La Sicilia martoriata dallo spopolamento

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Il report Istat 2022: la Sicilia seconda regione in Italia per emigrazione qualificata. Pecche e rimedi: l’intervento di un esperto di economia politica.

La Sicilia è la seconda regione d’Italia, dopo la Campania, per perdita di popolazione. Così emerge dal report 2022 dell’Istat sulle migrazioni. E il trend dello spopolamento progressivo dell’Isola, e di tutto il Sud, non si è mai attenuato, nemmeno nel periodo della pandemia, quando il flusso si è ridotto solo dello 0,9%.

Tra il 2011 e il 2020 le fughe dei giovani del Sud verso altre regioni d’Italia o all’estero hanno determinato una perdita complessiva di oltre 150mila giovani residenti laureati. E Maurizio Caserta, docente di Economia politica all’Università di Catania, spiega: “Cedendo risorse qualificate, senza riceverne altrettante, il Sud vede compromesse le proprie possibilità di sviluppo. I migranti non sono solo quelli che attraversano il Mediterraneo con i barconi, ma anche quelli che si trasferiscono con le valigie firmate. L’elemento comune a entrambi è l’attrazione verso condizioni di vita migliori, verso posti dove la qualità della vita, in termini di reddito pro capite, di servizi offerti e di relazioni sociali, è sicuramente migliore. E questo vale soprattutto per i più bravi. Chi ha aspettative basse si accontenta di quello che c’è, mentre, chi ritiene che la sua competenza sia notevole e si aspetta una remunerazione adeguata, certamente si sposta in regioni in cui quella competenza viene valorizzata”.

E dunque, come contrastare lo spopolamento? E Caserta risponde: “Avere un territorio che si spopola, perché non offre a chi è nato lì l’opportunità di continuarci a vivere, è un problema. Se in quel contesto ci sono le risorse naturali, culturali, le tradizioni, la storia, il cibo, le spiagge, il sole, ma manca il fattore umano, tutto questo non può essere utilizzato da quel territorio. In Sicilia tutte le cose di base ci sono, ma il problema è che non si trasformano in reddito. Chi offre il proprio lavoro, da dipendente o come aspirante imprenditore, vede il suo merito poco remunerato”. E poi, sulle pecche in Sicilia, Maurizio Caserta non ha dubbi e afferma: “E’ la qualità dei servizi: trasporti, giustizia, sanità, educazione, formazione di base e professionale. Tutte queste cose hanno indicatori al Sud peggiori di quelli del Nord e, fatti i calcoli, sono così consistenti da compensare i vantaggi del clima, del cibo, delle spiagge, della natura, belle cose soprattutto per i turisti, ma non abbastanza per chi ci vive”. E la vocazione turistica, il turismo?

E il professor Caserta risponde: “Tolti questi ultimi due anni è un’industria fiorente, ma non c’è dubbio che il numero di posti letto in Sicilia sia di gran lunga inferiore a quello di isole più piccole come, per esempio, le Baleari. In Sicilia c’è un deficit di investimenti anche se le potenzialità sono grandi. Se la Plaja di Catania fosse piena di alberghi probabilmente non sarebbe difficile occuparli nella stagione appropriata che fra l’altro sarebbe più lunga che altrove. Il problema è che l’attività di impresa è ostacolata, frenata da tanti fattori, come la burocrazia ma anche la criminalità organizzata. Mi auguro che il Piano nazionale di ripresa e resilienza possa invertire la rotta. Non sono occasioni che si ripetono così facilmente. Dovrà servire al rafforzamento infrastrutturale, ospedali, scuole, ponti, ferrovie: è l’occasione della vita perché noi siamo carenti proprio su questo aspetto”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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