Montante, “l’incapacità”, e Cicero

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La difesa: “Antonello Montante incapace. Sospendete il processo”. Il giudice: “No, è sano di mente”. Ascoltato in aula il supertestimone Alfonso Cicero.

L’ex presidente di ConfIndustria Sicilia, Antonello Montante, dopo avere peregrinato tra le carceri “Malaspina” a Caltanissetta, “Di Lorenzo” ad Agrigento e “Pagliarelli” a Palermo, adesso è rientrato nella sua villa a Serradifalco, con il braccialetto elettronico, ai domiciliari per motivi di salute. E i suoi difensori, gli avvocati Carlo Taormina e Giuseppe Panepinto, ancora brandendo l’arma dello stato di salute di Montante, che sarebbe profondamente depresso, hanno invocato la sospensione del processo, in corso a Caltanissetta in abbreviato, perché l’imputato Montante versa in condizione di incapacità di intendere e di volere, e quindi la sua capacità a partecipare al giudizio è compromessa. L’avvocato Taormina ha anche depositato una perizia che attesta l’incapacità di Montante sin dall’inizio del processo. La giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Caltanissetta, Graziella Luparello, ha risposto no alle istanze della difesa, compresa la richiesta di eseguire una perizia d’ufficio. La Luparello ha replicato: “Il principale imputato, Antonello Montante, è perfettamente sano di mente, anche perché nelle scorse settimane ha pure firmato la richiesta, poi respinta dalla Cassazione, di rimessione del processo ad altra sede”. E dunque si è proceduto oltre, ascoltando uno dei testimoni “chiave” dell’inchiesta, Alfonso Cicero, ex presidente dell’Irsap Sicilia, l’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive, che ha sostituito le Asi in liquidazione. Cicero si è soffermato sui rapporti con Montante e sulle iniziative di denuncia contro i sistemi affaristico-mafiosi all’interno delle Aree industriali della Sicilia. E le sue parole, tra le altre, sono state: “A Montante conveniva la mia azione antimafia, ero io che facevo le denunce“. E poi Cicero ha ricordato che incontrando il colonnello della Guardia di Finanza, Gianfranco Ardizzone, all’epoca a capo della Direzione Investigativa Antimafia di Caltanissetta, lui, Ardizzone, gli avrebbe riferito di aver ottenuto il trasferimento a Caltanissetta grazie all’aiuto di Montante. Si tratta di una circostanza che il colonnello Ardizzone, anche lui imputato, ha sempre negato. Cicero ha riferito poi di una pressione ricevuta da Montante per assumere la moglie del sostituto commissario Marco De Angelis, anche lui imputato, come sua segretaria all’Irsap. Il processo prosegue il primo aprile con il controesame di Alfonso Cicero. Il 4 aprile invece testimonierà Marzia Giustolisi, capo della Squadra Mobile di Caltanissetta. A metà aprile è atteso l’inizio della requisitoria. La sentenza a giugno. E nel frattempo la Procura di Caltanissetta è a lavoro per preparare il ricorso in Cassazione contro il provvedimento del Tribunale del Riesame che ha appena concesso i domiciliari a Montante.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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2 Thoughts to “Montante, “l’incapacità”, e Cicero”

  1. Viola

    Ahahahahaha chi spirtizzi chi avi l’abbucatu Taormina… nummaru unu

  2. philips

    Non ho mai capito come mai appena vendono arrestati e tradotti nella,patrie galere gente che può farsi difendere per motivi economici con l’avv. Taormina e similari, diventano tutti depressi, in condizione di incapacità di intendere e di volere e malati da non patere restare in carcere. Qualche luminare può togliermi questa pseudo ignoranza?

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