I creditori a Cmc e Anas: “No al ricatto”

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I creditori tra i cantieri dell’Agrigento – Palermo e dell’Agrigento – Caltanissetta sul piede di guerra contro Cmc, Anas e governo nazionale. Mercoledì tentativo di mediazione a Roma.

Anche i creditori della Cmc di Ravenna, che hanno lavorato, tra l’altro, sull’Agrigento – Caltanissetta e sull’Agrigento – Palermo, condividono il paradosso tutto italiano che riflette l’Italia a due velocità sullo sfondo della atavica questione Meridionale risalente al post epoca borbonica e dell’unità di Italia. Il paradosso è, da una parte, a nord, lo scontro anche violento, e adesso col rischio della crisi di governo, per costruire o non costruire la Tav, la tratta ad alta velocità in Piemonte, tra Torino e Lione. E, dall’altra parte, a sud, il lastrico e il collasso economico in Sicilia perché non si costruisce alcunché e le infrastrutture stradali sono costrette solo sulla carta dei progetti e negli annunci della classe politica di turno. Infatti, i creditori della Cmc, che attendono ancora i soldi sufficienti come congruo anticipo per riavviare i cantieri tra Agrigento, Caltanissetta e Palermo, hanno diffuso un intervento – diffida alla Cmc e così concludono, citando il paradosso: “L’unica soluzione è che il governo nazionale si occupi anche della Sicilia, dove manca tutto. E non si occupi solo del Piemonte, dove si litiga per non fare. Anziché litigare sull’alta velocità Torino – Lione un giorno sì e l’altro pure, occupatevi anche di ciò che accade in Sicilia”. E in Sicilia accade che pochi giorni addietro si è svolto un incontro tra Anas e Cmc, ed è stata annunciata la prossima riattivazione dei cantieri con l’anticipo da parte di Anas delle spettanze. Le oltre 100 imprese siciliane creditrici per oltre 50 milioni di euro dalla Cmc sono in attesa del congruo anticipo rivendicato, altrimenti non sono in grado materialmente di lavorare. E adesso, in mancanza finanche dell’anticipo da parte di Anas, hanno inviato diffide e istanze di pagamento per equivalenti oltre 50 milioni di euro all’Anas e alla Cmc. Mercoledì prossimo 13 febbraio a Roma i creditori incontreranno i debitori. E, alla vigilia della cruciale riunione, il Comitato che raggruppa i creditori, a margine delle diffide di pagamento, afferma: “E’ evidente che il problema è stato provocato dal disinteresse del precedente governo nazionale, e dall’Anas che non ha vigilato fino in fondo sulla corretta gestione della Cmc. Ma adesso altri sono al governo, a Palermo e a Roma, e hanno il dovere di agire per evitare il tracollo di mezza Sicilia. Il ministro Toninelli sostiene di avere risolto il problema grazie all’accordo tra Anas e Cmc che prevede la ripresa dei lavori entro fine mese, ma in realtà non si preoccupa dei soldi per pagare i lavori già fatti. Il ministro oppone che la competenza sui debiti della procedura concordataria è del ministero dello Sviluppo economico. Così finisce che nessuno decide niente. Anas non può pagare perché servirebbe una deroga dal governo, altrimenti si esporrebbe a gravi rischi, e quindi minaccia di rescindere i contratti se i lavori non riprenderanno subito. Se ciò avvenisse, e la Cmc fallisse, nessuno dei creditori prenderebbe un euro. Cmc risponde che i lavori possono riprendere subito, ma per il passato mette sul piatto una cifra irrisoria, sufficiente a saldare solo alcuni fornitori prioritari. Quindi il cerino resta a noi: riaprire i cantieri senza soldi o perdere tutto. Noi non cediamo. Ci aspettiamo che chi sta al governo ci dia un chiaro segnale di ciò che vuole fare, altrimenti la rabbia dei 2.500 lavoratori esploderà e noi stessi non avremo più nulla da perdere”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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