Omicidio Pinau a Naro, condanna in Cassazione

Condividi

La Cassazione ha confermato la sentenza di condanna a 22 anni di carcere a carico della romena imputata, con il marito e il figlio, del brutale omicidio del connazionale Constantin Pinau a Naro.

\"\"Domenica 8 luglio 2018. A Naro. Alle ore 7 del mattino. Telefonata al 112. Ai Carabinieri è segnalata una violenta lite nel centro cittadino. I militari della stazione di Naro e della Compagnia di Licata sono sul posto: bastoni e armi da taglio. Sangue ovunque. E un ferito: Constantin Pinau, 37 anni, originario della Romania, agricoltore, con una grave ferita alla testa, provocata da un violento colpo che gli è stato inferto con un corpo contundente. Il romeno muore poco dopo il ricovero all’ospedale di Canicattì. I Carabinieri ascoltano familiari e amici. Il sospetto si alimenta verso un altro romeno, anche lui domiciliato a Naro, e che spesso ha litigato con Pinau. Ricerche e posti di blocco. Il sospettato è intercettato nei pressi dell’ospedale “Sant’Elia” a Caltanissetta, in compagnia del figlio. Lui, Vasile Lupascu, in quel tempo 44 anni, bracciante agricolo, è condotto in caserma insieme al figlio di 18 anni. Sui vestiti dei due vi sono tracce di sangue. E sulla loro automobile è scoperta e sequestrata una grossa spranga ancora intrisa di sangue. Poco meno di tre ore dopo l’efferato delitto, i Carabinieri arrestano Vasile Lupascu, il figlio e la moglie di 38 anni, per omicidio volontario in concorso. Secondo quanto emerso dalle indagini, i tre si sono appostati a ridosso dell’abitazione di Constantin Pinau, lo hanno aggredito e hanno ferito anche la moglie della vittima fratturandole un braccio. Testimoni hanno poi raccontato che Pinau avrebbe rotto lo specchietto dell’automobile della famiglia Lupascu. E ciò per pregressi dissidi familiari. E che i Lupascu avrebbero reagito organizzando la rappresaglia rivelatasi mortale.

Ebbene adesso la Cassazione ha confermato e reso definitiva la sentenza emessa il 12 aprile del 2021 dai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Palermo che, a loro volta, dopo l’annullamento della sentenza di condanna da parte della Cassazione con rinvio ad altra sezione d’Assise di secondo grado, hanno confermato la sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, il 26 giugno del 2020. E la Suprema Corte ha condannato a 22 anni di reclusione Anisoara Lupascu. Il marito Vasile Lupascu e il figlio Vasile Vladut Lupascu sono stati già condannati in abbreviato, sia in primo grado che in Appello, a 30 anni di reclusione ciascuno, e in tal caso altrettanto dopo un secondo processo d’Appello dopo l’annullamento delle due condanne con rinvio in Cassazione. Secondo quanto disposto dalla Cassazione, nel secondo processo d’Appello i giudici avrebbero dovuto valutare a carico di marito, moglie e figlio la sussistenza delle doppie aggravanti inizialmente riconosciute: la premeditazione dell’omicidio e l’aver approfittato di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la pubblica o privata difesa. Tali aggravanti sono state riscontrate.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Notizie correlate

Leave a Comment