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Turni stressanti e addirittura mobbing sui medici dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento? Vuole vederci chiaro il deputato del regionale del Mss, Giovanni Di Caro, che per questo ha presentato all’Ars una interrogazione urgente al presidente della Regione Musumeci e all’assessore alla Salute Razza, ai quali  chiede provvedimenti per garantire turni di lavoro consoni e serenità ai lavoratori.

L’atto ispettivo approda a palazzo dei Normanni  dopo la lettera aperta dei medici del reparto di Cardiologia dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento, nella quale  i camici bianchi lamentavano l’eccessivo carico di lavoro dovuto a ordini di servizio che prevedono il loro impiego in attività ambulatoriali presso l’ospedale San Giacomo D’Altopasso di Licata.

“II personale medico – si legge nell’interrogazione parlamentare – si è più volte prestato ad eseguire turni di servizio a Licata attraverso prestazioni aggiuntive fuori dal normale orario di servizio. L’Unità operativa complessa di Cardiologia del San Giovanni di Dio – si legge ancora – di fatto subisce disservizi tali da mettere a rischio l’incolumità dei cittadini, visto che quotidianamente due o più medici vengono dirottati da Agrigento a Licata, costringendo spesso  a  posticipare interventi di alta specializzazione”.

“Si verificherebbero – continua Di Caro – imbarazzanti disservizi e atteggiamenti vessatori ai danni dei medici del reparto di Cardiologia Del San Giovanni – che,  se confermati,  sarebbero intollerabili”.

La gestione organizzativa  metterebbe a rischio la salute anche dei pazienti del San Giacomo D’Altopasso. “A  Licata –  afferma il  deputato – i cardiologi verrebbero utilizzati anche per coprire altri servizi e in caso di emergenza, si potrebbe verificare che una persona colta da infarto non possa avere l’assistenza dello specialista poiché lo stesso potrebbe trovarsi in ambulanza per altri interventi di emergenza”.

“L’assessore Razza – conclude il parlamentare agrigentino – ha l’obbligo di garantire sia la serenità lavorativa dei medici che il diritto alle cure dei cittadini. Il governo Musumeci risolva definitivamente le criticità di organico dell’ospedale di Licata, assumendo nuovi medici e non sacrificando i cardiologi del San Giovanni di Dio per colmare le lacune di una discutibile gestione sanitaria”.

Questo il titolo del convegno organizzato dalla CGIL di Agrigento in occasione della giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Grande affluenza e partecipazione per L’ iniziativa provinciale che si è tenuta a Ribera, dove le testimonianze e gli  interventi dei relatori hanno offerto molti spunti di riflessione sul delicato tema della violenza di genere.“Tempestività e coordinazione è il modo di agire delle forze dell’ordine quando contattati per casi di violenza sulle donne”, questo è quando affermato dal tenente colonnello Roberto Vergato, comandante della compagnia di Sciacca, durante il suo intervento.Di fondamentale importanza l’intervento e le testimonianze raccontate della psicologa Elina Salomone, responsabile del centro antiviolenza Fenice. La professoressa Maria Concetta Barba, responsabile del comparto cultura e legalità CGIL ha affrontato il tema dell’importanza della cultura e dell’educazione come strumenti di contrasto alla Violenza sulle donne. l’Avvocato Caterina Sparacino, responsabile del coordinamento donne CGIL, ha invece esaminato la questione dal punto di vista giuridico, analizzando i nuovi provvedimenti normativi quali il codice rosso e per ultimo il reddito di libertà (recente misura introdotta a sostegno del reddito delle donne vittime di violenze).Il tutto moderato dal Segretario generale della CGIL di Agrigento Alfonso Buscemi il quale ha evidenziato la vicinanza e l’attenzione della CGIL nei confronti delle donne e nello specifico nelle donne vittime di violenza, e che per le competenze di cui dispone, la CGIL è pronta ad operare in prima linea  contro la violenza di genere.

“Esprimo un grande plauso al maggiore Gianluigi Marmora e al Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri della Sicilia per l’attività investigativa che ha riportato a casa 11 mila reperti archeologici, illecitamente detenuti. Si tratta di un’importante azione nata dall’attività di vigilanza e controllo che trova origine nella collaborazione attiva con le Soprintendenze dei Beni culturali della Sicilia. Iniziative come questa sono particolarmente importanti per garantire la tutela del patrimonio e far comprendere che l’appropriazione di beni provenienti da scavi o l’acquisto degli stessi sul mercato illecito arreca un danno inferto a tutta la comunità. Ho già parlato – ha sottolineato l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana, Alberto SAMONÀ – con la Soprintendenza dei beni culturali e ambientali di Messina per garantire la fruizione di parte di questi reperti nei luoghi da cui provengono”

“Apprendiamo con stupore di dichiarazioni di esponenti politici tendenti a prendersi i meriti del risultato ottenuto con la presentazione, in Commissione finanze del Senato, dell’emendamento, condiviso dal Governo, con il quale si attribuiscono 150 milioni ai comuni siciliani. Sottolineiamo che tale intervento finanziario è il risultato di una azione portata avanti dall’ANCI Sicilia e dai tantissimi sindaci che si sono impegnati sin dal 25 maggio in una mobilitazione che ha visto, tra l’altro, l’approvazione di delibere di giunta, la manifestazione a Roma del 3 novembre e, da ultimo, gli incontri di delegazioni di sindaci con tutti i prefetti dell’Isola. A ciò si aggiunga l’incessante attività di confronto istituzionale e tecnico che ha registrato anche numerosi incontri e contatti con rappresentanti del Governo, della Presidenza del Senato, della Camera e con i presidenti delle Commissioni competenti”.

Lo hanno dichiarato Luca Cannata, Antonio Rini, Giovanni Burtone, rispettivamente  vice presidente vicario, vice presidente e componente del direttivo dell’Associazione dei comuni siciliani, e Roberto Gambino, sindaco di Caltanissetta, che aggiungono: “L’emendamento in favore dei comuni dell’Isola, che ci auguriamo possa essere approvato con il sostegno di tutte le forze politiche, rappresenta un primo importante passo al quale dovranno farne seguito altri al fine di garantire l’inevitabile copertura finanziaria per l’intero triennio 2021-2023 e per sostenere molti altri comuni che non beneficiano di questo intervento ma che faticano ogni anno per garantire un adeguato livello di servizi ai cittadini”.

 

“La soppressione dell’edizione della mezzanotte del Tgr è un gravissimo errore. Si rischia di cancellare un presidio del servizio pubblico sul territorio. Una scelta che non possiamo condividere e che va immediatamente rivista.
Non vorremmo assistere ad una ennesima progressiva opera di ridimensionamento dell’informazione pubblica nei territori: in una fase di profonda debolezza del sistema regionale dell’informazione ogni spazio di informazione sottratto rappresenta una perdita che non possiamo permetterci”
Così il presidente della commissione regionale antimafia dell’ars Claudio Fava.

di Lilia Alba

Si è tenuto stamattina,  per la prima volta a Favara, il flash mob “Uomini in scarpe rosse”, voluto dall’Amministrazione comunale.

L’iniziativa, volta a sensibilizzare la collettività sul tema del contrasto alla violenza sulle donne e voluta fortemente dall’assessore alle Pari Opportunità, Antonella Morreale, dall’assessore alla cultura, Antonio Liotta, dal sindaco, Antonio Palumbo e sposata con trasporto da tutta l’amministrazione, ha preso spunto da quella svoltasi per la prima volta a Biella.

Uomini in scarpe rosse e mascherina dello stesso colore sulla bocca che anziché tapparla ha veicolato il muto grido: STOP ALLA VIOLENZA sulle donne e non solo. Un serpente che, nelle sue spire, ha voluto simbolicamente soffocare ogni forma di violenza, condizione indispensabile per edificare una società che possa definirsi civile.

La marcia silenziosa, avente capofila il sindaco, Antonio Palumbo, presenti anche diverse donne, si è snodata  in fila indiana con partenza alle 11:30 da piazza Kennedy  per terminare in piazza Cavour, davanti alla panchina rossa dedicata alla memoria di Lorena Quaranta.

Il coordinatore regionale di Italia Viva, e capogruppo al Senato, Davide Faraone, ha riorganizzato il partito nel territorio siciliano. Tra l’altro, ad Agrigento Cristina Scaccia e Michele Termini, attuali coordinatori provinciali, sono stati indicati anche coordinatori per la città di Agrigento. Italia Viva sottolinea dunque che qualsiasi soggetto, che non sia Scaccia o Termini, invii comunicati presentandosi come coordinatore cittadino di Agrigento di Italia Viva è da ritenersi un comunicato inviato a titolo personale disconosciuto e non condiviso da Italia Viva.

Sono 41 i nuovi casi di coronavirus registrati in provincia di Agrigento nella giornata del 26 novembre a fronte di 496 tamponi processati. Il dato emerge dal bollettino diffuso dall’Asp. Si registra una nuova vittima ad Aragona, la sesta da inizio pandemia. Sale a 362 il numero degli agrigentini deceduti a causa del covid. I guariti sono 32.

Quattordici le persone ricoverate: 10 all’ospedale di Ribera e quattro fuori provincia. Cinque, invece, si trovano in terapia intensiva a Ribera

Agrigento 32; Alessandria della Rocca 0; Aragona 2; Bivona 0; Burgio 3; Calamonaci 0; Caltabellotta 0; Camastra 8; Cammarata 8; Campobello di Licata 2; Canicattì 73; Casteltermini 16; Castrofilippo 0; Cattolica Eraclea 1; Cianciana 0; Comitini 4; Favara 16; Grotte 16; Joppolo Giancaxio 1; Licata 68; Lucca Sicula 0; Menfi 5; Montallegro 0; Montevago 0; Naro 69; Palma di Montechiaro 2; Porto Empedocle 10; Racalmuto 3; Raffadali 57; Ravanusa 5; Realmonte 9; Ribera 22; Sambuca di Sicilia 0; San Biagio Platani 0; San Giovanni Gemini 12; Sant’Angelo Muxaro 0; Santa Elisabetta 1; Santa Margherita di Belìce 1; Santo Stefano Quisquina 0; Sciacca 23; Siculiana 1; Villafranca Sicula 0; Navi accoglienza 8.

Dopo la lettera aperta dei medici del reparto di Cardiologia dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento dove lamentavano l’eccessivo carico di lavoro dovuto a ordini di servizio che prevedono il loro impiego in attività ambulatoriali nel nosocomio San Giacomo D’Altopasso di Licata, il gruppo parlamentare del Movimento Cinque Stelle all’Ars, interroga il presidente della Regione Musumeci e l’assessore alla Salute Razza.

Nell’atto ispettivo urgente di cui è primo firmatario il capogruppo Giovanni Di Caro si chiedono lumi sui provvedimenti che si intendono adottare per evitare le criticità denunciate dagli specialisti.

“Il personale medico – si legge nell’interrogazione parlamentare – si è più volte prestato ad eseguire turni di servizio a Licata attraverso prestazioni aggiuntive fuori dal normale orario di servizio. L’Unità operativa complessa di Cardiologia del San Giovanni di Dio – si legge ancora – di fatto subisce disservizi tali da mettere a rischio l’incolumità dei cittadini, visto che quotidianamente due o più unità mediche vengono impiegate presso il presidio di Licata. Costringendo spesso a posticipare interventi di alta specializzazione perché il medico operatore è impegnato a sostenere il turno di guardia cardiologica all’ospedale di Licata. Imbarazzanti disservizi e atteggiamenti vessatori contro il personale dell’U.O.C. di Cardiologia ed UTIC dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento – continua l’interrogazione – che sono intollerabili”.

Gestione organizzativa che mette a rischio la salute anche dei pazienti del San Giacomo D’Altopasso. “Anche a Licata è un problema perché i cardiologi vengono utilizzati anche per coprire altri servizi e in caso di emergenza, si potrebbe verificare anche che una persona colta da infarto non possa avere l’assistenza dello specialista poiché lo stesso potrebbe trovarsi in ambulanza per altri interventi di emergenza”. Così il capogruppo M5S all’Ars, Giovanni Di Caro sui rischi ai quali sono soggetti i pazienti del bacino ospedaliero licatese.

“L’assessore Razza – aggiunge il parlamentare agrigentino – ha l’obbligo di garantire sia la serenità lavorativa dei medici che il diritto alle cure dei cittadini. Il governo Musumeci – conclude Di Caro – risolva definitivamente le criticità di organico dell’ospedale di Licata, assumendo nuovi medici e non sacrificando i cardiologi del San Giovanni di Dio per colmare le lacune di una discutibile gestione sanitaria “.

Ieri  i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Licata, hanno arrestato un cittadino italiano, di 44 anni, celibe, disoccupato, resosi responsabile del reato di evasione. L’uomo, sottoposto alla detenzione domiciliare presso la propria abitazione, a seguito di una condanna riportata per furto aggravato è stato sorpreso sulla pubblica via,  senza alcuna autorizzazione o valido motivo. L’uomo su disposizione della Procura della Repubblica di Agrigento è stato accompagnato nuovamente presso la propria residenza, ove in regime di arresti domiciliari, attenderà la fissazione dell’Udienza di convalida.