Luglio 2022 - Pagina 52 di 58 - Sicilia 24h
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Il Tribunale di Agrigento ha condannato a 7 anni e 6 mesi di reclusione Daniela Di Franco, 39 anni, nata a Brema in Germania e residente a Canicattì, per il tentato omicidio, il 31 agosto del 2015, con un coltello da cucina di 19 centimetri, al culmine di una lite, dell’ex compagna, Valentina Lo Manto, 32 anni, nata a Mussomeli e anche lei residente a Canicattì. Sono stati inflitti 1 anno e 3 mesi di reclusione alla vittima, alla Lo Manto, per favoreggiamento, allorchè non ha mai rivelato il nome del suo aggressore, affermando sempre di essere stata ferita in una rissa con sconosciuti.

A Partinico i Carabinieri hanno arrestato Nazzareno “Raffaele” Monte, 75 anni, indagato dell’omicidio del pensionato Leonardo Lauriano, 88 anni, vittima di numerose coltellate il 5 novembre del 2021. Dagli accertamenti tecnici svolti sui reperti sequestrati è stato possibile rinvenire tracce biologiche riconducibili a Lauriano su alcuni oggetti e capi di abbigliamento appartenuti a Monte, raggiunto dal provvedimento di custodia cautelare in carcere. Dall’esame dei filmati degli impianti di video-sorveglianza presenti nei pressi dell’abitazione di Lauriano sono stati ricostruiti gli spostamenti dell’indagato il 5 novembre scorso, e ne è stata documentata la presenza nel luogo del crimine. Il movente del delitto sarebbe di natura economica.

E’ morto a Palermo, all’età di 91 anni, l’ex assessore al Territorio e deputato regionale Franz Gorgone, esponente di spicco della Democrazia Cristiana siciliana. Lui ha scontato una sentenza di condanna a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa per la quale si apprestava a chiedere alla Corte europea dei diritti umani l’inapplicabilità, per le stesse ragioni riconosciute all’ex dirigente del Sisde Bruno Contrada. Gorgone avrebbe coltivato legami con la cosca di Altofonte, ed è stato coinvolto, e poi assolto, anche nel processo per il “tavolino”, il sistema di spartizione degli appalti in Sicilia.

La Guardia di Finanza del Comando provinciale di Palermo ha imposto a due donne il divieto dell’esercizio di attività professionale per un anno. Contestualmente è stato sequestrato un istituto scolastico paritario di Partinico, il “Leonardo Sciascia” di via Platani, ovvero il complesso aziendale oggetto delle indagini. Sarebbe stato praticato il metodo delle scatole cinesi nel tentativo di nascondere i debiti accumulati. Sono ipotizzati i reati di bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e false comunicazioni sociali. Le due donne sono: Rosanna Bandiera, 62 anni, di San Giovanni Gemini, legale rappresentante della Società nazionale scuole riunione srl fallita il 19 giugno del 2020 e amministratore di fatto della Rmb srl, e Francesca Amiri, 63 anni, residente a Partinico, rappresentante della Rmb srl. Sarebbe stato riscontrato il trasferimento fraudolento dell’attività d’impresa a favore di una società neo-costituita per consentire la prosecuzione dell’attività scolastica senza interruzioni, rendendo la precedente società, poi fallita, in grave stato di dissesto avendo accumulato debiti per oltre 1 milione e 700mila euro. Dai bilanci societari, inoltre, non emerge la reale situazione debitoria dell’impresa. Il complesso aziendale sequestrato è stato affidato ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Palermo, per garantire la continuità dell’attività scolastica e mantenere i livelli occupazionali.

La giunta comunale di Favara ha deliberato l’utilizzo dei percettori del reddito di cittadinanza per lavori utili in ambito sociale, ambientale, tutela dei beni comuni e culturali. Il sindaco, Antonio Palumbo, afferma: “Abbiamo sempre ritenuto il reddito di cittadinanza una misura di contrasto vero alla povertà, ma è anche essenziale che questi cittadini possano sentirsi pienamente utili alla collettività. Con questi progetti potranno aiutarci a fornire dei servizi di cui la città ha bisogno”.

L’assessore comunale Giovanni Vaccaro comunica che stamane sono cominciati i lavori di manutenzione verde sul lungomare Falcone Borsellino. Vaccaro dichiara: “Anche se con un po’ di ritrado daremo alla zona il decoro che merita”.
Gara aggiudicata sul Mepa tramite procedura aperta, ditta vincitrice Vivai Natura Verde di Ribera. Per ovvi motivi di sicurezza durante le ore lavorative, i tratti interessati dallo scerbamento verranno inibiti ai pedoni temporaneamente.

Nell’ambito dell’inchiesta sfociata nell’arresto del luogotenente dei Carabinieri in servizio a Licata, Gianfranco Antonuccio, sono state arrestate anche altre due persone: Filippa Condello, e Giuseppe Di Vincenzo, entrambi di Palma di Montechiaro. La Condello sarebbe indagata per dazione di denaro a favore di Antonuccio che, in cambio, le avrebbe fornito informazioni riservate sulla posizione del figlio, Angelo Azzarello, condannato a 17 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata, la romena Alina Condurache. Il nome di Giuseppe Di Vincenzo ricorre invece in alcune intercettazioni da cui emerge un traffico e spendita di denaro falso a Palma di Montechiaro. L’indagine sul luogotenente Antonuccio coinvolge anche altre due persone non raggiunte da misura cautelare: un altro carabiniere, ed un pregiudicato di Palma di Montechiaro.

L’ex procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, non condivide il pessimismo del collega Alfredo Morvillo: “Tutto è iniziato dopo le stragi. Quelle morti non sono state vane”.

Alfredo Morvillo

In occasione dei 30 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, e a margine delle polemiche insorte a cavallo delle elezioni Amministrative a Palermo, il magistrato Alfredo Morvillo, fratello di Francesca compagna di Giovanni Falcone vittima anche lei della strage di Capaci, ricorda la sorella, così: “Mia sorella si è dedicata per molto tempo alla giustizia minorile, in un’epoca in cui la Procura della Repubblica di Palermo peraltro aveva un solo sostituto. Amava molto occuparsi dei problemi dei ragazzi e della situazione che spesso si verifica in città: la delinquenza sin da piccoli, che poi diventa mafia”. E poi, in analisi storica, ha aggiunto: “Io ero collega, ma anche amico di Giovanni Falcone. Vorrei ricordare un tema che in questi giorni e non soltanto è d’attualità, ovvero cosa resta dopo il 1992? Cosa resta dopo la strage di Capaci? Queste morti hanno portato ad alcuni risultati incisivi? Mi verrebbe da dire che il sacrificio di Giovanni, Paolo e Francesca sia stato inutile. Io dico che, in questo momento, fino a quando non capiremo tutti che la lotta alla mafia non è soltanto un problema della magistratura, bensì un modo di vivere, e finché non recupereremo un’intransigenza morale su tutto ciò che riguarda la mafia, non arriveremo mai a sconfiggerla del tutto” – ha concluso.

L’ex procuratore di Palermo e nazionale antimafia, Piero Grasso, giudice a latere al maxi processo istruito da Falcone e Borsellino, comprende il rammarico di Alfredo Morvillo, ma esprime delle riserve. E afferma: “Capisco il dolore e l’amarezza del collega Alfredo Morvillo ma non condivido il suo pessimismo. Non credo che il sacrificio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sia stato vano, ritengo invece che tutto sia cominciato proprio da lì, all’indomani delle stragi: la ribellione della società civile contro la mafia, i lenzuoli bianchi appesi ai balconi di Palermo, una cosa mai vista prima, la risposta delle istituzioni con i processi e gli arresti di tutti i boss latitanti con l’unica eccezione di Matteo Messina Denaro”.

E poi Grasso sottolinea: “Noi dobbiamo dire che quella mafia lì non esiste più, è stata destrutturata, distrutta anche se purtroppo non è finita. E dobbiamo dire ai ragazzi che la storia continua e deve continuare attraverso loro. Sono loro che devono proseguire avendo la consapevolezza che Falcone e Borsellino non sono dei supereroi ma erano delle persone come noi. Per questo dico che la loro morte non solo non è stata vana, ma è stata l’inizio di una vera e propria rivoluzione” – conclude. A testimonianza di ciò, Piero Grasso, ogni anno in viaggio con gli studenti verso Palermo il 23 maggio sulla “nave della legalità”, così è stato solito rivolgersi agli stessi studenti: “Giovanni, molte volte ci siamo sentiti persi senza di te. Una cosa però ha sconfitto i 500 chili di tritolo che usarono per uccidere te, Francesca, Vito, Rocco, Antonio: brilla negli occhi delle migliaia di cittadini, soprattutto giovani, che oggi ti ricordano, che hanno appreso da te cosa significhi credere nella legalità, impegnarsi per essa sempre e comunque, anche quando tutto sembra impossibile. Molti non erano neanche nati nel 1992, eppure sono qui. Loro hanno capito, Giovanni. Sono loro gli uomini e le donne sulle quali camminano ogni giorno le tue idee”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

3.140 i nuovi casi di Covid19 registrati a fronte di 13.885 tamponi processati in Sicilia secondo il bollettino odierno. Il giorno precedente erano 5.668. Il tasso di positività scende al 22,6% il giorno precedente era al 24,5%. La Sicilia è al sesto posto per contagi fra le regioni italiane. Gli attuali positivi sono 98.609 con un aumento di 1.826 casi. I guariti sono 1.916 mentre 5 sono le vittime che portano il totale dei decessi a 11.231. Sul fronte ospedaliero i ricoverati sono 903, 38 in più rispetto al giorno precedente, in terapia intensiva sono 35, quattro in più rispetto al giorno prima.

Questi i dati nei Comuni capoluogo: Palermo 1.102 casi, Catania 990, Messina 734, Siracusa 194, Trapani 169, Ragusa 216, Caltanissetta 184, Agrigento 121, Enna 37. (ANSA).