“Mosaico”, Quaranta racconta la faida “Favara – Liegi”

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Il collaboratore di giustizia di Favara, Giuseppe Quaranta, ascoltato per dieci ore al processo “Mosaico”. Il racconto degli omicidi Bellavia, Ciffa, Jakelich e dei tentati omicidio di Distefano.

Il collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta, già capomafia di Favara, è stato ascoltato in video – conferenza nell’aula bunker del carcere di Rebibbia a Roma, dove, per ragioni di sicurezza, si è svolta un’udienza del processo frutto dell’inchiesta antimafia “Mosaico”, ruotante intorno ad una sanguinosa faida lungo l’asse Favara e Liegi in Belgio. Innanzi alla Corte d’Assise di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, Quaranta ha risposto alle domande del pubblico ministero, Alessia Sinatra, e dei difensori delle parti. E tra l’altro ha affermato: “Ero il boss di Favara, e rappresentavo la famiglia Fragapane di Santa Elisabetta davanti alla commissione palermitana. Poi sono stato posato perchè Francesco Fragapane si lamentava che non arrivavano i soldi della droga. Mi sono fatto da parte perchè era molto pericoloso. Avrei potuto essere ucciso. Conosco Maurizio Distefano. Aveva il suo gruppo operativo sul territorio. Non avevamo rapporti quotidiani ma lo conosco bene”. Carmelo Bellavia è stato ucciso il 25 gennaio del 2015. L’omicidio – secondo Quaranta – è stato organizzato da Maurizio Distefano con un suo amico fidato, Carmelo Ciffa. Bellavia non avrebbe saldato a Distefano un ingente debito legato al traffico di droga. A tali dichiarazioni di Quaranta, ritenuto attendibile, non è seguito alcun provvedimento giudiziario perché mancano riscontri certi a quanto da lui dichiarato. Il 14 settembre del 2016 sarebbe stata tentata la vendetta del gruppo Bellavia contro il gruppo Distefano. E Quaranta racconta: “Distefano, inteso “Furia”, fa la spola tra Favara e il Belgio, ed è a Saint Julien, a Liegi. Ad aprire la porta di casa ai killer è un suo amico: Mario Jakelich, che si prende un colpo di pistola in testa e muore. Distefano fugge buttandosi dalla finestra dopo essere rimasto ferito da 5 colpi di arma da fuoco. Sono stati Calogero Bellavia (padre di Carmelo) e lo zio Antonio a sparargli ed erano rammaricati per non essere riusciti a consumare la vendetta”. Dopo l’omicidio di Jakelich e il fallito omicidio di Maurizio Distefano, Antonio Bellavia è intercettato mentre conversa con la moglie. Lei: “Antò deve finire questo inferno”. Lui: “Ancora deve cominciare”. Il 26 ottobre del 2016 è ucciso a Favara Carmelo Ciffa, lavoratore socialmente utile del Comune, sorpreso dai sicari intento a potare delle piante innanzi ad un supermercato in corso Vittorio Veneto. E Giuseppe Quaranta racconta: “Sono stati Calogero Bellavia (padre di Carmelo) e suo zio Antonio, a bordo di uno scooter col volto coperto da un casco integrale”. Ebbene: i due Bellavia sono stati assolti definitivamente da tale imputazione. Un’altra missione di morte per uccidere Distefano e i suoi amici si scatena il 23 maggio del 2017, a Favara, nel magazzino del favarese Carmelo Nicotra. Distefano sopravvisse nonostante fosse stato ferito, come Nicotra. I due Bellavia, Carmelo Vardaro e i fratelli Calogero ed Emanuele Ferraro, ucciso poi l’8 marzo del 2018, avrebbero tentato di vendicare ancora una volta l’omicidio di Carmelo Bellavia. E Quaranta ha raccontato: “Quella sera a qualcuno c’ammoddraru i manu. A uno è caduto il kalashnikov a terra”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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