Che orrore quella frase infelice pronunciata da adulti classe 1970. Non c\’è luce in fondo al tunnel

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Sono nata nel 1970 e praticamente ho l\’età dei genitori degli YouTuber, che con la loro condotta assurda e folle, hanno ucciso il piccolo Manuel di soli 5 anni che viaggiava con mamma e papà quando la loro auto ha impattato con quella su cui viaggiavano tre incoscienti che giocavano a vedere chi resiste di più.

In questa vicenda è tutto assurdo.

 Assurdo che tre ragazzi così giovani possano noleggiare un bolide, tanto, basta pagare e si aprono tutte le porte; assurdo che si possa lontanamente pensare di fare una cazzata del genere, ossia guidare per 50 ore; assurdo pensare di poter filmare tutto, perché tanto quel che conta è il web, la notorietà, i followers e dunque i soldi che derivano da quei numeri; assurdo che quel canale youtube non sia ancora stato chiuso; assurdo – e qui arrivo al dunque – che dopo questa sciagura, un genitore che sarai potuta essere io, per età e ruolo genitoriale, abbia detto quella frase, dimostrando una indifferenza assoluta. È l\’indifferenza il male del secolo. Poi viene tutto il resto. Assurdo che il giovane alla guida Matteo Di Pietro,  indagato per omicidio stradale, sia ancora a piede libero.

Questa tristissima ennesima vicenda, ha tanti colpevoli e sarebbe giusto guardarla in faccia la realtà.
I tre assassini, perché tali solo, e per me senza attenuanti (ma attendiamo che la giustizia faccia il suo corso).
Il mondo dei social, dell\’effimera notorietà (oggi si che nessuno se li dimentica più).
Il mancato rispetto delle regole, l\’incapacità di distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è.

Ho sentito dire: \”è stata solo una bravata, sono solo ragazzi\”. No non sono solo ragazzi. Sono ragazzi cresciuti senza che nessuno mai facesse capire loro che bisogna prendersi le proprie responsabilità e pagare per le conseguenze delle proprie azioni e/o omissioni. E la mancanza di giudizio è una omissione, come la spregiudicatezza (che in questo caso si chiama sconsideratezza).
E poi questi genitori, completamente scollati dalla realtà, privi di coscienza anche loro, che non hanno mai almeno provato ad insegnare ai figli il senso del pericolo, la morale, l\’etica; perché ci vuole anche quella, nel vivere.

Guidare stanchi sotto effetto di cannabinoidi, per \”vedere come va a finire\” è un comportamento inammissibile frutto di un corto circuito sociale oltre che familiare. 

Io che ho figli di quella età mi sono immedesimata in quella situazione, quando ti chiamano, ti dicono che tuo figlio alterato da sostanze stupefacenti guidava da 50 ore per filmare una bravata, ha investito un\’auto ad alta velocità ed ucciso un bambino di 5 anni.
Mi sono immedesimata e sicuramente non avrei detto a mio figli* \”basta che stai bene tu, che non ti sei fatto nulla, tanto tutto si aggiusta\”. No, non si aggiusta niente, davanti ad uno scempio del genere. Servono esami di coscienza (che guarda caso non arrivano mai), un ritorno all\’educare i giovani al rispetto delle regole e di conseguenza dell\’altro, bisogna abbandonare l\’egoismo, il narcisismo, l\’indifferenza, la voglia di essere al centro dell\’attenzione di un mondo che è adulterato dall\’apparire, dal (finto) potere, dalla convinzione che i soldi possano tutto, anche toglierti dai guai.
Ma è la società odierna, che fa credere che vivere nel metaverso, possa \”aumentare tutto\”, anche la percezione di un mondo virtuale che mima quello reale, che rende tutto aumentato, che connette e \”resta collegato\”.

La vita non è un gioco, non è una gara, non è una sfida, non è metaverso.
La vita è una opportunità che dovrebbe sempre tenere al centro la possibilità di essere migliori, di stare dalla parte giusta, di saper distinguere il bene dal male. Io non vedo nulla di buona in questa vicenda, e ahimè non vedo neanche un riscatto, né per questi giovani, né per la società.

Non serve aspettare che ci scappi il morto per capire che bisogna fare qualcosa … ed anche in fretta.
Noi giornalisti non possiamo mai dire neanche una parola fuori posto, altrimenti rispondiamo anche penalmente; siamo sempre lì ad essere ripresi se esprimiamo una opinione. Ma tre irresponsabili vengono lasciati liberi di influenzare le masse, con le loro azioni riprovevoli senza che nessuno alzi un dito per fermare questo scempio.

Non c\’è luce in fondo al tunnel. O forse quel tunnel siamo noi che continuiamo a costruirlo, perché non ne vogliamo sapere di vedere la luce.

 

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