Caos discariche, si corre ai ripari

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In Sicilia i governi precedenti hanno privilegiato gli impianti di conferimento e smaltimento dei rifiuti privati anziché pubblici. L’attuale governo Musumeci nel novembre del 2017 è stato eletto anche sull’onda della promessa che presto ogni provincia siciliana sarebbe stata dotata di una sua discarica pubblica, e non privata. Nel luglio del 2019 tale promessa non è stata ancora mantenuta, l’impiantistica privata è sempre predominante con maggiori costi a carico dei cittadini contribuenti, e le discariche, soprattutto pubbliche, in funzione sono al catafascio. Bellolampo a Palermo chiude giovedì prossimo 25 luglio perché si è esaurita la sesta vasca e alla Regione si sono trastullati anziché occuparsi in tempo della costruzione della settima vasca. Belpasso a Catania è chiusa e gravi problemi affliggono, ad esempio, Aragona e Favara. E poi gravissimo è stato l’avere appena dirottato Ravanusa, Naro e Porto Empedocle dalla discarica pubblica di Gela alla discarica privata di Trapani, con un aumento della tariffa, sempre a carico dei cittadini sodomizzati, da 98 euro a 220 euro più iva. Ordunque, a fronte di tutto ciò il veneto Alberto Pierobon, assessore ai rifiuti in Sicilia, durante la riunione della giunta regionale è saltato a piedi pari dalla sedia sul tavolo, e ha proposto: “Signore e signori, 103 milioni di euro per costruire gli impianti pubblici di conferimento e smaltimento dei rifiuti in Sicilia”. Apriti cielo. Però, come conferma lo stesso Pirebon, per costruirne uno occorrono almeno 3 anni e quindi il tutto non sarà partorito prima del 2021. Al momento nulla, come prima e più di prima, e poi “sarà quel che sarà”, rigorosamente declinato al futuro, come sono sempre declinati tutti al futuro, e mai al presente, i verbi usati dai politicanti siciliani o importati da fuori Sicilia. Ordunque, la giunta Musumeci ha approvato la proposta di Pierobon, 103 milioni di euro per nuovi impianti pubblici entro il 2021, quando la raccolta differenziata in Sicilia sarà almeno al 65% (oggi è al 30), e l’organico da conferire e smaltire sarà di 600mila tonnellate all’anno. Oggi gli impianti pubblici in Sicilia sono in grado di trattare 111mila tonnellate all’anno e i privati accolgono invece 233mila tonnellate. Le altre stimate 300mila tonnellate da trattare saranno coperte dagli impianti finanziati e da costruire entro il 2021 quando, secondo previsioni, la capacità degli impianti pubblici sarà di oltre 450mila tonnellate. I 103 milioni di euro saranno pescati anche dall’Agenda europea 2014-2020 e dal Patto per lo sviluppo della Sicilia. Come saranno spesi i 103 milioni di euro? Il 30%, quindi circa 30 milioni, a Catania e a Palermo, 25 Messina, e 15 a SiracusaAgrigento? Non pervenuta. Gli impianti pubblici di CastelterminiSciacca, Ravanusa? Sì, no, forse, boh! Nel frattempo i Comuni agrigentini sono vessati dalla Regione e catapultati a centinaia di chilometri di distanza per conferire i rifiuti, annullando il risparmio ottenuto con la raccolta differenziata.
 
Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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