Angelo Ruoppolo, Autore presso Sicilia 24h
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Proseguono le indagini dei Carabinieri e della Procura di Agrigento dopo l’omicidio del commerciante Francesco Simone a Favara. Disposta l’autopsia.

A Favara in contrada Poggio Muto, nella zona conosciuta come “Crocca”, vi sono tante residenze estive dei favaresi, dove amano ritagliarsi degli orticelli da coltivare: tradizione, che si tramanda, e tanta passione. Anche Francesco Simone ha trascorso gli ultimi istanti della sua vita in campagna, nell’orto della sua abitazione di villeggiatura alla “Crocca”, tra ulivi e mandorli. Un killer armato di pistola lo ha sorpreso e lo ha ucciso, premendo il grilletto più volte, sfiorandolo e colpendolo, anche alla testa. Il colpo di grazia: l’esecuzione. Colui che ha assassinato Francesco Simone sarà stato a conoscenza delle sue abitudini, del suo essere solito a recarsi tra le sue coltivazioni. E ha atteso la vigilia dell’Immacolata per ucciderlo, approfittando della zona adesso isolata, tra autunno e inverno, occasione propizia per sparare e scappare, senza rischi.

A testimonianza che Francesco Simone sia stato all’opera campagnola vi è il suo giubbotto, trovato appeso al ramo di un albero. Il medico legale, Alberto Alongi, dopo la prima sommaria ispezione cadaverica, è impegnato nell’autopsia, disposta dal sostituto procuratore di Agrigento, Maria Barbara Cifalinò, titolare dell’inchiesta. E che è stata in contrada Poggio Muto, insieme al procuratore capo Giovanni Di Leo, a fianco dei Carabinieri e del comandante provinciale, il colonnello Nicola De Tullio.

E’ in corso il rituale investigativo, ovvero l’ascolto serrato di familiari e conoscenti della vittima. Si scava a fondo sui suoi rapporti, attuali e pregressi. Lui, 69 anni, ha gestito una rivendita di automobili a Favara insieme al figlio. Probabilmente i Carabinieri, sentinelle del territorio, hanno già sottoposto dei pregiudicati o sospettati alla prova dello stub, alla ricerca di eventuali tracce di polvere da sparo.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

Ad Agrigento è morto Nello Hamel, 71 anni, ex dirigente bancario, per oltre un trentennio dinamico, efficace e stimato consigliere (attualmente in carica) e assessore comunale, rispettato e apprezzato trasversalmente da tutte le forze politiche per la coerenza e l’onestà intellettuale. Si è sempre prodigato a favore dei meno abbienti. Da ultimo, quando la malattia implacabile si è aggravata irrimediabilmente, non ha esitato ad organizzare l’ennesima raccolta di generi alimentari per gli indigenti in occasione dell’avvento delle festività natalizie.

Alla famiglia vivissime condoglianze da parte degli editori e dello staff di sicilia24h.it

Altri dettagli emergono dalle indagini su Martina Gentile, la figlia della presunta amante di Matteo Messina Denaro, Laura Bonafede.

Emergono altri particolari nell’ambito dell’inchiesta sfociata nell’arresto ai domiciliari, eseguito dai Carabinieri a Pantelleria, dove è stata impegnata in supplenze a scuola, di Martina Gentile, 31 anni, di Campobello di Mazara, figlia della presunta amante di Matteo Messina Denaro, Laura Bonafede, 56 anni. A testimonianza dell’intenso e familiare rapporto tra i tre, alle ore 10:59 del 17 dicembre 2022 un’Alfa Romeo Giulietta di colore nero transita in via Roma a Campobello di Mazara. Al volante è Matteo Messina Denaro. Ai civici 187 e 191 abitano Laura Bonafede e la figlia Martina. Messina Denaro rallenta. Dall’abitazione esce Martina. L’automobile svolta per via Dante Alighieri, gira l’isolato, e ritorna un minuto dopo in via Roma. Gli sguardi tra Martina e Matteo si incrociano. Secondo la Procura di Palermo non sarebbero stati (perché ve ne sono altri) incontri casuali ma pianificati nella strategia di comunicazione ideata da Messina Denaro. Martina Gentile per consegnare i “pizzini” li avrebbe spesso nascosti nel passeggino con la figlia. Stazione di posta sarebbe stato uno Studio di architettura a Campobello di Mazara dove hanno lavorato sia Martina Gentile che Lorena Lanceri, la presunta vivandiera del boss. Il titolare dello Studio, un ex assessore all’Urbanistica del Comune, non sarebbe stato a conoscenza di ciò. Nel covo di Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara è stato trovato un calendario in cui, accanto ad alcune date, sono stati disegnati dei pallini. Sarebbero i giorni stabiliti per lo “scambio” della posta. I Carabinieri, infatti, hanno incrociato le date con le lettere e il diario trovati a casa di Laura Bonafede. Nelle lettere a Messina Denaro, Martina Gentile si firma come “Tan o Tany”. In un appunto Messina Denaro ha scritto di avere inviato una lettera l’11 aprile 2022, tramite “Lest” (uno dei nomi in codice della “postina” Lorena Lanceri) a “cugino” (ovvero Laura Bonafede) e a “Tan”. Messina Denaro ha conservato un diario, con sulla copertina un quadro di Van Gogh (il suo pittore preferito), su cui ha appuntato soprattutto riflessioni personali e confidenze intime. Gli è stato regalato nel gennaio 2013 da madre e figlia, Laura e Martina, che vi hanno apposto una dedica: “20 gennaio 2013… per te e i tuoi pensieri.. da me e Tan”. Testimonianza del legame tra i tre sono anche degli appunti di spesa di Messina Denaro: nei mesi di giugno e agosto del 2022 “LAU REGA” e “REGALO PULC”. Si tratterebbe di soldi per acquistare regali di compleanno a Laura, nata a giugno, e a Martina, indicata anche come “Pulce”, nata ad agosto, ed alla quale il boss ha anche regalato una collana Bulgari di 2.300 euro per la figlia piccola di lei, la bimba, che Messina Denaro indica come “Cromatuccia”, perché lei, la madre, Martina, è “Cromatina” (altro nome in codice). E lei, Martina, ha inviato alla madre la foto della collana… E dopo avere ricevuto un libro in regalo da Laura e Martina, Matteo Messina Denaro annota e scrive: “E’ un regalo da due miei affetti, che stimo, che hanno fatto parte di me e che, soprattutto, voglio infinitamente bene, più della mia vita”. E Messina Denaro è spesso a cena a casa di Lorena Lanceri, nome in codice “Tramite”. E Martina Gentile scrive a Matteo: “Chiedo ogni volta al ‘Tramite’ cosa ha mangiato la sera prima, mi fa sentire in qualche modo più vicina a te. E’ l’unica persona con cui parlo più liberamente, con cui sono più me stessa”.

Martina Gentile

E la Procura di Palermo, nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Martina Gentile, tra l’altro sottolinea: “Il livello di fiducia riposto da Messina Denaro nella giovane donna, depositaria di notizie riservate sulla latitanza, l’altissima considerazione sulle sue qualità, l’orgoglio per le convinzioni mafiose che la donna aveva anche pubblicamente manifestato, sono tutti indici che consentono di ritenere certa la conoscenza da parte della Gentile di ulteriori luoghi, persone, dinamiche attinenti alla sfera più intima e complice della latitanza di Messina Denaro”.

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Altre otto prescrizioni al maxi processo sul “Sistema Montante” in corso a Caltanissetta. Adesso i difensori decideranno se accettarle o rinunciare.

Innanzi al Tribunale di Caltanissetta è in corso il maxi processo di Caltanissetta sul cosiddetto “Sistema Montante”. ‘Maxi’ perché il presidente del Tribunale nisseno, Francesco D’Arrigo, ha riunito in un unico processo i due tronconi, con 13 e 17 imputati, dell’inchiesta imperniata sull’ex presidente di ConfIndustria Sicilia, Antonello Montante, ovvero il filone del presunto dossieraggio e della rivelazione di notizie riservate con accessi abusivi ai sistemi informatici di polizia, tramite scambi di favori ad elevatissimo livello tra le forze dell’ordine e non solo, e il filone politico, ovvero l’intreccio di interessi ruotanti intorno al governo Crocetta, in carica tra il 2012 e il 2017.

Già nel maggio scorso, il giudice D’Arrigo, a fronte dell’incombenza dei termini di prescrizione, tentò di accelerare lo svolgimento delle udienze: una ogni lunedì. Tuttavia, tra inciampi e intoppi, progressivamente sono sopraggiunti i termini entro cui esercitare l’azione penale in riferimento ad un determinato reato. Infatti, il giudice D’Arrigo ha già dichiarato prescritto il reato di truffa in concorso contestato ad Antonello Montante, all’ex assessore regionale all’Industria, Linda Vancheri, e all’imprenditore gelese Carmelo Turco. Così è anche per l’ipotesi di simulazione di reato (per la quale Montante è stato assolto in Appello) contestata all’ex dirigente di ConfIndustria, Carlo La Rotonda, e per il favoreggiamento addebitato agli imprenditori Andrea e Salvatore Calì. Solo l’ufficiale dei Carabinieri Letterio Romeo, accusato di soppressione, distruzione o occultamento di atti pubblici o scritture private, ha rinunciato alla prescrizione.

Poi sono scattate altre due prescrizioni relative al reato associativo: per il generale Arturo De Felice, e per il già capocentro Dia a Caltanissetta, Gaetano Scillia. E adesso, da ultimo, è scattata la prescrizione per altri otto imputati, tra cui l’attuale presidente della Regione, Renato Schifani, al quale è contestato solo un caso di presunta rivelazione di segreto d’ufficio. Gli altri sette sono: il colonnello dei Carabinieri Giuseppe D’Agata, il caporeparto dell’Aisi Servizi segreti Andrea Cavacece, il tributarista Angelo Cuva, l’ex direttore dell’Aisi Arturo Esposito, il sindacalista Maurizio Bernava, e i fratelli Andrea e Salvatore Calì, imprenditori nel settore sicurezza. I difensori degli otto imputati interverranno prossimamente per comunicare al collegio giudicante se accettano oppure rinunciano alla prescrizione proseguendo il processo per la trattazione del merito.

Più nel dettaglio, l’ipotesi di reato contestata a Schifani risale al 2015, e nel capo d’imputazione la si descrive così: “Arturo Esposito, direttore dell’Aisi Servizi segreti, rivelava a Montante, tramite il colonnello dei Carabinieri Giuseppe D’Agata, la notizia, veicolata dal questore Andrea Grassi, che fosse stata disposta attività d’intercettazione nell’ambito del procedimento instaurato nei suoi confronti, quindi a carico di Montante, nonché a Valerio Blengini, vice direttore dell’Aisi Servizi segreti, affinché si recasse da Bruno Megale, Questore di Caltanissetta, al fine di attingere ulteriori informazioni, e poi a Renato Schifani la notizia, sempre veicolata da Andrea Grassi, che D’Agata fosse indagato nell’ambito dello stesso procedimento. A questo punto, Renato Schifani avrebbe trasmesso le informazioni ad Angelo Cuva, avvocato e docente di diritto tributario all’Università di Palermo, già consulente della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del presidente del Senato, carica rivestita all’epoca da Schifani. E Cuva l’avrebbe trasferita a D’Agata”.

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La Corte d’Appello di Palermo condanna 7 imputati giudicati in abbreviato nell’ambito dell’inchiesta “Sorella Sanità”: inasprimento di pena per Candela e Taibbi.

Il 5 agosto del 2021, nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Sorella Sanità”, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Palermo, Clelia Maltese, a conclusione del giudizio abbreviato, ha condannato 7 imputati e ne ha assolto uno. Sono stati inflitti 6 anni e 8 mesi di reclusione ad Antonio Candela, 58 anni, di Palermo, ex manager dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo, ed ex responsabile della Cabina di regia regionale per il contrasto al covid in Sicilia. E poi 6 anni e 6 mesi a Fabio Damiani, ex manager dell’Azienda sanitaria di Trapani e responsabile della Centrale unica di committenza degli appalti. E poi 5 anni e 8 mesi a Giuseppe Taibbi, ritenuto il “faccendiere” di riferimento di Candela, 5 anni e 10 mesi a Roberto Satta, responsabile operativo della Tecnologie Sanitarie Spa, 7 anni e 2 mesi a Francesco Zanzi, amministratore delegato della stessa società, 5 anni e 10 mesi a Salvatore Navarra, ex presidente del consiglio di amministrazione di Pfe spa, e 4 anni e 4 mesi al “faccendiere” Salvatore Manganaro, di Canicattì, ritenuto il referente di Fabio Damiani per gli appalti. Unico assolto è stato Angelo Montisanti, responsabile operativo per la Sicilia della società Siram. A Manganaro e Damiani è stata riconosciuta l’attenuante per avere collaborato con la magistratura. Ebbene adesso i giudici della Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Adriana Piras, hanno inflitto ad Antonio Candela 7 anni e 4 mesi di reclusione, ovvero 6 mesi in più rispetto al giudizio di primo grado. E 6 anni e 4 mesi a Giuseppe Taibbi, quindi 6 mesi in più anche lui. Poi sono state confermate le altre cinque condanne sentenziate dal Tribunale. Altrettanto confermata è stata l’assoluzione di Angelo Montisanti. L’indagine della Guardia di Finanza, sfociata negli arresti il 22 maggio del 2020, ruota intorno a presunte tangenti milionarie che sarebbero state incassate da burocrati della sanità per agevolare le imprese interessate ad appalti, del valore complessivo di oltre 600 milioni di euro, da assegnare per lo svolgimento di servizi e l’erogazione di forniture. Agli imputati, a vario titolo, si contestano i reati di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione, rivelazione di segreto di ufficio e turbata libertà degli incanti. Il giudice Maltese in primo grado ha già ordinato la confisca, quale prezzo del reato, di 268mila euro a carico di Taibbi e Candela, di oltre 1 milione e 100mila euro a Damiani e Manganaro, e di un altro milione di euro nei confronti del solo Manganaro. Poi 238mila euro a Zanzi e 750mila a Navarra. Si tratta delle cifre che sarebbero state promesse o pagate per corrompere i pubblici ufficiali. Il giudice ha inoltre sentenziato che gli imputati condannati risarciscano le parti civili fra cui l’assessorato regionale alla Sanità e l’Azienda sanitaria di Palermo. Il 4 febbraio del 2021 ha patteggiato la pena ed è stato condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione Ivan Turola, presunto referente occulto della società Fer.Co. E non è stata accolta la proposta di patteggiamento a 5 anni per Roberto Satta, e a 4 anni e 2 mesi per Salvatore Manganaro.

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Dopo il semaforo verde, non senza difficoltà, al Consolidato 2022, adesso rush finale in Assemblea verso l’approvazione della Finanziaria. Gli interventi.

E dunque l’Assemblea Regionale ha approvato, dopo la prima votazione e la clamorosa bocciatura, il Bilancio consolidato 2022 proposto dalla giunta Schifani, che adesso rilancia la propria azione di risanamento finanziario e di investimenti per lo sviluppo. Infatti, il presidente della Regione ha colto l’occasione per ribadire: “Abbiamo lavorato e continueremo a lavorare per avere una situazione di bilancio regolare e ben definita, per dare ai siciliani certezze sulla tenuta della Regione e sulle risorse da utilizzare nei servizi e nell’attività amministrativa”.

E l’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone, condivide e aggiunge: “Il via libera al Consolidato 2022 conclude di fatto la fondamentale attività di riordino contabile, ovvero un impegno da noi assunto e attuato nell’ultimo anno. In questo documento prosegue la nostra azione di allargamento del perimetro di consolidamento, comprendendo gli enti legati alla Regione che sono sottoposti ad attento controllo. Nel 2018 l’amministrazione regionale riusciva a inserire nell’elenco di tale perimetro 21 enti, e oggi invece siamo a 73, rafforzando così i principi di certezza e di trasparenza che devono connotare i conti della Regione. Stiamo facendo chiarezza su questi enti, in gran parte attivi e strategici, ma ci sono anche dei carrozzoni che già l’anno prossimo potranno essere cancellati a decine”. E conclude: “Con l’approvazione del Consolidato passeremo ora al reclutamento di nuovo personale attraverso le assunzioni dei vincitori dei concorsi al momento pendenti”.

E a fronte delle tensioni che hanno determinato la bocciatura del Consolidato alla prima votazione, il capogruppo della Democrazia Cristiana, l’agrigentino Carmelo Pace, getta acqua sul fuoco e afferma: “L’approvazione del Consolidato dimostra, se ce ne fosse bisogno, che all’interno della maggioranza non vi è alcun problema. Adesso vogliamo rassicurare i detrattori – e soprattutto i siciliani che sono coloro che ci hanno votato e che a noi chiedono risposte e fatti concreti – che siamo coesi e impegnati affinchè la Finanziaria sia approvata in tempi rapidi”.

E il voto favorevole al Consolidato è occasione per rilanciare, da parte dell’Opposizione, il tema cruciale delle assunzioni. Il vice presidente della Commissione Bilancio all’Assemblea Regionale, Fabio Venezia, del Partito Democratico, ammonisce: “Non ci sono più alibi e, speriamo, anche arroganza da parte della maggioranza. Non c’è più nulla che si frapponga alle assunzioni all’interno della macchina burocratica regionale che ormai da anni è ridotta ai minimi termini. L’approvazione del consolidato, rimandata a causa della confusione che regna tra i sostenitori di Schifani, leva ogni scusa al governo. Adesso pretendiamo tempi rapidi per formalizzare le procedure assunzionali, nell’interesse di chi ha vinto i concorsi e attende da troppo tempo di essere assunto”.

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Il sostituto procuratore di Agrigento, Elenia Manno, ha disposto l’autopsia sui due coniugi rinvenuti morti a Favara in viale Europa in un’abitazione. Si tratta di Paolo Lombardo e la moglie Maria Fiorilli (originaria di Realmonte), entrambi di 76 anni, E’ stata una nipote a scoprire i due morti, preoccupata dalle telefonate senza risposta. I corpi sono stati trovati nella camera da letto. Secondo quanto emerso da una prima sommaria ispezione cadaverica ad opera del medico legale, Alberto Alongi, l’uomo, sul letto, sarebbe deceduto per cause naturali. La sua salute sarebbe stata già precaria, e non vi sono tracce di traumi, al contrario della moglie, riversa a terra e che, invece, ha una evidente ferita alla testa e, forse, sarebbe morta a seguito di una caduta. Forse lei si è accorta del marito morto vittima di un malore, e, in preda allo sgomento, è caduta sbattendo prima contro un ventilatore e poi sul pavimento. Non vi sono segni di effrazione. La morte risalirebbe a tre giorni addietro. Sul posto, lanciato l’allarme, sono intervenuti i Carabinieri della Tenenza di Favara e del Nucleo operativo e radiomobile di Agrigento. La coppia ha due figli, che risiedono uno in Toscana e l’altro in Germania.

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Lo stupro di gruppo di Asia a Palermo: la Procura per i minorenni deposita l’istanza di rinvio a giudizio dell’ex 17enne complice degli altri sei maggiorenni indagati.

La Procura per i minorenni di Palermo ha depositato istanza di rinvio a giudizio di Riccardo Parrinello, oggi 18 anni, e ancora 17enne lo scorso 7 luglio quando a Palermo, al Foro Italico, insieme a sei amici maggiorenni, ha partecipato allo stupro della ragazza di 19 anni Asia. Il magistrato titolare delle indagini, Claudia Caramanna, gli contesta il reato di violenza sessuale di gruppo. La prima udienza preliminare innanzi al Tribunale è in calendario il prossimo 9 gennaio.

Riccardo Parrinello è attualmente detenuto in carcere perché gli è stata aggravata la pena. Infatti lui inizialmente, in quanto minorenne, è stato ospite di una Comunità. Si è mostrato e dichiarato pentito di quanto commesso. Il giudice per le indagini preliminari gli ha creduto. Poi, invece, durante il suo soggiorno in comunità, ha pubblicato dei video su TikTok e ha inviato dei messaggi WhatsApp ad un amico.

E alcune sue frasi sono state una sorta di sfida: “Chi si mette contro di me si mette contro la morte”, “Le cose belle si fanno con gli amici”, “Sto ricevendo tanti messaggi da ragazze: ragazze ma come faccio a uscire con tutte siete troppe…”, “Ah volevo ringraziare a chi di continuo dice il mio nome: mi state facendo solo pubblicità”, “Arriviamo a mille followers così potrò fare la live e spiegarvi la situazione com’è andata realmente…”, “Mi piace trasgredire”, “La galera è il riposo dei leoni”. Agli atti dell’inchiesta vi sono anche alcuni audio. Ad esempio, un “vocale” che Parrinello ha inviato ad un amico un’ora dopo lo stupro di gruppo: “Compà l’ammazzammu… ti giuro a me matri l’ammazzammu… ti giuro a me sviniu… sviniu chiossà di na vota… minchia sette… u vo capiri, manco a canuscevo io compà… ficimu un macello, n’addivirtemu”. L’amico lo critica: “Però così è brutto”. E lui risponde: “Troppo forte, invece”.

Nel frattempo non sono ancora concluse le indagini a carico degli altri sei presunti componenti del “branco”, i maggiorenni, per i quali la competenza è della Procura ordinaria. I Carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia “Piazza Verdi” e della stazione di Brancaccio hanno ricostruito la notte da incubo vissuta dalla ragazza. Il gruppo di amici ha trascorso la serata alla “Vucciria”, uno dei luoghi più affollati nelle notti palermitane. Hanno bevuto parecchio. Poi la ragazza, sotto l’effetto dell’alcol, è stata condotta in un luogo isolato e violentata. I sette arrestati appartengono allo stesso contesto sociale della 19enne, che, con forza e coraggio, ha raccontato quanto subito alle forze dell’ordine. I primi tre indagati sono stati arrestati lo scorso 3 agosto. Poi il 18 agosto gli altri quattro.

Lo scorso 31 ottobre Asia, altrettanto con forza e coraggio, è apparsa in video, ospite di Nunzia De Gerolamo, ad “Avanti Popolo”, in onda sui Rai 3. E ha ripetuto: “Ci metto la faccia, perché non ho sbagliato”. Le sue parole, tra le altre: “Sono qui perché in quello in cui uno crede ci si mette la faccia. E io credo in ciò che sono, perché non ho la minima colpa, non ho sbagliato. E’ giusto così. Alle persone che mi criticano dico che mi fanno schifo, perché un uomo che ha cento donne viene apprezzato, mentre le ragazze se hanno cento uomini devono stare per forza con il centunesimo anche se non vogliono, e comunque vengono sempre giudicate delle poco di buono. Non sono libere di avere la propria intimità”.

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La Regione Siciliana recluta medici stranieri per fronteggiare le carenze di personale sanitario, anche nella provincia di Agrigento, dove si contano 174 posti meno, ed è il dato peggiore. L’assessorato regionale alla Sanità ha pubblicato un avviso pubblico “aperto”, ovvero senza scadenza, rivolto ai medici comunitari ed extracomunitari. L’avviso prevede l’assunzione di medici nelle aree di Medicina d’emergenza e urgenza, Anestesia e rianimazione, Chirurgia generale, Medicina interna, Gastroenterologia, Ortopedia e traumatologia, Pediatria, Neurologia con stroke unit, Cardiologia, Psichiatria, Urologia, Ostetricia e ginecologia. Solo in Area di Medicina d’emergenza e urgenza, quindi nei Pronto soccorso dell’isola, mancano all’appello 302 posti. Complessivamente i posti oggetto dell’avviso sono 1494.

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All’Azienda sanitaria provinciale di Agrigento si prospetta a breve una massiccia stabilizzazione del personale precario. I dettagli su avvisi e profili.

Un’ondata di stabilizzazioni del personale precario è attesa a breve tra la dirigenza sanitaria e il comparto all’Azienda sanitaria provinciale di Agrigento. Gli avvisi pubblici con i quali si intendono stabilizzare i dipendenti, reclutati con procedure a tempo determinato o altre forme di lavoro flessibile, prevedono un ingente numero di posti, 215 in tutto, disponibili per svariate figure professionali. Si tratta, per l’area della dirigenza, di: 6 medici per la medicina di emergenza e urgenza, 5 per la ginecologia ed ostetricia, 2 per la psichiatria, 3 per l’oftalmologia, 1 per l’urologia, 1 per l’otorinolaringoiatria, 2 per la direzione medica di presidio ospedaliero, 1 per l’organizzazione dei servizi sanitari di base, 1 per la medicina fisica e la riabilitazione, 1 per l’igiene, l’epidemiologia e la sanità pubblica, 1 dirigente farmacista e 1 dirigente fisico. Ancora più numerosi sono i posti a bando per l’area del comparto con ben 89 ausiliari specializzati, 40 infermieri, 8 infermieri pediatrici, 6 tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, 1 terapista occupazionale, 4 fisioterapisti, 4 logopedisti, 1 tecnico audiometrista, 2 tecnici della riabilitazione psichiatrica, 3 terapisti della Neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, 4 assistenti sanitari, 1 dietista, 2 tecnici di neuro-fisio-patologia, 4 tecnici sanitari di radiologia medica, 2 tecnici della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione vascolare, 3 programmatori, 10 collaboratori tecnici ingegneri civili/edili, 2 collaboratori tecnici chimici e 4 operatori tecnici autisti.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)