Il ping pong della riforma delle Province

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Dopo il polemico rientro in Commissione, il disegno di legge di riforma delle Province in Sicilia restituito all’Assemblea Regionale. Dettagli e interventi.

Pochissimi giorni addietro il disegno di legge di riforma delle Province in Sicilia è stato rispedito dall’Assemblea Regionale in Commissione Affari Istituzionali per ulteriori approfondimenti. E adesso, a strettissimo giro di posta, il testo, che ripristina l’elezione diretta del presidente e dei consiglieri provinciali, è stato restituito al mittente, ovvero Sala d’Ercole. Il presidente della Commissione, Ignazio Abbate, spiega: “La Commissione ha preso atto che tutti gli approfondimenti necessari sono già stati svolti, con giuristi e docenti di diritto. Quindi abbiamo rinviato la riforma in Aula”.

Tuttavia Abbate non nasconde riserve e aggiunge: “Finché non sarà chiarita la situazione politica della maggioranza, gli incidenti saranno dietro l’angolo. Il percorso è pieno di insidie, ma occorre fare il possibile per evitare che il lavoro fatto finora sia vanificato. L’ipotesi di trattenere ulteriormente la riforma delle Province in Commissione non era percorribile. Non potevamo certo riaprire una discussione su un testo su cui lavoriamo da un anno. Tutti gli approfondimenti sono stati effettuati, consultando le massime autorità in campo amministrativo: quindi l’unica strada era rimandare il disegno di legge in Assemblea. Di fatto, però, si è trattato di una procedura molto anomala” – ammette il presidente Abbate che, in prospettiva, aggiunge: “Adesso bisognerà completare la discussione generale, per poi passare all’approvazione degli emendamenti e al voto finale, sperando che non avvengano altri incidenti come quelli dei giorni scorsi” – conclude. E’ stato il Movimento 5 Stelle a proporre e ottenere il rientro in Commissione.

E a fronte del ritorno in Assemblea, la componente 5 Stelle nella stessa Commissione Affari Istituzionali, Martina Ardizzone, commenta: “Quanto accaduto dimostra che avevamo ragione a sostenere che questo disegno di legge fosse una farsa elettorale, che serviva soltanto a tenere buoni i candidati. Non è un caso che il Governo avesse tanta fretta di approvarlo, per garantire gli equilibri politici sui territori anche in vista delle elezioni Europee del prossimo giugno. Adesso è emerso il gioco della maggioranza, che dimostra plasticamente come questa riforma non fosse una reale priorità del governo Schifani. Se il governo non ha i voti dovrebbe andare a casa, e in ogni caso sulla riforma delle Province rimangono forti perplessità tecniche. Finché si parlerà di ritorno dell’organo politico senza una revisione complessiva degli enti intermedi, noi saremo assolutamente contrari. Le Province versano in una situazione disastrosa, hanno difficoltà a garantire i servizi e faticano a chiudere i bilanci in parità. A fronte di ciò, la legge proposta da Schifani non ha copertura, e stanzia solo 5 milioni per il costo delle elezioni. Questa legge non dice nulla sulle funzioni, sulle competenze e sui trasferimenti. Sono questioni importanti che andrebbero trattate anche a Roma. Ecco perché abbiamo sempre sostenuto che prima di pensare a una legge regionale bisognerebbe aspettare l’approvazione della riforma nazionale”.

Giuliana Miccichè

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