Cgil-Cisl-Uil scrivono ai sindaci ed al prefetto: “La sicurezza a scuola in tempo di Covid 19”

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La drammatica emergenza che ha investito il paese ha posto come priorità nel nostro nuovo modo di vivere la tutela della salute, nella maniera di gestire ed organizzare il lavoro.

La tutela della salute degli studenti e del personale della scuola implica che la riapertura delle istituzioni scolastiche a settembre deve avvenire assicurando a tutti le indispensabili condizioni di sicurezza. In riferimento alla complessità e all’estrema importanza delle problematiche legate appunto alla sicurezza, alla riqualificazione dell’edilizia scolastica, dell’organizzazione della didattica, dell’organizzazione del lavoro e sulla rivisitazione degli aspetti normativi e contrattuali ricadenti sul rapporto di lavoro del personale, non c’è un’idea comune da parte dei responsabili delle politiche della scuola.  Bisogna evidenziare in tal senso la confusione da parte del Governo su come e quando far ripartire la scuola. Questo stato di indeterminatezza e di incertezza si ripercuote inevitabilmente sugli studenti, sulle famiglie e sugli operatori scolastici che rappresentano uno stato di isolamento e di disorientamento per quello che ci attende.

Le OO.SS unitariamente, nell’incontro del 4 giugno scorso alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri i Sindacati hanno ribadito la necessità di definire urgentemente delle linee guida nazionali, che devono tenere conto della tipicità di un ambiente di lavoro come quello della scuola che non è assimilabile ad un semplice ufficio pubblico, per la tipologia del lavoro e per la propria specificità così come si è fatto nelle settimane scorse con i protocolli di sicurezza, puntuali e dettagliati per tutti i luoghi di lavoro. La scuola pubblica della provincia di Agrigento coinvolge circa 61.000 alunni e circa 8700 operatori scolastici tra personale docente, ATA e dirigenti scolastici. Inoltre l’operatività dei plessi e delle sedi scolastiche determina un rilevante impatto in termini di movimento di persone, mezzi di trasporto, servizi e contatti sociali.

La scuola italiana si è trovata ad affrontare una sfida senza precedenti, quella di attuare il diritto all’istruzione , attraverso la modalità di didattica a distanza, che è stata un a didattica di natura emergenziale. E’ stato uno sforzo collettivo enorme fatto con generosità, intelligenza, professionalità e senso del dovere: dobbiamo esprimere tanta gratitudine  a tutti coloro che lo hanno prodotto: insegnanti, studenti, famiglie, personale ATA, dirigenti scolastici.

La DaD ha permesso, a scuole chiuse, di mantenere attivo il rapporto educativo con gli alunni, seppur con molti limiti ed in troppi casi, per carenza di strumentazione, ha accentuato squilibri e disuguaglianze, amplificando il fenomeno dell’abbandono scolastico e della dispersione scolastica, a danno delle fasce sociali più deboli e delle aree territoriali con maggiori criticità. Per questo auspichiamo che la DaD, se sarà necessario confermarla per motivi di sicurezza, sia residuale e fortemente integrata con la Didattica in Presenza.

A settembre vedremo rinascere un modello di scuola forzatamente diversa.

Dentro l’emergenza si potevano , si possono trovare ancora le  opportunità per cambiare una scuola invecchiata. Queste opportunità noi come sindacato in maniera unitaria le abbiamo ribadite con forza nel merito e nel metodo.

Difatti come OO. SS. abbiamo sollecitato continuamente l’Esecutivo intanto, sulla necessità di aprire un confronto approfondito e serio improntato all’ elaborazione di  un piano strategico per la ripartenza delle scuole che preveda le adeguate risorse in termini di personale e di strumenti e anche attraverso l’elaborazione di  documenti di analisi e proposte che hanno voluto costituire un costruttivo contributo al dibattito politico e sociale. Ma gli annunci e i proclami fatti dagli esponenti del governo non risultano essere contestualizzati agli aspetti reali in cui si trova la scuola pubblica italiana e rispetto a questo scenario, dobbiamo constatare che la scuola non è una priorità del Governo. La cosa certa è che gli edifici scolastici sono fatiscenti e per la maggior parte mancano dei requisiti della messa in sicurezza, le aule sono inadeguate,, il personale scolastico è insufficiente e malpagato, la tecnologia obsoleta. A questo si aggiunge la richiesta della sorveglianza sanitaria prevista dal DPCM del 18 maggio 2020 per tutto il personale scolastico che se da un lato vuole tutelare la sicurezza e l’incolumità dei lavoratori dall’altro però non chiarisce le conseguenze degli esiti degli accertamenti sanitari disposti dal medico competente destando tanta preoccupazione agli operatori della scuola.

L’emergenza sanitaria  che ha investito il Paese ha reso ancor più chiaro come una struttura fondamentale della convivenza civile e sociale, qual è la scuola pubblica, deve essere sostenuta  con forti politiche di investimento finalizzate ad assicurare misure di sicurezza attraverso l’ottimizzazione/implementazione degli spazi, dotazioni organiche adeguate, che siano opportunità di riqualificazione della scuola italiana.

Per ripartire nel modo giusto, occorre che al 1° settembre ogni scuola possa disporre in modo definito e stabile delle necessarie risorse sia di organico per tutti i profili professionali: docenti, personale ATA, dirigenti e sia per quanto riguarda l’edilizia scolastica.

– Risorse umane: occorre potenziare l’organico dei docenti non creando ancora di più precariato ma con un piano straordinario di assunzioni, come emergenziale è la situazione sanitaria, ma occorre anche potenziare l’organico ATA a partire da quello dei collaboratori scolastici ridotto al lumicino dopo i tagli succedutosi nel corso degli anni. Oggi non sono in grado nemmeno di assicurare la corretta pulizia quotidiana dei locali scolastici figuriamoci se dovranno procedere giornalmente alla sanificazione e alla sicurezza degli alunni. Occorre istituire in organico, e non come una tantum come è successo quest’anno e fino a giugno, la figura professionale  degli assistenti tecnici in tutti gli istituti comprensivi perché, proprio a causa dell’epidemia, sono diventate figure essenziali di supporto alla didattica, agli insegnanti e alla scuola in generale.

FINANZIAMENTI PER LA MESSA IN SICUREZZA DEGLI EDIFICI SCOLASTICI

Il Consiglio dei Ministri a seguito del D.L. 1/2020-L. 12/2020 ha ribadito che saranno i comuni ( per le scuole dell’infanzia, primaria e superiore di primo grado) e le provincie o ex (per le scuole secondarie di secondo grado) a provvedere alla messa in sicurezza degli edifici scolastici adeguandoli anche in funzione della crisi sanitaria dettata dal virus. Quindi dovranno provvedere affinchè  nelle aule vi sia il reale distanziamento sociale degli studenti e del personale: occorrono più aule. Rammentiamo che in questa provincia vi sono istituti superiori allocati in palazzi in affitto e/o ex conventi adibiti a scuole dell’infanzia o primaria. Come si muoveranno gli Enti locali, quali priorità metteranno in atto?. Ricordiamo che questa opportunità potrebbe anche risollevare l’atavica mancanza di  occupazione e che ora occorre maggiore vigilanza sull’impegno di spesa urgente che bisogna affrontare.

Altro aspetto di notevole rilevanza è rappresentato dal trasporto degli studenti. In tal senso è doveroso evidenziare che tantissimi alunni delle scuole superiori di secondo grado sono pendolari perché non tutti i comuni hanno scuole superiori e/o indirizzo qualificanti (come alberghieri, sanitari, agrari, licei musicali, ecc) Ci chiediamo con quali mezzi le ditte assicureranno il trasporto degli alunni visto che dovranno mantenere la distanza sociale anche in questi. Pertanto si rende necessario  intervenire presso le ditte di autotrasporti oggi chiedendo almeno il raddoppio delle corse considerato il sovraffollamento dei mezzi di trasporto a cui abbiamo assistito fino a prima che iniziasse la pandemia e che non si può più permettere viste le misure anticontagio. Per le motivazioni sopra enunciate l’8 giugno 2020 si è scelto di proclamare lo sciopero. Fare uno sciopero non è mai una scelta semplice per tanti motivi, ma arrivati a questo punto era necessario dare un segnale di forte contrasto al governo rispetto alle politiche scolastiche. Lo sciopero è stato indetto soprattutto  per le famiglie, gli studenti oltre che ovviamente per il personale della scuola.

L’esigenza di far ripartire la scuola con tutte le condizioni di sicurezza deve essere obiettivo comune di ognuno noi: studenti, famiglie, insegnanti, personale ata, dirigenti scolastici, soggetti istituzionali di tutti i livelli, associazioni. Salvaguardare e proteggere un diritto di cittadinanza sociale quale quello dell’istruzione, significa proteggere il futuro delle nuove generazioni. Ci sembra inutile ribadire che tutte queste contraddizioni se non riceveranno adeguate risposte ed in tempi celeri avremo un’inizio scolastico nel caos con evidenti ripercussioni sui primi cittadini chiamati ad adempiere agli aspetti sopra descritti. Certi, della Vostra sensibilità e di un pronto intervento per la vostra competenza anticipando la piena disponibilità anche ad un confronto con l’occasione si saluta cordialmente.

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