“Sig. Procuratore, abbiamo atteso mesi nella speranza che si avesse qualche notizia sulla scomparsa dei supporti telematici dell’Appuntato Calogero Pulici, contenenti i verbali di interrogatorio di un collaboratore di giustizia, coperti da segreto investigativo” – scrive Giuseppe Ciminnisi, Coordinatore Nazionale Familiari Vittime di mafia dell’Ass. ‘I Cittadini contro le mafie e la corruzione’.
“Non si tratta certamente del caso dell’agenda rossa del giudice Borsellino, né del mistero della scomparsa del fascicolo del processo per la strage in cui fu ucciso il giudice Rocco Chinnici, ma la scomparsa di supporti telematici contenenti informazioni top secret sulla caccia a Matteo Messina Denaro da uno dei più importanti uffici della Procura di Palermo, pone comunque inquietanti interrogativi.
I fatti, come Lei ben sa, risalgono al 2015, quando a seguito di un’indagine che vide coinvolti due magistrati (Marcello Viola e Teresa Principato) che davano la caccia al latitante, l’appuntato della Guardia di finanza Calogero Pulici, assistente della Principato, venne allontanato dagli uffici della procura.
Prosciolto Viola e assolta la Principato per quello che era soltanto uno scambio di informazioni tra due magistrati visto che era “processualmente accertato un continuo rapporto di collaborazione e di scambio di atti tra le Autorità Giudiziarie di Trapani e Palermo, Pulici subì altri processi riportando ben sette assoluzioni.
Tra le accuse mosse – continua Ciminnisi – anche quella di aver consegnato nell’ottobre 2015, all’allora capo della Procura di Trapani, Marcello Viola, un pc e pendrive contenenti i verbali di interrogatorio di un collaboratore di giustizia, coperti da segreto investigativo.
Lo scorso anno è emerso il particolare della scomparsa del pc e delle due pendrive che contenevano tutti i file delle attività di indagini sulla latitanza di Matteo Messina Denaro e che erano di proprietà dell’appuntato. Supporti informatici contenenti atti d’indagine, scomparsi misteriosamente dalla stanza della Dottoressa Principato.
A distanza di cinque anni, non è dato sapere chi e perché si impadronì di quegli atti d’indagine che, a seguito di quanto emerso a Caltanissetta nel corso del processo nei confronti di Matteo Messina Denaro per essere stato tra i mandanti delle stragi del ’92, potrebbero oggi avere particolare rilevanza, visto che il processo ha aperto a nuove ipotesi investigative sulla genesi delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, sui depistaggi avvenuti prima e dopo gli attentati e sui possibili mandanti esterni.
Considerato che dopo cinque anni non risulta ufficialmente si sia arrivati a individuare un colpevole del grave gesto, né a recuperare i supporti informatici trafugati da un ufficio della procura – conclude Ciminnisi – consapevole del Suo impegno e determinazione nel dirigere una procura in prima linea, qual è quella di Palermo, un lavoro non certo facile, mi trovo a chiederLe, qualora non sia già avvenuto, che voglia far avviare – o sollecitare – accurate indagini, affinchè venga fatta piena luce e si risalga ai responsabili di un gesto gravissimo avvenuto all’interno di quello che per noi cittadini rappresenta il Tempio della Giustizia e che dovrebbe essere un luogo sicuro.”