Morte di Totò Di Gangi. Capotreno rischia processo per abbandono di incapace

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Per la morte di Salvatore Di Gangi, avvenuta su un binario ferroviario a Genova lo scorso anno, rischia di finire sotto processo con l’accusa di abbandono di persona incapace, Domenico Tripodi, 61 anni, il capotreno in servizio sull’Intercity Notte la sera del 27 novembre dello scorso anno. E’ questa la richiesta avanzata dal pubblico ministero Federico Manotti nell’ambito dell’inchiesta scaturita dopo il rinvenimento del corpo senza vita del boss di Sciacca, avvenuto nella notte tra il 27 e il 28 novembre dello scorso anno.

Il controllore di Trenitalia aveva fatto scendere a Genova Di Gangi con regolare biglietto ma privo di Green pass, come prevedeva la legge in quel periodo. Non aveva avvisato la polizia ferroviaria, nonostante la persona non in regola con la documentazione anti Covid-19 avesse quasi 80 anni e si muovesse con l’aiuto di due stampelle, sottovalutando anche il fatto che era quasi l’una di notte. Salvatore Di Gangi, disorientato, invece di uscire dallo scalo camminò lungo il binario 20 della stazione Principe nella direzione sbagliata, finendo dentro la galleria dove poi fu ritrovato senza vita. Colpito, ha poi stabilito l’autopsia, da un treno merci.

Una morte che per qualche ora era rimasta avvolta nel mistero: trattandosi dello storico capomafia fedelissimo di Totò Riina, la prima ipotesi degli inquirenti fu il delitto mafioso, dato che Di Gangi era appena uscito dal carcere di Asti, dove era detenuto per scontare una condanna a 17 anni per mafia e da dove era stato scarcerato dalla corte d’appello di Palermo sulla base di una perizia che ne attestava deficit cognitivi, e stava raggiungendo i parenti in Sicilia (per motivi di salute avrebbe dovuto scontare la pena ai domiciliari). Con l’aiuto della polizia ferroviaria ligure, era stato possibile accertare che Di Gangi era uscito dal carcere di Asti nel tardo pomeriggio e a bordo di un taxi aveva raggiunto la stazione di Torino Lingotto. Spostamenti certificati dai filmati delle telecamere di videosorveglianza. Da lì l’Intercity Notte avrebbe dovuto portarlo a Roma Ostiense, dove sarebbe salito sulla coincidenza per Agrigento.

Invece il capotreno lo ha fatto scendere anzitempo e, secondo l’accusa, senza quel riguardo che avrebbe meritato un ottantenne cui era stato diagnosticato un deficit cognitivo: «Abbandonava Di Gangi, persona incapace, per malattia e per vecchiaia, di provvedere a se stessa, e della quale aveva la custodia temporanea. Fatto aggravato perché dall’abbandono derivava la morte della persona offesa», si legge nel capo di imputazione con cui Manotti chiede il giudizio per Tripodi.

In un primo momento il fascicolo era stato aperto contro ignoti e per omicidio colposo, ma le indagini non hanno permesso di stabilire con certezza qual è stato il convoglio che ha trascinato l’uomo lungo i binari. Intanto la famiglia Di Gangi – rappresentata dall’avvocato Cianferoni – si costituirà parte civile, contro Tripodi, Trenitalia e Rete ferroviaria italiana. «Diamo atto che la procura di Genova ha condotto un’indagine egregia», conclude il legale.

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