Il presidente Ance Ct: «Urge un incontro con il presidente Musumeci e il direttore della Protezione Civile per individuare le azioni necessarie a ridurre il rischio sismico, agendo realmente sul costruito»

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Da oltre cinque anni Ance Catania porta avanti con forza l’azione di sensibilizzazione sul tema della prevenzione antisismica; da ben due anni il tavolo #CataniaSicura riunisce periodicamente i tecnici e gli specialisti che fanno parte della filiera edile per analizzare lo stato dell’arte, avanzare proposte, scuotere coscienze e diventare motore di meccanismi propositivi di prevenzione, «ma nonostante tutto – sottolinea il presidente Ance Giuseppe Piana –  fino ad oggi non siamo riusciti ad ottenere niente di concreto, neanche il più scontato e banale degli interventi: la riclassificazione del capoluogo etneo da zona sismica 2 a zona 1. L’ultima mappatura risale al 2003 e necessita di aggiornamento, frattanto le scosse avanzano e sprigionano energia, generando paura, danni, allarmismo, emergenze. Se l’epicentro del terremoto del 26 dicembre avesse colpito il centro storico di Catania, oggi di chi sarebbe la responsabilità di eventuali morti?».

L’amarezza nel constatare che la situazione rimane impantanata nell’immobilismo burocratico è generalizzata: stamattina attorno al tavolo convocato d’urgenza c’erano gli esperti dell’università, i rappresentanti di geologi, ingegneri, architetti, geometri, amministratori di condominio, assicurazioni, protezione civile, c’era la deputata regionale Gianina Cianco (M5s) – proponente di una mozione all’Ars finalizzata a modificare la categoria del rischio delle città della Sicilia Orientale – e l’assessore del comune di Acireale Carmelo Maria Grasso, che ha illustrato i disagi vissuti dai cittadini e le conseguenze causate dal sisma di Santo Stefano che «sì, ha causato dolore, sfollamenti, distruzione – continua Piana – ma fortunatamente non ha seminato morte».

La riflessione è comune: occorre intervenire sul costruito e il sisma bonus offre la possibilità di agire nella direzione della prevenzione, avviando quel lento processo di messa in sicurezza che deve assolutamente partire da questo presente incerto e rischioso.

«Lo strumento di zonizzazione che la Protezione Civile dovrebbe redigere entro i prossimi sei mesi, come appreso dalla stampa – continua Piana, a nome di tutti i presenti – è utile ma non basta. L’unico modo per ridurre il rischio sismico è quello di agire sul costruito: alcuni tra i più rilevanti incentivi fiscali concessi in questi anni – come il sismabonus per l’acquisto di alloggi antisismici derivanti da operazioni di demolizione e ricostruzione – sono infatti indirizzati solo alle aree classificate in zona sismica 1. Abbiamo toccato con mano il reale pericolo che incombe sulla nostra città, non possiamo più rimandare gli interventi di riqualificazione volti a salvaguardare il nostro patrimonio e le vite umane. Chiediamo un incontro urgente al presidente Musumeci e al direttore della Protezione Civile Calogero Foti per illustrare la nostra proposta».

Hanno partecipato al tavolo #CataniaSicura: il presidente Ance Catania Giuseppe Piana, il deputato regionale Gianina Ciancio; i consiglieri dell’Ordine regionale Geologi di Sicilia Mauro Corrao e Giovanna Pappalardo; l’assessore alle Politiche di pianificazione, Sviluppo del territorio, Edilizia privata e Rigenerazione Urbana del Comune di Acireale Carmelo Maria Grasso; il presidente dell’Ordine degli Architetti di Catania Alessandro Amaro; il Consigliere dell’ordine degli Ingegneri di Catania Giuseppe Marano; il dirigente del Dipartimento regionale della Protezione Civile Giovanni Spampinato; i prof. del Dicar (Università di Catania) Ivo Caliò, Santi Cascone e Paolo La Greca; il direttore di Confindustria Catania Giovanni Grasso; il Presidente del Collegio dei geometri Paolo Nicolosi, il presidente provinciale ANACI Salvatore Mammana e Iole Nicolai per la Deloitte.

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