“Corruzione”, in Sicilia quanto in tutta Italia (video)

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Il presidente dell’Anac, Cantone, presenta un report consuntivo delle attività svolte: “In Sicilia i casi di corruzione sono tanti quanto in tutto il nord Italia”.


In Sicilia, purtroppo terra di primati negativi, è da record anche il numero di casi di corruzione. Addirittura tanto quanto in tutto il Nord Italia. Così emerge, impietosamente, dalla relazione consuntiva a conclusione delle attività di Raffaele Cantone, presidente dell’Anac, l’Autorità nazionale anti-corruzione. Si tratta del dossier intitolato: “La corruzione in Italia nel triennio 2016-2019: numeri, luoghi e contropartite del malaffare”.

Ebbene, dall’agosto 2016 all’agosto 2019 in termini numerici spicca la Sicilia dove nel triennio sono stati registrati 28 episodi di corruzione (il 18,4% del totale) quasi quanti se ne sono verificati in tutte le regioni del Nord, ovvero 29. A seguire, il Lazio con 22 casi, la Campania 20, la Puglia 16 e la Calabria 14. I casi di corruzione focalizzati dall’Anac di Cantone hanno interessato soprattutto l’assegnazione degli appalti pubblici, a conferma della rilevanza del settore e degli interessi illeciti legati ad esso in ragione dell’ingente volume economico. Infatti, 113 casi di corruzione, il 74%, si riscontrano tra gli appalti. Il restante 26%, per un totale di 39 casi, è composto da altri ambiti, come procedure concorsuali, procedimenti amministrativi, concessioni edilizie, corruzione in atti giudiziari e altro ancora.

Nel dossier di Cantone si legge inoltre che il denaro è sempre il principale strumento dell’accordo illecito, e ricorre nel 48% dei casi esaminati, spesso per importi esigui, ad esempio 2 o 3mila euro, talvolta anche 50 o 100 euro appena, oppure come percentuale fissa sul valore degli appalti. Tuttavia, a fronte della guerra al contante e delle difficoltà a nascondere il contante illecitamente percepito, si manifestano nuove e più pratiche forme di corruzione: ad esempio uno strumento dello scambio corruttivo è il posto di lavoro, ossia la nuova frontiera del “pactum sceleris”, il patto scellerato sotteso alla corruzione, ricorrente soprattutto al Sud, nella percentuale del 13% dei casi, con l’assunzione di coniugi, familiari o di soggetti comunque legati al corrotto.

E poi, altro strumento di scambio corruttivo è, per l’11% dei casi, l’assegnazione di prestazioni professionali specialmente sotto forma di consulenze, spesso conferite a persone fisiche o giuridiche legate al corrotto. Oppure, ancora, nel 21% dei casi il favore del corrotto lo si conquista con benefit di diversa natura, come benzina, pasti, pernottamenti, ristrutturazioni edilizie, riparazioni, servizi di pulizia, trasporto mobili, lavori di falegnameria, giardinaggio, tinteggiatura, e, “dulcis in fundo”, le prestazioni sessuali. E ciò a conferma che in tanti casi le contropartite hanno un modesto controvalore, a testimonianza della facilità con cui è svenduta la funzione pubblica ricoperta.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

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