L’altra campana. Intervista a Giancarlo Alongi, presidente del gruppo Rti

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Sarà anche una coincidenza ma nelle ultime settimane da più parti, gli utenti (che spesso hanno ragione) e dalle amministrazioni comunali (che spesso puntano il dito contro gli altri) sembra essere riservata una certa attenzione al comparto dei rifiuti.

Spesso le amministrazioni comunali, il cui servizio viene gestito dal gruppo Rti, o scappano dinnanzi alle telecamere (vedi il sindaco di Favara Anna Alba) oppure convocano conferenze stampa senza interlocutori; ciò vuol dire che possono sciorinare qualsiasi accusa (sempre nei confronti degli altri) lasciando intuire a chi ascolta che il problema è sempre lo stesso.

Questo giornale ha deciso di sentire anche l’altra campana, almeno per capire meglio e più da vicino se davvero questo gruppo Rti è costituito da persone che sembrano mostri a dieci zampe e con tre teste, oppure…

Uno di questi mostri a dieci zampe è certamente il presidente dell’Iseda, Giancarlo Alongi, presidente dell’azienda capofila della Rti che insieme a Sea e Seap, ha in appalto il servizio.

Presidente Alongi, allora, un mostro con tre teste?

“La ringrazio per la bella etichetta non molto carina; però, alla fine, se ci pensi bene non sarebbe male possedere tre teste. Una, quella più razionale, servirebbe per andare avanti nella normalità; le altre due, magari, pronte a contestare chi ci accusa spesso e volentieri e qualche volta anche con piccole imperfezioni”.

Presidente, usciamo dallo zoo e torniamo in noi.  Può spiegarci quali sono le motivazioni che stanno alla base dei disservizi che vengono segnalati sia dall’utenza che dall’amministrazione comunale?

La causa principale delle inadempienze che ci vengono contestate, è da addebitare al sottodimensionamento del personale operativo. In fase progettuale del bando, infatti, il personale addetto ai servizi è stato calcolato tenendo conto di un numero di utenze da servire inferiore di almeno il 10 per cento rispetto ai numeri reali. Tutto questo comporta oggi la necessità di dover distogliere parte del personale addetto ai servizi accessori, come lo spazzamento o il decespugliamento, per implementare l’organico necessario a garantire il completamento giornaliero del servizio di raccolta”.

Continuiamo sui numeri. Quante persone lavoravano fino a 5 anni fa nel settore dei servizi di igiene urbana ad Agrigento e quante ce ne sono oggi e perchè vennero fatti questi tagli?

“Prima del 2015 c’erano al lavoro circa 175 unità di cui 43 a part-time, con un sistema di raccolta con cassonetti stradali che impegnava giornalmente non più di 40 unità. Oggi ci sono 110 unità operative compresi i part-time con un servizio di raccolta porta a porta, che necessita di almeno 80 operatori.

I tagli vennero fatti perchè l’allora amministrazione comunale, ritenne di equiparare la città di Agrigento a città come Varese, Treviso o Bolzano, città dove la differenziata è partita 30 anni addietro e dove non hanno le stesse problematiche che abbiamo noi”.

A quali problematiche si riferisce?

“Innanzitutto noi viviamo in un contesto, ed è sotto gli occhi di tutti, dove alcune persone, invalidando gli sforzi della maggior parte della popolazione, non si fanno alcuno scrupolo a gettare la spazzatura per strada, a non differenziare i rifiuti o a scaricarla in periferia o nelle piazzole di sosta degli scorrimenti veloci. Quindi l’abbandono indiscriminato dei rifiuti è il primo problema serio che al nord non hanno. In secondo luogo, una città come Agrigento ha il problema dello scerbamento così come in molte città del sud”.

Cioè?

Mentre al nord nelle strade ci sono marciapiedi e scalinate sigillati e viene gettato il sale per non far gelare le strade, (tutti elementi che aiutano a contenere la crescita dell’erba), al sud abbiamo strade non asfaltate, marciapiedi sconnessi, e infiltrazioni di acqua ovunque, tutte componenti che fanno in modo che l’erba cresca alta in tutte le stagioni. Per tagliare l’erba, non potendo usare disserbante vietato per legge, occorre farlo a mano e questo significa che occorre il personale, cosa che diventa difficile visti i tagli. Noi, per spazzare e discerbare tutta la città di Agrigento, che oltre dal centro è composta da tante piccole cittadine, Villaggio Mosè, San Leone, Villaseta, Monserrato, Montaperto, Zingarello, Villaggio La Loggia, Giardina Gallotti e Fontanelle, abbiamo solamente 15 unità operative”.

Un numero bassino…

“Un numero insufficiente direi. Come si fa a tenere sotto controllo un territorio così vasto? A questo si aggiunga che quando abbiamo partecipato a questa gara di appalto, gli impianti di conferimento e smaltimento rifiuti, non erano quelli attuali”.

In che senso non erano quelli attuali?

“Le spiego. All’epoca dell’appalto, il conferimento dell’umido era previsto alla periferia di Agrigento nell’impianto della ditta Giglione. Oggi tale tipologia di rifiuto viene conferita presso la stazione di trasferenza della Seap in territorio di Lercara. La frazione indifferenziata che in precedenza veniva conferita a Siculiana presso l’impianto della Catanzaro Costruzioni, oggi viene portata a Cammarata presso l’impianto della Traina srl. Infine plastica, vetro e carta che venivano portate nella zona industriale di Agrigento alla Progeo, vengono oggi conferite presso l’impianto della Ecoface  srl a Ravanusa. Da qui un aumento esponenziale dei tempi di trasferimento dei rifiuti con impianti a chilometri di distanza da Agrigento e la conseguente necessità di dover impiegare nelle operazioni di trasporto, uomini e mezzi aggiuntivi a scapito, conseguenzialmente, dei servizi ordinari quali ad esempio lo spazzamento meccanizzato. Ma di tutto questo, non si è mai parlato con dovizia”.

Appurato che il servizio è cresciuto economicamente a causa dei costi di smaltimento finale, cosa si può fare a questo punto?

Occorre dare immediatamente il via ad un progetto di creazione di una struttura di impianti che dia la possibilità di abbassare la tassa senza effettuare ulteriori tagli al servizio. Capisco che la realizzazione di impianti non si fa dall’oggi al domani ma occorre iniziare al più presto perchè le conseguenze di conferire i rifiuti lontano dalla città sono nefaste sulla qualità del servizio e sulle bollette dei cittadini. Non si può pretendere di avere una buona qualità dei servizio continuando a fare tagli di personale per risparmiare sui costi finali”.

Tra le “accuse” che vengono mosse alle imprese recentemente, c’è quella di non avere realizzato un’adeguata campagna di sensibilizzazione.

 “Anche su questo aspetto vorrei chiarire alcuni concetti. Evidentemente chi lo dice non ricorda importanti campagne degli anni passati come “Facciamo la cosa giusta” o la più recente “Lo faresti a casa tua”, oppure le giornate ecologiche organizzate nelle scuole agrigentine. A questo proposito possiamo anticipare che a breve partiremo con un’ulteriore campagna di sensibilizzazione in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Agrigento. Se poi le persone si comportano in un certo modo non ci sono campagne di sensibilizzazione che tengano”.

 In che senso?

“Ma secondo lei, se una persona non paga la tassa sui rifiuti e scaraventa la sua spazzatura agli angoli dei marciapiedi o nelle piazzole di sosta, può cambiare idea solo perchè vede uno spot o legge un articolo che invita a non sporcare? Sarebbe molto bello se bastasse questo”.

Ultima domanda, presidente: perchè qui spesso viene contestato e la sua impresa in Lombardia, per fare lo stesso lavoro, è risultata fra le più brillanti del settore?

“Sa che spesse volte mi pongo la stessa domanda?”

 

N.B. Ovviamente questo giornale rimane disponibile per ascoltare anche le altre campane.

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