Ficarra? No, grazie!

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S’era creato anche un gruppo al fine di dire basta ad eventuali casi di malasanità nella provincia di Agrigento. Un gruppo di giornalisti che gridava (non lo fa più) chiarezza per una morte assurda, inspiegabile, ancora tutta da chiarire che riguarda la collega Loredana Guida. Lei, rimasta per nove ore in pronto soccorso, alla fine ha firmato le dimissioni ed è scappata via: per esasperazione. Su questo non ci piove.

Al resto ci sta pensando la magistratura che, al contrario della classe giornalistica, non si ferma e va avanti per chiarire cosa è successo a Loredana.

Un collega di altro quotidiano intervista un ex direttore generale dell’Asp di Agrigento, Lucio Salvatore Ficarra e lo immola come un direttore che ha fatto di tutto per consentire l’apertura di un reparto di malattie infettive ad Agrigento e che, invece, a causa di numerosi ostacoli burocratici (mentre, comunque, la gente continuava e continua a morire), tale circostanza non si è potuta portare a termine.

Ficarra Lucio Salvatore, attualmente direttore all’Asp di Siracusa, è certamente il più chiacchierato manager della sanità siciliana. Chiacchierato perché ha avuto “questioni” con sindacati, interi partiti politici, sindaci e persino giornalisti che, a vario titolo, hanno criticato il suo operato.

Lui, Lucio Salvatore, l’uomo dalla denuncia facile, non ama essere criticato; memorabili sono le polemiche di qualche anno addietro sorte tra Ficarra e il PD siciliano che lamentava una cattiva gestione del manager nisseno relativamente alla sanità agrigentina ed al suo operato rispetto agli ospedali di Sciacca, Ribera ed Agrigento. L’On. Giovanni Panepinto, sindaco di Bivona e deputato regionale, ne chiese anche la rimozione.

Il collega giornalista, evidentemente, nel corso di questa intervista avrà dimenticato che il direttore di cui sopra, quando (finalmente) ha concluso il suo mandato ad Agrigento, s’era vantato di aver fatto risparmiare alcune decine di milioni di euro e che aveva iniziato un “processo virtuoso in controtendenza al trend dell’Azienda agrigentina”.

E bravo Ficarra! Un grande risparmiatore al servizio della collettività!

Cosa importa se poi al San Giovanni di Dio di Agrigento mancano pure le traverse, le coperte e i materiali di prima necessità operatoria? Nulla quaestio. Cosa importa se dentro le sale operatorie piove a dirotto perché i tetti sono un colabrodo? Nulla quaestio. Cosa importa se numerosi primari non possono garantire l’igiene nei propri reparti perché i portantini sono imboscati o non ci sono? Nulla quaestio. Cosa importa se si chiedono attrezzature da molti anni, mai arrivate? Nulla quaestio. Cosa importa se Loredana Guida nel 2020 è morta di malaria perché, in assenza di un reparto attrezzato, non ha ricevuto (gioco forza) le cure necessarie per la sua malattia? Nulla quaestio.

In questa intervista Ficarra Lucio Salvatore spiega i motive per i quali gli è stato impedito di procedere in tal senso. Dice: “Per aprire un reparto di infettivologia ad Agrigento ci vuole un milione di euro e più un altro milione per il relativo personale”.

E quindi? Per un direttore che ha fatto risparmiare all’Asp di Agrigento decine di milioni di euro, cosa vuoi che siano due milioni per salvare potenzialmente tante vite umane?

Il problema semmai è un altro: come si fa a parlare di risparmio quando la posta in gioco è quella di salvare una vita umana? Altro che risparmiare, occorre trovare subito i due milioni per aprire il reparto! Perché Ficarra, chi lo ha preceduto e chi lo ha succeduto, non ha provveduto a racimolare ed investire quella “misera somma” a fronte dei circa 600 milioni di euro (ribadiamo, seicento milioni di euro) destinati all’Asp di Agrigento?

Certo, l’Asp di Agrigento, mentre Loredana Guida muore di malaria, è ancora in attesa di un nuovo direttore generale che possa finalmente mettere la parola fine ad una questione sanitaria che considera il malato ancora un numero e non un paziente da curare. In atto, alcuni “tozzi” della politica regionale stanno cercando in tutti i modi (e con tutti i mezzi) di mettere i propri tentacoli sulla poltrona numero uno dell’Asp agrigentina, alla faccia dell’assessore alla Sanità Ruggero Razza che parla tanto di rinnovamento e di un management che sia totalmente slegato da guerre politiche che vedono spesso e volentieri i parlamentari regionali arroccati a porre bandierine sui vertici delle Aziende Sanitarie. Assessore Razza, vuole i nominativi o lei già li conosce bene?

Ficarra, perché questa intervista? Prove tecniche di un tanto agognato ritorno nella Città dei Templi?

il collega avrebbe fatto prima, avvalendosi, magari, di un pizzico di “maieutica”, a chiedere a Lucio Salvatore per quale motivo non si sia battuto affinchè la apertura di un reparto così importante diventasse una realtà. Si è “accontentato” invece, di ascoltare quel politichese che sforna le solte frasi fatte del tipo: “Per fare il reparto ci vuole il progetto, al quale noi abbiamo iniziato a lavorare, poi ci vuole il finanziamento specifico e poi ci vuole l’appalto e la realizzazione – ha sottolineato Ficarra – . Ci vogliono, dunque, circa 2 anni da quando viene dato l’avvio a quando il reparto viene consegnato”.

Ci vuole, ci vuole, ci vuole.

E la gente, mentre impazza il “ci vuole”, nel frattempo, muore…

N.B. Assessore Ruggero Razza, era stato invitato ad Agrigento nella veste di “primo comandante” della sanità in Sicilia per controllare cosa accade all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. Ed invece, lei, ha preferito rimanere qualche giorno addietro a trenta chilometri dal capoluogo agrigentino per far visita e “controllare” i centri polivalenti di Bivona e Santo Stefano di Quisquina.

Evidentemente, le esigenze dei primari dell’ospedale di Agrigento non le interessano.

Continui così, Razza.

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2 Thoughts to “Ficarra? No, grazie!”

  1. La ricordiamo bene la gestione ficarriana della sanità agrigentina.
    Dio non voglia!
    Il suo ritorno sarebbe una sciagura!

  2. Roberta

    Risparmiare sulla salute e’ quanto di più squallido si possa fare! Manca personale risparmiamo su quello così i corridoi del pronto soccorso sono stracolmi di gente che soffre in corsia. Una coscienza ecco cosa serve !

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