Omicidio di Roberta Siragusa, è caccia ai complici di Pietro Morreale

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Uno dei punti chiave dell’inchiesta sulla morte della 17enne di Caccamo, Roberta Siragusa è proprio capire chi ha aiutato Pietro Morreale, il fidanzato della ragazza ora in carcere, accusato di omicidio e di occultamento di cadavere.

Nel provvedimento del gip di Termini Imerese, che applica la custodia cautelare in carcere a Morreale, il gip scrive: “non può peraltro escludersi che egli (Pietro Morreale) sia stato coadiuvato nell’azione successiva, relativa all’occultamento degli elementi di prova, che comunque è certo che sia stata agita (basti pensare alle chiavi di casa della ragazza e ad altro materiale rinvenuto combusto presso il campo sportivo di Caccamo)”.

L’omicidio sarebbe stato commesso tra l’una e le due di notte, ma solo alle 9.29 del mattino, Pietro Morreale, insieme a suo padre Ivan, si sono presentati in caserma. L’attenzione del giudice proprio su quelle sette ore.

I carabinieri intanto hanno sequestrato in camera di Pietro Morreale un tablet e un cellulare, entrambi senza sim e senza scheda di memoria. I militari hanno sequestrato anche l’auto la Fiat Punto vista passare quattro volte nei pressi di Monte Rotondo dove è stato trovato il cadavere della giovane. Sull’auto sono in corso i rilievi dei Ris che dovranno accertare se il corpo senza vita di Roberta sia stato trasportato a bordo di quella Punto dopo l’omicidio.

Ancora non è chiaro il come sia stata uccisa la ragazza. Le risposte arriveranno con l’autopsia disposta dal gip.

Il corpo di Roberta è stato trovato con i jeans abbassati e bruciato nella parte superiore. La ragazza aveva i pantaloni e le scarpe da tennis. I capelli rasati. Non è chiaro se siano stati tagliati o si siano bruciati. “Dovrà essere accertato – scrive il gip – se tale circostanza è dovuta ad un fenomeno di combustione o ad una orribile manifestazione di disprezzo e svilimento della sua identità femminile”.

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