coloro che intascano il reddito di cittadinanza, perché negli uffici di collocamento non vi sarebbe stato personale adeguato a svolgere tale arduo compito. E il compito, oggettivamente, è davvero arduo. Infatti, se manca la materia prima, ovvero il lavoro, come si impasta la farina tra reddito di cittadinanza e navigator? Dunque, colui che incassa il reddito firma il “patto per il lavoro”, e così si dichiara pronto ad accettare almeno una delle tre offerte di lavoro che gli saranno proposte. Ritenete che in terra di Sicilia e, perché no, anche in Calabria, Puglia e su fino alla Campania, ciò accada? Imperversano dubbi, ma bisogna essere sempre ottimisti e attendere con pazienza la conclusione della “fase 2” del reddito di cittadinanza per scrivere nelle pagine della storia italiana se il reddito di cittadinanza del Movimento 5 Stelle è solo politica assistenziale improduttiva oppure no. E oggi alla ribalta delle pagine della cronaca siciliana è un catanese di 39 anni che due anni addietro ha sposato una donna di 42 anni originaria dell’Ecuador, una ecuadoregna, di mestiere “prostituta”, che è tra i mestieri più antichi della storia del pianeta, rispettabile come tanti altri a meno che non sia istigato, costretto e, soprattutto, sfruttato. E invece lui, il catanese, ha sposato l’ecuadoregna conoscendola come prostituta, al fine che lei, poi, mantenesse lui, e lui (che ingegno) ha nel frattempo ottenuto il reddito di cittadinanza perché disoccupato: e infatti ha lavorato per lui la moglie prostituta. Lui è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali, perché non avrebbe esitato a vessare e picchiare la donna, rubandole spesso anche del denaro. All’ultima aggressione, condita da insulti e minacce di morte, la sventurata si è armata di coraggio e ha telefonato al 112. I Carabinieri sono intervenuti e hanno arrestato lui, con non poche difficoltà, perché lui ha resistito all’arresto e ha lanciato l’ennesima minaccia alla moglie. I Carabinieri lo hanno trasferito nel carcere di Piazza Lanza a Catania. E’ ancora in carcere? No, signori, ma scherzate? In Italia, ancora in carcere? Ahahah: il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania gli ha restituito la libertà, “vai pure figliolo”, obbligandolo però (e caspita) ad allontanarsi dalla casa coniugale, affittata e pagata dalla moglie, vietando a lui di avvicinarsi a lei e di comunicare con lei, e imponendogli l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Povera ecuadoregna!

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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