Musumeci si confessa a Comunione e Liberazione

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Le polemiche sul numero e la qualità dei dipendenti regionali, l’Autonomia della Sicilia e le responsabilità dello Stato: l’intervento di Musumeci al meeting di CL a Rimini.

La Sezione Autonomie della Corte dei Conti ha appena espresso un giudizio severo su numero e qualità dei dipendenti della Regione Sicilia: “Troppi e poco qualificati”. Il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha prima condiviso: “Sì, e io ho iniziato la cura dimagrante. E da ora in poi solo assunzioni professionali e di cui si necessita”. Poi, in occasione del meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, il presidente della Regione ha corretto il tiro, e ha riflettuto così: “Sì, ho letto una relazione della Corte dei Conti secondo cui la Regione Siciliana ha più dipendenti della Lombardia. Non è così, perché alcune funzioni, che nel resto di Italia sono esercitate dallo Stato, in Sicilia sono esercitate dalla Regione. Negli uffici del Lavoro vi sono dipendenti regionali, così come in quelli della Motorizzazione e dei Beni culturali. E’ ovvio che se trasferisci dallo Stato alla Regione tali funzioni, in virtù dello Statuto speciale della Sicilia, il numero dei dipendenti regionali aumenta”. Poi Musumeci riflette ancora e ammette: “Che poi non abbiamo saputo usare la specialità del nostro Statuto è anche vero”. E aggiunge: “Quando si richiama il principio di responsabilità, sono il primo a riconoscere che le classi dirigenti che si sono alternate alla guida della mia Regione hanno utilizzato l’Autonomia non in un contesto di responsabilità ma di privilegio. Perché il familismo, l’assistenzialismo hanno caratterizzato buona parte delle generazioni del Mezzogiorno. Io sono il primo a fare autocritica e io non ho mai governato la Regione, se non nell’ultimo anno, perché eletto democraticamente dal popolo”. ‘Mea culpa’, dunque, ma la colpa – sottolinea l’ex Fiamma Tricolore – è anche dello Stato, e Musumeci spiega: “Lo Stato avrebbe dovuto vigilare sulla classe dirigente siciliana, ma non l’ha fatto perché c’era una tacita, o palese, intesa. I siciliani sono diventati eterni donatori di sangue fino all’anemia a favore della classe dirigente romana. Ed è sangue di cui si è spesso fatto mercato nero. Lo Stato è venuto meno alla propria funzione. Ci sono differenze economiche legate alla geografia. E’ facile dialogare coi mercati europei partendo dalla linea gotica di Piemonte, Lombardia e Veneto. Per un commerciante della Sicilia arrivare ai mercati europei significa affrontare duemila chilometri. Da noi la differenza economica è il sistema del credito: non c’è più una banca meridionale. Ci sono solo sportelli di banche del nord. Lo Statuto siciliano impone che le aziende che hanno lo stabilimento in Sicilia e la sede legale fuori Sicilia paghino una quota in Sicilia. Roma non lo ha mai voluto, e per questo motivo la Sicilia è in credito di almeno 6 – 7 miliardi di euro nei confronti dello Stato. E’ una ingiustizia pensare che gli automobilisti siciliani paghino la benzina 50 centesimi in meno a litro dato che in Sicilia si producono milioni di barili di petrolio?”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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