Diplomi venduti senza frequentare lezioni e con esami farsa? La difesa: “Il processo si sposti a Ragusa”

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Secondo la difesa la presunta organizzazione a delinquere, che avrebbe messo in piedi un giro di diplomi “farsa” rilasciati dagli istituti privati a chi pagava la consistente quota di iscrizione salvo poi non frequentare alcuna lezione, “pare sia radicata a Ragusa, dove muove i primi passi l’indagine”.

Di conseguenza è là che – è stato sostenuto – dovrebbe essere trasferito il processo. Sul banco degli imputati, davanti al gup Francesco Provenzano, siedono in 102 fra dirigenti scolastici, insegnanti e personale amministrativo di alcuni istituti paritari di Canicattì, Licata e delle province di Catania e Ragusa oltre ad alcuni studenti che avrebbero beneficiato dei diplomi irregolari usando poi il titolo per iscriversi all’università e tre istituti scolastici in qualità di persone giuridiche.

Il giudice ha rinviato l’udienza al 18 dicembre per consentire al pubblico ministero Paola Vetro di replicare. Gli stessi difensori chiedono di dichiarare nulli i capi di imputazione “perché estremamente generici e indeterminati”. Anche su questo la riserva sarà sciolta venerdì prossimo. Cittadinanzattiva, associazione che si occupa di tutela dei diritti dei cittadini, intanto, si è costituita parte civile.

L’indagine è stata avviata nel 2014 e si è allargata anche alle province dove il “diplomificio” avrebbe avuto delle ramificazioni. Le accuse contestate dal pm Paola Vetro e dal procuratore Luigi Patronaggio, che hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio, sono di associazione a delinquere, falso, rivelazione di segreto di ufficio e abuso di ufficio. I pm ipotizzano che la presunta organizzazione avrebbe pure reclutato sul territorio parenti, amici e conoscenti ai quali serviva il diploma, ottenuto dopo avere pagato la consistente quota di iscrizione, che sarebbe stato loro “regalato” per potersi iscrivere all’università. Uno dei presunti promotori dell’associazione sarebbe stato l’ex deputato regionale Gaetano Cani, di Canicattì, responsabile del centro studi “D’Annunzio” di Ispica.

L’inchiesta “diplomat” è partita dalla Procura di Ragusa per il coinvolgimento dell’istituto ibleo che risultava collegato ad altri della provincia di Agrigento. Il dirigente scolastico è ritenuto dalla Procura anche il gestore di fatto di tre istituti: il Volta di Canicattì, il Pirandello di Licata e il Pirandello di Canicattì

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