“Lutri”, tra contestazioni, difesa e l’Antimafia (video)

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L’ex massone Lucio Lutri interrogato dai magistrati. La difesa. Altre contestazioni che emergono dall’inchiesta. L’Antimafia di Fava: “Audizioni a tappeto”.

L’ex massone, ed ex perché è stato appena radiato dalla massoneria, Lucio Lutri, 60 anni, funzionario regionale in servizio all’assessorato regionale Servizi primari, è stato interrogato. Lui, Lutri, in stato di arresto insieme ad altri sei indagati nell’ambito dell’inchiesta su mafia e massoneria sostenuta dai Carabinieri cosiddetta “Halycon”, ha negato di avere pronunciato alcune delle frasi registrate dalle intercettazioni. Lucio Lutri, innanzi alla giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, Maria Cristina Sala, al pubblico ministero Calogero Ferrara, e in presenza del suo difensore, l’avvocato Salvino Pantuso, ha ripetuto che il linguaggio usato nelle frasi che gli sono contestate non gli appartiene. Ad esempio, la frase in cui Lutri, riferendosi ad un professionista, si vanta così: “Lui è sotto controllo mio…”. Oppure, rivolgendosi all’amico di Licata, Giovanni Lauria, la frase in cui Lutri lo rassicura così: “Se tu mi dici che dobbiamo risolvere i casini noi li risolviamo”. E su Lauria, 79 anni, boss di Licata già condannato per mafia con sentenza definitiva e anche lui arrestato mercoledì scorso 31 luglio, Lucio Lutri si è difeso così: “Sì, mi sono più volte incontrato con lui, sapevo che avesse dei precedenti penali, ma non che c’entrasse Cosa Nostra”. E poi, sui favori che avrebbe reso, e che gli sono contestati, Lucio Lutri ha opposto che in alcuni casi il contenuto dei favori non è stato illecito, e che in altre occasioni si è trattato solo di “chiacchiere da bar”, parole in libertà, promesse che mai si sono concretizzate. Nel frattempo emergono altri particolari sul “sostegno di stampo massonico” che Lucio Lutri avrebbe offerto ai suoi amici di Licata. Un altro degli indagati, Giovanni Mugnos, sarebbe stato afflitto da alcune pendenze bancarie con Unicredit e Monte dei Paschi di Siena. E Lucio Lutri a Palermo si sarebbe rivolto ad un direttore di banca già impegnato in politica che si sarebbe attivato per concedere a Mugnos un prestito bancario per ripianare il debito. Poi ancora Giovanni Mugnos avrebbe chiesto a Lucio Lutri se lui fosse stato in grado di intervenire all’Ufficio recupero credito dell’Unicredit di Agrigento “perché – ecco le parole di Mugnos – qua ad Agrigento c’è una dottoressa a recupero crediti che rompe le palle… e vuole un manicomio di cose, io…”. E Lucio Lutri lo avrebbe rassicurato così: “Come si chiama questa qua… calmati, calmati, calmati che ora ci arriviamo”. E poi, infatti, Lutri avrebbe contattato un dipendente Unicredit anche lui massone, appartenente alla loggia massonica “Concordia” di Agrigento. Ancora nel frattempo la Commissione regionale antimafia, presieduta da Claudio Fava, ha convocato in audizione il capo ufficio di Lucio Lutri, l’ingegnere Salvatore D’Urso, dirigente del dipartimento regionale dell’assessorato all’Energia. “E ciò – ha spiegato Fava – per comprendere questo intreccio tra mafia, massoneria e pubblica amministrazione, che è sempre più ricorrente nelle cronache della Sicilia. A settembre inizieremo una serie di audizioni sul tipo di interferenza che si è determinata nel corso degli anni nell’attività amministrativa. Secondo la Procura di Palermo Lutri era ‘a disposizione’, cioè metteva a disposizione la sua persona e l’amministrazione di appartenenza. Quindi, la prima domanda è capire quanto l’obbedienza massonica, quel vincolo di condivisione, partecipazione e comune obbedienza abbia potuto interferire e interferisca sulla macchina regionale”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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