L’attore siciliano Andrea Puglisi sul palco del Piccolo Teatro Unical in “Paulinuzzu Millarti”

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Che Andrea Puglisi, sia un giovane e bravo attore siciliano, lo si capisce subito. Lo si capisce da come entra in scena, da come respira, da come resta concentrato anche quando va via la voce al suo microfono. Lo si capisce da come passa dal siciliano all’italiano, e poi ancora ad altri dialetti restando credibile. Ecco, la credibilità di un attore è la porta che separa i dilettanti dai professionisti e Andrea Puglisi può tranquillamente essere contemplato in quella categoria di chi sa che si parlerà ancora a lungo di sé, mentre si continua a studiare, mentre si percorre la strada dell’arte, ci si fortifica,  e si prende sempre più consapevolezza delle proprie potenzialità.

Ma Andrea Puglisi è credibile soprattutto nella storia che porta in scena, praticamente da solo, vestito da marinaio e da uomo che la guerra l’ha vissuta, subita e poi raccontata. Una guerra fatta di vita e di vite, di ricordi, di dolori e di speranze.

E’ la storia di Paulinuzzu Millarti, un giovane che viene chiamato alle armi a 21 anni e che farà ritorno a casa dopo 6 anni di incubi, dopo aver rischiato più volte di morire ma che non soccombe mai all’atrocità di quella guerra che ti toglie tutto, a volte anche la dignità.

La personalità di Puglisi in scena è prorompente. Il testo è dinamico, mira a raccontare non ad intristire. Ben diretto da Benedetta Nicoletti, l’attore veste più ruoli, tutti nei suoi panni, perché non ha bisogno di cambiarsi d’abito Andrea Puglisi per raccogliere su di sé le intenzioni e i sentimenti dei personaggi che sono serviti per raccontare la storia di un giovane che nasce a Portopalo in Sicilia, da una famiglia umile, che lascia tutto e tutti per andare in guerra, che si relaziona con una realtà più grande di lui, che prova ad affezionarsi a qualcuno senza però averne il giusto tempo e che fa ritorno a casa con gli occhi pieni di morte, di dolore, ma anche di amore per quella vita conservata.

La scenografia è minima ma efficace. Sacchi di iuta che fanno da fronte, un tavolo che diventa mille cose, una radio d’epoca che diffonde la voce del duce. Ed a muoversi in quella scenografia Paolo Montalto, Paolino per gli amici, Pauluzzi Millarti per tutti, un ragazzo che sapeva fare tutto, che poi diventa anziano e che nella vita vera incontra un giovane attore al quale racconta la sua storia che poi diventa una piéce teatrale, capace di fare la cornice ad una storia come mille altre, ma che riceve in dono un Andrea Puglisi che la riscrive e la porta in scena, a modo suo … e quel suo modo è appagante.

La suggestione durante la rappresentazione è data dagli effetti sonori che riproducono le scene di guerra, ma anche l’intensità della voce di Andrea Puglisi, che avrebbe convinto, anche se avesse recitato completamente al buio.

In scena ieri sera sul palco del PTU dell’Unical di Rende, per la rassegna “Teatro sotto il banco” insieme ad Andrea Puglisi, in una piccola parte anche Simone Zampaglione.

 

Simona Stammelluti

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