Governale e la lotta alla mafia (video)

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Lo stato dell’arte della lotta alla mafia: l’intervista al generale dei Carabinieri e direttore nazionale della Direzione investigativa antimafia, Giuseppe Governale.

Il ministro dell’Interno, come accade ogni sei mesi, ha relazionato al Parlamento su attività e risultati della Dia, la Direzione investigativa antimafia. Sono emersi rapporti rafforzati tra le famiglie storiche di Cosa Nostra palermitana, come gli Inzerillo, i cosiddetti “scappati” alla mattanza dei corleonesi, e la mafia americana. Inoltre, tanti degli “scappati” in America sono rientrati a Palermo e hanno recuperato l’antico potere mafioso alleandosi talvolta anche con i corleonesi. Il traffico di stupefacenti è ancora per la mafia siciliana una delle più remunerative fonti di ricchezza in contanti. Le città di Palermo e Catania sono crocevia dei flussi di hashish dalla Campania e di cocaina dalla Calabria. E poi sono in aumento i crimini ambientali, e vi è il tentativo della mafia di acquisire gli appalti per il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani e per le attività di bonifica dei siti. La gestione illegale dei rifiuti è sempre più di maggiore interesse per i clan, attratti da elevati profitti e di difficile misurazione, anche perché nei reati connessi alla gestione e al traffico illecito dei rifiuti si intrecciano condotte illecite non solo dei mafiosi ma di tutti i soggetti che intervengono nel ciclo dei rifiuti dalla raccolta allo smaltimento, come imprenditori, amministratori pubblici privi di scrupoli e soggetti politici alla ricerca di consenso. Il tentativo mafioso di appropriarsi degli appalti per la raccolta dei rifiuti è particolarmente aggressivo, con le intimidazioni a danno delle imprese concorrenti, e con relazioni e accordi con esponenti delle istituzioni locali e dell’imprenditoria. E se la mafia non si aggiudica l’appalto, impone alle imprese aggiudicatarie del servizio di raccolta e smaltimento l’assunzione di mano d’opera, il pagamento di estorsioni, oppure l’affidamento di alcuni servizi in sub-appalto alle proprie imprese. E poi emerge in genere uno sbandamento, perché Cosa Nostra ha bisogno impellente di un nuovo assetto e di risolvere l’annosa questione della leadership. La mafia in provincia di Palermo è ancora strutturata su 15 mandamenti (8 in città e 7 in provincia), composti da 81 famiglie (32 in città e 49 in provincia). Da circa 25 anni, a seguito dell’arresto di Riina nel gennaio del 1993, la Commissione provinciale, la “Cupola”, oggetto di un tentativo di ricostituzione, non si è riunita e, di conseguenza, Cosa Nostra ha subito una fase di stallo nello sviluppo delle strategie operative. Matteo Messina Denaro è ancora un punto di riferimento soprattutto nei mandamenti mafiosi di Trapani e Alcamo ma non mancano segnali di insofferenza da parte di alcuni affiliati per una gestione di comando difficoltosa a causa della latitanza, che si ripercuote negativamente sulle questioni importanti per gli affari dell’organizzazione. Lo stato dell’arte della lotta alla mafia: ascoltiamo il generale dei Carabinieri e direttore nazionale della Direzione investigativa antimafia, Giuseppe Governale…intervista Governale

Angelo Ruoppolo (teleacras)

 

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